NUOVO LUSTRO alla zona sud della città

L’albergo De Cecco a ridosso del porto turistico

Pescara, 11 aprile 2023. “La costruzione in quella zona di Pescara dell’albergo De Cecco non farebbe altro che arricchire e dare lustro a una parte di Pescara oggetto nel prossimo imminente futuro di una importante opera di riqualificazione e trasformazione con innumerevoli vantaggi per la rinascita di quella parte di città che resta fondamentale per un salto di qualità che la nostra città potrà avere anche nell’ottica della nascita della Nuova Pescara”.

Così il presidente della Confcommercio di Pescara Riccardo Padovano in merito alla notizia riguardante la costruzione a Pescara dell’albergo De Cecco.  “L’albergo, con la sua idea progettuale, così come descritto nel corso della presentazione, ha intercettato tutte quelle che possono essere le idee per l’eliminazione delle barriere che riguardano la pica ricettività cittadina.

L’albergo potrebbe consentire così a tanti turisti che arriverebbero a Pescara, ma anche a tanti operatori economici e imprenditori di poter usufruire di una strutturata di fatto situata al centro della città, a ridosso del porto turistico e prospiciente il ponte del mare e dunque in quell’area dove il Comune di Pescara a breve si appresta, e mi riferisco a via Andrea Doria, ad una vera e propria opera di riqualificazione con il nuovo porto e con l’opportunità dell’utilizzo delle aree dell’ex Cofa.

In pratica – prosegue il presidente di Confcommercio Pescara – la riqualificazione dell’intera zona di Pescara sud. E dunque in tutto questo, poter leggere dell’approvazione del progetto per la nascita dell’albergo De Cecco, non fa altro che far inorgoglire la città, in questo caso la Confcommercio di Pescara e tutto gli imprenditori commerciali. Io credo che questo progetto sia da lodare perché la realizzazione di questa bellissima infrastruttura nella zona sud e portuale della città potrebbe davvero rappresentare uno dei fiori all’occhiello, oltre che un albergo in più per la nostra città.

Credo che conoscendo lo stile e la bravura del Gruppo De Cecco, l’opera possa essere inserita come un ulteriore cartolina e lustro alla rinascita della zona a ridosso di via Andrea Doria e della banchina sud. La Confcommercio di Pescara – conclude Riccardo Padovano – fa un plauso all’amministrazione che, dopo venticinque anni di chiacchiere e veti, ha ideato una grande operazione che permetterà la creazione di una grande piazza con aree verdi sulla riviera sud, a costo zero per i pescaresi.

Come associazione di categoria poi plaudiamo a questa idea progettuale, ritenendo che tra le altre cose oggi, potenziare le strutture ricettive in città, non farebbe altro che arricchire la comunità. Ripeto: un nuovo albergo a ridosso del porto turistico di Pescara rappresenterebbe davvero un salto di qualità”.




PROGETTO TUTTO AQUILANO su Muli e Bardotti

Progetto innovativo di PASSIONECAITPR

L’Aquila, 11 aprile 2023. L’Associazione con sede a Barete, regolarmente iscritta nel Registro delle Persone Giuridiche, si pone come obiettivo quello di gestire a livello nazionale il processo di conservazione del Cavallo Agricolo, della sua valorizzazione e promozione etica.

Un format associativo innovativo di livello, che mette in relazione l’ambiente con le sue tradizioni e la sua cultura attraverso una comunicazione mirata in grado di generare delle interazioni emozionali tra gli attori del settore e realtà circostante.

Il mulo ed il bardotto, in quando produzioni derivate ibride della razza, occupano uno spazio importante già nello statuto* dell’associazione stessa.

Tutti sanno che il mulo è un incrocio tra uno stallone asino e una giumenta. I bardotti sono esattamente l’opposto: un cavallo stallone incrociato con un’asina. A tutti gli effetti, bardotti e muli sono classificati e mostrati insieme sotto il termine generico di “mulo”.

Le orecchie dei muli sono generalmente un po’ più piccole di quelle degli asini, comunque lunghe ma della stessa forma dei genitori dei cavalli.

La conformazione del mulo è una combinazione di tratti di entrambi i genitori. La testa, l’anca e le gambe di solito lo stallone. I muli non mostrano incollatura particolarmente pronunciata al collo neppure quando derivano da razze sangue caldo.

Il mulo presenta un mantello con la taratura di “peli misto”, di solito ciuffi sottili, criniera ruvida e una coda più simile al genitore cavallo.

I muli fanno del loro meglio per imitare il raglio dell’asino, ma la maggior parte ha un suono unico che è una combinazione del nitrito del cavallo e del grugnito del raglio che si interrompe.

La maggior parte inizierà – Whinee-aw ah aw.

Considerati  elemento sostanziale di connessione nonché di  finalizzazione ibrida della razza pura, il mulo ed il bardotto costituiscono un anello di connessione culturale con le tradizioni storiche del nostro paese.

Dall’impiego fino ai primi anni 90 da parte dell’Esercito in particolare nel reparto degli Alpini, sono ancora oggi protagonisti nelle operazioni di esbosco nelle zone impervie che percorrono la penisola, in tutti quei territori inaccessibili ai mezzi meccanici. 

Non meno importanti la loro presenza negli armenti al pascolo, in quanto efficace deterrente assieme ai cani da guardiania, nella protezione del branco dagli attacchi dei predatori selvatici.

Una sorta di “cartolina d’antan” che ancora contribuisce a tramandare tradizioni antiche e a raccontare la nostra terra, in nome di un rapporto ancestrale che lega l’uomo agli animali, valorizza l’allevamento in termini di produzioni zootecniche derivate;  favorisce un ritorno al lavoro “a trazione  animale” che da sempre preserva e salvaguarda i territori.

Un concetto evoluto volto a tutelare non soltanto la biodiversità ma un intero ecosistema ad esso connesso.

Ed è proprio in quest’ottica che PASSIONECAITPR ha attivato un progetto anche grazie al supporto costante del Prof. Carluccio e della Facoltà di Medicina Veterinaria di Teramo nonché dal nostro “CENTRO STUDI PER LA BIODIVERSITÀ EQUINA”  che giunge al terzo anno di raccolta dati e che riconosce proprio nelle produzioni ibride derivate il fattore di differenziazione che la rende realtà unica nel suo genere in Italia.

Numerose le cooperazioni con diverse associazioni francesi, spagnole, tedesche  ed americane sul confronto delle diverse tipologie di muli con particolare attenzione alla taglia XL derivante dall’impiego di fattrici CAITPR e di stalloni asinini di grande mole tra i quali annoveriamo gli Italiani Ragusano e Martina Franca. 

L’unicità si rafforza non solo per l’innovazione progettuale che desta costante interesse nei diversi stake-holder, ma anche sul tipo di rilevamenti fatti che oltre le consuete misure biometriche, per la prima volta in assoluto tengono conto delle variabilità caratteriale dei singoli soggetti, l’attendibilità degli incroci con determinati soggetti e la naturale predisposizione verso alcune specifiche attività.

Ulteriore primato resta l’inserimento del mulo in attività legate alle disabilità nella sfera psichiatrica.

I primi risultati verranno illustrati dettagliatamente  in occasione dell’Assemblea annuale che si terrà nel mese di giugno 2023.

* estratto dall’Art. 4 comma 3 e 13 – statuto dell’Associazione PASSIONECAITPR approvato dall’Autorità competente ex MIPAAF.

III. promuove altresì eventuali ibridazioni derivanti da incroci con specie asinine riconosciute, al fine di valorizzare la produzione zootecnica “derivata” del mulo e/o  del bardotto e riconosciute in apposita sezione dedicata.

XIII. promuove tecniche e filosofie atte a tutelare e valorizzare l’allevamento del CAITPR in armonia con la natura nell’importante ruolo riconosciuto dall’Unione Europea di sentinella ambientale.

link statuto https://www.passionecaitpr.it/statuto_passionecaitpr_2020.pdf




CONVEGNO STATI GENERALI delle Foreste in Abruzzo

Lanciano, 11 aprile 2023. Al fine di fare un punto sulla situazione Foreste in un periodo di particolare fermento, venerdì 14 aprile 2023 presso l’Hotel Excelsior sono indetti gli Stati Generali delle Foreste in Abruzzo.

Il convegno, Organizzato dall’Ordine dei Dottori Agronomi e Dottori Forestali della provincia di Chieti in collaborazione con la FODAF Abruzzo, si propone di configurarsi non solo come conoscitivo, ma anche formativo, non solo come un momento di riflessione ma anche come un momento di spunto e iniziativa, stimolando il dibattito tra gli attori coinvolti, in una Regione fortemente caratterizzata dalla presenza di aree naturali ed aree protette.

Il convegno, dopo i saluti istituzionali, vede un forte coinvolgimento della Regione Abruzzo, con la presentazione di varie relazioni che analizzeranno la situazione odierna con interventi tecnici e molto specifici.

Nella seconda parte della mattinata l’intento sarà quello di stimolare la visione di prospettive moderne per far sì che la gestione forestale possa essere oggi sempre più sostenibile ed in grado di rispondere alle sfide legate alla mitigazione degli effetti dei cambiamenti climatici, alla conservazione della biodiversità, allo sviluppo.

Al centro della discussione ci saranno infatti il ruolo multifunzionale delle foreste e la loro capacità di essere resilienti grazie ad una corretta pianificazione. Voce di spicco tra le altre sarà quella di Alessandra Stefani della Direzione Generale delle Foreste del MASAF.

Presenti alla giornata anche i vertici del Consiglio dell’Ordine Nazionale dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali Sabrina Diamanti (Presidente) e Marcella Cipriani (Vicepresidente).




FIBROMIALGIA: ancora lunga la strada per l’inserimento nei LEA

Se il Ministero è in ritardo, la Regione non è da meno: la legge del 2021 è inattuata. La Giunta Marsilio funga da pungolo per il Governo Meloni

Pescara, 10 aprile 2023. Con questo intervento intendo riaccendere i riflettori sulla fibromialgia, una malattia reumatica cronica ampiamente diffusa, eppure poco considerata, specie dalle istituzioni. Si calcola che tra il 2 e l’8% della popolazione soffra di questa sindrome, di cui il 90% donne.

Nel tentativo di colmare il vuoto legislativo e dotarsi di un quadro di riferimento finalizzato alla prevenzione, diagnosi e cura di questa patologia invalidante, e quindi all’erogazione di prestazioni sanitarie adeguate, il 30 marzo 2021 la Regione Abruzzo ha approvato la Legge Regionale n. 7/2021 “Disposizioni in favore delle persone affette da fibromialgia”.

Il PD ha votato la legge regionale, pur ritenendola poco incisiva rispetto al ben più importante riconoscimento della malattia tra i livelli essenziali di assistenza, di competenza però ministeriale. Tuttavia, oggi dobbiamo rilevare come la legge regionale sia rimasta di fatto inattuata.

Proprio per questo motivo, in data odierna, ho indirizzato una missiva all’Assessore alla Salute Verì, al Direttore del Dipartimento Sanità D’Amario e al Direttore dell’Agenzia Sanitaria Regionale Cosenza al fine di appurare se sia stata data attuazione alle previsioni contenute nella legge.

Nello specifico:

–       se sia stato istituito il Comitato Scientifico Regionale preposto alla redazione delle linee guida per la diagnosi, la cura e la prevenzione della sindrome fibromialgica;

–       se sia stato avviato il Registro Regionale della fibromialgia per la raccolta e l’analisi dei dati clinici dei pazienti al fine di monitorare l’andamento epidemiologico della malattia;

–       se sia stato individuato, entro i 180 giorni previsti, un centro di riferimento regionale per il coordinamento;

–       se la Giunta Regionale abbia inviato al Consiglio la relazione contenente le evidenze emerse e le attività del suddetto Comitato, la cui redazione era prevista entro due anni dalla data di entrata in vigore della legge (scaduti lo scorso 8 aprile). A tal proposito ho richiesto copia del documento, visto che alla V Commissione non è ancora pervenuto, pur essendo scaduti i termini.

Gli unici provvedimenti regionali ad oggi adottati non sono frutto della suddetta legge, ma della votazione di un’apposita mozione nella V Commissione Consiliare durante la seduta dell’8 ottobre 2019 del Consiglio Regionale, che ha portato alla ratifica di una Delibera di Giunta (n. 397/2021), in data 28 giugno 2021 (dunque un paio di mesi dopo la legge senza tuttavia tenerne conto), che ha approvato il Piano diagnostico-terapeutico (Pdta) e le linee guida, formulati entrambi da uno specifico “gruppo regionale” nominato in seguito.

Occorre ricordare come la fibromalgia sconti tra l’altro un gap rilevante in termini di riconoscimento medico e istituzionale, in quanto non è presente nei Livelli essenziali di assistenza (LEA), risultando quindi esclusa dalle patologie che danno diritto all’esenzione. Situazione che comporta enormi disagi per i pazienti, i quali incontrano enormi difficoltà ad accedere a visite, controlli e terapie.

Il Ministero della Salute, da me interpellato, ha fatto sapere che l’inserimento nei LEA della “sindrome fibromialgica grave” non è ancora all’ordine del giorno, e verrà valutato solo una volta entrato in vigore il decreto interministeriale di definizione delle tariffe delle prestazioni incluse nell’allegato 4 al DPCM 12 gennaio 2017. Ha però aggiunto di aver recentemente stanziato, mediante decreto e in applicazione alla legge n. 234 del 2021, un fondo di 5 milioni, ripartito tra le varie Regioni, finalizzato proprio allo studio, alla diagnosi e alla cura della fibromialgia.

Viene lecito a questo punto porre alcuni interrogativi: in che modo la Regione Abruzzo ha impiegato e distribuito su base territoriale queste risorse? Cosa sta facendo la Regione Abruzzo, che non manca occasione per rimarcare il legame politico con il Governo, per sensibilizzare l’approvazione delle tariffe incluse nell’allegato 4 al al DPCM 12 gennaio 2017 e l’inserimento della fibromialgia nei LEA?

In conclusione, il diritto alla salute dei pazienti affetti da questa patologia va tutelato. Per cui sollecitiamo il Ministero a procedere quanto prima all’aggiornamento dei LEA, e la Regione ad attivarsi affinché ciò avvenga e a provvedere all’effettiva attuazione della legge regionale, così da arrivare preparati al momento in cui la fibromialgia verrà finalmente inclusa tra le malattie croniche e invalidanti per cui è prevista l’esenzione.




LINO GUANCIALE e un libro fotografico per noi

Alla fiction Noi , in cui è protagonista l’attore abruzzese vincitore del Premio Ciak d’oro, è dedicato un libro fotografico speciale. La prima presentazione è avvenuta a Sanremo. Quest’estate le altre tappe di presentazione legate al Premio Penisola Sorrentina

Roma, 10 aprile 2023. Lino Guanciale vince, con merito, l’ambitissimo Premio CIAK D’ORO – Miglior attore Serie TV, assegnato dal pubblico, per le sue interpretazioni in Noi e Sopravvissuti. Guanciale ha sfidato i grandi attori, protagonisti della TV italiana, da Argentero a Zingaretti, da Amendola a Bova, e ha trionfato nettamente.

Proprio alla fiction Noi, prodotta da Cattleya per Rai, è ispirato il prodotto editoriale legato al progetto di residenza artistica del Premio Penisola Sorrentina.

Il titolo del libro è emblematico: “Backstage NOI, dall’America a Napoli”. Una photo – novel intensa ed originale che trasforma in racconto ciò che è avvenuto davanti alla macchina fotografica della talentuosa Jessica Guidi. Le emozioni sono raccolte in immagini ma anche in parole-chiave che creano un campo semantico adrenalinico. È un vero e proprio viaggio. Ci sono alcune scene tratte appunto dal backstage della serie televisiva Noi (trasposizione della fortuna serie americana This is us) di cui Jessica è stata la fotografa di scena ufficiale e ci sono le immagini, della stessa autrice, di Napoli, vissuta nel contesto di Voyage, la residenza artistica promossa tra le attività speciali del Premio Penisola Sorrentina. Ricordiamo che, nel 2018, il Premio Penisola Sorrentina è stato assegnato proprio a Lino Guanciale.

 L’ esperimento editoriale “Backstage – NOI, dall’America a Napoli”, ideato da Viridiana Myriam Salerno che ha scritto tutti i testi creativi, restituisce il binomio “città e set”, offrendo una riflessione suggestiva su come il mondo dell’audiovisivo, della cinematografia e dello spettacolo sia composto da tantissime professionalità, a volte nascoste e che meritano le luci della ribalta. Altamente significativa è la prefazione del Patron del Premio Penisola Sorrentina, Mario Esposito, e del Maestro Giuseppe Leone che accompagnano i lettori in questa esperienza emozionale.

Significativa la postfazione di Vincenzo Russolillo, Patron di Casa Sanremo dove è stato presentato il volume per la prima volta. La Casa editrice è Backstage&Set di Alfonso Papa; all’editing hanno lavorato Rita Petolicchio, Raffaele Di Matteo e Gabriella Sandrelli. Il libro è stato stampato in una speciale edizione fuori commercio. Un lavoro di squadra che promette ancora tante sorprese.




ADDIO, PADRE FIORE

Mercoledì il funerale dell’Oblato, fondatore della Corale Polifonica di Sant’Andrea

Pescara, 10 aprile 2023. È morto, nel primo pomeriggio di oggi, lunedì 10 aprile, padre Fiore Paglione, oblato di Maria Immacolata, da più di 60 anni in servizio nella Chiesa di Sant’Andrea di Pescara.

Il religioso, classe 1927, originario di Tornareccio, maestro e fondatore della Corale polifonica di Sant’Andrea «ha dedicato la sua vita alla gente – ricorda monsignor Tommaso Valentinetti, arcivescovo di Pescara-Penne – svelando a generazioni e generazioni di abruzzesi, e non solo, il mistero del canto e della musica sacra. Proprio con queste motivazioni, nel 2018, ricevette il Ciattè d’oro, come segno della riconoscenza dei pescaresi per il suo impegno di fede e per la sua dedizione pastorale».

Il funerale del sacerdote sarà celebrato mercoledì 12 aprile, alle 10, nella chiesa di Sant’Andrea in Pescara. Il corpo di padre Paglione sarà sepolto nella cappella di famiglia nel cimitero di Chieti.

Simone Chiappetta




ZES, POTENZIAMENTO TRASPORTI Stazione di Fossacesia-Torino di Sangro

Da maggio i lavori per le infrastrutture a sostegno dell’area industriale della val di Sangro

Fossacesia, 10 aprile 2023. Nel prossimo mese di maggio partiranno i lavori, per un investimento da 24,4 milioni, sostenuto dalla Zona economica speciale (ZES), per contribuire al rilancio dell’area industriale della Val di Sangro. anche con il potenziamento e l’ innovazione strategica della stazione ferroviaria di Fossacesia. Si entra quindi nella fase operativa dopo la firma del Protocollo d’Intesa per le procedure autorizzative fra la Zes Abruzzo e l’associazione Enti locali del Sangro Aventino, avvenuto il 15 marzo scorso ad Atessa, comune capofila. L’atto è stato firmato alla presenza del  Commissario di Governo, Mauro Miccio, dai sindaci dei comuni coinvolti.

I finanziamenti riguarderanno in particolare: la zona produttiva di Saletti, a Paglieta, con piastra logistica ferroviaria nella quale sono previsti  altri due binari ai tre già esistenti,  che serviranno al trasporto delle merci da e per le industrie; il completamento ed il potenziamento dell’infrastruttura ferroviaria di Fossacesia-Torino di Sangro, scalo che diventerà fondamentale per i collegamenti tra sud e nord d’Italia, in grado di ospitare treni da 750 metri e che sarà quindi funzionale alla logistica del Polo industriale della Val di Sangro verso il Mediterraneo e l’Europa, per componentistica automotive, per veicoli finiti,  per altre tipologie di merci anche riferibili all’economia agricola e forestale della valle e dell’entroterra.

“Fossacesia, per posizione geografica- sostiene il sindaco Enrico Di Giuseppantonio- è in un punto strategico, trovandosi al centro di importanti vie di comunicazione stradali e ferroviarie sull’asse Adriatico-Tirreno, e verso il Nord e l’Est dell’Europa. Tra l’altro la ZES consentirà importanti benefici fiscali e semplificazioni amministrative, che nelle intenzioni dovrebbero consentire lo sviluppo di imprese già insediate o che si insedieranno, attraendo anche capitali dall’estero. Aspetti che possono risultare determinanti per chi decide di investire in questo territorio, la Val di Sangro. Il mio Comune darà  la massima collaborazione per favorire la crescita. Ringrazio il commissario di Governo Zes, Mauro Miccio, per il puntuale, qualificato e intelligente lavoro che conduce, assieme a tutti i suoi collaboratori, agli Enti territoriali ed alla Regione, per l’Abruzzo e per la nostra zona”.




VOCI D’ABRUZZO, Emigrati in Usa e Canada

Raccontati da studenti del liceo G. Vico. Il libro, con storie di vita e interviste, sarà presentato il 12 aprile a Sulmona, poi a Toronto e Hamilton

Sulmona, 10 aprile 2023. È stato pubblicato di recente il volume bilingue italiano/inglese “VOCI D’ABRUZZO”, una raccolta di storie di vita ed interviste di Abruzzesi emigrati in Canada e Stati Uniti. La pubblicazione è stata realizzata dagli studenti del Liceo di Scienze Umane “Giambattista Vico” di Sulmona attraverso una ricerca condotta da una classe, nell’arco del triennio scolastico, coordinata dalle docenti Carolina Lettieri, Anna Lucia Cardinali e Vanessa Romanelli. Quindici gli alunni autori, 12 ragazze e 3 ragazzi, che hanno raccolto degli emigrati biografie e interviste, riportate nel libro. Questi i loro nomi: Barone Fernando, Borrelli Gaia, Cardinale Arianna, Colella Anastasia, D’Alessandro Chiara, Di Carlantonio Sara, Di Cesare Davide, Di Marzo Anna, Gentile Daniele, Mariani Sara, Musti Asia, Osmanaj Rinesa, Pallozzi Alessandra, Pelino Alessia, Zito Giulia.

Il Liceo sulmonese, diretto da Caterina Fantauzzi, si è particolarmente distinto negli anni per l’attenzione portata al fenomeno migratorio della Valle Peligna, dedicando all’argomento ben 3 libri pubblicati: La Merica, Un oceano di carta e appunto Voci d’Abruzzo. Il volume sarà presentato mercoledì 12 aprile, ore 10:30, presso l’Aula consiliare del Comune di Sulmona, con gli interventi di Caterina Fantauzzi, dirigente scolastica, Goffredo Palmerini, giornalista e scrittore, Roberto Santangelo, Vicepresidente del Consiglio Regionale d’Abruzzo e componente del CRAM, e Laura Di Russo, giornalista. Due settimane dopo gli studenti e le insegnanti partiranno alla volta del Canada, dove il libro sarà presentato in programmati incontri con le comunità abruzzesi dell’area metropolitana di Toronto e Hamilton. Il volume reca in Premessa un contributo della dirigente Caterina Fantauzzi, un’Introduzione delle docenti Lettieri, Cardinali e Romanelli che hanno coordinato la ricerca, le Presentazioni di Franco Ricci, docente dell’Università di Ottawa purtroppo venuto a mancare nel novembre 2022, e di Luisa Taglieri, ricercatrice di politiche di genere presso l’Università dell’Aquila, infine la Prefazione di chi scrive che qui di seguito si riporta, nel caso possa essere d’interesse.

***

PREFAZIONE

C’è un altro Abruzzo fuori dall’Abruzzo, più grande di quello dentro i confini. Le stime più attendibili l’attestano certamente al di sopra del milione e trecentomila, dunque più degli abruzzesi che vivono nella regione. Gente che ha conosciuto, insieme agli italiani delle altre regioni, la più grande diaspora della storia dell’umanità. Perché tale è stata l’emigrazione italiana dall’Unità d’Italia, nel 1861, fino agli anni Settanta del secolo scorso, quando le uscite migratorie dal Paese andarono affievolendosi nei numeri. Complessivamente erano usciti dall’Italia, in poco più d’un secolo, quasi 30 milioni di emigrati, sparsi in ogni angolo del mondo. Argentina, Brasile, Stati Uniti le rotte principali oltreoceano della prima grande emigrazione.

Poi, nel secondo dopoguerra, ad esse s’aggiunsero Venezuela, Canada, Australia ed altri Paesi, e quindi l’Europa, con Svizzera, Francia, Belgio, Gran Bretagna e Germania. In numeri sensibilmente inferiori l’emigrazione italiana s’indirizzò anche nel continente africano, in Sud Africa, ma anche nei paesi del Maghreb che affacciano sul Mediterraneo. Negli anni recenti, con la crisi economica del 2007 che ha colpito particolarmente le economie dell’Occidente e sensibilmente l’Italia, con una disoccupazione che tocca precipuamente i giovani, è ripresa nel nostro Paese l’emigrazione, certamente di altro genere rispetto a quella storica, e tuttavia in termini crescenti fino ai 150mila esodi l’anno. Questo fenomeno, diretto in nord America, Europa e Australia, ha preso anche le vie dell’Est, particolarmente in Cina e nei Paesi della penisola arabica (Emirati, Arabia Saudita).

Un fenomeno rilevante, dal punto di vista politico economico e sociale, storicamente trascurato e politicamente talvolta pressoché rimosso. La nostra Storia nazionale dedica all’emigrazione italiana un’attenzione minima, residuale. Sui testi scolastici è del tutto assente o, se presente, relegata in poche pagine marginali. C’è dunque assoluta necessità, se l’Italia vuole davvero conoscere e riconoscere l’altra Italia – che conta 80 milioni di italiani nel mondo delle varie generazioni dell’emigrazione – che la storia della nostra emigrazione entri finalmente nella Storia d’Italia, con tutta la rilevanza che le compete, con il suo significato politico e sociale, con la sua dimensione economica e culturale. La storia dell’emigrazione deve dunque entrare nei programmi delle scuole italiane, nei piani di studio delle nostre università.

Sarà bene che le Istituzioni considerino quest’altra Italia, ben più grande di quella dentro i confini, come una parte assai importante per la cultura italiana, per la diffusione della nostra lingua, per la promozione dello stile e del gusto italiano che accompagna il made in Italy, per le opportunità in campo economico che una così grande e preziosa risorsa di autentici ambasciatori, quali sono i nostri connazionali nel mondo, può rappresentare in un mercato globale.

Giova ricordare a classi dirigenti sovente poco attente all’attualità della nostra emigrazione, ancora giudicata secondo triti stereotipi piuttosto che nella realtà, come gli italiani all’estero hanno conquistato rispetto e prestigio occupando posizioni di rilevanza nelle università, nell’economia, nella ricerca, nell’imprenditoria, nell’arte, persino nei Parlamenti e nei Governi dei Paesi di accoglienza. Ecco, quando l’Italia sarà finalmente capace di riconoscere l’altra Italia in tutto il suo valore, un’altra storia potrà riguardare il nostro Paese, in termini di presenza culturale nel mondo e finanche di peso politico nello scacchiere mondiale, contando 140 milioni di italiani, di cui 60 dentro i confini e gli altri nel mondo.

Queste modeste annotazioni di ordine generale valgono altrettanto per l’Abruzzo, dentro e fuori i confini. Negli ultimi anni, sebbene permangano ancora preoccupanti lacune di conoscenza del fenomeno migratorio, anche a livello istituzionale, va tuttavia crescendo una consapevolezza matura di cosa abbia rappresentato e rappresenti l’emigrazione abruzzese. Allo scopo generale, e a quello dell’Abruzzo in particolare, hanno valso certamente pubblicazioni e saggi sull’emigrazione, un fenomeno che man mano va illuminandosi di attenzione e di sorprese. Alle trattazioni degli studiosi per fortuna si è andata aggiungendo man mano una pubblicistica che affida riflessioni, analisi e annotazioni alle pagine dei giornali su carta come pure al grande mondo della stampa online, più pervasiva e meglio presente perché liberamente attingibile nel web da ogni angolo del pianeta.

A queste importanti risorse della comunicazione della conoscenza da tempo si va affiancando un’editoria più particolare, che alla trattazione del fenomeno in generale, sul piano sociologico e culturale, preferisce una narrazione diversa, perfino più efficace ed intrigante. L’emigrazione abruzzese viene raccontata, infatti, attraverso un ricco caleidoscopio di esistenze, di storie vissute, di esperienze esplorate e di pregiudizi sconfitti con l’esempio e la virtù, con il talento e l’intraprendenza, con il coraggio e il valore. Uomini e donne abruzzesi in terra straniera così hanno saputo guadagnarsi la stima e la considerazione nei Paesi d’accoglienza, grazie a testimonianze di vita specchiate ed esemplari, conquistando con la serietà, l’ingegno e la creatività posizioni di rilievo.

Di quest’altro Abruzzo, attraverso il racconto di storie vissute, parla anche VOCI D’ABRUZZO, il nuovo libro che gli studenti del Liceo Giambattista Vico di Sulmona, coordinati dalle loro insegnanti Carolina Lettieri, Anna Lucia Cardinali e Vanessa Romanelli, dopo le belle pubblicazioni realizzate negli anni scorsi (La Merica e Un oceano di carta), finalmente portano alla luce grazie alla lungimiranza della dirigente scolastica Caterina Fantauzzi, assai sensibile verso lo studio del fenomeno migratorio italiano. Sono vite di Abruzzesi, in gran parte originari del territorio peligno, che in Canada e negli Stati Uniti hanno messo in mostra il loro talento, la loro creatività, la ricchezza del loro patrimonio culturale, affermandosi in molteplici campi di attività e contribuendo così a rendere onore alla loro terra d’origine e alla loro Patria, l’Italia, dando esempio e testimonianza di serietà, laboriosità e ingegno.

In questo bel libro ne troverete alcuni di questi personaggi che eccellono in politica, nelle università, nelle istituzioni e nella pubblica amministrazione, nell’imprenditoria, nelle arti, nell’informazione, nella ristorazione, nella vita sociale e culturale. Persino nei Parlamenti e nei Governi nazionali, con ruoli anche di primo piano (come ad esempio gli “abruzzesi” Nancy Pelosi, attuale speaker nel Congresso americano, e Mike Pompeo ex Segretario di Stato degli Usa, e come Maurizio Bevilacqua in Canada, ex Ministro della Ricerca scientifica e poi delle Finanze, solo per fermarci al Nord America).

Vi troverete anche storie di emigrazione, con tutto il corollario di prime difficoltà e di tenacia a superarle, di riscatto rispetto alle condizioni di partenza dall’Italia, di integrazione nei luoghi e nelle società di accoglienza, in Canada e negli Stati Uniti d’America, là conquistandosi il rispetto e la stima. E’ uno straordinario patrimonio di uomini e donne che rendono onore all’Italia e all’Abruzzo, terra natale dove affondano le loro radici, dove s’ispirano le loro emozioni, dove traggono l’eredità culturale, dove ripongono l’amore per secolari tradizioni e le nostre ricchezze artistiche e ambientali. Di questo retaggio hanno una sana fierezza, un orgoglio denso di antichi valori, specchio della millenaria civiltà delle genti d’Abruzzo.

Della loro terra, dei borghi e delle città che la costellano, dello straordinario scrigno di meraviglie d’arte e architetture, della cangiante armonia che dalle alte vette del Gran Sasso, del Sirente e della Maiella, scende alle rigogliose colline fino allo splendore del mare, i nostri abruzzesi nel mondo sono profondamente innamorati. E la straordinaria bellezza del nostro Abruzzo la raccontano, in tutta la sua suggestione, laddove loro vivono. I nostri Abruzzesi nel mondo sono gli ambasciatori e i migliori promoter delle meraviglie dell’Abruzzo. Il lettore ne avvertirà il senso e l’anima stessa di quest’altro Abruzzo, illuminato di sapienza, di talento e di valori.

Goffredo Palmerini




L’ABRUZZO HORROR che ci piace

Nel film l’omaggio sentimentale alla cultura e al folclore della nostra regione

di Mira Carpineta

Teramo, 10 aprile 2023. È in programmazione dal 30 marzo scorso, in tutte le sale cinematografiche italiane PANTAFA, il film dalle atmosfere gotiche del regista di origine abruzzese Emanuele Scaringi (la sua famiglia proviene da Altavilla frazione di Montorio al Vomano, in provincia di Teramo).

Con Kasia Smutniak, Greta Santi, Mario Sgueglia, Betti Pedrazzi, Mauro Marino, Giuseppe Cederna e con Francesco Colella, prodotto da Fandango con Rai Cinema e distribuito da Fandango e con la presenza del premio Oscar per i costumi, Gabriella Pescucci, il film narra la storia di Marta, giovane madre single che si trasferisce insieme a sua figlia Nina a Malanotte, un piccolo paese di montagna. La bambina da qualche tempo soffre di paralisi ipnagogiche, un disturbo del sonno che può portare ad avere stati allucinatori, e Marta ha pensato che un po’ di aria di montagna e di lontananza dalla frenesia cittadina possano giovare alla piccola.

La casa in cui si trasferiscono però è tutt’altro che accogliente e per le strade di Malanotte non si vedono mai bambini. I sintomi di Nina cominciano a peggiorare già dalla prima notte, la bambina fa incubi sempre più vividi in cui una figura spettrale le si siede sul petto, la immobilizza e le ruba il respiro. Per Marta, madre sola in un paese che le appare sempre più sinistro, sarà ogni giorno più difficile trovare il modo di fare la cosa migliore per la sua bambina.

Come nasce il progetto PANTAFA?

Qualche anno fa – racconta Emanuele Scaringi – mi capitò di leggere un articolo scientifico sugli studi del dottor Romanelli sulla “paralisi del sonno”, uno stato alterato della fase rem che può provocare allucinazioni. Questa disagievole condizione che si verifica principalmente durante la notte ha dato origine in molte regioni a miti e leggende di mostri che incombono sul dormiente paralizzandolo. In Abruzzo questo mostro si chiama pantafa o pantafeche ed è raffigurata come un’orribile strega anche se non è proprio una strega”.

In effetti il mondo fantastico della tradizione orale abruzzese è ricchissimo di questi personaggi che personificano paure ancestrali…

La Pantafa è la raffigurazione del mostro. La rappresentazione del male. L’incarnazione della nostra parte più buia – spiega il regista – Un male oscuro che ci consuma quotidianamente e rode ogni nostra piccola sicurezza. La Pantafa è una parte di noi, parla delle nostre bassezze più recondite. Quello che spaventa non è l’orrore mostrato ma il non visto, l’orrore che viene evocato. Quello che non si potrebbe raccontare. Le storie dell’orrore servono anche a questo, a trasformare, tramandare e liberarsi delle nostre paure e debolezze.”

Così come le favole non insegnano che i mostri non esistono, ma che esiste il modo di vincerli, in questo film la simbologia evocativa è molto presente.

“Ricordiamo che le ninne nanne delle nonne con l’uomo nero che porta via i bambini – aggiunge Scaringi – non sono proprio rassicuranti, ma questa narrazione fantastica per quanto possa sembrare spaventosa ha un intento educativo per il bambino che deve diventare adulto vincendo le sue paure”.

Nel folclore popolare il nome di questi mostri cambia da regione a regione, ma il concetto rimane lo stesso e offre moltissimi spunti per un cinema di genere, come l’horror appunto, che però in Italia non ha un grande mercato, nonostante abbia avuto in passato grandi maestri come Dario Argento. Perché l’horror non ha grande spazio nella cinematografia di casa nostra?

“Per quanto riguarda la scelta del soggetto – continua Scaringi – ho pensato di raccontare un mostro “nostro” che tutti più o meno conosciamo, che si discosta completamente da ciò che siamo abituati a vedere al cinema e che è praticamente monopolio estero. In Italia purtroppo questo genere soffre di una serie di limiti riguardanti la distribuzione, la fascia oraria di programmazione, minori giorni di proiezione, minori sponsorizzazioni, forse dei pregiudizi che però incidono sulla richiesta di mercato. La Rai in questo progetto è stata coraggiosa perché per quanto si possa lavorare su un tema, lo spettatore o il lettore rimangono i soli giudici. Ognuno ne elabora un suo personale significato”.

PANTAFA riporta l’Abruzzo nei cinema; eppure, il film non è stato girato nella nostra regione, dove mancano, purtroppo le strutture necessarie a sorreggere l’industria cinematografica in genere, sia finanziarie che logistiche. È un peccato perché negli ultimi anni l’Abruzzo ha generato idee, storie e autori molto amati.

“Questo film è anche un modo di restituire al territorio la sua cultura e i suoi valori ancestrali – conclude Scaringi – e così facendo, preservarne la memoria”.

Emanuele Scaringi

L’horror Pantafa, basato su una leggenda popolare, è il suo secondo lungometraggio dopo l’esordio con La Profezia dell’armadillo tratto dalla graphic novel di Zerocalcare, Venezia 2018, con cui ha partecipato a oltre 50 festival. Ha curato la regia delle serie tv Bangla (Nastro d’Argento come miglior commedia) e L’Alligatore (puntate Il corriere colombiano e Il Maestro di nodi) tratta dai romanzi di Massimo Carlotto. Produttore creativo del film Bangla di Phaim Bhuiyan e produttore delegato dei film I predatori di Pietro Castellitto, Il regno di Francesco Fanuele, Dove cadono le ombre di Valentina Pedicini, Smetto quando voglio di Sydney Sibilia, Tutti contro tutti di Rolando Ravello e L’ultimo Terrestre di Gipi.

Ha scritto le sceneggiature di Senza nessuna pietà di Michele Alhaique, Diaz don’t clean up this blood di Daniele Vicari e BB e il cormorano di Edoardo Gabriellini. Ha realizzato il documentario Okùnchiràn Emergency in Cambogia, I edizione Festa del Cinema di Roma 2006. Ha diretto le riprese degli spettacoli teatrali Moby Dick di Alessandro Baricco, Non Dirlo di Sandro Veronesi, Chisciotte e gli invincibili di Erri De Luca, I capitoli dell’infanzia di Davide Enia e dei concerti della notte della Taranta, del tour di Vinicio Capossela Nel niente sotto il Sole, di Ciao Poeta omaggio a Sergio Endrigo.