LA NOSTRA DEMOCRAZIA e le fragilità malefiche

L’impercettibile ostinazione che nasconde l’inquietante brama

La democrazia, questa bellissima parola usata per tanti bei discorsi, tanti bei comizi, tante belle idee somministrate in tutte le salse specialmente in tempo di consultazioni, in sintesi (e siamo tutti d’accordo) dovrebbe rappresentare quella forma di governo dove la sovranità è esercitata direttamente dal popolo.

Nelle consultazioni, dunque, si concentra tutta la democrazia che conosciamo o almeno crediamo di conoscere. Molti però, davvero tanti adesso, non credono più in questa concentrazione e puntualmente disertano l’urna ritenendola inutile.

Utilissima invece per gli altri, per quelli che ci credono, per gli idealisti, per quel mondo impegnato nel vivere civile e che purtroppo si vede sottrarre ogni sua bellezza da ruvidi calcoli d’inquietante brama di potere.

Impercettibile ma chiara si rivela l’ostinazione, la testardaggine nel voler condurre ogni bellezza ideale nel gretto precipizio dei calcoli, dei legami e dei sistemi grigi.

Non basta vincere, ma si deve rivincere e rivincere ancora, ingabbiando nell’irrisione, nella prepotenza ma soprattutto nella miserabile ignoranza ogni possibile luce di novità e libertà.

Se la nostra democrazia dei primi tempi si esprimeva nella bellezza della convivenza civile, oggi non può che rappresentare l’utile strumento di una convivenza strampalata, becera e  malata, che a stento solo le poche menti illuminate rimaste riescono ancora a nascondere: facciamocene una ragione la nostra democrazia è gravemente malata.

È tempo di fare passi in avanti; è chiaro, ormai si sente la necessità di rimuovere quanto di astruso è stato prodotto da certa umanità nell’esercizio del potere; l’accecante individualismo sta rendendo sempre più faticosa la convivenza sociale.

Gli anticorpi della nostra democrazia possono anche agire bene nella rete larga degli alti poteri; sono comunque inesistenti nell’individuare e debellare prepotenze, ostinazioni e testardaggini nelle comunità locali, quelle che fanno dell’Italia il paese di quelle cose butte e di tutte le altre porcherie di cui siamo famosi.

La nostra democrazia se non va rifondata almeno va rivista nella fragilità dei suoi cardini; una fragilità che si  legge facilmente nell’ossessione delle repliche; una volta saliti al potere non mollano più. Ma la vera democrazia vuole novità, quella degli animi autentici, quella della bellezza genuina che si libera in ogni occasione per volare in alto lasciando cadere ogni sorta di malefico legame … la democrazia.   

(Libere riflessioni dopo le ultime consultazioni)

NM