SOLO LA NOSTRA LISTA non ha parlamentari da rieleggere

La richiesta di riequilibrio degli spazi informativi

Teramo, 31 agosto 2022. Mario Adinolfi, cofondatore con Simone Di Stefano di Alternativa per l’Italia e capolista al Senato nel Lazio e in Abruzzo, sottolinea la conclusione del lavoro della Corte di Cassazione con la vidimatura di tutte le liste: “Eccoci arrivati alla fine del percorso. Ricordate i titoli dei giornali sui 101 simboli presentati il 12 agosto al Viminale, con le paginate di folklore in cui si tentava di inserire anche il logo di Alternativa per l’Italia?

Ecco, 85 di quei simboli piuttosto vacui sono caduti e ora il 25 settembre, gli italiani sulle schede elettorali potranno scegliere solo tra i 16 simboli residui, quelli che hanno dimostrato consistenza. Tra questi, 15 provano a rieleggere persone già presenti in questo Parlamento, solamente una lista è composta integralmente da non parlamentari, da persone non compromesse con la terribile legislatura che va concludendosi, la legislatura dei patti traditi, dei voltagabbana, dei cambiacasacche, del disastroso esito per famiglie e imprese.

Quella lista è Alternativa per l’Italia.

Che forse anche solo per questo meriterebbe di uscire dal silenziamento mediatico in cui è gettata, nonostante per la par condicio dovrebbe avere identico spazio rispetto ai vari Bonino, Letta, Meloni e Calenda. Ora che le presenze delle liste sono certe chiediamo all’Agcom del prof. Lasorella l’immediato riequilibrio degli spazi informativi, per noi fermi sulla Rai e su La7 a zero secondi”.

Popolo della Famiglia Teramo




FUGGITI DALLA NIGERIA, sposi a Fossacesia

La bella storia di Augustine Obina e Bumi

Fossacesia, 31 agosto 2022. Sono arrivati nel 2016 in Italia fuggendo dalla Nigeria, segnata da guerra e distruzione, sono stati accolti presso lo SPRAR (Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati) di Fossacesia e venerdì 26 agosto si sono sposati con rito civile.

Questa è la bella storia di Augustine Obina Osuagwu e di Bumi Osuagwu che, tra angosce e tante difficoltà, hanno cercato e avuto l’occasione di riscatto. Quel riscatto per chi è costretto a lasciare la propria terra, martoriata da conflitti, per fuggire in un luogo più sicuro e vivere felici.

Augustine Obina di 36 anni ha trovato lavoro e la stabilità economica è stata decisiva per sposare la sua Obina, di 32 anni. La coppia è residente a Fossacesia, dove hanno avuto due bambini, una famiglia ben integrata.

Venerdì scorso, il Sindaco Enrico Di Giuseppantonio, nell’aula consiliare Falcone-Borsellino, ha celebrato la loro festosa e sentita unione alla presenza dei loro amici e parenti, dei volontari dell’Associazione Il Girasole di Fossacesia, che si occupa di integrazione.

“Aprire la casa comunale a dei cittadini di un paese straniero che scelgono di sposarsi è un modo concreto di accoglierli ed includerli in un tessuto sociale nel quale non si sentono respinti o peggio discriminati – ha detto il Sindaco Di Giuseppantonio – Fossacesia, che si conferma città di pace e dell’accoglienza, ha dato loro la possibilità di realizzare i loro sogni, una città che diventa il luogo in cui la giovane famiglia nigeriana ha scelto di vivere e di chiamare nuova casa, perché non sempre casa è dove si nasce, ma sempre più spesso casa è dove si sta bene e non si rischia la vita ogni giorno, che sia per fame o per guerra”.




ASL DIMENTICA DI STABILIZZARE I PRECARI e intanto indice un nuovo concorso

Gli eroi del Covid non possono essere scavalcati, la Asl fornisca rassicurazioni

Pescara, 31 agosto 2022. Mentre la Asl di Teramo ha già avviato la procedura per la stabilizzazione del personale sanitario che ha prestato servizio nel periodo della pandemia, quella di Pescara non solo è in ritardo ma ha addirittura aderito ad un concorso con procedura aggregata per la copertura a tempo indeterminato di quattro posti come collaboratore professionale sanitario – Tecnico sanitario di laboratorio biomedico (cat. D), dimenticando che questa figura è presente tra quelle che hanno operato durante il covid e dunque, in base all’art.1 comma 268 lett. b della L. n.234/2021, potrebbero essere stabilizzate.

È quanto si legge sul Bura n. 745 del 25 maggio 2022, i cui termini di presentazione delle domande sono scaduti lo scorso 25 agosto. I posti a concorso sono così ripartiti: 1 per la Asl di Pescara, 2 per la Asl di Lanciano-Vasto e 1 per Teramo, ma i bandi genereranno nuove graduatorie.

La legge finanziaria prevede invece che possono inoltrare domanda di stabilizzazione coloro che abbiano maturato, al 30 giugno 2022, almeno 18 mesi, anche non continuativi, alle dipendenze di un ente del servizio sanitario nazionale, di cui almeno 6 all’interno della Asl nel periodo compreso tra il 31 gennaio 2020 e il 30 giugno 2022.

Interessati dalle procedure di regolarizzazione sono medici, farmacisti, psicologi, assistenti sociali, infermieri, ostetriche, tecnici sanitari di laboratorio medico, tecnici sanitari di radiologia medica e operatori sociosanitari. Il personale in questione è ancora in attesa che la Asl di Pescara si attivi in tal senso, in aggiunta le figure dei tecnici di laboratorio rischiano ora il danno e la beffa, poiché potrebbero vedersi scavalcati, in prossimità della scadenza dei loro contratti (prorogati per ora fino a dicembre 2022), dai vincitori di questo nuovo concorso.

Solo presso la Asl di Pescara ci sono ben 8 figure che avrebbero diritto ad essere stabilizzate.

La ratio della legge nazionale è quella di combattere il precariato e dare un riconoscimento al personale a tempo determinato che si è impegnato durante i mesi più difficili. Chiediamo una convocazione in Commissione V al fine di conoscerne i tempi di stabilizzazione relativamente alla Asl di Pescara e di ottenere rassicurazioni sul fatto che il posto di tecnico sanitario del laboratorio medico, messo a concorso dalle varie Asl, venga assegnato successivamente rispetto a chi ha diritto ad essere regolarizzato.

Antonio Blasioli, Consigliere Regionale




GIORGIA MELONI PRESIDENTE del Consiglio dei ministri?

Se  la Destra vincerà le prossime elezioni politiche, Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, probabilmente – ma lei non ha dubbi – sarà nominata da Mattarella nuovo Presidente del Consiglio dei ministri

di Paziente Filippo

Chieti, 31 agosto 2022. Rispetterò il risultato del voto democratico, ma non farò salti di gioia.  Per questi motivi:

1) Diversamente da Gianfranco Fini, che, fondando nel Congresso di Fiuggi ( 27 gennaio 1995), il partito di Alleanza Nazionale, ebbe il coraggio di abbandonare i riferimenti ideologici al fascismo, giudicandolo in seguito “male assoluto” e riconoscendo i valori dell’antifascismo presenti nella Costituzione, Meloni non ha ancora rotto tutti i ponti con il passato, nonostante le numerose dichiarazioni fatte durante la campagna elettorale: ”Io non sono fascista. La destra italiana ha consegnato il fascismo alla storia ormai da decenni. Nel Dna di Fratelli d’Italia non c’è nostalgia per fascismo, razzismo o antisemitismo.”  Liliana Segre ha scritto:” “Nella mia vita ho sentito di tutto e di più, le parole pertanto non mi colpiscono più di tanto. Partiamo dai fatti, non dalle parole e dalle ipotesi. A Giorgia Meloni dico questo: inizi dal togliere la fiamma dal logo del suo partito”.

La Meloni ha risposto: «Con rispetto e stima per la senatrice Segre: la fiamma nel simbolo di FdI  nulla  ha a che fare con il fascismo, ma è il riconoscimento del percorso fatto da una destra democratica nella nostra storia repubblicana. Ne andiamo fieri».

La fiamma tricolore non ha nulla a che fare col fascismo? Arde sulla tomba di Mussolini, il fondatore del Partito Nazionale Fascista. Fu inserita nel 1947 nel simbolo del MSI, partito neofascista fondato il 26 dicembre 1946 da Giorgio Almirante, Pino Romualdi ed altri reduci della Repubblica Sociale Italiana. É  stata conservata da Fini nel simbolo di Alleanza Nazionale e dalla Meloni nel simbolo del partito  di  Fratelli d’Italia, da lei fondato il 21 dicembre 2012  con Guido Crosetto e Ignazio La Russa. É presente nel simbolo depositato per le prossime elezioni politiche. Pertanto, la fiamma tricolore rappresenta la continuità storica e culturale dell’estrema destra dalla fondazione del MSI ai giorni nostri.

2) In un post pubblicato sui social network, il partito della Meloni ha pubblicato un elenco delle “devianze giovanili”, mescolando dipendenze, patologie e comportamenti illegali :  droga, alcolismo, tabagismo, ludopatia, bullismo, baby gang, anoressia, obesità, autolesionismo. Tali devianze possono essere curate incrementando le attività sportive, per far crescere italiani “sani e determinati”. L’elenco ha suscitato indignazione nella politica e nella comunità scientifica.  L’anoressia, l’obesità, l’autolesionismo non sono curabili con lo sport, ma con interventi sanitari e con la prevenzione. Ricordo che anche l’ONB (Opera Nazionale Balilla), istituita da Mussolini con la  legge del 3 aprile 1926,  n. 224 , era “finalizzata… all’assistenza e all’educazione fisica e morale della gioventù, ma anche a inculcare il senso della disciplina e dell’obbedienza”. Ne facevano parte obbligatoriamente i fanciulli e i giovani dai 6 ai 18 anni.

3) La leader di Fratelli d’Italia mantiene un forte legame affettivo con la storia del Movimento Sociale, in particolare col suo principale fondatore, Giorgio Almirante. Il 22 maggio 2020, lo ricordò con questo post  su twitter:

“Ci lasciava 32 anni fa Giorgio Almirante. Un politico di altri tempi stimato dagli amici ma anche dagli avversari, un Patriota. Il suo amore incondizionato per l’Italia, la sua onestà, la sua coerenza, il suo coraggio: valori che ha trasmesso alla Destra italiana e che continueremo a portare avanti ogni giorno.”

Un grande uomo che non dimenticheremo mai.

Nel  libro  “Io sono Giorgia. Le mie radici, le mie idee”, pubblicato nel 1921, si dichiara sua figlia spirituale. Non ha mai ricordato che Almirante, prima dell’arresto di Mussolini, fu capo redattore della rivista “La difesa della razza”; dopo l’8 settembre aderì alla RSI,  collaborò coi tedeschi nella campagna antiebraica,  firmò  bandi per la fucilazione alla schiena dei renitenti alla leva  e dei partigiani catturati. Nel secondo dopoguerra, negli anni della strategia della tensione,  contro di lui, neofascista in doppiopetto,  e il suo partito furono mosse accuse di contiguità col terrorismo nero.

4) Non ha mai partecipato il 25 Aprile alla Festa della Liberazione dell’Italia dalla dittatura nazifascista; non ritiene che la Resistenza abbia contribuito alla nascita della Costituzione e disprezza l’ANPI.

Se la Destra vincerà le elezioni e Fratelli d’Italia otterrà più voti dei partiti alleati,  il Presidente della Repubblica quasi certamente nominerà Presidente del Consiglio di Ministri Giorgia Meloni,  che, davanti a Lui, giurerà pronunciando la seguente formula rituale:

«Giuro di essere fedele alla Repubblica, di osservarne lealmente la Costituzione e le leggi e di esercitare le mie funzioni nell’interesse esclusivo della Nazione.»

La leader di Fratelli d’Italia osserverà lealmente la Costituzione, nata dalla Resistenza,  che intende modificare con la proposta di legge sul presidenzialismo ?

 Penso che neppure il Presidente della Repubblica farà salti di gioia.




FRANCAVILLA URBAN FESTIVAL. Doppio appuntamento

Il contenitore ideato e curato dal critico d’arte e letterario Massimo Pasqualone

Francavilla al Mare, 31 agosto 2022. Doppio appuntamento con il Francavilla urban festival, il contenitore ideato e curato dal critico d’arte e letterario Massimo Pasqualone negli esercizi commerciali di Francavilla: venerdì 2 settembre alle 16.30, nella sede delle agenzie Generali in viale Nettuno, verrà inaugurata la mostra di Diego Carchesio, con un intervento critico dello stesso Pasqualone; alle 21, nella Boutique Diana verrà inaugurata la mostra della scultrice Giulia Magni, con la presentazione di Valentina Di Paolo e gli interventi di Barbata Rosati, Diana Frascarelli, Giuliana Marrone.

Lo stesso Pasqualone presenterà il libro di Giusi Polidori, All my stars, con le letture di Stefano Simone ed Alessia Rapino.

Le conclusioni saranno tratte da Giancarlo Zappacosta.

“Sono stati oltre quaranta gli eventi del Francavilla urban festival-commenta Pasqualone- e vedranno la conclusione a fine settembre con la cerimonia di premiazione del Premio di letteratura Francavilla urban festival. Oltre 4000 gli spettatori delle iniziative, con il coinvolgimento di 600 tra artisti, scrittori, intellettuali, operatori culturali provenienti da tutta Italia e da America  Ucraina, Germania, Russia, Albania. Mostre, presentazioni di libri, premi, convegni, dibattiti, recital, concerti per celebrare la bellezza della città e l’operosità dei suoi esercizi commerciali”.




ASILI NIDO, da domani due le strutture comunali attive

In bocca al lupo a operatori e bambini del Riccio e la Volpe di via Amiterno e benvenuti a quelli del Bambi in via Buracchio

Chieti, 31 agosto 2022. Parte con un’importante novità la nuova stagione degli asili nido cittadini dopo l’estate: da domani le strutture comunali attive saranno due, quella storica e unica rimasta aperta dal 2018 e a gestione diretta, di via Amiterno e la nuova data in affidamento in concessione alla cooperativa Piccoli passi Bio di Miglianico, in via Nicola Buracchio.

“L’attività riprende ufficialmente con il primo settembre: a tutti, operatori, bambini e famiglie, giunga un grande in bocca al lupo e buon anno da parte dell’Amministrazione – così il sindaco Diego Ferrara – e quest’anno siamo lieti che altri bambini possano usufruire di un servizio per noi fondamentale, grazie all’apertura della struttura di via Buracchio che appartiene al Comune e che da oggi ha un gestore che abbiamo individuato tramite bando per un affido in concessione, non essendo in grado di sostenerla altrimenti. Però, dopo anni il Comune di Chieti nei fatti tornerà ad avere un servizio perso nel 2018 che accoglierà bambini attinti sia dalla graduatoria comunale, sottoposta ad Isee, sia dalle iscrizioni ricevute dal soggetto che animerà quei locali nuovi e all’avanguardia.

E questo ci sembra un traguardo da celebrare. A queste due strutture a breve si aggiungerà anche la ludoteca di viale Amendola, che aprirà come centro gioco “Bambini al centro”, per le famiglie che hanno fatto richiesta e finché non partirà il progetto di riqualificazione e messa in sicurezza anche lì. In pentola c’è molto altro, nei giorni scorsi ci è giunta notizia dell’ottenimento di due milioni di euro dal PNRR per la realizzazione di un nido al Villaggio Mediterraneo e con gli uffici tecnici stiamo vagliando la situazione delle altre strutture in cantiere e su cui intervenire”.

“Siamo davvero lieti di aver confermato l’apertura del nido storico “Il riccio e la volpe”, nonché del fatto che ad esso si aggiunga il Bambi, che abbiamo fortissimamente voluto, perché la città deve potenziare offerta e servizi per la fascia di età da 0 a 6 anni e questo oggi tornerà ad accadere – aggiunge l’assessore alla Pubblica Istruzione Teresa Giammarino – Domani saremo in via Amiterno per ringraziare il personale e gli ospiti del nostro unico nido a gestione diretta, ma venerdì andremo in via Buracchio, per festeggiare ufficialmente un nuovo inizio con una piccola inaugurazione.

Ci sembra dovuto, perché è una risposta positiva alle esigenze della città. Il Comune ha tanti problemi, stiamo cercando di fare il meglio per risolvere quelli più gravi, rispondendo alle istanze più sentite e quella dei servizi all’infanzia è fra le maggiori richieste che abbiamo. Ci auguriamo che lo stato dei luoghi ci consenta anche di procedere ad altre aperture, l’asilo di piazza Carafa è praticamente finito, ma è ancora in un’area di cantiere, speriamo la situazione cambi per il 2023. Con l’apertura del Bambi, siamo riusciti a portare a termine una finalità ambita, ma complessa e finalmente a dare una risposta alle esigenze anche della parte alta della città e del suo nuovo quartiere residenziale dove vivono tante giovani famiglie”.




QUESTIONI SOCIOSANITARIE e diritti femminili nell’ottica progressista di Luigi Marchesani

Presentazione del libro di Gabriella Izzi Benedetti

Martedì 6 settembre, ore 17:30 ai Giardini di Palazzo d’Avalos

Vasto, 31 agosto 2022. Appuntamento martedì 6 settembre, alle ore 17.30, presso i Giardini di Palazzo d’Avalos, a Vasto, dove Gabriella Izzi Benedetti presenterà il suo libro, freschissimo di stampa, “Questioni sociosanitarie e diritti femminili nell’ottica progressista di Luigi Marchesani” (Edizioni Mondo Nuovo). L’incontro sarà aperto dai saluti del Sindaco di Vasto, Francesco Menna e dell’Assessore alla Cultura, Nicola Della Gatta. A dialogare con l’autrice saranno Gianni Oliva e Costantino Felice. Moderatore Emanuele Fiore.

La presentazione sarà intervallata dalle letture di alcuni estratti dal libro, a cura di Simona Cieri, Letizia Daniele e Raffaella Zaccagna.

L’evento si concluderà con un cocktail di saluto.

In questo saggio biografico l’autrice esamina la vita e le opere del medico e filantropo vastese Luigi Marchesani, antesignano di una evoluzione della medicina verso un’attenzione più specifica nei confronti della donna. Figura di spicco della società vastese dell’Ottocento, pilastro nella gestione scientifica dell’Ospedale degli Incurabili di Napoli, animato da idee decisamente pionieristiche per l’epoca, il Marchesani lotta per ottenere un rinnovamento sociale, dalla considerazione per la donna (le patologie femminili erano spesso travisate dalla medicina ottocentesca) al senso di una società più giusta, nella quale tutte le classi sociali abbiano la possibilità di accedere alle cure mediche.

Gabriella Izzi Benedetti, vastese, vive a Firenze città di suo marito. Laurea in Lettere presso l’Università di Genova, docente in istituti inferiori e superiori. Responsabile di biblioteche scolastiche. Parte del Comitato Scientifico del Centro per l’UNESCO di Firenze. Presidente della Società Vastese di Storia Patria L. Marchesani. Insignita del titolo di Ambasciatrice della cultura italiana in Europa dall’Accademia il Machiavelli. Collabora con riviste culturali e di attualità. Presente in Antologie, Testi di Letteratura contemporanea, Dizionari. Numerosi i riconoscimenti.

Tra le pubblicazioni: Momenti; Prima che il cerchio si chiuda; Luigi Marchesani, medico, storico, archeologo; Inseguendo le stelle; L’isola felice; 1844: Nascita dello Spedale Comunale di Vasto in coll. con P. Benedetti; Il Dramma della Passione nel Medioevo; Il Demiurgo; Guida alla lettura della Storia di Vasto di L. Marchesani  in coll. Con P. Benedetti; Krónos; Tempo d’autunno; Artisti vastesi nel mondo; Aspetti letterari del Settecento italiano; L’evoluzione dell’etica e della scienza in medicina: il contributo del dottor fisico L. Marchesani, in coll. Con G. Muraro; Dai Collegia alle Società di Mutuo soccorso; Puccio Benedetti, il suo contributo agli ideali UNESCO; Il lato oscuro; Ogni tuo respiro, è stato il mio respiro; Oltre il Neorealismo. Arte e vita di Roberto Rossellini in un dialogo col figlio Renzo, intervista a Renzo Rossellini; Il percorso artistico di Cesare Giuliani.




ALLA GUIDA di un gruppo di ricerca europeo

La d’Annunzio allo studio della relazione tra modelli dietetici locali e le malattie

Chieti, 31 agosto 2022. L’analisi della composizione alimentare dei piatti tradizionali potrebbe aiutare a identificare i modelli dietetici delle popolazioni e l’associazione con le malattie osservate. È quanto emerge dallo studio internazionale Traditional dishes, online tools, and public engagement: a feasible and scalable method to evaluate local recipes on nutritional content, sustainability, and health risks. Insight from Abruzzo, Italy, pubblicato sul Journal of food composition and analysis.

La ricerca vede coinvolti l’Università degli Studi Gabriele d’Annunzio di Chieti-Pescara, attraverso il Corso di Laurea Magistrale in Scienze dell’Alimentazione e Salute, presieduto dal professor Angelo Cichelli, il CREA (Research Centre for Food and Nutrition, Council for Agricultural Research and Economics) di Roma, e la Universitat Rovira i Virgili di Tarragona (Spagna).

Per sviluppare la ricerca sono state raccolte, attraverso la popolazione locale, 17 ricette regionali dell’Abruzzo: Fiadoni, Anellini alla pecorara, Brodo di cardone con stracciatella e pizza rustica, Pan cotto, Pasta alla mugnaia, Pasta allo sparone, Pizz’e foje, Spaghetti alla chitarra con pallottine, Agnello cac’e ove, Baccalà con patate e cipolle, Brodetto alla vastese, Pallotte cac’e ove, Ciabbotte o Tijelle, Bocconotti, Ferratelle, Parrozzo e Pizza doce.

Elaborate da una scuola di cucina, la “Red Academy” di Treglio (CH), su di esse è stata quindi calcolata la composizione di micro e macronutrienti e la sostenibilità ambientale secondo protocolli e procedure standardizzate, così come è stato valutato anche il contenuto di allergeni alimentari presenti in quelle ricette. Il profilo nutrizionale dei piatti variava in base al tipo e alla quantità degli ingredienti.

I piatti prevalentemente a base di carne rossa, formaggio e uova presentavano un impatto ambientale maggiore rispetto ai primi e ai contorni a base vegetale, non erano in linea con il modello mediterraneo e contenevano un alto contenuto di colesterolo e grassi saturi, che contribuiscono al rischio aterogeno.

Glutine, soia, uova e alimenti a base di latte – spiega il presidente del CDLM in Scienze dell’Alimentazione e Salute della “d’Annunzio”, il professor Angelo Cichelli – sono stati identificati come gli allergeni più importanti, in quanto ingredienti poveri utilizzati nelle ricette tradizionali. I nostri risultati – aggiunge il professor Cichelli –  contribuiscono all’arricchimento della banca dati italiana sulla composizione degli alimenti e ci consentono sia di conoscere i modelli alimentari locali attraverso un metodo facilmente realizzabile sia di poter informare i consumatori sull’impatto sulla salute alimentare e portarli a una maggiore consapevolezza.

Maurizio Adezio




LA PANORAMICA: dal Prefetto per esigere 400 mila euro

Stanziati dalla Regione e assegnati al comune di Chieti, le risorse garantite dalla Regione Abruzzo sono ancora oggi inesigibili e ostaggio di un ricatto aziendale con il quale si pretenderebbe dai lavoratori e in contropartita l’espressa  rinuncia ad un accordo nazionale: per il sindacato tutto ciò è inaccettabile e non resta che portare il caso dal Prefetto

Pescara, 31 agosto 2022. Un caso più unico che raro nello scenario del Trasporto Pubblico Locale: la Regione Abruzzo grazie alla mobilitazione delle 3 sigle sindacali e attraverso la Legge Regionale 33 del 28.12.2021 ha stanziato 400.000€ per il servizio urbano del Comune di Chieti, il quale a sua volta e con una delibera di indirizzo, ha deciso di ripartire 150.000€ per il ripristino di corse e 250.000€ per il ristoro degli oneri contrattuali dei dipendenti di La Panoramica, un assegno esigibile che oggi è ostaggio di un “ricatto”.

Va ricordato infatti che questi lavoratori hanno subìto la disdetta di tutti gli accordi aziendali che costituendo un contratto aziendale (di secondo livello) remuneravano prestazioni lavorative per circa 300€ mensili per ciascun dipendente. Durante il primo tentativo prodotto dalle Segreterie Regionali Filt Cgil, FIT Cisl e Faisa Cisal al fine di ricreare una piattaforma contrattuale che potesse recuperare il massimo possibile degli accordi disdettati, il Comune di Chieti, in una condizione di predisse sto finanziario, effettuò dei tagli ai servizi che determinarono la chiusura delle trattative e la rimodulazione dei turni da parte dell’Azienda. Da quel momento (dicembre 2020) all’ammanco di questa spettanza, si è altresì assistito ad un aumento di carichi di lavoro accentuato da percorrenze inadeguate e soste inesistenti assorbite dai ritardi oltre che dall’asseveramento dei turni. 

Ha dell’inverosimile quello che è avvenuto nell’incontro tenutosi ieri presso la sede di Confindustria e alla presenza del Sindaco di Chieti: l’azienda sarebbe disponibile a mettere in busta paga dei lavoratori le 250.000€ lorde stanziate dalla Regione e deliberate dal Comune di Chieti a patto che le stesse maestranze firmino una espressa rinuncia al riconoscimento di una vertenza nazionale sulle ferie pregresse, accettando quale contropartita un valore simbolico di 100€ senza aver più nulla a pretendere a fronte di circa 2000€ pro capite orientativamente spettanti. Si tratta infatti di un riconoscimento sancito dalla Corte Europea e recepito dall’ultimo accordo per il rinnovo del Contratto Nazionale (oggetto di referendum nazionale) che fissa il valore di partenza per il ricalcolo delle spettanze unificato a livello nazionale al quale va aggiunto il valore dei contratti aziendali da individuare per ogni singola azienda.

Ma solo a Chieti e nello specifico nella sede di Confindustria Chieti-Pescara la Panoramica, che in quella sede è espressione dell’Associazione Datoriale ANAV Abruzzo, chiede alle delegazioni sindacali di FILT-CGIL, FIT CISL e FAISA-CISAL di cancellare 18 mesi di trattativa tra Segreterie Nazionali delle OO.SS. e le imprese di trasporto, sconfessando anche il rinnovo di Contratto Nazionale firmato da 5 sigle sindacali nazionali.

Questa la “conditio sin equa non”: diversamente il trasferimento di fondi da Regione Abruzzo non arriverebbe ai lavoratori perché a detta della società “La Panoramica non è un utero in affitto della Regione, ma è una società che deve fare impresa e non farà il passa-soldi dell’Ente”. Per le OO.SS. è inaccettabile che si voglia fare impresa sulle spalle dei lavoratori anche con un assegno di Regione Abruzzo destinato al Trasporto Pubblico di Chieti in un contesto che vede tutte le aziende di TPL obbligate a ristorare il ricalcolo delle ferie. L’Azienda è rimasta impassibile anche di fronte al senso di responsabilità e alla disponibilità di FILT-CGIL, FIT CISL e FAISA-CISAL di lavorare su una modalità che rendesse economicamente sostenibile l’esborso di questa spettanza attraverso una dilazione dei pagamenti che salvaguardasse tuttavia quel diritto esigibile che i lavoratori potrebbero assicurarsi a mani basse attraverso ricorsi giuridici che obbligherebbero l’azienda al pagamento forzoso anche delle spese legali in un’unica soluzione e con una tempistica stabilita dalla Magistratura.

Dopo questa inevitabile rottura il Dott. Diego Ferrara Sindaco di Chieti, che ha assistito a tutto il confronto prendendo preziosi appunti, si è fatto carico di dare mandato all’ufficio legale affinché individui una procedura che permetta al Comune di Chieti di girare direttamente ai lavoratori di La Panoramica gli oneri contrattuali sulle loro buste paga sbloccando uno stallo non più sostenibile.

Se le cure del Dott. Ferrara non riusciranno a garantire questo parto (siamo già a 8 mesi dalla Legge Regionale 33/2022) non ci resta che intraprendere la prevista fase conciliativa della procedura vertenziale, chiamando in causa Sua Eccellenza il Prefetto di Chieti; è alquanto evidente, infatti, che a nulla sono serviti gli ultimi tentativi di raffreddamento registrati negli incontri del 2 e 30 agosto se non ad allungare i tempi.

Auspichiamo pertanto una risoluzione immediata che riporti nel vivibile il clima rovente in cui questi lavoratori continuano con grande senso civico a garantire i servizi all’utenza.

Franco Rolandi FILT-CGIL                            

Andrea Mascitti FIT-CISL                                                                        

Luciano Lizzi FAISA-CISAL




CULTURA E TRADIZIONE tra le sponde del Tronto

Porterà i visitatori alla scoperta dei borghi di Campli e Cupra Marittima

Martinsicuro, 31 agosto 2022. Il 2, 3 e 4 settembre prossimo si terrà a Martinsicuro la quarta edizione della manifestazione “Cultura e Tradizione tra le sponde del Tronto”. L’evento, organizzato dal Comune di Martinsicuro, Assessorato alla Cultura, vedrà ancora una volta protagonisti i territori e le ricchezze artistiche, culturali ed enogastronomiche delle province di Teramo e Ascoli Piceno.

“L’obiettivo è ancora una volta quello di valorizzare e promuovere la cultura e il territorio, puntando a sviluppare percossi culturali e della tradizione, dando così visibilità a quello splendido comprensorio che abbraccia il fiume Tronto in un parallelismo tra due realtà, quello teramano e quello ascolano che sono unite da tante affinità storiche e culturali da riscoprire e valorizzare” dichiarano il Sindaco di Martinsicuro Massimo Vagnoni e il Consigliere delegato alla Cultura Giuseppina Camaioni.

Quest’anno i borghi coinvolti sono Campli per l’Abruzzo e Cupra Marittima per le Marche.   “A Campli, con un percorso storico-archeologico guidato, andremo alla scoperta della Necropoli di Campovalano, del Museo archeologico nazionale e della Scala Santa” spiegano il primo cittadino e il delegato alla Cultura. “A Cupra Marittima invece andremo a conoscere il Parco Archeologico Naturalistico Civita, il Museo archeologico, il Presepe Poliscenico di arte spagnola nella chiesa cinquecentesca dell’Annunziata e il Borgo medioevale Marano”.

Il percorso della tre giorni terminerà domenica 4 settembre alla Torre Carlo V dove, dalle ore 18:00, si terrà una tavola rotonda dal titolo “Le Tradizioni del Carnevale tra le sponde Tronto”. A seguire, ore 20:00, degustazione di dolci tipici dei due territori: ravioli dolci teramani (a cura del ristorante Zenobi) e ravioli “incaciati” ascolani (a cura di Ze Migliori). Per terminare dolci tipici del carnevale. Il costo della degustazione è di euro 15,00, posti limitati obbligatoria prenotazione. “Invitiamo tutti a partecipare – concludono Vagnoni e Camaioni – si tratta di una manifestazione molto amata e che, negli anni, ha registrato tantissime presenze e unanime gradimento, attirando tanti visitatori a Martinsicuro e non solo”.




VICOLI IN CALICE, prima edizione

Alla scoperta delle cantine del territorio, 3 settembre 2022

Chieti, 31 agosto 2022. Calici pieni di magia, nei vicoli de La Civitella, tra arte, artigianato, storia ed enogastronomia, sulle note di jazz e blues per un indimenticabile fine settimana di fine estate.

V’Incanto, con il patrocinio del Comune di Chieti, presenta la prima edizione di Vicoli in Calice, manifestazione nata e pensata per valorizzare le eccellenze del territorio in ambito vinicolo e gastronomico e scoprire un quartiere tra i più suggestivi della città di Chieti.

Il percorso avrà inizio nei pressi dell’enoteca V’Incanto, in Via Vernia Nicoletto 16, per poi snodarsi attraverso i vicoli del quartiere La Civitella e concludersi in Piazza Trento e Trieste. Durante l’itinerario sono previsti stand gastronomici, momenti di approfondimento sulle origini e la storia della città di Chieti, oltre a musica dal vivo e ovviamente degustazioni ad opera di 13 tra le migliori cantine a rappresentare le quattro province della Regione Abruzzo.

Basterà acquistare un ticket da 10€ all’ingresso per avere diritto a 5 degustazioni a scelta tra tutte le cantine presenti durante la manifestazione:

– Antica Casa Vitivinicola Italo Pietrantonj – L’Aquila

– Azienda Agricola Buzzarone – Chieti

– Azienda Agricola Ciccone – Chieti

– Azienda Agricola Cingilia – Pescara

– Cantina Wilma – Chieti

– Cantine Maligni – Chieti

– Cascina del Colle – Chieti

– Fattoria Teatina – Chieti

– Rajca Liquori – L’Aquila

– Tenuta Cerulli Spinozzi – Teramo

– Tenuta Ferrante – Chieti

– Vini Biagi – Teramo

– Zappacosta Vini – Chieti

A coadiuvare il tutto, i ristoranti del quartiere offriranno menu appositi preparati per la manifestazione e saranno presenti presidi gastronomici nei vicoli del quartiere:

– V’Incanto

– Pizzeria Braceria La Civitella

– Il Solito Posto

– La Piccola Fattoria (degustazione formaggi)

– Fritto Street Gourmet (frittura e street food)

– Oli Di Luzio (degustazione olio)

– Oli Iacovella (degustazione olio)ù

Un appuntamento imperdibile per tutti gli appassionati di vino e delle eccellenze enogastronomiche abruzzesi, con una serata unica nel suo genere nel territorio circostante.

Giulio Nacci




LA SETTEMBRATA ABRUZZESE compie settant’anni

Annullo postale della cartolina con la riproduzione del testo originale di Vola,Vola, Vola che compie cent’anni

Sabato 3 settembre 2022 Largo Madonna Dei Sette Dolori

Pescara, 31agosto 2022. L’associazione Settembrata Abruzzese che, quest’anno, compirà 70 anni di vita è da sempre protagonista nella valorizzazione del Patrimonio culturale e della tradizione della nostra regione. Uno degli aspetti più importanti è la valorizzazione della poesia dialettale che è da sempre centrale nella vita dell’associazione, sin dalla sua nascita che ormai affonda le radici nel 1952.

Si legge in un articolo pubblicato nel 1953, precisamente il 18 settembre: “Domenica 20 corrente alle ore 18, avrà luogo al Largo Madonna Colli di Castellammare la annunciata audizione delle nuove canzoni della “Seconda Settembrata abruzzese”. Lo spettacolo è imperniato su dieci nuove canzoni, sceneggiate da Oberdan Merciaro, e ritrae nei suoi aspetti poetici e folkloristici i vari momenti della nostra agricoltura; il tutto nella intelligente regia di Francesco Teodori, scenari di Vincenzo Colti e luci di Ferri …(…)  Alla manifestazione, del cui comitato d’onore fanno parte le più spiccate personalità della Regione, fra cui S.E. Spataro, Presidente, S.E. Rocchetti, Senatori e Deputati hanno promesso di essere presenti, oltre ai molti abruzzesi, il Se. Lauro Sindaco di Napoli e l’On. La Pira Sindaco di Firenze, che ha inviato al Comitato due artistici doni da assegnare ai vincitori del concorso Regionale della canzone. Anche l’On. Lauro ha messo a disposizione una coppa”

Segue nell’articolo il programma dello spettacolo diviso in quattro tempi, sottolineando che si esibisce il Coro della Settembrata dei Colli di Castellamare.

L’articolo si chiude con nomi che hanno fatto la storia della cultura abruzzese: “Maestro concertatore e direttore: Cav. Stefano Fiorentino.  Adattamento scenico: O. Merciario; regia: F. Teodori; scene di V. Conti.

Ci preme ricordare i tanti Presidenti che dal 1952 ad oggi si sono alternati nella guida della Settembrata abruzzese:

1952 – Rino Fabiano

1953 – Saverio Sechini

1954- Pierino Malagrida

1955 – Rino Fabiano

1956 – Giuseppe D’Incecco

1957 – Mario Guido Ciattoni

1964/1976 – Rino Fabiano

1977/1990 – Rino Fabiano

1991/2001 – Antonio De Laurentiis

2002/2003 – Aldo Ferri Teodori

2004/2006 – Marcello De Giovanni

2007/2008 – Camillo De Leonardis

2009/2013 – Antonio Luise

2014/2016 – Gabriella Serafini

2017/2019 – Luigi Orsini

Dal 2020 – Licio Di Biase

La nuova stagione che si è aperta, con il rinnovo dei vertici dell’associazione e la mia elezione a Presidente, ha prodotto una nuova spinta per tornare ad essere protagonisti nella valorizzazione del mondo culturale abruzzese dalla poesia al teatro sempre rigidamente dialettali fino alla musica popolare, elemento identitario di caratterizzazione culturale.

La Settembrata è entrata a far parte del comune sentire della nostra regione, ma ora l’obiettivo non può essere quello semplicemente di ripercorrere le strade che ne hanno innalzato il valore, ma andare oltre, occorre aprirsi al mondo globalizzato, ai tanti giovani che vivono nuove esperienze di conoscenza e valorizzazione della culturale popolare e dialettale e, ovviamente, ai nuovi mezzi della comunicazione, sempre in sintonia con quanto affermava Tolstoj: “Se vuoi essere universale, parla del tuo villaggio”, e la Settembrata nell’epoca della globalizzazione parlerà sempre di più e sempre meglio del proprio villaggio e della cultura del proprio villaggio.

Le iniziative per celebrare i 70 anni di vita si intersecheranno con il centenario di Vola, vola, vola, canto identitario per eccellenza dell’Abruzzo. A tal proposito la nostra associazione, unitamente all’Istituto Tostiano di Ortona, ha organizzato con Poste spa per l’annullo POSTALE della cartolina con la riproduzione del testo originale della canzone Vola, Vola, Vola per celebrarne il centenario .




LA SAGRA DELLA VONGOLA nel prossimo fine settimana

Domenica, la conclusione della Festa in onore di Maria SS. Annunziata

Giulianova, 31 agosto 2022. Dopo la tre giorni iniziale ( 25-28 agosto) torna domani la Sagra della Vongola nell’ambito dei Festeggiamenti della SS. Annunziata.  Gli stand allestiti in via Simoncini  propongono, per l’intero fine settimana, piatti tipici della cucina marinara giuliese, e non solo a base di vongole.

Sabato e domenica, 3 e 4 settembre, si potrà stare anche a pranzo, anche in caso di pioggia. Il culmine della Festa,  domenica prossima, con l’attesa processione della statua della SS. Annunziata per le vie del quartiere e la Messa presieduta dal Vescovo, monsignor Lorenzo Leuzzi.

In serata, alle 21 il concerto in piazza di Edoardo Vianello. 




DRAGAGGIO DEL PORTO, tempi lunghi e incerti

La minoranza chiede spiegazioni al Sindaco e sollecita la nomina del nuovo Comitato Porto

Ortona, 31 agosto 2022. I Consiglieri comunali di Ortona Ilario Cocciola, Angelo Di Nardo, Franco Vanni, Gianluca Coletti, Simonetta Schiazza ed Emore Cauti, con una interrogazione presentata al Sindaco e, per conoscenza, al Presidente del Consiglio comunale, hanno chiesto delucidazioni sullo stato dell’appalto dei lavori per l’escavazione dei fondali del bacino portuale di Ortona.

“Sono ormai trascorsi ben quattro anni dalla conclusione del relativo contenzioso ma i lavori di dragaggio del porto non sono ancora iniziati.”

“Questa situazione sta provocando gravi ripercussioni per l’economia portuale e cittadina, nonché rischia di arrecare un danno economico agli operatori portuali che, facendo affidamento sugli annunci dell’Amministrazione comunale di un imminente avvio dei lavori, hanno effettuato importanti investimenti per il potenziamento delle attrezzature logistiche in previsione di un aumento dei traffici portuali derivante dall’aumento della profondità dei fondali del bacino portuale.”

“Per queste ragioni abbiamo chiesto al Sindaco quali azioni ha intrapreso o intende intraprendere per assicurare con la massima e dovuta urgenza l’avvio dei lavori di dragaggio. Inoltre, abbiamo sollecitato il Presidente del Consiglio comunale a adottare, con la massima urgenza, tutti i provvedimenti di propria competenza per la nomina dei componenti dell’Assemblea generale del Comitato Porto di Ortona.”    




ITALIANI, gli ultimi della classe!

di Giuseppe Arnò *

Una cosa è certa, in Italia, di alto, non abbiamo soltanto il debito pubblico, ma purtroppo anche il tasso d’ignoranza. Per essere precisi risultiamo essere i più ignoranti d’Europa e i dodicesimi più ignoranti del mondo.

Oibò, un primato di cui faremmo sinceramente a meno, ma tanto è! Questo è un triste dato che ci viene rivelato non solo dal leader di Azione Carlo Calenda (ospite a Mezz’ora in più su Rai Tre il 21 giugno 2020), ma anche dall’indagine condotta da Ipsos (The perils of perception), su un campione di 30.000 individui provenienti da 38 vari Paesi.

Ma v’è di più, siamo il Paese europeo più arretrato nel campo della ricerca scientifica e i motivi sono a tutti noti: taglio dei finanziamenti con conseguente fuga di cervelli all’estero; impoverimento dei laboratori di ricerca; e disinteresse per il progresso scientifico in generale.

E la cultura scolastica? Beh, meglio non parlarne! Uno sfascio anche quella; un progressivo e avvilente decadimento. Infatti, i risultati dei test INVALSI ci dicono che la scuola italiana offre un’istruzione piuttosto scadente (in particolar modo se comparata con quella di altri Paesi europei) e fallisce nella sua funzione formatrice, senza contare che, secondo i dati di una ricerca svolta da Skuola.net in collaborazione con l’Università di Genova, circa mille e cinquecento studenti di medie, superiori e IeFP di tutta Italia, in pratica, non sono stati affatto orientati prima di decidere quale strada intraprendere dopo la fine dei propri cicli di studi.

Per giunta, dati Unesco riferiti al 2015 sottolineano che solo in Europa gli analfabeti funzionali sarebbero 80 milioni e, come se non bastasse, con l’indice più basso in Norvegia e il più alto in Italia.

Nel nostro Paese l’analfabetismo funzionale, sempre secondo i dati Unesco, riguarda quasi la metà della popolazione, il 47%. In particolare, un giovane su sei non riesce a capire ciò che legge e la maggior parte di loro non è in condizione di sviluppare un pensiero critico dopo aver letto un testo.

E il mondo accademico? È tutto dire! Nella recente classifica dello Shanghai Ranking (Academic Ranking of World Universities) tra le prime cento università non appare nessuna che sia italiana. È il peggior risultato tra i Paesi del G7.

Detta vergognosa situazione non è comunque nuova, tant’è che le indagini dei sociologi e degli studiosi della didattica si appuntano sulla continua decadenza della scuola italiana a partire dagli anni ´60 ad oggi e, per finire, sul recente colpo di grazia che il Covid ha inferto all’intera struttura scolastica nazionale.

E dulcis in fundo, ci vengono affibbiati altri tristi primati: siamo tra i più corrotti del continente ovvero al 54º posto nel Transparency International Index e poi ancora, secondo i dati CEPEJ del Consiglio d’Europa, nel 2018, la nostra giustizia è stata la più lenta d’Europa. Dato successivamente corroborato da quanto emerge dal rapporto 2020 EU Justice: «L’ultimo grado di giustizia civile in Italia è il più lento d’Europa». Qui però non c’entra l’ignoranza: tutt’altro! Beh, a questo punto ci fermiamo… per amor patrio.

Sinceramente stentiamo a credere che il Paese più bello del mondo e il popolo più meraviglioso del mondo (frase quest’ultima di Alberto Sordi) siano afflitti da così tanti mali e che gli italiani debbano essere classificati ignoranti, analfabeti, corrotti e vittime di malagiustizia. E meno male che non sia stata ancora realizzata un’indagine sul malaffare, altrimenti ragionando per stereotipi e abusando di un certo sintagma cristallizzato (italiano = mafioso), si correrebbe il rischio di vederci appioppato un altro infamante primato. Ciò posto, di fatto e filosoficamente ragionando, andiamo a ricercare la causa per la quale qualcosa è, ed è così come è.

La colpa è nostra.

La fonte di questa penosa situazione va ricercata nella scelta che facciamo nell’eleggere chi ci governa e, conseguentemente, la culpa in eligendo, ovvero la responsabilità oggettiva di ciò che accade, ricade sugli elettori e né potrebbero giovare a loro favore l’ignoranza (l´errore rimproverabile o scusabile) e il comportamento fedifrago (concorso di colpa e induzione in errore) degli eletti. Il “vizietto” di votare a capocchia è cronico: di elezioni ce ne sono state tante!

In sostanza, da che mondo è mondo i governanti prediligono il popolo asino (utile, paziente e… bastonato) e non a caso Che Guevara sosteneva che un popolo ignorante è un popolo facile da ingannare. Ecco dunque perché la cultura, intesa in senso lato, non rientra nell’agenda principale di taluni governi “conservatori”.

Eppoi essa… non dà lucro anzi è misurata come spesa sul PIL (a titolo di cronaca in Italia nel 2015 era dell’1,1%); è considerata un peso e non una risorsa; e più che mai è utilizzata, deplorevolmente, come belletto contabile da parte di fondazioni, banche e associazioni varie.

Certo è che con l’avvento della c.d. Seconda Repubblica il già fragile rapporto prima esistente tra la politica e la cultura si è completamente annacquato. Oggi, purtroppo, la cultura viene “relegata” nei musei, considerata non come un bene dinamico, necessario e attuale, ma come un’eredità etichettata “beni culturali” e affidata alle cure dell’omonimo dicastero. E finisce lì. Tant’è che neanche i programmi dell’attuale governo dei “presunti” migliori si discostano nella sostanza da questo misero andazzo.

Questa volta, magari, si darà la colpa allo scioglimento anticipato delle Camere, ma cambiando l’ordine degli addendi la somma non cambia. Il governo, infatti, non ha più la pienezza dei poteri e la capacità programmatica per cui, con il Pnrr in fieri, la riforma del settore istruzione ancora una volta rischierà di patire più che mai. E torniamo così a punto e daccapo!

Ma comunque sia e tanto per intenderci, cerchiamo di capire di che cosa parliamo quando accenniamo alla riforma della cultura. Ci riferiamo forse ad una riforma basata su nuovi principi valutativi dettati dai canoni europei di educazione, improntati al conformismo del pensiero unico? Ovvero a quella sovrastruttura che non accetta la mediazione dialogica socratica; le idee divergenti; e non confuta ma proscrive? Ci riferiamo ancora a una riforma che vedrebbe la scuola non come la palestra dell’insegnamento e dell’apprendimento del sapere, ma come un luogo di uniformazione al laicismo e alla cancel culture (cultura della cancellazione)?

E no, se questa dovesse essere la riforma, grazie signori governanti, la cultura non ha colore politico. Un concetto, questo, che va preso sul serio e non può davvero essere oggetto di ciarle elettorali. Le carenze culturali sono ben chiare: voi le conoscete bene, ma non le sanate! La nostra scuola abbisogna di validi docenti atti a formare i giovani e renderli soggetti capaci di esprimersi correttamente in italiano e di ragionare liberamente senza farsi condizionare soprattutto dalla sciatta politica di Bruxelles, in cui la cultura è stata ignorata nella distribuzione delle deleghe e in cui i riferimenti alla formazione e all’istruzione spariscono sorprendentemente!

Ormai, sempre di più ci si rende conto che siamo di fronte ad una seria alternativa: o si realizza una rivoluzione culturale per salvare i nostri valori e per svincolarci dalla dittatura finanziaria, attraverso la quale ci viene inculcato il globalismo e l’eurocrazia, o saremo inesorabilmente inghiottiti dalla globalizzazione, che ha come target il denaro e un’umanità disumana e omologata.

In considerazione di quanto sopra esposto, l’altra parte della colpa di questa tragica situazione va addebitata ai politici fedifraghi che rompono i patti con gli elettori, trascurando il bene comune sociale e cedendo al potere economico. È grazie a loro se oggi siamo classificati ignoranti, analfabeti, corrotti, senza giustizia e quant’altro.

La politica, ahinoi, ha da tempo diseredato la cultura, lasciandola agonizzare tra micragna, clientelismo e farragine burocratica. È dalla malapolitica, dunque, che dobbiamo affrancarci se vogliamo liberarci dagli epiteti ingiuriosi e riabilitarci al mondo, alla famiglia, a noi stessi! E affrancarci significa perdere l’ingenuità atavicamente radicata in noi e azzerare il sistema politico attuale per ricominciare tutto ex novo. A tal proposito Giordano Bruno (1600) affermava: «Che mortificazione… chiedere a chi ha il potere di riformare il potere! Che ingenuità!».

Orsù, dunque, riprendiamoci la nostra cultura per ritornare ad essere i primi della classe. Ciò accadrà se sceglieremo la buona politica e non permetteremo che l’ignoranza, il conformismo, il poltronismo e la sciatteria abbiano il potere.

Tra poco ci saranno le elezioni, ma serviranno per davvero a qualcosa?  Stante l’egemonia del potere economico-mediatico che condiziona gravemente la formazione del sistema di credenze sulla cosa pubblica, potrà il voto cambiare realmente le cose che vorremmo cambiassero?

Meglio sperare che disperare.

Goethe ci esorta a sperare sempre perché è meglio sperare che disperare. Bene, se concordiamo col drammaturgo tedesco, bando al canto delle sirene, alla telecrazia, ai giornali schierati e alle elucubrazioni partitiche dalle toponomastiche mentali vecchie di oltre mezzo secolo e facciamoci sotto!

 «Qui si fa l’Italia o si muore» ripeterebbe oggi Garibaldi agli italiani! Nella turba confusa e discordante di così tanti candidati in lizza, tra imberbi e vegliardi, chissà che qualcuno non eccella. Non importa il vessillo (ce ne sono oltre cento), ma il condottiero, uomo o donna che sia. C’è forse un predestinato, parafrasando Dante, cui non si può impedir lo suo fatal andare. Lo si sappia individuare e a lui vada la nostra fiducia e… una prece, ricordandoci che la situazione è grave e che se si sbaglia ancora una volta non potremo di certo imprecare contro la mala sorte: «Chi è causa del suo mal, pianga se stesso».

*direttore La Gazzetta italo brasiliana – http://rivistalagazzettaonline.info




MISERICORDIA E UMILTÀ: le chiavi di Celestino e di Francesco

La Perdonanza è il dono che papa Celestino V, il 29 settembre 1294, un mese dopo la sua incoronazione, fece alla città dell’Aquila, al tempo dilaniata da dure lotte intestine. La Bolla della Perdonanza, che istituiva il primo Giubileo nella storia della Chiesa, prevedeva l’indulgenza plenaria per i peccati commessi a … quanti sinceramente pentiti e confessati saranno entrati nella chiesa di Santa Maria di Collemaggio dai vespri della vigilia della festività di San Giovanni fino ai vespri immediatamente seguenti la festività. (la traduzione dal latino è di A. Clementi).

di Giuseppe Lalli

L’Aquila, 31 agosto 2022. Pietro da Morrone, al secolo Pietro Angelerio (1209/10-1296), eremita della Maiella, fu eletto papa il 5 luglio 1294, al termine di un conclave durato più di due anni e ridotto a soli 12 cardinali, e per giunta in lite tra loro. Sulle prime l’eremita, già molto avanti con gli anni, esitò, accettando poi per dovere e facendo, il 28 luglio 1294, in groppa ad un asinello, sull’esempio di Gesù, il suo ingresso all’Aquila, sulla spianata di Collemaggio, dove trovò ad attenderlo, insieme ad una numerosa ed entusiastica folla, Carlo II d’Angiò (1254-1309), re di Napoli, e suo figlio Carlo Martello (1271-1295).

La sede papale fu trasferita a Napoli, all’ombra del potere angioino. L’ex eremita, avvezzo a vivere nelle ristrettezze delle spelonche dell’Appennino abruzzese, mal sopportando i lussi sontuosi della residenza pontificia, si fece costruire una piccola e sobria cella di legno dove rifugiarsi per ritemprare lo spirito.

Celestino non tardò molto a rendersi conto di essere ingannato da quelli che lo circondavano, a cominciare dal suo protettore, il re di Napoli. Si approfittava della sua inesperienza nel governo della macchina curiale, al tempo già complessa, per strappargli prebende e incarichi, molto spesso del tutto immeritati. E così il vecchio eremita, con lo stesso spirito di servizio col quale aveva accettato il gravoso peso del pontificato, vi rinunciò.

                “Io, Celestino V papa, considerandomi incapace di questa carica, sia a causa della mia ignoranza, sia perché sono vecchio e debole, sia anche per la vita puramente contemplativa sin qui da me condotta, dichiaro di volere abbandonare questo incarico che io non posso più rivestire. Abbandono la dignità papale, i suoi impegni, i suoi onori”.

Questo fu il suo semplice ed inequivocabile atto di rinuncia. Riconoscendo i propri limiti umani, dava un esempio eroico di umiltà, e salvava l’unità della Chiesa. Non ci fu alcuna viltade nel fare il gran rifiuto, con buona pace di quel Dante Alighieri (1265-1321), che – sempre ammesso che sia Pietro da Morrone il destinatario dei suoi versi diventati celebri – fu sì poeta sublime, ma fu grande anche nella passionalità dei suoi risentimenti (con la sua rinuncia Celestino avrebbe avuto il grande torto, agli occhi del poeta, di aprire le porte del papato a quel Bonifacio VIII (Benedetto Caetani – 1235-1303) che Dante riteneva il principale responsabile delle sue disgrazie).

Deciso a far ritorno nel suo eremo abruzzese, dopo molte peripezie, fu recluso, vittima della impietosa ragion di stato di Bonifacio VIII, suo successore, che intendeva sottrarlo alla strumentalizzazione di fazioni a lui avverse, nella rocca di Fumone, dove Celestino rese l’anima a Dio il 19 maggio 1296. Sarà l’inizio della gloria in Cielo e in terra. Nel 1313 Clemente V (Bertrand de Got – 1264-1314), il primo papa avignonese, ne riconobbe le virtù eroiche, sia pure limitatamente al periodo precedente alla elezione a papa (pesava l’episodio delle dimissioni).

Il gesto di rinuncia di Celestino V è stato assai spesso caricato di significati che hanno a che fare più col romanzo che con la storia, la cui nota dominante – non bisogna dimenticarlo – è sempre il chiaroscuro. La rivelazione ebraico-cristiana, nel suo realismo antropologico, come oggi si direbbe, ci parla di una creatura umana che, fintanto che cammina sulla terra, è un angelo con le ali appesantite dal fango del peccato originale.

La Bolla della Perdonanza, che invano papa Caetani cercherà di sottrarre alla città dell’Aquila, fu opportunità di misericordia data a uomini e donne, dono inestimabile di Celestino V alla sua città che da solo può “giustificare” il suo brevissimo pontificato. Celestino fu maestro di misericordia ed esempio eroico di umiltà. All’umile eremita del Morrone l’effimero e tormentato governo della Chiesa nulla tolse e molto aggiunse alla sua santità, la quale è intreccio di virtù cristiane con tutte le miserie e umane debolezze, che ne sono superate, come ebbe a scrivere un altro papa che meditò le dimissioni, quel Paolo VI (Gianni Battista Montini – 1897/1978) grande e un po’ dimenticato.

Di umiltà e misericordia ha parlato anche papa Francesco, in visita all’Aquila per la 728esima edizione della Perdonanza, nella sua bella omelia di domenica 28 agosto. Ha usato immagini assai eloquenti. A proposito della misericordia, ha evocato la difficoltà incontrata dal pilota dell’elicottero che lo portava all’Aquila ad atterrare a causa della fitta nebbia che era scesa sul capoluogo abruzzese. Alla fine ha trovato un buco e ci si è ficcato: ha detto proprio così Francesco con quel suo stile semplice e folgorante.

La misericordia – ha insinuato poi con un sorrisetto rischiarato da uno sguardo pieno di luce – è come quel buco: una via di uscita che Dio sempre ci offre. Parlando poi dell’umiltà, virtù cristiana richiamata dal passo del Vangelo del giorno:

                “Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più degno di te, e colui che ha invitato te e lui venga a dirti ‘Cedigli il posto!’… Chi si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato” (Lc 14, 1. 7-14).

Francesco ha invitato a considerare che per il cristiano non è il posto che si occupa in società quello che conta, ma quello che si occupa nel cuore di Gesù e vicino alla sua croce. Parole semplici e chiare, dirette a tutti, anche, ovviamente, ai signori che occupavano la prima fila, ma rivolte soprattutto alle tante persone che stavano in carrozzella, come Francesco in questi ultimi tempi, che assistevano alla messa, tra le quali io che scrivo ho riconosciuto facce che rassomigliano molto a Gesù sofferente, e che erano i veri pezzi grossi presenti alla celebrazione eucaristica.

Misericordia e umiltà: questa è la lezione che ci viene da Pietro Celestino, l’eremita diventato papa. L’errore di questi nostri confusi tempi è quello di aver collocato lo spirito troppo in alto e di aver confinato la santità, cioè lo sforzo del cristiano per essere coerente col Vangelo, in una zona rarefatta, irraggiungibile agli sforzi umani. Il cristiano non ha bisogno di miti, ma di seguire il suo Maestro vivendo nel mondo insieme ai suoi fratelli e non avendo paura di sporcarsi le mani.

                “Il cielo e la terra, figli miei – scriveva un grande direttore di anime del secolo scorso – sembra che si uniscano laggiù, sulla linea dell’orizzonte. E invece no, è nei vostri cuori che si fondono davvero, quando vivete santamente la vita ordinaria…”.

Si tratta di trasformare in endecasillabi sciolti la prosa quotidiana. È più facile coltivare il mito del papa angelico che durare ogni giorno la fatica di essere migliori nelle circostanze in cui Dio ci pone.

Il Giubileo siamo chiamati a farlo non una volta all’anno, ma tutti i giorni: in famiglia, con gli amici, e sul luogo di lavoro.