ARIANNAH Concerto dell’Epifania

Al teatro comunale

Alanno, 2 gennaio 2023. Il 5 gennaio 2023 alle ore 20:30 presso il Teatro Comunale di Alanno, la Biblioteca Comunale con il patrocinio del Comune, presenta il Concerto dell‘Epifania con la cantautrice abruzzese Ariannah. In occasione della Vigilia dell’Epifania la Biblioteca Comunale di Alanno propone un appuntamento con la musica: Ariannah in concerto, produzione curata da Sandro Odoardi.

Pietro Di Fiore, responsabile della Biblioteca: «L’evento ad ingresso libero sarà un’occasione per iniziare insieme il nuovo anno. L’invito è rivolto a tutti ed offrirà anche l’opportunità di visitare ed apprezzare le bellezze del nostro Centro Storico». Ariannah eseguirà brani di cantautori italiani, alcune canzoni natalizie e presenterà il suo nuovo singolo “Vecchio Piumone” semifinalista ad Area Sanremo 2022. Biografia Ariannah, pseudonimo di Arianna D’Angelo, è una cantautrice abruzzese anno ’96.

Apre i concerti di artisti nazionali come Arisa e Rossana Casale. Nel 2018 è co-conduttrice del programma “People Move”, di cui scrive la sigla, sul network radiofonico “Radio Studio Più”. Collaborando con il produttore Sandro Odoardi (compositore di singoli come “Love Shine”, ha lavorato con: Andrea Love, Carl Fanini, Roby Santini e remixer per Fabrizio Moro), pubblica “Fuori Tempo” e partecipa a progetti musicali dance che le aprono il mondo verso la scrittura in inglese.

Il 14 maggio 2021 esce il brano di debutto “Hope” (BIT Records), con il quale entra nella top10 di Absolute Beginners di Radio Airplay alla 9 posizione e sale alla 7 posizione restando in classifica per tre settimane consecutive. Dopo il successo ottenuto con le ultime due pubblicazioni “Red Traffic Lights” ed “In Your Eyes” arriva il primo singolo di Ariannah in italiano “Vecchio Piumone” canzone con la quale è arrivata alle semifinali di Area Sanremo 2022, su etichetta BIT Records.




QUANTI CANI DEVONO PAGARE il loro tributo di sangue?

Quante ferite e morti prima che si sveglino le coscienze?

Chieti, 2 gennaio 2023. È accaduto nuovamente il 31 dicembre in via Pianell a Chieti alle ore 13.00 mentre AP era a passeggio con le sue piccole Wendy e Frida quando un grosso cane Molosso è sfuggito da un’abitazione e si è scagliato su una cagnolina con ferocia.

Una scena straziante, tra guaiti e urla disperate della padrona tanto da richiamare i soccorsi dei passanti.

AP si è avventata per strappare dalle fauci del grande cane la piccola Wendy riuscendo a metterla in salvo.

Entrambe hanno riportato ferite profonde tanto da essere trasportate d’urgenza e sotto shock al pronto soccorso del Santissima Annunziata e al Pronto Soccorso Veterinario.

Anche il runner di nome C si è prontamente prodigato per prestare soccorsi é rimasto ferito tanto da richiedere cure mediche.

Purtroppo, ancora una triste storia che evidenzia come le aggressioni da parte di cani stia diventando un fenomeno dilagante dovuto alle custodie irresponsabili.

È necessario un intervento da parte delle istituzioni per far in modo che le normative vengano rigorosamente osservate, che le adozioni siano fatte in maniera consapevole e che i proprietari siano adeguatamente formati nella gestione dei cani soprattutto se si tratta di animali di mole importante e di caratteristiche di razza impegnative.

E a breve nascerà l’associazione L’Altra Parte Del Guinzaglio che avrà lo scopo di sollecitare istituzioni e cittadini proprio al raggiungimento di questi obiettivi.

Passeggiare con il proprio cane deve essere un piacere e non un percorso in città schivando agguati di cani incustoditi.

Cittadini e istituzioni devono impegnarsi per garantire la sicurezza e la pacifica e piacevole convivenza con tutti.

Foto: La Piccola Wendy




ANNO NUOVO, Nuove Follie

Le nuove forme di protesta dal mondo dell’ambientalismo

Chieti, 2 gennaio 2023. Se queste sono le nuove forme di protesta, con l’indifferenza mediatica e qualche sparuto intervento istituzionale, a breve si può solo assistere al danno irreparabile. Si registra tanto silenzio, troppo silenzio intorno a questi nuovi modi di protestare. Si attendono provvedimenti istituzionali, intanto sul canale You Tube di TeleAmbiente queste sono le dichiarazioni del ministro dell’Ambiente, Picchetto Fratin.

“Ultima Generazione imbratta con la vernice Palazzo Madama. Il Ministro dell’Ambiente, Pichetto Fratin: Esprimo ferma condanna per il gesto. Alla base del gesto, la disperazione che deriva dal susseguirsi di statistiche e dati sempre più allarmanti sul collasso eco-climatico e il disinteresse del mondo politico di fronte a quello che si prospetta come il più grande genocidio della storia dell’umanità.”  




LA BEFANA VIEN…nel Borgo!

Il 5 e 6 gennaio artisti, musica, street food e regali per i più piccoli

Rocca San Giovanni, 2 Gennaio 2023. Giovedì 5 gennaio e venerdì 6 a Rocca San Giovanni si terrà l’evento “La Befana vien…nel Borgo!”, organizzato dal Comune con la collaborazione di tutte le associazioni presenti ed attive in paese. Un evento dedicato a grandi e piccini con artisti di strada, musica itinerante e numerosi stand di street food per gustare le specialità gastronomiche del territorio e le sue tradizioni. E poi lei, l’immancabile Befana che porterà i doni a tutti i bambini presenti.

“Un appuntamento imperdibile con il quale chiuderemo in allegria le festività natalizie – dichiara il sindaco Fabio Caravaggio -. Il borgo è pronto ad accogliere la Befana che scenderà in piazza e stringerà a sé, in un abbraccio virtuale, tutti i visitatori presenti a Rocca San Giovanni il 5 e 6 gennaio”. “Doverosi sono i ringraziamenti che rivolgo pubblicamente al capogruppo Emanuele D’Amario, coadiuvato nell’organizzazione della parte logistica dai consiglieri Lino Caravaggio e Francesco Minervino, agli assessori Carmelita Caravaggio ed Erminio Verì per la parte artistica, la programmazione e gli spettacoli, nonché indistintamente a tutte le associazioni, le attività e i volontari  del paese che hanno dimostrato una lungimirante coesione e collaborazione”.

L’evento inizierà il 5 gennaio alle ore 16:00 in piazza degli Eroi con la caccia al tesoro, a seguire i giochi in piazza e il trucca-bimbi a cura della cooperativa Praticabile e l’esibizione dell’Associazione I Piccoli Musici nella Sala Convegni. Apertura degli stand con musica ed animazione dalle ore 19:00.

Il 6 gennaio gli spettacoli pomeridiani inizieranno alle 17:00 con l’Animazione Bel-sav Savio – Il circo degli spazzacamini, che accoglieranno la Befana. Dopo la distribuzione dei doni ai più piccoli, dalle ore 19:00, si replicherà con l’apertura degli stand e l’animazione. Le serate saranno allietate dalla Hobos Street Band.




UN BEL LIBRO DI RICORDI e memoria di Mira Carpineta

Uscito in questi giorni “Na ota no’…”

di Goffredo Palmerini

L’Aquila, 2 gennaio 2022. È uscito in questi giorni, per i tipi dell’editore Tabula Fati, un bel libro di Mira Carpineta, ricordi e memoria, lacerti di vita vissuta da Diomira e Antonio in un paese della Marsica, Capistrello, dai primi anni del Novecento ai primi anni Settanta dello stesso secolo. Sono i nonni dell’autrice. Ma è soprattutto Diomira la protagonista del racconto.

Diomira è una contadina analfabeta, nata nel 1898 a Capistrello, nell’Abruzzo più povero e disperato, ma nel corso della sua vita lei è testimone di eventi epocali: terremoti (in particolare quello della Marsica che il 13 gennaio 1915 fece 30 mila morti), pandemie (la terribile “spagnola”), due guerre mondiali, poi l’arrivo della televisione, delle macchine a motore, del frigorifero e della lavatrice.

Diomira attraversa un secolo in cui la società rurale dei “cafoni” di siloniana memoria diventa sempre più tecnologica. Eppure, grazie alla sua prodigiosa memoria riesce a trasmettere, insieme ai ricordi della sua vita, la testimonianza di una cultura scomparsa e lo fa solo con la sua voce, con i suoi racconti, con i canti della tradizione popolare.

Il viaggio che l’autrice compie invece a ritroso nel tempo ha lo scopo di ritrovare in quei ricordi, testimonianze e documenti, una persona straordinaria nella sua semplicità, che lei chiama Mammuccia, perché a Capistrello così si chiamano affettuosamente le nonne. Nel testo anche belle foto d’epoca in bianco e nero, attinte dalla pagina Facebook “Capistrello il mio paesello”, curata da Ester Fasciani e Carmina Marche Palleschi.

Mira Carpineta è nata a Teramo nel 1964. Laureata in Comunicazione internazionale e interculturale con indirizzo giornalistico, è giornalista pubblicista. Ha diretto fino al 2015 il magazine mensile “PrimaPagina”, periodico abruzzese di cui attualmente gestisce i contenuti nella versione on line. Scrive articoli per numerose testate in lingua italiana nel mondo, dalla Svizzera all’Argentina, dal Brasile all’Australia. Con i racconti arriva alla scrittura narrativa. In questo libro realtà storica e fantasia trovano la sintesi nel riportare alla luce ricordi e lessico familiare. L’autrice ha chiesto a chi scrive di redigere la Presentazione che apre il volume. Qui di seguito, per chi abbia interesse e pazienza anche per avere altri elementi sul libro, volentieri la condivido.

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PRESENTAZIONE

Per la verità avevo promesso all’autrice di questo bel libro che le avrei consegnato il testo della Prefazione un paio di settimane fa. Invece impegni e scadenze ti travolgono e ti cambiano lo scenario. Così siamo arrivati ad oggi, domenica 24 luglio, tarda serata mentre scrivo. Proprio quando annoto la data, ciò che appare un caso si chiarisce quasi come una rivelazione. Già, perché oggi 24 è la “Giornata mondiale dei nonni e degli anziani”, una ricorrenza voluta da Papa Francesco da celebrarsi ogni anno nella quarta domenica di luglio, quella più prossima alla festività dei santi Gioacchino ed Anna, nonni di Gesù. Quest’anno, seconda edizione della Giornata, osservo che è caduta proprio nell’odierna domenica.

Quale coincidenza più opportuna, dunque, per l’incipit di queste annotazioni al volumetto di Mira Carpineta, che proprio dai nonni Diomira e Antonio, e dalla loro vita, trova motivo ed ispirazione per intraprendere un delicato ed intenso viaggio dell’anima, alla ricerca delle proprie radici, alla rivisitazione di antichi ed incorrotti valori morali, camminando nei meandri della memoria e dei ricordi adolescenziali. Una vera e propria trasmissione di saggezza contadina, di profonda sensibilità, d’una umanità semplice ed essenziale nelle forme quanto densa di significati e di valori formativi.

Proprio il particolare rapporto di affetto e complicità tra Diomira e la nipotina – Mira, autrice del volume – immagino abbia impresso decisamente l’abbrivio per raccontare queste storie di vita, nella Marsica d’inizio Novecento, dalle parti di Capistrello. «Na òta no’», (Una volta, nonna), così iniziavano i racconti delle nonne ai nipotini, chiamati non per nome proprio, ma con il rimando affettivo alla propria ascendenza di “nonna” troncato in «no’», quasi a stabilire quella confidenza e complicità che poi si dipanava nella narrazione.

Una storia difficile, quella tra la giovane Diomira e il corteggiatore Antonio, come poteva esserlo a quei tempi quando anche i rapporti d’amore votati al matrimonio dovevano passare all’esigente vaglio dei genitori, che ne verificavano la compatibilità tra le due famiglie e l’utilità, anche in termini di risultato economico. Nel caso dei due giovani Diomira e Antonio, al godibilissimo fraseggio dei dialoghi nella “madre lingua” dialettale, proprio non doveva essere questo il caso, tanto che si discuteva di fare una “fuga” per sposarsi altrove e mettere poi tutti davanti al fatto compiuto.

Si legge con piacere e tutto d’un fiato questo bel libro, seguendo la narrazione, ampiamente dialogica, dei vari periodi di questa coppia di giovani marsicani di Capistrello, con le fatiche, le preoccupazioni, i problemi, le sofferenze, ma anche il coraggio e la determinazione. Incrociano la Grande Storia italiana, nelle condizioni della povera gente – braccianti, contadini e piccoli artigiani – con la dura situazione sociale della Marsica soggiogata dai Torlonia (come tornano alla memoria i cafoni dei romanzi di Silone, come Fontamara, Pane e vino, Il segreto di Luca, e gli altri), massacrata dal terremoto del 13 gennaio 1915 con le sue distruzioni e le 30mila vittime, dalle conseguenze della Grande Guerra e dalla pandemia “spagnola”, dalla durezza della dittatura fascista, dalla spietatezza dell’occupazione nazista, specie nel terribile eccidio di Capistrello, il 4 giugno 1944 quando i tedeschi catturarono, torturarono e fucilarono 33 persone inermi.     

Tutti questi fatti, come gli altri seguiti nel secondo dopoguerra e fino ai primi anni del nuovo secolo, sono il condensato di vicende piccole e grandi, tutte tessere d’un mosaico che è andato a costituire, insieme alle altre, la Storia d’Italia, con tutto il suo portato di dolori, fatiche, tragedie, speranze. Nel libro la narrazione è scorrevole. Coinvolgente. Intrigante, specie per il ricorso abbondante al dialogo ed all’uso del dialetto, che dà non solo freschezza al racconto, ma anche quella densità e ricchezza alla parola, nell’appropriatezza delle accezioni quale solo il vernacolo riesce ad esprimere. 

C’è poi il valore della memoria e quello della scrittura. Ricordi come questi sono affidati alla trasmissione orale tra due o tre generazioni, poi rischierebbero di perdersi se non ci fosse l’opera di chi, come in questo caso l’autrice, non li riporta in un libro, affidandoli così ai lettori attuali e futuri. In un tempo in cui l’attenzione è sempre più effimera, la scrittura e i libri restano un antidoto sicuro alla conservazione della memoria e alla salvaguardia del suo valore profondo. “La memoria non è ciò che ricordiamo, ma ciò che ci ricorda. La memoria è un presente che non finisce mai di passare”, affermava Octavio Paz, premio Nobel per la letteratura.

Voglio infine soffermarmi sui valori essenziali della civiltà contadina che dominano tutta la narrazione. Davvero uno scrigno di sapienze ataviche, di solide pazienze, di profonda umanità, di condivisione solidale. Nella loro semplicità ed autenticità quei valori disegnano nettamente per il lettore – specie per colui che per età non ha vissuto o lambito quei periodi storici e sociali – una società più umana e meno straniante di quella che oggi viviamo nel parossismo della modernità. Può essere certamente utile, per le nuove generazioni, leggerne e comprenderne valori, significati, singolarità e qualità, utili a rendere l’attuale società più sensibile alla solidarietà, più disponibile all’attenzione verso gli altri, più consapevole che – seppure nelle differenze sociali, economiche e culturali – condividiamo il medesimo destino con tutta l’Umanità.

La riscoperta delle radici, qual è la ragione di questo racconto di vita d’una famiglia semplice ed onesta della nostra terra d’Abruzzo mentre dispiega la sua storia lungo un intero secolo, deve portare a questa consapevolezza, nell’alternanza di generazioni capaci di trasmettersi memorie e valori. Proprio come con chiarezza richiamava Papa Francesco alcuni anni fa in un’udienza generale per le famiglie: «Ciascuno è unico e irripetibile; e al tempo stesso inconfondibilmente legato alle sue radici. Essere figlio e figlia, infatti, secondo il disegno di Dio, significa portare in sé la memoria e la speranza di un amore che ha realizzato se stesso proprio accendendo la vita di un altro essere umano, originale e nuovo.» Questo bel libro anche a queste riflessioni ci conduce. E se oltre all’apprezzamento della storia narrata, che tanti elementi di comunanza può avere per molti di noi, ci porta ad una meditazione sui valori più autentici, potremo peraltro sperare in un nuovo umanesimo per le nostre società di oggi.

Goffredo Palmerini




RETICOLI – LINEE DI SENSO e di segno nell’azione scenica

Stage per attrici e attori diretto da Claudio Di Scanno

Prima attività del nuovo anno per il Drammateatro che dal 17 al 20 Gennaio propone a Popoli uno stage di formazione e lavoro teatrale dal titolo Reticoli – Linee di senso e di segno nell’azione scenica. È rivolto ad attrici ed attori con precedenti esperienze di scena o didattico/pedagogico (scuole, laboratori…) ed è inoltre aperto inoltre a danzatrici/danzatori, performer, cantanti lirici ma anche a persone interessate ad avviare un proprio percorso nel teatro. Claudio Di Scanno, regista e drammaturgo del Drammateatro, lavora con i partecipanti alla costruzione di una situazione scenica nella quale si evidenziano le linee di senso delle azioni attoriali, la loro energia e complessità, fino a determinare il reticolo compositivo del segno drammaturgico in funzione della presenza efficace dell’attore sulla scena.

Storicamente, la trasmissione del sapere teatrale accade per esperienza relazionale diretta tra l’allievo e il maestro. Diverse sono le componenti che intervengono, con simultaneità, nella determinazione della “presenza efficace” dell’attore nello spazio dell’azione scenica, dalle tecniche del corpo ai principi di orientamento dell’energia, dalla consapevolezza auto drammaturgica all’intreccio delle relazioni con gli altri attori, tra loro e con gli spettatori che qui intesi quale parte integrante della messa-in-forma drammaturgica. Anche altre sono le temperature relazionali, vettori altrettanto necessari per processi di creazione scenica che vivono di sensibilità e cognizioni, percezioni e sguardi, in una dinamica di compromissione umana che apre varchi di libertà creativa e di invenzione alla possibile, a volte imposta, rigidità dei principi e delle tecniche stesse. Peraltro, il gioco della mente e della immaginazione, così centrale nell’arte di creazione scenica, è il veicolo attraverso il quale la forma dell’azione attoriale si riempie non già di significati, ad esaudire ed esaurire la narrazione dell’azione già presente nel testo letterario, ma di micro-azioni significanti che affermano il valore del senso, il suo dispiegarsi come segno e suo intrinseco significante. E’ nella costruzione delle micro azioni e reazioni consapevolmente connesse al senso, nutrimento del segno significante, che poggia solidamente l’azione d’arte, la presenza efficace dell’attore nella dinamica relazionale e compromissoria che il teatro d’arte richiede, affinché sia relazionalmente, umanamente, culturalmente ed artisticamente plausibile. L’azione scenica costruisce alterità, ed è in questa precisa e convenzionale dimensione che l’attore invita lo spettatore ad una complicità data ma non scontata, giacché sarà l’arte “seduttiva” che si afferma, lì e in quel momento, nella minuziosa concatenazione dei segni agiti dal corpo e dalla mente dell’attore a creare varchi per l’accesso e l’interazione dello spettatore, per la relazione al vivo nello spazio-tempo dell’accadimento scenico. Laddove la libertà ricettiva e creativa dello stesso compartecipe al rito sarà di indispensabile completamento e di incidenza sul risultato del segno attoriale, la sua drammaturgia.

Per informazioni e iscrizioni (entro il 12 Gennaio) si può scrivere una mail all’indirizzo drammateatro418@gmail.com oppure un messaggio WhatsApp al 333.1107187.

Claudio Di Scanno è il regista e dramaturg, nel 1985 fonda a Popoli (Pescara) il gruppo Drammateatro. Nel 1987 partecipa all’ISTA International School of Theatre Antropology diretta da Eugenio Barba.

Ha realizzato tutte le regie degli spettacoli del Drammateatro, presentati in Italia e in altri paesi dell’Europa all’interno di Festival del nuovo teatro. Tra l’altro, dal 1992 al 1994 al Festival Santarcangelo dei Teatri d’Europa. È Premio Nazionale Franco Enriquez, Premio Miglior Spettacolo al Festival del monodramma di Umag (Croazia), Premio Nazionale Pratola, menzione del critico teatrale del Corriere della Sera Franco Cordelli ai Premi Ubu quale Migliore Regia 2009. Recensioni ai suoi spettacoli sono apparse sui principali quotidiani italiani e su diverse riviste di teatro e spettacolo. Ha diretto seminari e laboratori per gruppi di teatro, all’interno di DAMS delle Università di Venezia, Bologna, Pescara, Chieti, L’Aquila, nonché alla RESAD Real Escuela Superior de Arte Dramatico di Madrid e al Teatro Misiju di Durazzo (Albania). E’ incluso in diversi volumi di storia del teatro e dello spettacolo.

Claudio Di Scanno