CHI PENSA E PARLA TROPPO DI SÉ stesso non annuncia il Signore ma spesso parla a vanvera

L’inizio del Vangelo di Marco è quasi uno scandalo per quanto è scarno, asciutto, essenziale. Di per sé è un grande monito al nostro parlare e parlare, e spesso a vanvera

di Don Rocco D’Ambrosio

Globalist.it, 9 dicembre 2023. Il Vangelo odierno: Inizio del vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio. Come sta scritto nel profeta Isaìa: «Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero: egli preparerà la tua via. Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri», vi fu Giovanni, che battezzava nel deserto e proclamava un battesimo di conversione per il perdono dei peccati.

Accorrevano a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme. E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati.

Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, e mangiava cavallette e miele selvatico. E proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo». (Mc 1, 1-8 – II Avvento B).

Sono tempi di “infodemia”, cioè di una velocità elevata nella diffusione di falsità, specie sui social. E prendiamo sempre più coscienza di come non abbiamo molti mezzi per difenderci da malsane diffusioni di notizie, se non il buon senso, lo studio, la ricerca e il confronto con amici esperti. In questo mondo, che ha tante parole e tanti mezzi per diffonderle, l’inizio del Vangelo di Marco è quasi uno scandalo per quanto è scarno, asciutto, essenziale. Di per sé è un grande monito al nostro parlare e parlare, e spesso a vanvera.

Nel testo evangelico troviamo poche parole per riprendere una tradizione ebraica millenaria: il profeta è inviato per preparare a eventi salvifici, per raddrizzare sentieri, per riportare la gente a Dio. Non parla di sé; non fa pubblicità al proprio orto; non è autoreferenziale; non ha paura di umiliarsi, anzi desidera abbassarsi perché sia chiaro che: “Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali”. Sembra quasi che senza umiltà (del profeta) non c’è autentica profezia: chi pensa troppo a sé stesso e parla troppo di sé stesso alla fine non annuncia il Signore, il “dito” del suo cuore e della sua mente non indica l’Altro ma se stesso, sempre e comunque se stesso; fino a diventare stucchevole e insopportabile, quanto deleterio.

L’autentico profeta prepara la visita di un Altro. La visita per eccellenza: quella del Signore Gesù. Il rischio di essere retorici o moralistici, in materia, è molto alto. Preparare la visita del Signore è un’opera difficile. Qualche volta ci illudiamo che bastano due preghiere e due piccoli sacrifici (o “fioretti”, come si diceva una volta) per essere pronti. È giusto così? Non penso proprio.

Attendere è un lavoro in profondità. È una sorta di liberazione da sé stesso: bisogna spostare il cuore e la mente, gli occhi e le braccia verso un altro, più grande e più importante di me, nonostante le distrazioni piccole e grandi che abbiamo. Sono queste distrazioni a spostare lo sguardo interiore dall’attesa del Signore all’attesa di cose, progetti, situazioni, incontri. Ad iniziare da ciò che è negativo – ciò che chiamiamo tentazioni – che ci allontana dal Buon Dio in maniera determinante. Ma anche ciò che è positivo ci può prendere così tanto da dimenticare il Signore, da metterlo in secondo piano. Pensiamo spesso e tanto alla famiglia, alle nostre relazioni, al lavoro, all’impegno sociale o politico e così via. Chiediamoci: come si sarebbe comportato il Battista tra queste distrazioni negative e positive, lui che avevo lo sguardo fisso su “Colui che viene dopo di me ed è più forte di me”?

Forse è un po’ lunga – e me ne scuso – ma la lettera a Riviere (1907) di Paul Claudel potrebbe aiutarci a riflettere sul fatto che attendere e ricercare il Signore è una cosa seria. E come tutte le cose serie ha anche le sue prove, insieme alle sue gioie. Il linguaggio di Claudel non è molto moderno, ma la sostanza è quella, è sempre quella. Eccola: “Siate mio fratello, siate con me. Venite a Dio che vi chiama. Lo so, è un momento di angoscia terribile, ma occorre farlo. Vi sono tante cose che vi paiono infinitamente dolci o terribilmente desiderabili, a cui dovete rinunciare. E d’altra parte nella religione cattolica vi sono tante cose dure da credere, tante cose umilianti a praticarle, un abbassamento così impietoso delle nostre piccole idee e delle nostre piccole persone! Ma non temete, occorre farlo. Non credete a coloro che vi diranno che la giovinezza è fatta per divertirsi: la giovinezza non è fatta per il piacere, è fatta per l’eroismo. «Prendete coraggio, io ho vinto il mondo». Non credete di essere diminuito, sarete al contrario meravigliosamente aumentato. A mano a mano che avanzerete, le cose vi appariranno più facili, gli ostacoli che erano formidabili vi faranno ora sorridere. Tutti quei grandi nomi, tutti quei poeti, quegli scrittori, quei filosofi la cui ombra ha coperto la nostra giovinezza, ne vedrete a un tratto l’esile persona grottesca ‑ e non affatto la povertà, ma il puro nulla del pensiero anticristiano. C’è un passaggio della vostra lettera che mi fa sorridere. È quello dove dite che temete di trovare nella religione la fine della ricerca e della lotta. Ah, caro amico, il giorno in cui avrete ricevuto Dio in voi, avrete un ospite che non vi lascerà quiete: «Io non sono venuto a portare la pace, ma la spada». Sarà il grande fermento che farà scoppiare tutti i vasi, sarà la lotta, la lotta contro le passioni, la lotta contro le tenebre dello spirito, non quella in cui si è vinti, ma quella in cui si è vincitori”.

Chi pensa e parla troppo di se stesso non annuncia il Signore ma spesso parla a vanvera (globalist.it)




A QUESTO SERVE IL CORPO

Lunedì in sala consiliare la presentazione del nuovo libro della giornalista Roberta Scorranese

Roseto degli Abruzzi, 9 dicembre 2023 Lunedì 11 dicembre alle ore 18.30 presso la Sala Consiliare del Municipio di Roseto degli Abruzzi, la Commissione Pari Opportunità di Roseto, con il patrocinio dell’Amministrazione Comunale, organizza un incontro con la scrittrice Roberta Scorranese che presenterà il libro “A questo serve il corpo”. L’evento, che rientra nel cartellone degli eventi natalizi del Comune, sarà un’occasione unica per scoprire il nuovo lavoro della scrittrice e giornalista abruzzese.

“A questo serve il corpo” è un viaggio nell’arte attraverso i corpi delle donne, che racconta la storia e la cultura del corpo femminile attraverso le opere dei grandi artisti di tutti i tempi. Il libro offre uno sguardo nuovo sulle opere d’arte, capaci di indicare la strada per connetterci con una fisicità fatta di accettazione, rinunce, dolore, felicità. Un’opera che unisce saggio e romanzo, ricostruzione storica e finzione, biografia e narrazione. Le donne dipinte, le donne reali, le donne come visioni in questo libro ci dicono che felice è il corpo capace di cambiare, di non rimanere immobile, di essere guardato senza perdere il proprio mistero, di amarsi prima di essere amato, di farsi luce dentro una tela o voce dentro un racconto.

Roberta Scorranese, abruzzese di nascita, vive a Milano. Giornalista, lavora al Corriere della Sera, dove è vice caposervizio delle pagine Eventi Culturali. È direttrice scientifica del Master Arte presso Rcs Academy Business School. Per Bompiani ha scritto il memoir Portami dove sei nata (2019) e il saggio A questo serve il corpo (2023).

“Gli eventi di sensibilizzazione, organizzati da Amministrazione Comunale e da Cpo rappresentano un contributo importante alla lotta contro la violenza di genere, un fenomeno ancora troppo diffuso e a volte silenziato nella nostra società – affermano la Presidente del Consiglio Comunale Gabriella Recchiuti e la Consigliera con delega alle Pari Opportunità Toriella Iezzi – Con questi appuntamenti puntiamo a raggiungere quante più persone possibili e contribuire a creare una cultura del rispetto e dell’uguaglianza tra i generi”.

“Continua l’opera di sensibilizzazione portata avanti dalla Commissione Pari Opportunità di Roseto degli Abruzzi nei confronti di temi legati alla donna, alla vita quotidiana, ai diritti e alla lotta alla violenza di genere – aggiunge la Presidente della Cpo Silvia Mattioli – In questa occasione lo facciamo attraverso la presentazione di un libro di un’importante autrice, Roberta Scorranese, che ci permette di dare uno sguardo diverso al mondo delle donne. Entrare in questo mondo complesso che può avere moltissime sfaccettature e questo si può fare attraverso l’arte, la bellezza e l’amore. Attraverso sguardi diversi cerchiamo di parlare del mondo delle donne, di valorizzarlo e di far risaltare un’immagine di donna che sia libera, indipendente, autonoma e che possa vivere pienamente e con autodeterminazione la propria femminilità”.




LUIGI NIGLIATO ELETTO PRESIDENTE

Sezione Agroalimentare di Confindustria Chieti Pescara

Pescara, 9  dicembre 2023. Luigi Nigliato – 61 anni di Pescara, Direttore Risorse Umane dell’Azienda Molino e Pastificio De Cecco S.p.A. Pescara – è il nuovo presidente della Sezione Agroalimentare di Confindustria Chieti Pescara. Succede a Roberto Di Domenico – titolare dell’azienda Spiedì – che resta nel Direttivo con il ruolo di Vicepresidente.

La Sezione Agroalimentare di Confindustria Chieti Pescara aggrega oltre 40 aziende delle due province: vi lavorano oltre duemila dipendenti e nel loro insieme realizzano un fatturato complessivo di oltre un miliardo e quattrocento milioni di euro annui.

In Confindustria Chieti Pescara la sezione rappresenta, tutela e promuove l’industria abruzzese degli alimenti e delle bevande: si tratta del secondo settore manifatturiero italiano che, con un fatturato annuo di oltre 182 miliardi di euro, contribuisce per l’9,5% al PIL nazionale.

In Abruzzo, il settore alimentare è quinto per numero di occupati all’interno della filiera e al secondo posto se guardiamo allo specifico della produzione di pasta e vino.

Il neopresidente ha sottolineato che il settore è uno dei primi ad aver affrontato le sfide della sostenibilità e coniuga tradizione e innovazione, contribuendo in modo significativo all’economia locale. Le esportazioni – che registrano da anni una tendenza in crescita – testimoniano l’apprezzamento globale per la qualità e la diversità dei prodotti agroalimentari abruzzesi. Un settore che riveste un ruolo cruciale anche come ambasciatore del Made In Italy nel mondo. Questi saranno i temi al centro del suo mandato.

L’Assemblea sezionale svoltasi nei giorni scorsi ha eletto anche i Consiglieri. Si tratta di Stefania Bosco – presidente Storiche Cantine Bosco Nestore, Giuseppe Carulli – amministratore unico di Gegel Srl, Martino Domenichini – direttore industriale area amministrativa di Gesco Sca Gruppo AMADORI, Smeraldo Ferri Franchini – responsabile tecnico di Ibs Sas e Sandro Spella – presidente Consorzio Citra Vini.

Il Direttore Generale di Confindustria Chieti Pescara Luigi Di Giosaffatte ha partecipato ai lavori assembleari, evidenziando che: “Le aziende abruzzesi sono in linea con il panorama nazionale del settore: da un lato l’industria agroalimentare sta applicando i principi dell’economia circolare (a livello nazionale è stato riciclato il 73% degli imballi, superando il target UE 2030 del 70%) e dell’utilizzo efficace delle risorse (-50% consumo di acqua in 30 anni; -30% di energia consumata in 20 anni). Il settore inoltre promuove i principi della dieta mediterranea, che sono patrimonio dell’Unesco: mette così al centro il benessere e la salute delle persone con prodotti di assoluta qualità, dagli elevati standard di sicurezza alimentare e con un’ampia offerta di alimenti sempre più in linea con le emergenti esigenze dei consumatori”.

Allegate foto – credits Confindustria Chieti Pescara.




MANCA UNA VERA CONSAPEVOLEZZA DEL PRESENTE

PoliticaInsieme.com, 9 dicembre 2023.

A chi volesse farsi un’idea su come funziona la scuola italiana quale luogo di formazione intellettuale dei nostri ragazzi e di approccio all’attuale storia del mondo converrebbe leggere il “Manifesto occupazione Liceo Niccolò Copernico- Bologna, novembre e dicembre 2023”.

Apre con un “Indice”, che annuncia un’Introduzione (Perché occupiamo?), quattro paragrafi (1. Questione Palestinese; 2. Questione violenza di genere; 3. Questione scolastica; 4. Le nostre proposte) e un paragrafo finale: “La nostra occupazione”. Come segnalato dal sito dell’Istituto, il Liceo è occupato dal 30 novembre. Si tratta di una scuola “grossa”: 1.692 alunni, divisi in 68 classi.

Il Manifesto impone una riflessione a noi adulti, perché espone le idee chiare e distinte di una generazione che non si adagia nell’indifferenza, che è generosamente attenta e attiva rispetto a ciò che si muove fuori dalle mura dell’Istituto scolastico, ma che è ridotta a raccattarle fuori dalla scuola infondate e/o banali.

E costringe a porsi la domanda: dove sono i maestri e gli educatori? Perché, certo, le generazioni adulte non possono cavarsela dicendo che “so’ ragazzi!” e che i ragazzi possono scrivere tutto ciò che credono, perché si ritiene che, tanto, le loro idee non contino e che, comunque, le idee sono labili, arrivano e scivolano via ad ogni cambio delle stagioni della vita… Il primo gesto educativo è quello di prenderli sul serio.

L’Introduzione del Manifesto parte da “due fatti di una gravità inaudita su differenti fronti: il genocidio di un popolo sottomesso da ormai più di 75 anni e l’ennesima vittima di un sistema maschilista e patriarcale”.

Genocidio, ma da parte di chi?

Il popolo sottomesso da più di 75 anni sono i Palestinesi della striscia di Gaza. I docenti di storia avranno spiegato ai ragazzi che Gaza è stata sotto occupazione israeliana dal 1967 al 1994, per 27 anni e non per 75?  E che dal 1995 Gaza è sotto “governo” palestinese? E che dal 2006 si trova sotto la feroce dittatura di Hamas, che da allora non ha più indetto un’elezione? Servirebbe una qualche lezione di storia.

Ma sappiamo come funziona la fedeltà burocratica e ottusa ai programmi. In ciascuno dei successivi anni del triennio superiore ciascun docente continua imperterrito a parlare delle Repubbliche marinare o della Guerra dei Trent’anni o della Marcia su Roma.

E il presente? Zero! Ai nostri ragazzi le informazioni arrivano solo via TV, pochissimo dai giornali, molto dai volantini di gruppi politici altamente ideologizzati e dai social. Molti docenti si sforzano personalmente di introdurre strumenti per la lettura del presente storico, ma le poche ore a disposizione e la gabbia burocratica dei programmi sono un ostacolo insormontabile.

C’è da meravigliarsi se nel loro Manifesto i ragazzi ricorrono all’uso di vocaboli quali “genocidio” e “pulizia etnica” in modo decisamente improprio e estensivo? L’attacco di Hamas è classificato come “un attacco ai civili”, quello di risposta di Israele è semplicemente un genocidio.

Eppure “genocidio” è, secondo la definizione dell’ONU, l’insieme degli “atti commessi con l’intenzione di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso”. Di certo, intenzioni e pratiche genocide sono state esibite, rivendicate e praticate da Hamas. Le guerre sono tragiche e producono tragedie umanitarie, ma non sono, ancora, genocidi.

Del tutto infondata è anche l’affermazione che sarebbe in corso in Israele “una violenta repressione” verso chi prova ad opporsi al governo Netanyahu. A chi si oppone non sarebbe riconosciuta “la libertà di espressione”. Sono mesi che almeno metà società israeliana riempie le piazze contro la riforma “costituzionale” di Netanyahu ed è dal 7 ottobre che si svolgono “sit in” e marce per la restituzione degli ostaggi.

Dal 7 ottobre le piazze di tutto l’Occidente euro-americano sono occupate da manifestazioni a sostegno della Palestina. Ma il Documento scrive che “in Europa vengono vietate la manifestazioni a sostegno della Palestina”. I ragazzi mentono, sapendo di mentire? Non credo. Semplicemente non sono informati. E chi dovrebbe farlo, se non, in primo luogo, i loro insegnanti? Al Copernico, lamenta il Manifesto, “non è stato possibile dichiararci contrari a un genocidio”. Difficile decidere della fondatezza dell’accusa, ma sorge un dubbio: qualcuno ha discusso seriamente con questi ragazzi su ciò che sta succedendo nel Vicino Oriente? O è un tema estraneo alla scuola?

Educazione sessuale in ambito scientifico e anatomico?

Il Manifesto chiede “l’introduzione di una funzionale e non reazionaria educazione sessuale e affettiva” con un progetto “che coinvolga la nostra scuola e che alterni lezioni frontali di ambito scientifico e anatomico (sic!) e ore orizzontali di dibattito che portino tutti ad una maggiore sensibilizzazione sull’argomento”.

La proposta squaderna tutte le banalità che ci hanno sommerso dopo l’uccisione di Giulia Cecchettin, mirabilmente sintetizzate e riciclate da Elly Schlein: l’educazione sessuale ed affettiva ridotta a qualche ora di lezione di anatomia e a ore di dibattito orizzontale.

Così, anche la povera Giorgia Meloni è accusata di fingere di voler fermare questa barbarie, “quando è lei in primis a farne parte, portando avanti politiche reazionarie e conservatrici, negandoci ogni possibilità di autodeterminazione”.

D’altronde, la visione della società espressa nel Manifesto non dà scampo: “Da studenti e studentesse siamo pienamente consapevoli di vivere in una società marcia, fatta di individualismo, competizione e sopraffazione, che si rafforza nella volontà di possesso e nel dominio patriarcale”.

Si tratta, of course, della marcia società liberal-democratica e capitalistica dell’Occidente. C’è differenza tra questo anticapitalismo di sinistra e quello risuonato domenica scorsa nei comizi dell’ultradestra europea a Firenze? Neanche un po’! Sulla base di questa visione, negli anni ’70 si finiva nell’insurrezionalismo e nella lotta armata. Oggi si può coerentemente approdare alla “cancel culture”, al “wokism” o a votare Salvini o “i rossobruni”.

La scuola, un gulag?

Il sistema scolastico è descritto come la gabbia del merito, delle differenze di classe, del disagio psichico: “Lo studente non solo è oppresso dalle aspettative genitoriali, ma percepisce una valutazione sulla persona e non sulla prestazione fornita. Attacchi d’ansia e panico sono ormai divenuti una normalità, svoltare l’angolo del bagno e incontrare uno studente in lacrime per via di una bassa valutazione non stupisce più nessuno”.

La descrizione dell’ambiente scolastico, in cui i ragazzi passano la metà delle loro giornate e la loro vita fino ai 19 anni è drammaticamente sconsolante. Fondate tanto o poco, queste percezioni rivelano una sorta di disperazione passiva, senza futuro, senza sbocco. I migliori occupano l’Istituto, i più fragili vanno dallo psicologo o si ritirano nella propria stanza a fare gli Ikikomori, i nuovi indifferenti vivono in una realtà parallela…

Questo Manifesto – ma ne circolano molti altri nelle scuole del Paese – è una denuncia ennesima della condizione giovanile, specchio di una società adulta, che invecchia senza più nessuna voglia di aprire ai propri figli i sentieri impegnativi del nostro tempo storico. Forse essa stessa preda di una disperazione passiva, forse affetta da sonnanbulismo, come suggerisce il 57esimo Rapporto Censis, in questo tempo di aspettative decrescenti e di “desideri minori”.

Difficile prevedere quanto futuro possa avere un Paese che sta seduto sulla faglia, mai così larga e profonda, che si è aperta tra le generazioni adulte e la generazione Z, e che il Liceo Copernico di Bologna drammaticamente rappresenta.

Giovanni Cominelli




NATALE A TEATRO 2023

Il Progetto dell’amministrazione Comunale e della Cooperativa Fantacadabra

Avezzano, 9 dicembre 2023.  L’Amministrazione Comunale di Avezzano e la Cooperativa Fantacadabra
daranno vita ad un programma di eventi e spettacoli “Natale a Teatro2023” per bambini e famiglie al Castello Orsini per le festività natalizie. Una serie di appuntamenti con classici della letteratura per l’infanzia: storie indimenticabili come il nostro celebre spettacolo sensoriale “La Bambina dei fiammiferi”, lo spettacolo “Cenerentola”, e “La bella addormentata” reinterpretati da compagnie di lunga esperienza nell’intrattenimento dei più piccoli. L’iniziativa, promossa dal Comune di Avezzano e “Fantacadabra Teatro”, per la direzione artistica di Mario Fracassi, nasce per coinvolgere le famiglie della Marsica per un Natale
con un’opportunità in più: dar vita ad una occasione per genitori, nonni e amici, di partecipare ad un incontro diverso, in compagnia dello spettacolo dal vivo e delle sue uniche emozioni”.

Il periodo natalizio è il momento ideale per trascorrere del tempo con la propria famiglia e con i propri amici. Non c’è dunque occasione migliore per proporre alla città un calendario di appuntamenti teatrali dedicati ai bambini e ai ragazzi. Sarà un modo bello e divertente di trascorrere le giornate di festa, sgranando gli occhi di fronte alle storie fantastiche che saranno raccontate dal palco, ma anche con i giochi, le animazioni, i racconti.

“NATALE A TEATRO” si caratterizzerà per un programma ricco e articolato con titoli importanti e accattivanti come: “LA BAMBINA DEI FIAMMIFERI”; “CENERENTOLA”, “LA BELLA ADDORMENTATA?”, : “ e poi giochi, letture animate e animazione…

CALENDARIO SPETTACOLI: Avezzano – Castello Orsini

DOMENICA 17 DICEMBRE
Ore 17
Compagnia Florian Metateatro
LA BELLA ADDORMENTATA
Liberamente ispirato alle fiabe di Perrault e Grimm,
Teatro d’attore e di figura dai 4 anni
con Alessio Tessitore e Serena Di Gregorio
regia Mario Fracassi
ideazione scena Tiziana Taucci realizzazione Fabrizio Paluzzi
oggetti di scena Wally e Lara Di Luzio.

VENERDÌ 22 DICEMBRE
Ore 15, 16, 17, 18, 19 e 20
Una Cooproduzione Fantacadabra e Florian Metateatro
“LA BAMBINA DEI FIAMMIFERI ”
da Hans Christian Andersen
Con: Roberto Mascioletti, Santo Cicco, Laura Tiberi, Giulia Basel,
Martina Di Genova Emanuela D’Agostino, Alessio Tessitore, Germana Rossi
e Mario Fracassi
Musiche e canzoni di Paolo Capodacqua eseguite dal vivo da Germana Rossi
Regia Mario Fracassi
Spettacolo di narrazione e suggestioni sensoriali con canzoni, suoni,
odori, sapori… per sette attori, un musicista ed un piccolo gruppo di
spettatori bendati.

GIOVEDÌ 28 DICEMBRE
Ore 17
CENERENTOLA IN BIANCO E NERO
Proscenio Teatro di Fermo
musiche originali:Giuseppe Franchellucci, Marco Pierini – Costumi:
Valentina Ardelli – Pupazzi: Lucrezia Tritone – scene: Giacomo Pompei
ideazione e regia Marco Renzi

DOMENICA 17 DICEMBRE
Ore 17
Florian Metateatro
LA BELLA ADDORMENTATA
Liberamente ispirato alle fiabe di Perrault e Grimm,
Teatro d’attore e di figura dai 4 anni
con Alessio Tessitore e Serena Di Gregorio
regia Mario Fracassi
ideazione scena Tiziana Taucci realizzazione Fabrizio Paluzzi
oggetti di scena Wally e Lara Di Luzio.

Un desiderio profondo anima la storia dei due sovrani tristi: avere un
figlio. Proveranno di tutto e la corte si animerà di stravaganti figure
con fantasiose soluzioni. Dopo l’astrologo di corte, il cuoco, la dama,
il maniscalco, finalmente qualcosa avverrà e il loro desiderio sarà
esaudito. Una bambina di nome Rosaspina crescerà a corte, tra le mille
attenzioni dei novelli genitori, ma qualcosa dovrà ancora accadere, un
pericolo che minaccerà la loro felicità. Lo spettacolo, in tournée da
vari anni, ha affascinato i bambini di tutta Italia attraverso l’unione
della componente popolare dei pupazzi e la sperimentazione dei linguaggi
espressivi del corpo e della voce, in un tourbillon di personaggi, voci,
costumi che mandano avanti il racconto con leggerezza. In questa
versione si presenta con la nuova. partecipazione di Serena Di Gregorio,
attrice abruzzese di talento formatasi a Milano alla scuola Paolo Grassi
in Teatro Danza e a Udine all’Accademia d’Arte Drammatica Nico Pepe,
assieme ad Alessio Tessitore, attore storico del Florian Metateatro.

VENERDÌ 22 DICEMBRE
Ore 15, 16, 17, 18, 19 e 20
“LA BAMBINA DEI FIAMMIFERI ”
da Hans Christian Andersen
Con: Roberto Mascioletti, Santo Cicco, Laura Tiberi, Giulia Basel,
Martina Di Genova Emanuela D’Agostino, Alessio Tessitore, Germana Rossi
e Mario Fracassi
Musiche e canzoni di Paolo Capodacqua eseguite dal vivo da Germana Rossi
Regia Mario Fracassi

… quello che non si vede, che per alcuni è illusione, è invece una
speranza nella quale tutti possiamo credere.(Papa Francesco)
Spettacolo di narrazione e suggestioni sensoriali con canzoni, suoni,
odori, sapori… per sette attori, un musicista ed un piccolo gruppo di
spettatori bendati.
Lo spettacolo nasce da un percorso artistico sviluppatosi per opera del
regista Mario Fracassi e si avvale della presenza di numerosi attori,
animatori e musicisti.
Con il teatro sensoriale si ha come l’impressione che il teatro
abbandoni se stesso, si spogli d’ogni orpello estetizzante per riportare
lo spettatore alla densità del proprio sentire. Sogno e mistero si
abbracciano per una conoscenza più profonda delle cose nella loro
materia, forma e funzione e il teatro sensoriale come una chiave magica
riesce ad aprire le porte dell’immaginazione per far affiorare nuove
interpretazioni, nuove visioni, evocare ricordi ed esperienze.
“Era la vigilia dell’ultimo dell’anno. Nevicava e faceva molto freddo.
La piccola fiammiferaia vagava per la città, cercando invano di vendere
fiammiferi. La gente passava incurante della bimba. La piccina si
accovacciò sulla neve per ripararsi dal freddo …”
Gli spettatori viaggiano con la mente e quando riaprono gli occhi si
accorgono di quanto la realtà sia diversa dall’immaginazione. Aprire gli
occhi… Ecco, lo spettacolo è tutto qui. Perché si assiste bendati,
seduti, con intorno gli attori e le attrici che raccontano questa storia
e ce la fanno vivere proprio in quelle dimensioni che il teatro non ci
offre mai, quella dell’udito, dell’olfatto, del tatto. E della musica,
vero e proprio tessuto sonoro dello spettacolo. E’ questa la partitura
di un viaggio dentro se stessi, il viaggio che “La bambina dei
fiammiferi” propone a tutti noi, un viaggio per spettatori di ogni età.
Teatro sensoriale per piccoli gruppi di spettatori bendati dai 5 ai 99
anni
Lo spettacolo verrà replicato più volte
“La Bambina dei fiammiferi ” da Hans Christian Andersen
“Con La bambina dei fiammiferi il genere della fiaba viene restituito
alla sua ricchezza originaria, ma al contempo viene «formato» un
pubblico nuovo, nel senso che viene predisposto un canale efficace per
l’ascolto di un codice proveniente dalla cultura orale: gli effetti
spettacolari della fiaba sono posti fuori dalla sfera del visibile e
dentro quella della visione…. Ne La Bambina dei fiammiferi, oltre alla
visibilità disattivata (ed attraverso di essa), la caratteristica
principale dello spettacolo è rappresentata da
una riscoperta contiguità personale ed umana tra ospiti ed ospitanti
della scena, prima che spettatori ed attori. C’è spazio per il pudore,
per via di una inedita intimità che si instaura già prima dello
spettacolo con l’affidamento cieco agli accompagnatori che conducono per
mano gli spettatori bendati verso le loro poltrone, e poi continua nel
corso della performance, quando accompagnamento ed affidamento si
trasmutano sul piano sensoriale; si avverte sulla propria pelle il
soffio del freddo patito dalla bimba ma anche il calore irrorato dalla
sua fantasia, dove si materializza una stufa immaginaria, quindi odori,
sapori e voci di desideri bruciati al lume di fiammiferi caduchi,
anch’essi tangibili… In quest’ottica, lo spettacolo sensoriale
orchestrato da Mario Fracassi – pur coprendo formalmente gli occhi dello
spettatore- espone sotto una lente di visibilità potenziata i meccanismi
impliciti e microscopici della creazione teatrale: il significato delle
parole del testo guadagna e diventa senso…
All’interno di un caleidoscopio di effetti coordinati con rigore
costante, bisogna rendere nota delle bellissime musiche e canzoni
composte da Paolo Capodacqua, tramite cui trova compimento il
coinvolgimento emotivo del pubblico, accanto ad una polifonia di voci
provenienti da diverse direzioni ed articolate su più livelli formali
anche nei frangenti non musicali.
Con La bambina dei Fiammiferi, FANTACADABRA Teatro dà seguito ad un
progetto complessivo che mostra di saper coinvolgere il pubblico adulto
accanto a quello dei giovanissimi attorno a proposte trasversalmente
efficaci in termini di offerta di eventi rivolti all’intera
collettività.
(Paolo Verlengia – Dottore di Ricerca in Discipline dello Spettacolo,)

GIOVEDÌ 28 DICEMBRE
Ore 17
CENERENTOLA IN BIANCO E NERO
Proscenio Teatro di Fermo
musiche originali:Giuseppe Franchellucci, Marco Pierini – Costumi:
Valentina Ardelli – Pupazzi: Lucrezia Tritone – scene: Giacomo Pompei
ideazione e regia Marco Renzi

Cenerentola è certamente una delle storie più conosciute e raccontate al
mondo, la sua origine si perde nella notte dei tempi, si dice che
provenga dalla Cina ma altri sostengono che fosse conosciuta già
nell’antico Egitto. La prima testimonianza italiana si deve a
Giambattista Basile che la riporta nel suo “Lo Cunto de li Cunti”
(1635), mentre le più fortunate e conosciute versioni in occidente sono
quelle che ci sono arrivate da Charles Perrault (1697) e dai Fratelli
Grimm (1822), scritture per molti versi simili ma con importanti
differenze, soprattutto nel finale. La nostra visitazione prende spunto
proprio da queste incredibili e diverse maniere di far concludere la
vicenda, da una parte Perrault, che perdona le malefatte della matrigna
e delle sue figlie e che vede addirittura Cenerentola accoglierle nel
Palazzo dove era andata in sposa con il Principe, idea ripresa poi da
Walt Disney nel suo celeberrimo film d’animazione (versione bianca).
Dall’altra la “zampata” dei Fratelli Grimm, che invece puniscono
severamente
le sorellastre, facendole accecare da due colombi nel giorno delle nozze
di Cenerentola (versione nera). Lo spettacolo racconta fedelmente la
vicenda, attraversando i momenti più cari e noti al pubblico di ogni
età, ci sarà in scena Cenerentola in carne ed ossa, col suo vestito
sporco di cenere e con quello sfavillante con cui si presenta alla
festa, ci sarà il Principe, la scarpetta abbandonata e tutto il resto.
Non mancheranno, come tradizione della compagnia, pupazzi animati,
situazioni divertenti e coinvolgimento diretto del pubblico. Quella di
Cenerentola è storia di mondi magici, di straordinari rapporti con la
natura e gli animali, ma è anche storia di una profonda ingiustizia, di
riscatto, di prepotenze sconfitte, del bene che trionfa sul male. Tutti,
chi prima e chi dopo, abbiamo subito nella nostra vita dei torti, si
comincia già a scuola con il triste fenomeno del bullismo, e tutti
abbiamo sognato di avere giustizia, questo ci permette un’immediata
identificazione con le vicende di Cenerentola, siamo dalla sua parte sin
dall’inizio, lo siamo stati per secoli e continueremo ad esserlo ancora.