CASA PER CASA-STREET FIGHT

Secondo appuntamento teatrale con la Storia che, nel 1943, entrò tragicamente e violentemente nelle case degli ortonesi

Ortona, 18 dicembre 2023. Ferite aperte che, a 80 anni di distanza, sono ancora vive nella memoria di una popolazione uscita stremata dalla Battaglia della Seconda Guerra Mondiale durante la quale si affrontarono, strada per strada, Alleati e Tedeschi e che valse alla città la Medaglia d’oro al Valor civile.

Sul palcoscenico del teatro Francesco Paolo Tosti andrà in scena, mercoledì 20 dicembre alle 20:45, “Casa per Casa: il racconto della Battaglia di Ortona” del Teatro del Krak basato sul libro “I pellerossa che liberarono l’Italia” di Matteo Incerti (Corsiero editore).

Il Comune di Ortona, la sezione “Dario Serafini” dell’ANPI di Ortona, lo SPI-CGIL celebreranno i drammatici fatti dell’autunno-inverno 1943 trasportando il pubblico proprio in quei giorni attraverso il racconto personale di due soldati canadesi, nativi nordamericani: Gordon Yellow Fly del popolo Siksika, Blackfoot, sepolto nel cimitero canadese di San Donato, e George Campion, metis, che, tra gli atti di valore, compì anche quello di salvare un neonato dalle braccia della madre morta rischiando la propria vita.

Nell’autunno del 1943 la storia con la S maiuscola incontrò le storie personali degli abitanti della città e di coloro che vennero ad affrontarsi per le strade di Ortona. Fu un incontro fatale, che portò morte e distruzione di cui Ortona porta ancora oggi i segni.

“Con le iniziative pensate in occasione degli 80 anni dalla Battaglia di Ortona condivise e sostenute dall’amministrazione comunale, vogliamo dare spazio alla Memoria, ricordando coloro che hanno perso la vita, civili e militari, nel tragico inverno del 1943”, sottolinea Antonio Pellegrini, presidente della locale sezione ANPI, “la nostra, però, non vuole essere solo un’iniziativa che guarda al passato in maniera statica. Il ricordo deve servire alle nuove generazioni per costruire, su quelle macerie e su quella disperazione, gli anticorpi a derive dittatoriali, come furono il fascismo e il nazismo, che neghino i diritti, quelli con la D maiuscola. Per questo, nelle scorse settimane, sono stati avviati, in collaborazione con lo SPI-CGIL, dei progetti nelle scuole di Ortona grazie alla partecipazione e all’impegno di docenti che hanno aderito con entusiasmo a questa idea che guarda certamente al presente e al futuro. Lo spettacolo che sarà in scena mercoledì sera è stato proposto grazie alla volontà dell’amministrazione anche agli studenti ortonesi. Non dimentichiamo mai ciò che è accaduto tenendo ben in mente che la storia debba fare da guida alle giovani generazioni.”




DIPLOMI DELLE SENTINELLE DI CIVILTÀ E FELICITÀ   

Con la Scuola Primaria Fabbiani si conclude l’attività progettuale di “Sentinelle di Civiltà e Felicità” per le scuole primarie del territorio angolano.

Città Sant’Angelo, 18 dicembre 2023. “Diplomiamo oggi tante nuove giovani sentinelle con le tre classi quinte della primaria Fabbiani di Marina di Città Sant’Angelo. I bambini sono stati straordinariamente attenti, partecipi ed entusiasti di apprendere ed analizzare concetti difficili come l’empatia e il pregiudizio, passando attraverso un’analisi delle parole da non dire.

Insegnare ai giovani alunni che i termini legati alla disabilità non devono essere usati, come spregevolmente spesso accade tra gli adulti, come insulto è tra le cose fondamentali per costruire una società inclusiva. Ringraziamo l’amministrazione comunale per aver patrocinato il progetto e la Dirigente Romano per credere nella necessità di formare i futuri cittadini con un occhio rivolto all’inclusione delle diversità.

“I bambini si sono anche cimentati nella passeggiata empatica insieme ai loro insegnanti, quasi increduli di quanto possa essere complesso spostarsi in carrozzina” così Claudio Ferrante ideatore e realizzatore del progetto in qualità di Disability manager ed esperto esterno in tantissime scuole.

Queste le parole della Dirigente Lorella Romano sostenitrice del progetto sin dai suoi primissimi passi quasi dieci anni fa: ”Oggi si conclude per  il secondo anno il percorso Sentinelle di Civiltà e Felicità con i bambini della Primaria  Fabbiani, con il patrocinio del Comune di Città Sant’Angelo.  Con Claudio  Ferrante e Carrozzine Determinate, i nostri più  piccoli  studenti si scoprono attenti, sensibili, accoglienti e pronti a profonde riflessioni. Il processo avviato è quello che porta ad appassionarsi alla Vita e alle sue diversità, imparando ad abbandonare l’immaginario collettivo dei nostri antenati e di molti ignoranti, contemporanei, che pensano alla disabilità come   all’Homo sapiens monstruosus, l’infelice e spaventosa creatura delineata nel Settecento dallo «scienziato» Carl von Linné”.

“ L’associazione Carrozzine Determinate con tutto il suo direttivo è’orgogliosa di patrocinare costantemente e portare avanti questo progetto nelle scuole per la formazione di nuove coscienze sociali, perché parlare di disabilità non è difficile se lo si sa fare. Ringraziamo per la collaborazione preziosa la sanitaria Artes di Montesilvano per la fornitura delle carrozzine” così Mariangela Cilli segretaria dell’associazione.

Claudio Ferrante

Presidente Associazione Carrozzine Determinate




NASCE ABRUZZO MEDIO ADRIATICO

Confindustria: approvata oggi dalle assemblee la fusione tra Confindustria Chieti Pescara e Confindustria Teramo

Pescara, 18 dicembre 2023. Si chiama Confindustria Abruzzo Medio Adriatico delle province di Chieti Pescara e Teramo: è nata oggi dopo il sì delle Assemblee delle due associazioni che ha decretato la fusione tra Confindustria Chieti Pescara e Confindustria Teramo.

La cerimonia che si è svolta all’Hotel Hermitage a Silvi (TE) lascia il segno nella storia associativa della nostra Regione: la piena identità negli obiettivi dei due Presidenti Silvano Pagliuca, presidente di Confindustria Chieti Pescara e Lorenzo Dattoli, presidente di Confindustria Teramo, ha portato al raggiungimento di questo importante traguardo per le oltre mille imprese rappresentate.

Un progetto che si inserisce nel nuovo orizzonte organizzativo dell’intero sistema associativo italiano, tanto che Carlo Bonomi, Presidente Confindustria, non ha voluto mancare all’appuntamento, sottolineando la sua soddisfazione per il risultato ottenuto dai due presidenti abruzzesi a vantaggio di tutte le imprese del territorio.

Oltre 200 gli imprenditori presenti a testimoniare la condivisione di prospettive, ambizioni ed orizzonti per l’economia abruzzese. Una visione in cui l’imprenditore è al centro di un dialogo tra impresa e istituzioni per fronteggiare le sfide del futuro. Una rete vastissima, quindi, che ha manifestato la sua voglia di fare: di fare impresa, di lavorare, di valorizzare il territorio, di fare squadra, dal nord al sud dell’Abruzzo.

Silvano Pagliuca, che ne sarà il primo Presidente, ha dichiarato: “Abbiamo scritto l’obiettivo a penna e il cammino a matita. A volte abbiamo usato la gomma per cancellare alcuni tratti rettilinei inserendo le curve ma mai a gomito.  E passo dopo passo, giorno dopo giorno, ci siamo resi conto di quanto fosse pericoloso restare fermi. Perciò siamo stati inclusivi, siamo inclusivi e lo continueremo ad essere. Il prossimo obiettivo che scriviamo sin da ora a penna è quello di una Confindustria regionale. Oggi ci sono soltanto due tipologie di aziende: quelle che cambiano e quelle che scompaiono. E noi oggi con questa fusione abbiamo voluto essere protagonisti del cambiamento.”

Lorenzo Dattoli sarà il Vicepresidente Vicario di Confindustria Medio Adriatico e ha così espresso la sua soddisfazione per lo storico traguardo: “Aumentare la rappresentatività della nascente nuova territoriale, che avrà dimensioni maggiori anche di regioni come il Molise e la Basilicata, vuol dire imporsi come elemento aggregante per servizi e opportunità. La nuova associazione darà come benefici maggiore cooperazione fra le aziende, con gli altri Istituti ed Enti della Regione; unirsi è uno strumento per affrontare mercati sempre più sfidanti e per uno sviluppo del tessuto industriale dell’Abruzzo. Ma anche per affrontare le sfide della modernità e dell’innovazione. La sfida dell’imprenditoria non sta solo nel creare valore per sé stessi, ma nell’essere un fattore positivo per il progresso della società, sapendo che il successo non viene mai raggiunto individualmente, ma collaborando e sostenendosi reciprocamente”.

Luigi Di Giosaffatte ricoprirà il ruolo di Direttore Generale, mentre quello di vicedirettore verrà ricoperto da Luciano De Remigis.

Confindustria Abruzzo Medio Adriatico per numero di imprese aderenti si pone tra le più grandi associazioni del Mezzogiorno, superando anche alcune realtà regionali del Sud Italia. Avrà sede legale e principale a Pescara in Via Raiale 110/bis, sede operativa a Teramo in Via Isidoro e Lepido Facii snc – Frazione di Sant’Atto – Zona Industriale Servizi con il mantenimento anche degli Uffici Territoriali di Vasto e di Val di Sangro.

L’operazione di unificazione è nata dall’esigenza di rafforzare in ambito interprovinciale, regionale e nazionale la rappresentanza delle imprese produttrici di beni e servizi di un’area estesa che confina con due regioni e precisamente a sud con il Molise ed al nord con la Marche. Tale rafforzamento è propedeutico ad aumentare la rappresentatività e il ruolo del sistema delle imprese all’interno della Macro Regione Adriatico-Ionica.

La realizzazione di un’unica importante Associazione confederata tra le tre province abruzzesi segna un ulteriore passo avanti nel percorso di unificazione interprovinciale avviato nel 2014 dagli allora presidenti delle Confindustrie di Chieti e di Pescara Paolo Primavera ed Enrico Marramiero – anch’essi presenti all’Assemblea odierna – ed è premessa indispensabile per migliorare il livello di qualità e di efficienza dei servizi erogati, in particolare per le PMI. La fusione viene altresì incontro alle esigenze di razionalizzazione che le grandi imprese multilocalizzate chiedono per evitare la frammentazione della rappresentanza sul territorio nazionale.




DUE PROGETTI DI RICERCA

UnivAQ partecipa a Dottorato di interessa nazionale in Catalisi

L’Aquila, 18 dicembre 2023 – Il 18 e 19 dicembre 2023 l’Università degli Studi di Perugia è la sede del kick-off meeting del Dottorato Nazionale in Catalisi, un ambizioso progetto formativo e di ricerca che coinvolge 26 università italiane, prestigiosi enti di ricerca come CNR (Consiglio nazionale delle ricerche), INSTM (Consorzio Interuniversitario Nazionale per la Scienza e Tecnologia dei Materiali), CIRCC (Consorzio Interuniversitario per le Reattività Chimiche e la Catalisi), e numerose aziende che hanno sostenuto il corso attraverso il cofinanziamento di borse di studio o la partecipazione al collegio docenti.

Il corso è un’importante iniziativa che unisce forze accademiche, istituzionali e industriali nell’approfondimento della catalisi, un campo cruciale per lo sviluppo sostenibile, la transizione ecologica e l’innovazione chimica. Al momento, il Dottorato Nazionale in Catalisi conta la partecipazione di 30 dottorandi provenienti da tutto il mondo, riflettendo l’interesse internazionale e la risonanza globale del corso. 

Il Prof. Luigi Vaccaro, coordinatore nazionale del Dottorato Nazionale in Catalisi, sottolinea il contesto di riferimento del dottorato e l’importanza della catalisi nell’economia e nel sistema paese, dichiarando: “Il Dottorato di Interesse Nazionale in Catalisi è stato reso possibile grazie alla collaborazione di 26 università, 5 centri di ricerca e istituzioni, e 15 aziende italiane e straniere. La catalisi è il motore trainante di molte industrie cruciali per la competitività del sistema produttivo italiano ed europeo. Attraverso la ricerca avanzata e la formazione di talenti, intendiamo consolidare il ruolo della catalisi per affrontare sfide globali e promuovere soluzioni sostenibili. Il Dottorato Nazionale in Catalisi rappresenta quindi un passo significativo verso la creazione di una rete di eccellenza che favorirà lo sviluppo di competenze avanzate nel campo della chimica, contribuendo allo sviluppo di soluzioni innovative e sostenibili per le sfide del nostro tempo.”

L’Università degli Studi dell’Aquila partecipa attivamente al Dottorato di Interesse Nazionale in Catalisi con due progetti di ricerca, uno focalizzato su argomenti inerenti alla catalisi eterogena mediante lo sviluppo di materiali porosi, riciclati da biomasse, per lo stoccaggio di idrogeno e l’altro su catalisi supramolecolare e organocatalisi sia per lo sviluppo di nuove metodologie sintetiche per molecole ad alto valore aggiunto che per aumentare la sostenibilità di prodotti di uso quotidiano. 

“Questa iniziativa dei dottorati di interesse nazionale, complementare ai dottorati di ricerca tradizionali, basandosi sull’aggregazione di competenze e beneficiando di un coordinamento nazionale che consente la condivisione di risorse e opportunità, permette di valorizzare le eccellenze scientifiche dei giovani dottorandi anche nelle sedi universitarie più piccole, come la nostra, garantendo loro l’accesso a infrastrutture di ricerca nazionali altrimenti meno fruibili”, aggiunge il Prof. Marcello Crucianelli, Ordinario di Chimica Generale ed Inorganica al DSFC, dipartimento di Scienze Chimiche e Fisiche UnivAQ.

“L’opportunità che una dottoranda possa fare ricerca in un network nazionale, avendo collaborazioni con colleghi e aziende in un ampio spettro, è un alto valore aggiunto per il nostro Ateneo che promuove e crede nella formazione e nel territorio. Inoltre, l’investimento della Fater SpA, per cofinanziare un progetto di ricerca portato avanti da una giovane ricercatrice, testimonia quanto le aziende ripongano fiducia nel nostro Ateneo, nei nostri ricercatori e nella ricerca che portiamo avanti in un contesto ampio”, conclude il prof. Armando Carlone, professore associato in Chimica Organica al DSFC.




INCLUDI LAVORO

Al via il progetto di inclusione lavorativa per persone svantaggiate e disabili psichiatrici.  L’Unione di Comuni “Città Territorio Val Vibrata”, capofila dell’intervento

Sant’Omero, 18 dicembre 2023. Questa mattina, presso la sede dell’Unione di Comuni Città Territorio Val Vibrata a Sant’Omero si è costituita un’Associazione Temporanea di Scopo per dare il via al progetto di inclusione lavorativa, “Includi Lavoro, destinato a persone svantaggiate e con disabilità psichiche. L’intervento è stato finanziato dalla Regione Abruzzo con 1 milione 291 mila euro (nell’ambito del progetto Abruzzo include 2) e individua l’Ambito Distrettuale Sociale “Val Vibrata” come capofila.

Della nuova Ats fanno parte, oltre all’Ambito “Val Vibrata” (Unione Comuni Val Vibrata), l’Ambito Distrettuale Sociale “Tordino – Vomano” (Unione di Comuni “Terre del Sole”); l’Asl di Teramo (attraverso il Dipartimento di Salute Mentale); l’organismo di formazione accreditato dalla Regione Abruzzo P.D. Formazione & Servizi e l’agenzia per il lavoro Manpower.

L’iniziativa coinvolgerà 18 Comuni (Alba Adriatica, Ancarano, Civitella del Tronto, Colonnella, Controguerra, Corropoli, Martinsicuro, Nereto, Sant’Egidio alla Vibrata, Sant’Omero, Torano Nuovo e Tortoreto, Bellante, Giulianova, Morro d’Oro, Mosciano Sant’Angelo, Notaresco e Roseto degli Abruzzi) ed è rivolta a 140 utenti (compresi i nuovi richiedenti) dei Servizi sociali. Nello specifico: 65 utenti presi in carico dall’Ambito Val Vibrata, 45 utenti dall’Ambito Tordino-Vomano e 30 utenti del Dipartimento di Salute Mentale della Asl di Teramo.

La proposta vuole rappresentare un importante strumento di contrasto al crescente fenomeno dell’esclusione sociale e della povertà nelle sue diverse forme.  L’iniziativa, che avrà durata di 24 mesi, si pone l’obiettivo specifico di prendere in carico 140 destinatari che mediante i progetti personalizzati saranno avviati a tirocini extracurriculari, tirocini inclusivi e borse lavoro.

In sintesi, l’intervento sarà articolato in 2 linee: la linea 1 prevede la presa in carico dei destinatari con progetti personalizzati di inclusione sociale. Contemporaneamente sarà pubblicato uno specifico avviso pubblico mediante il quale saranno raccolte le manifestazioni di interesse da parte dei potenziali soggetti aventi diritto; la linea 2 invece prevede l’attivazione dei tirocini extracurriculari in favore di 70 utenti della durata di 12 mesi con un impegno di 25 ore settimanali e con un’indennità mensile di  600 euro; l’avvio dei tirocini inclusivi in favore di 40 utenti della durata di 12 mesi con un impegno di 25 ore settimanali e con un’indennità mensile di 500 euro; borse lavoro in favore di 30 utenti, con disagio psichico, per una durata di 12 mesi ed un’indennità di partecipazione mensile di 340 euro.

“Oggi si apre una preziosa porta di accesso al mondo del lavoro per i soggetti più deboli e in particolare condizione di difficoltà socio-economica e comunque in carico ai servizi socio-assistenziali, sanitari e/o socio-sanitari territoriali>>, afferma congiuntamente il presidente dell’Unione di Comuni Val Vibrata, Massimo Vagnoni ed il suo omologo dell’Unione di Comuni “Terre del Sole”, Mario Nugnes. <<Si tratta di un intervento molto importante perché favorisce le condizioni di inserimento nel mondo del lavoro di persone che per diversi motivi si trovano in una particolare condizione di svantaggio e fragilità attraverso percorsi personalizzati di inclusione sociale; le opportunità formative e occupazionali offerte diventano così uno strumento prezioso per il recupero di una autonomia personale e per la realizzazione del proprio progetto di vita. Saranno attivati almeno 140 progetti individualizzati di accompagnamento al lavoro, compresi tirocini e borse lavoro, prevedendo per ciascuno l’erogazione di una indennità mensile di partecipazione quale sostegno all’inclusione attiva dei destinatari fino ad un importo massimo mensile di 600 euro.

Inoltre, particolare attenzione verrà data anche alla promozione della parità di genere, facilitando quanto più possibile la partecipazione dei tirocinanti gravati da un grave carico di cura di familiari conviventi, attraverso l’erogazione di voucher fino  a 1000,00 euro a copertura dei costi dei servizi di assistenza alla persona che consentano di organizzare i propri tempi in modo da poter partecipare al progetto (ad esempio servizi di assistenza e cura in caso di persona con minori, anziani e diversamente abili), e ancora dei costi per il trasporto e l’eventuale vitto.”




INCONTRO CON IL PEDAGOGISTA CRISTIANO CORSINI

Chieti – Auditorium del Rettorato – 20 dicembre 2023 – ore 16:00

Chieti, 18 dicembre 2023. Mercoledì 20 dicembre, alle ore 16.00, presso l’Auditorium del Rettorato a Chieti, l’Università degli Studi “Gabriele d’Annunzio” di Chieti-Pescara, ospiterà Cristiano Corsini, professore ordinario di Pedagogia sperimentale presso il Dipartimento di Scienze della Formazione dell’Università Roma Tre. Già docente della d’Annunzio dal 2017 al 2019, il prof. Corsini torna nel capoluogo abruzzese per un incontro/dibattito con docenti e formatori provenienti da tutta la Regione sul tema della valutazione.

Da sempre impegnato nella formazione dei docenti e sulle prospettive della docimologia, autore di numerose pubblicazioni e riferimento scientifico di diverse piattaforme specializzate, Cristiano Corsini rappresenta oggi una voce autorevole nel panorama docimologico e raccoglie l’eredità della grande tradizione pedagogica italiana che, a partire da Visalberghi e Vertecchi, ha affrontato e ridefinito i confini della valutazione formativa e trasformativa.

 L’evento sarà introdotto dai saluti istituzionali del Pro-Rettore vicario, professor Carmine Catenacci, del Direttore del Dipartimento di Lettere, Arti e Scienze Sociali, professor Stefano Trinchese, della professoressa Ilaria Filograsso, Direttrice del CAMAFI (Centro di Ateneo Multidisciplinare per l’Alta Formazione degli Insegnanti) e vedrà gli interventi dei professori Claudio Crivellari e Maila Pentucci.

L’ultima fatica del professor Corsini è “La valutazione che educa. Liberare insegnamento e apprendimento dalla tirannia del voto” (FrancoAngeli editore). Rivolta a insegnanti, dirigenti, studenti e a chiunque abbia a che fare con la valutazione in campo educativo, l’opera analizza alla radice la funzione stessa che viene attribuita al processo valutativo, gli errori da evitare e gli approcci, i metodi, le attività e gli strumenti da adottare ai fini della formulazione di riscontri valutativi validi, rigorosi e trasformativi.

La strada percorsa dalla valutazione educativa – spiega il professor Claudio Crivellari, docente di Pedagogia generale e sociale, presso il Dipartimento di Lettere, Arti e Scienze sociali della “d’Annunzio” – è da sempre contrassegnata da ostacoli e usare la valutazione come dispositivo riproduttivo di selezione meritocratica rappresenta una scelta che minimizza lo sforzo di insegnanti, studentesse e studenti e consente al sistema di legittimare iniquità altrimenti insostenibili. Al contrario – conclude il professor Crivellari – l’impiego della valutazione come prassi democratica e strategia trasformativa comporta quel rigore metodologico e quell’assunzione di responsabilità che scoraggiano individui poco propensi a mettere in discussione valori e rapporti di potere consolidati.

Maurizio Adezio




MAXI TOMBOLATA

Dolci della tradizione e allegria

Luco dei Marsi, 18 dicembre 2023. Piccoli premi, sorprese, cartelle e tombolini, fragranti dolci della tradizione preparati dalle abili mani delle “Femmene de ‘na ‘ota”, brindisi e allegria: tutto pronto a Luco dei Marsi per la maxi-tombolata, aperta a tutti, in programma per domani, martedì 19 dicembre, dalle 15, nelle sale dell’ex municipio.

L’evento, annoverato nella rassegna natalizia a tema: “Natale sotto l’Albero”, è organizzato dall’Amministrazione comunale in sinergia con la Pro Loco cittadina e il Gruppo Alpini luchese. Nella cucina sociale, da poco completamente ristrutturata e attrezzata, la nutrita squadra delle “Femmene de ‘na ‘ota” preparerà i classici “Frittejji” di ceci e di patate, secondo rodate ricette, personalizzate unicamente con le piccole varianti concesse all’estro personale ma rigorosamente aderenti alla preparazione tradizionale, così come tramandata da nonne e mamme.

La “squadra speciale” delle cuoche sarà all’opera già dalla giornata di oggi.

“Ci sono momenti e profumi che più di altri richiamano il Natale, le sue atmosfere, la sua gioia,

e così è di sicuro per la tradizionale tombolata, accompagnata dai nostri dolci tipici del periodo. Per questo abbiamo voluto organizzarne un formato maxi, aperta a tutti, un momento di condivisione “social” veramente e tutt’altro che virtuale”, sottolinea la sindaca Marivera De Rosa, “Si passa  sempre più tempo online e sempre meno insieme alle persone, ma a fare la differenza, tante volte, è un sorriso, una vicinanza, una bonaria battuta spontanea, una mano tesa, tutto quello che può trasmettere davvero calore umano.

Abbiamo pensato questa iniziativa, dunque, come momento di più ampia partecipazione e condivisione, dal sapore un po’ antico ma autentico. Grazie alla buona volontà e alla bravura delle vulcaniche “Femmen de ‘na ‘ota”, che ringrazio, insieme alla pro Loco e al Gruppo Alpini, potremo gustare, tra una tombolata e l’altra, anche alcuni dei dolci più amati del periodo. Invito tutti a partecipare”.




STATO DELL’ARTE E PROSPETTIVE POLIZIA LOCALE ABRUZZO

Chieti, 18 dicembre 2023. Il CSA RAL, Organizzazione Sindacale maggiormente rappresentativa della Polizia Locale ha appreso del convegno “Stato dell’arte e Prospettive Polizia Locale Abruzzo” in programma il prossimo martedì 19 dicembre a Sant’Omero e riguardo alla situazione della Polizia Locale evidenzia quanto segue:

1) La Regione ha approvato un Regolamento regionale che è inadeguato alle esigenze della Polizia Locale, contiene disposizioni controverse e illegittime che non salvano i diritti acquisiti e costituiscono un grave danno per la Polizia Locale ed i suoi Addetti:

2) La Regione non finanzia, non programma e non realizza le attività formative del personale di Polizia Locale come stabilito dalla D.G.R. n. 177/2022 e non finanzia il funzionamento dell’Osservatorio di Polizia Locale come stabilito dalla D.G.R. n. 769/2020;

3) La Regione non ha stabilito i requisiti per la selezione del personale di Polizia Locale;

4) La Regione nei casi diffusi di persistente inerzia/inadempimento degli Enti Locali non interviene nei loro confronti.

Il CSA RAL ricorda all’Assessore reg.le Quaresimale ed al Presidente della I Commissione Consiliare reg.le Montepara, che parteciperanno al convegno, che lo stato dell’arte della Polizia Locale ha portato il 31/08/23 allo stato di agitazione degli Addetti di Polizia Locale d’Abruzzo con tre manifestazioni molto partecipate il 27/09/23 a Pescara, il 25/10/23 e il 21/11/23 a L’Aquila.

Il CSA RAL ha anche presentato ricorso per l’annullamento del Regolamento reg.le in materia di Polizia Locale. Appare evidente la poca attenzione degli organi politici della Regione alla organizzazione e al funzionamento della Polizia Locale. Anche gli organi politici degli Enti Locali non adeguano l’organizzazione della Polizia Locale alle disposizioni vigenti in materia.

Il CSA RAL ricorda al Referente Anci Polizia Locale /Sindaco di Silvi, anch’esso partecipante al convegno, che i propri Addetti di Polizia Locale da qualche giorno sono in stato di agitazione per questioni organizzative. L’evoluzione del ruolo della Polizia Locale non consente ulteriori ritardi nella attuazione e applicazione delle norme vigenti/evidenziate.

Il CSA RAL, anche grazie al Sottosegretario al Ministero dell’Interno, auspica la piena ed immediata attuazione della L.R e delle disposizioni emanate al fine di assicurare un Servizio di Polizia Locale qualificato, efficiente/efficace e funzionale.

CSA RAL Coordinamento Reg.le Abruzzo Walter Falzani




FORMAGGI E BIRRE ARTIGIANALI in degustazione per Ab Cheese

Abruzzo Airport. L’appuntamento è alle 18 al primo piano del terminal

San Giovanni Teatino, 18 dicembre 2023. Proseguono gli eventi natalizi organizzati all’interno di Abruzzo Airport. Dopo la prima serata che si è svolta mercoledì scorso dedicata all’olio extravergine di oliva, con una trentina di produttori abruzzesi che hanno portato in degustazione i loro Evo, mercoledì 20 dicembre si svolgerà Ab Cheese. Organizzato in collaborazione con il ristorante Concorde, l’evento vedrà in degustazione i formaggi abruzzesi, abbinati alle birre artigianali.

Parteciperanno il Consorzio Produttori Pecorino di Farindola, Taberna Imperiale, La Mascionara, Valle Scannese Gregorio Rotolo, Caseificio Fratelli Del Mastro, La Collina di Mariù, Fratelli Marronaro, che porteranno all’assaggio il pecorino di Farindola, di Atri, di Pizzoli, il grana di Pecora, il canestrato di Castel del Monte, i formaggi di La Mascionara di Campotosto e di Del Mastro. In degustazione ci saranno anche le birre di Mezzo Passo, Almond ‘22 e Birrificio Maiella. Presenti anche gli studenti dell’istituto alberghiero De Cecco.

“Con questi eventi l’Aeroporto d’Abruzzo diventa una vetrina delle eccellenze gastronomiche della nostra regione – spiega il vicepresidente di Saga, Alessandro D’Alonzo -. L’evento sugli oli è stato un successo e siamo certi che anche i prossimi appuntamenti, grazie alla qualità dei produttori coinvolti, richiameranno ulteriore attenzione”.

La settimana prosegue poi giovedì mattina, con gli studenti della scuola media del comprensivo 3 che alle 10 si esibiranno in un concerto di Natale. A seguire, alle 11,30, si terrà la presentazione del libro “Fino a Te” di Paola Tolone, la testimonianza dell’autrice, affetta da Sla, (sclerosi laterale amiotrofica), del periodo più impegnativo della sua vita e di come lo ha e lo sta affrontando tra forza psicologica, valori familiari e fede.

Il cartellone eventi si chiuderà mercoledì 27 dicembre, alle 19, con Calici in Airport, l’evento, giunto alla sua seconda edizione, organizzato in collaborazione con Ais Abruzzo, l’associazione italiana sommelier. Sempre al primo piano, i sommelier dell’associazione proporranno in degustazione i vini della regione per un viaggio attraverso la proposta vinicola abruzzese. L’appuntamento sarà arricchito dal concerto del travolgente The Precious Gospel Singers, diretto dal maestro Giulia Martella, che si esibirà nelle più belle canzoni di Natale, in un repertorio classico gospel e spirituals.

Marcella Pace




ATTACCO ALLA PARROCCHIA DI GAZA

Il cardinale Zuppi telefona al cardinale Pizzaballa. Le scene durante un bombardamento

Politicainiseme.com, 18 dicembre 2023. Il Cardinale Matteo Maria Zuppi, Arcivescovo di Bologna e Presidente della CEI, ha telefonato stamane al Cardinale Pierbattista Pizzaballa, Patriarca di Gerusalemme dei Latini, per esprimere la vicinanza delle Chiese in Italia alla comunità di Gaza all’indomani dell’attacco alla parrocchia cattolica della Sacra Famiglia in cui hanno perso la vita due donne e altre due persone sono rimaste gravemente ferite. Lo riferisce una nota della Conferenza Episcopale Italiana.

“A pochi giorni dal Natale – ha detto il Cardinale Zuppi – uniamo le nostre voci a quella di Papa Francesco ed eleviamo la nostra preghiera perché il rumore delle armi si trasformi in canto di pace. Il Bambino che viene ci invita a chinarci sul dolore di quanti stanno soffrendo a causa di questa guerra mondiale a pezzi, in particolare in Terra Santa. Auspichiamo che la comunità internazionale faccia ogni sforzo per arrivare ad una soluzione che garantisca i diritti di tutti, a partire da quelli al cibo e alle cure per la comunità palestinese”.

Stamane durante l’Angelus anche il Papa ha condannato l’accaduto.




COSA C’ENTRA IL NATALE con la salute mentale di persone e comunità

Natale che torna è un tentativo di risposta, non il solo tra le religioni del mondo. Una risposta pro-sociale, che merita ascolto

di Domenico Barrilà

Un musulmano prega nel retro della sua bancarella, prima che il mercato cominci a popolarsi. L’uomo, canuto, una sessantina d’anni, tiene le mani accostate coi palmi concavi e rivolti verso l’alto. Riesco a cogliere la mitezza che sprigionano i suoi gesti e il suo sguardo, indirizzati a est, verso un luogo e un Soggetto che lui sente accoglienti. Alla fine, lieve come una piuma, si inchina con deferenza, poi torna al suo lavoro, incluso nell’invocazione, se stava chiedendo all’unico Dio anche di propiziare una buona giornata di commerci. Tanti cristiani fanno la stessa cosa, come i credenti di qualsiasi fede. Le loro intenzioni viaggiano verso lo stesso destinatario, ispirate da desideri comuni, così elementari da apparirci persino banali, ma non lo sono per nulla, e se riconoscessimo a tutti i nostri simili la dignità delle loro preghiere o del loro ateismo, saremmo a metà dell’opera e le religioni avrebbero davvero un senso.

Gesti educati, non bellicosi, quelli del negoziante in preghiera, figli dell’incessante ricerca del trascendente, che accompagna gli esseri umani da quando sono apparsi sul Pianeta e iniziavano a domandarsi a chi dovessero la loro presenza, così fragile, incerta eppure sorprendente. Il Natale che torna è un tentativo di risposta, non il solo tra le religioni del mondo. Risposta pro-sociale, merita ascolto. Anni prima, mi accingevo a incontrare i detenuti di un carcere del Centro Italia. La persona incaricata di prelevarmi in albergo era giunta con forte ritardo, a causa di un imprevisto, facendo slittare l’inizio del confronto di oltre un’ora.

Poco dopo l’avvio della conversazione, un uomo minuto, estremamente gentile, si era alzato per comunicarmi, scusandosi, che lui e i suoi “fratelli” sarebbero usciti per recarsi presso la cella adibita a Moschea, perché era il giorno della loro preghiera. Il ritardo li costringeva a rinunciare al nostro incontro. Tuttavia, di lì a poco rientrarono e lo stesso portavoce comunicò che, ottenuto dagli agenti il permesso di posticipare la loro preghiera, avevano deciso di seguire il nostro incontro. “Preferiamo rimanere coi nostri amici detenuti ad ascoltarla”. Civiltà, ragionevolezza e assenza totale di fanatismo. Nei due episodi riferiti il tema è la preghiera, ospite fisso per una miriade di esseri umani, diritto inviolabile, che tuttavia sovente è messo in discussione negando ai credenti i luoghi per esercitarla. Accade che qualche amministratore pubblico in debito di umanità, cercando di lucrare sui sentimenti di inospitalità che albergano in molti dei suoi concittadini, attacchi le manifestazioni dello spirito.

Invece di rieducare i cittadini riottosi, facendoli evolvere verso forme di sentire più raffinate, si preferisce usarli come dardi per garantirsi consenso a basso costo. In realtà, le conseguenze di tali barbare ostilità possono essere gravi, perché coloro che non si sentono riconosciuti nel proprio bisogno più nobile, da possibili contributori del bene comune potrebbero trasformarsi in tossine. Utilizzare la diversità di credo come pretesto di fratture civili e umane o, peggio, esibire simboli religiosi per procacciarsi vantaggi, rappresentano segnali di strutture interiori arcaiche o addirittura disturbate, che finiranno per compromettere la qualità della convivenza. Le religioni non sono nate per questo. Una persona sana è per natura consapevole del comune destino cooperativo, al quale dobbiamo tutto ciò che ci circonda. L’integralismo religioso e politico nonché il loro uso per fini personali, confinano immancabilmente con la presenza di carenze interiori spesso importanti, che si collocano alle soglie della malattia.

Nel mio lavoro clinico appare sempre limpidamente, per questo tempo fa mi ero cimentato nell’impresa di spiegare ai bambini come rapportarsi all’idea di Dio, rispettando quelle dei propri simili sullo stesso tema.  Uno dei passaggi più ostici era stato raccontare che non c’è contraddizione nel fatto che si riscontrano fedi diverse anche di fronte a un possibile unico Creatore (posto che esista, anche questa è un’ipotesi ragionevole.) 

“Dio è come una nuvola che viaggia per il mondo e appartiene a tutti, anche a quelli che non la vedono passare”. “Ognuno la chiama in modo diverso, ma è sempre la stessa nuvola”. Una nuvola che da qualche parte porterà l’ombra ristoratrice, in un altro luogo la pioggia e in un altro ancora la neve, ma è ancora lei. Così avevo scritto. Sempre rivolgendomi ai bambini, dicevo: “Forse senza le religioni le persone non si farebbero domande su Dio oppure ognuna di loro si costruirebbe un proprio dio, e questo le farebbe litigare ancora di più”.

Materia preziosa e incandescente, la religione, nobile forma di pedagogia personale e civile, lo affermo da laico convinto, ma solo se non finisce in mani sbagliate, pronte a usarle per finalità bellicose e meschine, magari esibendosi davanti a un Presepe. Che è simbolo di pace, certo, ma proprio per questo andrebbe evocato per “avvicinare”, prendendo a pretesto la vicenda umana del suo protagonista, vittima di gravi pregiudizi, vivi più che mai soprattutto oggi. In terra e in mare.

Usare il Natale e il suo simbolo più universale, il Presepe, per rivendicare un’identità specifica o addirittura alludere a una superiorità tutta da dimostrare, significa distruggerne il significato, rimarcando, senza volerlo, l’abisso che separa la luce della buona religione dal baratro dell’oscurità, la differenza incommensurabile tra una religione vera e la proiezione delle nostre patologie.

Domenico Barrilà, analista adleriano e scrittore, è considerato uno dei massimi psicoterapeuti italiani.

È autore di una trentina di volumi, tutti ristampati, molti tradotti all’estero. Tra gli ultimi ricordiamo “I legami che ci aiutano a vivere”, “Quello che non vedo di mio figlio”, “I superconnessi”, “Tutti Bulli”, “Noi restiamo insieme. La forza dell’interdipendenza per rinascere”, tutti editi da Feltrinelli, nonché il romanzo di formazione “La casa di Henriette” (Ed. Sonda).

Nella sua produzione non mancano i lavori per bambini piccoli, come la collana “Crescere senza effetti collaterali” (Ed. Carthusia). È autore del blog di servizio, per educatori, https://vocedelverbostare.net/

https://tg24.sky.it/salute-e-benessere/2023/12/18/natale-salute-mentale




IL CULTO DI SANT’AGATA A CASTEL VECCHIO SUBEQUO

Le fonti “galattogene” nella tradizione popolare abruzzese

di Franco Cercone

[Pubblicato in “Quaderni di Tradizioni Popolari di Castel Vecchio Subequo e della Valle Subequana” Quaderno N. 1. A cura del Comune di Castelvecchio Subequo (Aq.), 1988.

N.d.r.: L’articolo è integrato con annotazioni ed integrazioni apportate successivamente dall’A.]

È nota a tutti una vecchia filastrocca riportata anche dal De Nino nel primo volume dei suoi Usi Abruzzesi e relativa ai giorni della prima settimana di febbraio:

«Agli due é la Cannelora,

agli tre Sante Biasce,

agli quattro n’è chibelle,
agli cinque Sant’Agata bella» [1]

Agata, giovane catanese convertita al cristianesimo, subisce come sembra il martirio sotto Decio o forse sotto Diocleziano nel 251.

In base ad una Passio sorta molto tardi, probabilmente nel corso del VI secolo, la Santa appare depositaria di molti protettorati. Tra l’altro, poiché era invocata durante le eruzioni dell’Etna e quindi anche in occasione di incendi, essa è raffigurata spesso con una fiaccola presso una casa in fiamme o con una candela accesa in mano, specie in Austria e nella Germania meridionale dove ben presto il suo culto si diffonde in modo capillare ed assurge anche a protettrice dei minatori[2], mentre in Italia diventa addirittura patrona dei fabbricanti di campane.

In occasione del martirio alla vergine catanese furono recise le mammelle[3] e pertanto Sant’Agata venne invocata ben presto a salvaguardia delle malattie del seno ed in particolare dalle puerpere
affinché mai venisse loro a mancare quel prezioso alimento che è appunto il latte materno e sul quale esse da sempre hanno fatto affidamento per la nutrizione dei bambini.

Per le donne del mondo rurale, sottolinea efficacemente il Dini, «la mancanza del latte rappresenta un dramma che coinvolge brutalmente l’esistenza della prole, perché nello stato precario in cui si
trovano le masse contadine sarebbe stato quasi impossibile ricorrere a forme sostitutive (altra nutrice o diverse forme di alimentazione lattea), possibili solo per le classi abbienti»[4].

Questa situazione angosciante è ben descritta da A. Macdonell nel suo noto libro di viaggio In the Abruzzi[5],in cui l’A. sostiene peraltro che la storia d’Abruzzo è stata scritta più dalle donne che dagli uomini, i quali come pastori transumanti o perché impegnati in altre attività erano costretti a restare per la maggior parte dell’anno lontani da casa. Il duro lavoro sui campi e nei paesi di montagna anche il trasporto della legna – come si vede nella celebre tela Bestie da soma del Patini – costituivano una costante minaccia per la salute della donna, che temeva dopo il parto la formazione del latte stracco nel seno, cioè il latte reso poco nutriente dalle fatiche giornaliere. Donde il ricorso sia all’acqua di particolari sorgenti, ritenute per antica tradizione “galattogene” ed affidate alla protezione di particolari sante, fra cui in Abruzzo Sant’Agata, Santa Scolastica e Sant’Eufemia, che alla Madre di tutte le madri, a quelle Madonne cioè che effigiate nel momento sublime di allattare il Bambino, hanno dato luogo alla tipologia delle Madonne del latte di cui residuano in Abruzzo numerosi esempi: nelle tele (come la stupenda Madonna del latte di Matteo da Campli), negli affreschi (come quelli che si ammirano nella chiesa del XII secolo di Santa Maria ad Cryptas, a Fossa , ed in quella cinquecentesca di San Francesco a Carapelle Calvisio) e nella scultura[6].

Secondo il Reau la “Madonna che allatta” non è altra che la “Madonna delle Grazie” ed a tal proposito la Pasculli-Ferrara chiarisce che si tratta di “un tema caro all’iconografia cristiana, già sin dal medioevo, e sarà invece vietato all’epoca della Controriforma, perché considerato indecente e con chiari legami alla leggenda pagana di Giunone nutrice, e della Via Lattea”[7].E’ una tesi questa da accettarsi, a nostro avviso, con le dovute riserve, in quanto nella grande maggioranza le chiese erette sub titulo della “Madonna delle Grazie” non annoverano affreschi o statue  raffiguranti la Madonna che allatta il Bambino, tema questo caro anche a Leonardo, come dimostra la Madonna del latte conservata nel Museo di San Pietroburgo. Una rilevante eccezione è costituita in area peligna dalla statua in legno policromo conservata presso la chiesa di Santa Maria delle Grazie a Rocca Pia e che si distacca artisticamente dalle tipologie consuete, in quanto la Vergine è rappresentata, come evidenzia O. Leone,”in piedi e con il Bambino sul braccio sinistro, mentre con l’indice e il medio della mano sinistra preme la mammella come per far uscire il latte”[8]

Oltre che alla Madonna è ad alcune sante cui le donne del mondo rurale si rivolgono tuttora e fra esse va annoverata soprattutto Sant’Agata, che detiene insieme a Santa Scolastica e Sant’Eufemia il potere di far accrescere il latte nel seno materno. Alla luce delle testimonianze e fonti storiche in nostro possesso, esso sembra più antico rispetto al patronato contro le malattie del seno, fra le quali vanno necessariamente comprese anche le manifestazioni ipogalattiche.

 «La mancanza del latte in alcune puerpere veniva attribuita a forze malvagie ed a fatture. Le conseguenze della ipogalattia erano ritenute veramente drammatiche (mortalità infantile), specialmente se il lattante non trovava adattamento a latte animale (capra o mucca). In questi casi (allergia al latte animale) l’unica soluzione era rappresentata dal prestito del latte, dalla presenza di una balia oppure dal ritorno della funzione lattea della madre, affidata alle fontane, alle pietre lattaiole, alle erbe galattofore, agli interventi della Madonna e di altre sante…»[9].

Nell’economia dei gruppi sociali rurali subalterni appariva prioritaria, come sembra, l’esigenza dell’abbondanza di latte materno rispetto alla difesa del seno da molteplici malattie di diversa natura. Non a caso infatti, nel quinto volume degli Usi e Costumi Abruzzesi, nessun cenno fa il De Nino di tali malattie in un capitolo intitolato, e ciò è significativo, Tumori, che si ricollega tuttavia a quanto lo studioso peligno sottolinea nel citato primo volume degli Usi.

Il ricorso a tante e benefiche Madonne del latte, implorate dalle donne nei casi di ipogalattia o malattie del seno, si associa diacronicamente a culti e pratiche votive idroterapiche mediante abluzioni rituali presso alcune fonti situate in un determinato spazio sacro, caratterizzato da ierofanie, e che si caricano di conseguenza di sacralità[10]. È lo spazio reso sacro dalla erezione del tempio (prima) e della chiesa (dopo) che rende sacra la fonte e ci sembra che l’analisi degli aspetti cultuali di Sant’Agata in area subequana confermi tale ipotesi.

La festa di Sant’Agata si svolge a Castelvecchio Subequo nel pomeriggio del quattro febbraio con particolare solennità e grande concorso di devoti, provenienti soprattutto dai centri limitrofi[11].

I complessi rituali che riguardano il culto professato alla Santa stanno diventando, anno per anno, oggetto di studio da parte di antropologi culturali, demologi e storici delle religioni, sicché il bel capoluogo dell’area subequana, da considerarsi oggi l’unico centro devozionale agatiano in Abruzzo, rappresenta uno degli importanti tasselli che compongono quel meraviglioso mosaico che è appunto il folklore peligno. Di una chiesa dedicata a Sant’Agata in Castello Vetulo (così appare il toponimo Castelvecchio nei primi documenti medievali) si parla già nella Bolla Corografica di papa Clemente III, emanata il 5 aprile 1188, ma essa deve considerarsi preesistente a tale data.

La Bolla suddetta menziona tutte le chiese esistenti in tale periodo a Castelvecchio Subequo e precisamente: Ecclesiam Sancti Johannis, Sancte Marie, Sancti Pamphili, Sancte Marie, Sancte Agathes, Sancti Andree, Sancti Angeli, Sancti Cosime, Sancti Petri, Sancti Jacobi, Sancti Nicolai, Sancti Thome, Sancti Pauli, Sancti Jagobi, Sancti Tusci, Sancti Potentis»[12].

Tali chiese, certamente di piccole dimensioni, erano per lo più rurali e di conseguenza molte di esse erano situate extra muros, come appunto quella attuale di S. Agata, sorta probabilmente sui resti dell’antico edificio menzionato nella Bolla Corografica del 1188 ed andato distrutto forse in seguito a terremoti.

Una prima descrizione, anche se succinta, della festa di Sant’Agata a Castelvecchio Subequo si deve ad Antonio De Nino ed essa riveste comunque una certa importanza perché ci permette di seguire
l’evoluzione degli schemi rituali in un arco di tempo superiore ad un secolo:

«Nelle vicinanze di Castelvecchio Subequo – scrive appunto il De Nino in un brano dal titolo: Abluzioni in Sant’Agata – alla contrada Macrano, c’è una chiesuola dedicata a Sant’Agata. Di che sia
protettrice Sant’Agata, lo sanno anche i bambini che poppano. Presso la chiesuola sgorga una limpida fontana che prende nome dalla Santa. Alla Santa, nel giorno della festa, vanno a carovana le donne, specialmente a prima mattina. E chi credete voi che si raccomanda con più devozione? La giovane forse o la vecchia? La maritata? Problema difficile. È certo che le giovanette pregano di cuore… Pregano di cuore anche le maritate perché senza le mammelle buone, c’è il danno del terzo e del quarto (figlio)… Dopo le preghiere, sempre fervorose, si va alla fontana di Sant’Agata. Le mani corrono sotto la gola, si slaccia la camicia e colle giumelle si attinge acqua e si fanno lavande. Così
ogni male starà lontano»[13].

Non meno interessante risulta una pagina del Pansa che ci permette di allargare la conoscenza dell’orizzonte devozionale sia di Sant’Agata che di tante altre sante, particolarmente venerate in Abruzzo per essere galattofore e capaci di prevenire ogni male che possa colpire il seno materno:

«Presso Castelvecchio Subequo (Aquila), nella contrada Macrano, è una fonte detta di S. Agata, dove le donne vanno a fare le abluzioni alle mammelle per provocare l’uscita del latte. Al convento di S. Francesco, a Valle Verde, presso Celano (Aquila), per avere il latte alle mammelle, le donne vanno a bere ad una fonte limpidissima, gettando nell’acqua dei chicchi di grano o delle briciole
di pane. A Lanciano le donne alle quali viene meno il latte, si recano alla fonte di S. Eufemia (Sanda ‘Fumìjee o Mummìje) sulla Maiella portando il grano sul petto ed una bottiglia di vino che dev’essere tracannata dal primo che s’incontra per la via. Arrivate alla fonte debbono nel curvarsi, far cadere alcuni chicchi di grano nell’acqua; ed il latte crescerà mano mano che quei chicchi, ammollandosi, si gonfieranno. Quelle che da Fara Filiorum Petri (Chieti) vi accorrono per lo stesso motivo, portano via da quella fonte, a fine di conservarli per devozione, dei ghiaiottoli (brècche). Alle donne che vi si recano da Chieti il sacrestano della Madonna della Misericordia, dov’è la statua di S. Eufemia, regala dei ceci che quelle mettono in una borsetta e portano al collo, come un breve, fino a che non torna il latte. A Lanciano ed altri paesi Sanda Fumìje è sinonimo di latte. Fra Torricella e Gessopalena (Chieti) si trova pure una fontana dedicata a S. Agata, dove si praticano le abluzioni alle mammelle. Le divote che vi si recano da Roccascalegna (Chieti), debbono, durante il tragitto, fare elemosina a qualche povero viandante di un pane e di un soldo. Giunte alla fontana, usano gettarvi dei chicchi di nove spècie di legumi ed una moneta. Nel ritornare poi al paese, debbono battere una via diversa da quella percorsa, e prima di entrarvi sono obbligate ad accettare la farina in nove case diverse, farne le sagne e, senza condimento di sorta, offrirle ai poveri o ad altre persone che passano davanti all’uscio di casa, riservando per sé il solo brodo. Alla fonte di S. Scolastica (S. Sculastre), la cui acqua si crede sorta miracolosamente dalle rovine d’un’antica chiesa dedicata a quella santa, accorrono le divote di Campli (Teramo) per far ritornare il latte alle mammelle. Ma tanto nell’andare che nel tornare, debbono fare l’offerta d’un pezzo di pane a chiunque s’incontra per la via, fosse pure un grande signore o un principe. Nel tenimento di Corropoli e presso la villa Garrufo, pure nel Teramano, sorgono due chiese rurali dedicate a S. Scolastica. Il dieci febbraio d’ogni anno vi si recano in pellegrinaggio le donne della vallata, coi loro mariti, e dopo aver praticate le solite abluzioni alle mammelle, vi tengono dei banchetti. Vi accorrono anche le vecchie le quali trovandosi alcune volte nella necessità di provvedere al sostentamento di qualche nipote rimasto orfano e non avendo mezzi per affidarlo ad una nutrice, adempiono alle stesse pratiche, come usano le giovani. V’è chi dice che, dopo il rituale banchetto celebrato davanti alla chiesa, le mammelle di quelle vecchie sono state viste rigonfiare e il cibo cangiarsi in latte!

Le donne di Gessopalena (Chieti) vanno a bere l’acqua della fonte della Sàise (=sése, zizza, mammella), e dopo aver bevuto e recitato le litanie, si bagnano il petto con quell’acqua»[14].

Tutte le località menzionate dal Pansa, eccezion fatta per Garrufo, non sono più meta di pellegrinaggi e sono cadute in disuso le abluzioni preposte a favorire abbondanza di latte ed a scongiurare
qualunque malattia del seno. Se, dunque, Castelvecchio è il principale e più importante centro cultuale di Sant’Agata in Abruzzo, altrettanto occorre dire per Garrufo relativamente al culto di Santa Scolastica, sulla cui acqua galattogena e miracolosa, dalle proprietà simili a quella di Sant’Agata, il Braccili nota quanto segue:

“II 10 febbraio di ogni anno, in occasione della festività di Santa Scolastica, protettrice delle “donne che allattano”, le puerpere d’Abruzzo si danno appuntamento a Garrufo, un paese della Val Vibrata
in provincia di Teramo, nei pressi di un pozzo detto di Santa Scolastica.

Le donne, preoccupate per la diminuzione del latte da dare ai propri figli, bevono con devozione l’acqua attinta dal pozzo con un vecchio secchio. Sono molte le donne che credono nelle virtù taumaturgiche di quell’acqua che pure non presenta alcuna particolare sostanza farmacologica.

Questo rito è legato alla credenza popolare secondo la quale la puerpera, quando vede scemare la quantità del proprio latte, ne attribuisce la causa all’invidia di qualcuno che le fa il malocchio. Oltre alla difesa sacrale, vi sono anche rimedi empirici, costituiti dalla medaglia di Sant’Agata, portata sempre appesa al collo, ed il cosiddetto latteruolo, che è costituito come ricorda il De Nino da un acino di vetro o di argilla, verniciato e forato.[15]

A Schiavi d’Abruzzo invece il protettore delle puerpere è San Felice, cui nella frazione di San Martino è dedicata una fontana chiamata fonte lattiera. Qui le donne che non possono allattare convengono dal vicino Molise e persino dalle Puglie per bere l’acqua e farsi tornare il latte. La pratica si applica sia alle donne che agli animali e consiste nel mangiare e bere alla fontana lasciandovi qualcosa: un capo di vestiario o una pagnotta di pane”[16].

Come si è visto, il De Nino sottolinea che le abluzioni votive avvenivano nel secolo scorso a Castelvecchio Subequo «di prima mattina», mentre oggi il momento culminante della festa si svolge nel pomeriggio del 4 febbraio, quando cioè ultimata la funzione religiosa nella chiesetta di
Sant’Agata, la popolazione devota si riversa sul piazzale antistante alla fonte Sant’Agata, già gremita del resto di fedeli intenti alle abluzioni rituali o ad attingere l’acqua da riportare a casa per le persone anziane che non sono potute intervenire alla semplice quanto toccante cerimonia. L’acqua attinta   direttamente alla fonte non viene trangugiata, ma bevuta a sorsi lenti e ciò rientra nello schema comportamentale richiesto dalla solennità del rito.

Nessun cenno fa invece il folklorista peligno dei pani votivi a forma di seno (seno di Sant’Agata) cotti nel corso della notte precedente proprio ad istanza del comitato dei festeggiamenti, il quale provvede ad allestire nei pressi della fonte un modesto stand in cui vengono offerti a modico prezzo non solo i pani ma anche salumi locali, vino ed altri prodotti.

Da una signora di Secinaro presente alla festa nel febbraio di alcuni anni fa e residente a Toronto, abbiamo appreso che i pani a forma di seno vengono inviati anche in Canada ed in America, essendo molto richiesti da persone originarie dei paesi della valle subequana, da tanto tempo emigrate oltre oceano[17].

I pani di Sant’Agata costituiscono, insieme alle abluzioni ed alle bevute votive dell’acqua della fonte, i mezzi di difesa sacrale contro ogni male che possa colpire il seno della donna, vanno distinti nei due aspetti: la forma e la sostanza, cioè il pane in sé. Oltre che ad una funzione apotropaica, la forma ubbidisce ad un atto di magia simpatica, perché la purezza del seno della martire catanese assicura anche la purezza del seno delle devote, in base appunto al noto principio che il simile produce simile.

Circa il secondo aspetto va sottolineato che la riproduzione del seno di Sant’Agata è sempre affidata al pane, cibo sacrale che ha condizionato da sempre la vita dell’uomo e non a caso è proprio il pane quotidiano che si implora nel Pater Noster.

Al riguardo A. Di Nola sottolinea che «La diffusione dei pani benedetti è molto nota per tutta l’Italia. È liturgia popolare molto antica, nella quale la potenza magico-apotroapica del pane viene fatta
discendere dalla figura mitica cui lo si connette: qui sant’Antonio, altrove san Nicola… e in un caso singolare la stessa Vergine Maria, proibendo il canone 79 del Concilio Quinisesto Trullano dell’anno 692, di preparare pani in forma della placenta della Madonna…»[18] .

Per quanto concerne le abluzioni votive o il semplice rito di bere l’acqua alla fonte, occorre notare che la loro funzione protettiva è esplicata ed assicurata essenzialmente nel dies natalis di Sant’Agata,
quando appunto le acque sono pregne di poteri curativi, analogamente a quanto avviene per certe erbe, per la guazza ecc., che acquistano particolari proprietà solo nel giorno del solstizio estivo (notte di
San Giovanni). Affinché dunque le acque, come nel caso della fonte di Sant’Agata, esercitino un potere apotropaico e galattogeno, occorre che esse siano utilizzate in un tempo sacro, contrapposto ad un tempo profano, che coincide con il giorno di festa della martire catanese.

È singolare tuttavia la circostanza che nella Passio di Sant’Agata, composta come si è detto nel corso del VI secolo, non si parli minimamente di acqua associata al culto della Santa o presente in una delle
leggende agiografiche formatesi attorno alla martire in Sicilia.

Sicché deve necessariamente supporsi che sia le abluzioni rituali che le pratiche idroterapiche affondino le proprie radici in una religiosità etnica superequana più antica che è stata poi mediata nei bassi tempi medievali da altre «potenze» cristiane.

Uno spiraglio interpretativo ci è offerto al riguardo dalle recenti indagini archeologiche svolte nell’area superequana ed in particolare in territorio di Castelvecchio Subequo.

Come è noto, «alla fine del 1920 lavori di sterro tra la chiesetta e la fonte S. Agata portarono alla luce importanti testimonianze sulla frequentazione di questo luogo alla fine del periodo repubblicano: statuette di bronzo, statuette di dimensioni maggiori… (appartenenti) al tipo del cosiddetto Hercules Promachos… Tutti questi elementi si riferiscono senz’altro ad un santuario di Ercole, da cercare nelle immediate vicinanze della sorgente, senza dubbio un elemento importante nel culto. È abbastanza noto già in Grecia il ruolo di Eracle/Ercole come divinità protettrice delle fonti, in particolare di fonti ritenute salutari… (Le tracce dei) grandi edifici intorno a S. Agata appartengono dunque molto probabilmente ad una ristrutturazione del vecchio santuario che fu ampliato per ricevere un numero crescente di pellegrini e devoti attirati dalle proprietà salutari della fonte…»[19].

Tali acque rivestono importanza non solo a fini sacrali e terapeutici ma anche per l’economia del gruppo sociale. Su un altro santuario dedicato ad Ercole, individuato insieme a due dediche votive nei pressi della stazione ferroviaria di Molina, è stato osservato come esso costituisca «una delle tante testimonianze del culto dell’Alcide, particolarmente diffuso tra i Peligni forse in connessione con le attività pastorali, il che spiega anche l’ubicazione di questi sacrari lungo i percorsi tratturali e presso fontane e corsi d’acqua ove confluivano quotidianamente le greggi al pascolo»[20].

Il Wonterghem ipotizza di conseguenza che in tale area dovesse sorgere un complesso termale, con funzioni sia religiose che curative, anche se «a prima vista potrebbe meravigliare la trasformazione di un piccolo luogo di culto presso una fonte (di acqua fredda!) in un complesso destinato non solo alla devozione ma anche a cure termali. La spiegazione però deve forse essere cercata nella diffusione dell’idroterapia… dopo che Antonio Musa era riuscito nel 23 a.C. a guarire l’imperatore Augusto utilizzando questo metodo curativo (bagni freddi e il bere acqua fredda…) … Non si sa fin quando durasse il successo delle terme di Superaequum, ma come in altri casi, il ricordo delle virtù salutari della fonte fu conservato nella credenza popolare e S. Agata ha preso il posto delle divinità antiche»[21].

Va tuttavia sottolineato che fra l’ethnos superaequanus ed il gruppo sociale stanziato nell’omonima valle all’epoca della formazione e quindi della diffusione della Passio agatiana (VI-Vll secolo), intercorre un’ampia parentesi temporale in cui, nota il Di Nola in un caso simile, si sono verificate variazioni e fusioni razziali così profonde (si pensi alle invasioni barbariche) che è almeno rischioso far riferimento ai termini di linee di ascendenza etnica e di conseguenza, aggiungiamo noi, alla sostituzione automatica di Ercole con Agata in tutte le pratiche votive.

D’altro canto le indagini condotte dal Dini hanno evidenziato come la funzione protettiva nei rituali galattogeni e nei culti idroterapici sia stata svolta esclusivamente da divinità femminili, cui subentrano più tardi sante e martiri cristiane soprattutto nell’Italia centro-meridionale, «ove antiche sorgenti sacre, sacelli o edicole erano stati dedicati in epoca precristiana a divinità della lattazione e anche del parto»[22].

Se dunque le pratiche idroterapiche, che dovevano svolgersi nell’area superequana in diversi luoghi data la ricchezza delle acque sgorganti dal Sirente, sono riconducibili all’intenso culto professato ad
Ercole, non altrettanto può dirsi dei culti galattogeni e di quei particolari scongiuri apotropaici, capaci di allontanare qualsiasi male dal seno materno, ai quali dovevano essere preposti necessariamente divinità femminili indigeti (anche Pelina?)[23] e forse la stessa Cerere, la cui presenza nel pantheon superequano è attestata da una epigrafe rinvenuta in località fonte S. Gregorio, a Secinaro[24].    

Ma in un determinato territorio, particolare questo di estrema importanza, i sistemi di incanalamento delle acque subiscono anche nel corso di un secolo profonde modificazioni in conseguenza di movimenti tellurici ed alluvioni, cui fanno seguito sia il ritorno ad un «caos primordiale, rovina, distruzione e morte… che minacciano un certo tipo di civilizzazione»[25], che la formazione di un complesso di miti e leggende intorno alle acque devastatrici ed al diluvio universale[26] .

Nella rifondazione del cosmo e quindi della vita di un determinato gruppo sociale, cadono in oblio tutte le potenze dell’ordine preesistente e nuove divinità si proiettano all’orizzonte in funzione salvifica e
protettiva.

È quanto, appunto, lascia intuire la toponomastica superequana, la quale conserva numerosi termini formatisi nel periodo della dominazione longobarda, come lama, S. Angelo ed a nostro avviso anche macràno, da ricollegarsi forse a marano o marane, nel senso di «acquitrino» o «zona paludosa», che ha dato il nome in tedesco anche ad un pesce della specie dei salmonidi, il coregóne (Maràne), che vive in laghi poco profondi e negli stagni.

Che lama equivalga a luogo acquitrinoso o paludoso è lo stesso Paolo Diacono a chiarirlo nella sua nota Historìa Langobardorum[27]  e la presenza nell’area superequana di toponimi come Valle Lama, Le Lamate ecc. sta chiaramente ad indicare che la sistemazione e canalizzazione delle acque in periodo romano aveva subito in tale territorio profondi rivolgimenti con conseguente formazione di un vero e proprio «caos acquatico».

In definitiva dobbiamo proprio a studi comparati ed a indagini condotte di recente in aree vicine a quella abruzzese, la possibilità di far maggior luce su questo affascinante capitolo di religiosità popolare, in cui emerge la figura di Sant’Agata che si arricchisce di un patronato galattogeno mediante l’impiego di tecniche idroterapiche ed abluzioni che non compaiono affatto nella Passio della martire catanese.

Forse anche per influenza dello stesso nome (agathos significa infatti in greco buono), Sant’Agata viene «associata spesso per influenza longobarda al culto delle acque, unitamente alla figura di San Michele Arcangelo»; ed a Sant’Angelo i Longobardi dedicarono numerose chiese nella fase della loro capillare penetrazione nell’Italia centro-meridionale, come dimostra anche la toponomastica superequana che annovera, persino nella stessa Castelvecchio, molte chiese intitolate al mitico santo vincitore del dragone, simbolo delle acque stagnanti ed impure.

Cosicché, e concludiamo con le stesse parole del Dini, «alla polivalenza sacrale dell’acqua corrispondono numerosi culti e riti che da secoli, sotto qualsiasi esperienza religiosa, si consumano intorno alle sorgenti. L’efficacia del simbolo non si può fermare al solo valore sacro rappresentato dall’acqua come elemento cosmogonico, ma si richiama all’epifania locale, perciò alla sua storia, alle vicende vissute e sofferte dal gruppo, alla manifestazione della presenza sacra sentita da una collettività in un dato e preciso luogo, in un preciso momento».

I fattori storico-culturali che portano alla formazione del culto di Sant’Agata nella Valle Subequana appaiono dunque molto complessi. La diffusione, a partire dalla prima metà del secolo scorso, di latte in polvere, di omogeneizzati e comunque di sostanze sostitutive del pur prezioso latte materno, dovevano portare – come c’era da attendersi – alla scomparsa dei rituali galattogeni. Se ciò non è avvenuto si deve al fatto che le acque di tutte le sorgenti legate comunque al culto di S. Agata, S. Scolastica e S. Eufemia si sono arricchite di un ulteriore patronato, quello anticancerogeno, che spinge continuamente le pie donne abruzzesi verso queste fonti della speranza. Quando sarà debellato il cancro al seno, queste fonti non avranno più probabilmente funzioni da svolgere e la loro sacralità degraderà lentamente con il trascorrere del tempo, fino a scomparire del tutto dal nostro orizzonte culturale.

Questo nostro studio non presume ovviamente di apportare la parola “fine” alla dinamica della formazione del culto di Sant’Agata a Castelvecchio Subequo, un culto che trasformatosi, va diffondendosi, nei nostri tempi, in conseguenza di quel terribile male che è appunto il cancro che colpisce il seno materno. Il nostro è un contributo in attesa della scoperta di nuovi documenti ed anche di nuovi particolari nascosta nella memoria dei nostri vecchi.


[1] Cfr. A. De Nino, Usi Abruzzesi, vol. I, pp. 94-95, Firenze 1879; circa il quarto verso di questa filastrocca di carattere calendariale, l’A. chiarisce in nota: «Ai quattro non è niente, è un santo che non importa (chibelle, covelle)».

[2] Cfr. Wòerterbuch der deutschen Volkskunde, terza ediz. a cura di R. Beitl, sub voce Agatha, Stuttgart, A. Kroner Verlag, 1974; per il culto in Abruzzo ed in particolare in area peligna cfr. M. Santilli, I minatori ed il culto di Santa Barbara a Castelvecchio Subequo, Corfinio 1998.

[3] Specie dopo il XIV secolo la Santa viene rappresentata con un piatto avente sopra le mammelle recise e talvolta anche le tenaglie. Così la ritraggono per es. Sebastiano Del Piombo ed il Tiepolo in due quadri conservati rispettivamente a Palazzo Pitti, Firenze, ed alla Pinacoteca di Berlino. Circa i probabili rapporti fra S. Agata e divinità italico-romane preposte a culti della fertilità cfr. E. Giancristofaro, Tradizioni popolari d’Abruzzo, p. 74 sgg., Roma 1995.

[4] V. Dini, Il potere delle antiche Madri, pp. 49-50, Torino 1980.

[5] London 1908; traduzione con il titolo Negli Abruzzi a cura di Gisa Taurisani, Sulmona 1991.

[6] Cfr. V. Mariani, Sculture lignee in Abruzzo, Bergamo 1930. Il busto in pietra di una Madonna del latte è conservato anche nel Museo Civico di Sulmona.

[7] Cfr. L. Reau, Iconographie de l’Art Chretien, vol. II, Tomo II, p. 123, Parigi 1957 ; M. Pasculli-Ferrara, Un pittore della Scuola dalmata tra L’Aquila e Guglionesi : Michele Greco da Valona ; in Atti del Convegno di Studi Storici su L’Abruzzo e la Repubblica di Ragusa tra il XIII e XVII secolo, tomo II, p. 65 ; S. Atto di Teramo,1989 ; a cura della Associazione Archeologica Frentana, Ortona.

[8] Cfr. O. Leone, Rocca Pia. Notizie storiche, p. 220, Sulmona 1977.

[9] V. Dini, op. cit., p. 141.

[10] M. Eliade, Il sacro e il profano, p. 25 sgg., Torino 1969,

[11] Una efficace descrizione dei pellegrinaggi alla Fonte di S. Agata è contenuta nell’Opera di Damiano V. Fucinese, Un anno, una vita. Storia orale del popolo raianese, vol. I, p. 162 sgg., Sulmona 2003.

[12] Cfr. N.F. Faraglia, Codice Diplomatico Sulmonese, Documento XLI, p. 55, Lanciano 1888.

[13] A. De Nino, Usi Abruzzesi, cit., pp. 95-96. La festa oggi non si svolge più il cinque febbraio, come scrive il   De Nino, ma nel pomeriggio del quattro, vigilia del dies natalis della martire.

[14] G. Pansa, Miti, leggende e superstizioni dell’Abruzzo, vol. I, pp. 129-30, Sulmona 1924.

[15] Cfr. A. De Nino, Usi abruzzesi, vol. II, p.29, Firenze 1881.

[16] L. Braccili, Folk-Abruzzo, p. 44, L’Aquila 1979. Di una chiesa dedicata a Santa Scolastica a Gagliano Aterno, si parla anche nella Bolla Corografica di Clemente III, emanata nel 1188. Non sappiamo però se in essa si svolgessero abluzioni rituali e culti idroterapici.

[17] Dal Wörterbuch der deutschen Volkskunde, cit., si apprende che in Austria il pane di Sant’Agata viene offerto per devozione anche agli animali da cortile e da stalla in chiara funzione apotropaica. Non è da escludere che tale pratica vigesse un tempo anche a Castelvecchio, data l’importanza che gli animali rivestivano nell’economia delle società agro- pastorali, come appunto quella subequana.

[18] A. Di Nola, Gli aspetti magico-religiosi di una cultura subalterna italiana, p. 204, Torino 1976. È significativo il fatto che la ricorrenza di Sant’Agata non sia menzionata tra le festa fixa februarii del calendario diocesano e ciò lascia intuire, a nostro avviso, le riserve avanzate nei secoli passati dai vescovi valvensi nei confronti della forma del pane di Sant’Agata. Cfr. Officia in Dioecesi Valvensi et Sulmonensi recitanda, editi ad istanza del vescovo T. Patroni, p. 66 sgg. Napoli 1884. Un altro elemento probante al riguardo è costituito dalla circostanza che il De Nino, osservatore attento, non fa alcun cenno di questo tipico pane benedetto.

[19] F. Wonterghem, Superuequum nel periodo romano, p. 20 sgg. Quaderno n. 3 della collana «Contributi alla cultura della Valle Peligna Superequana», Castelvecchio Subequo 1984.

[20] E. Mattiocco, Il territorio superequano prima di Roma, p. 28, nota 36, Quaderno n. 2 della collana «Contributi alla cultura della Valle Peligna Superequana», Castelvecchio Subequo 1983.

[21] F. Wonterghem, cip. cit., p. 25.

[22] V. Dini, op. cit., p. 121.

[23] Cfr. G. Pansa, I ludi venatori dei Peligni rappresentati in alcuni bassorilievi di Sulmona, in «Bullettino della Commissione Archeologica Comunale», fasc. IV, an. 1907, p. 270 sgg., Roma 1904.

[24] Cfr. E. Ricci, Ubicazione di Superaequum e spigolature peligne, p. 32 sgg., Sulmona 1984; E. Splendore, Superaequum e i Peligni Superequani, p. 102, Sulmona 1979.

[25] M. Eliade, op. cit., p. 47.

[26] Cfr. G. Pansa, Le tradizioni mitiche del diluvio in relazione allo studio delle origini abruzzesi, in «Rassegna di Storia ed Arte d’Abruzzo e Molise», n. 1-2, 1926, p. 2 sgg., Roma 1926.

[27] Cfr. anche al riguardo E. Ricci, Superaequum e gli antichi Cedici, p. 41 sgg., Sulmona 1981.




RIAPERTURA PONTE RIO TORTO SP162

Nuove disposizioni di sicurezza

Chieti, 18 dicembre 2023. La Provincia di Chieti comunica che, a seguito di accurati interventi di manutenzione e di verifiche tecniche, è stata disposta la riapertura del ponte Rio Torto localizzato al km 16+750 della strada provinciale 162 “Carpineto Sinello – Castiglione Messer Marino”.

Lo scorso agosto erano state emesse due distinte ordinanze del settore Viabilità che avevano determinato la chiusura temporanea del ponte a causa di danni strutturali rilevati su una delle pile. Dopo un’attenta valutazione e l’attuazione di interventi urgenti di ripristino, è stata confermata la sicurezza del ponte per il quale è stata disposta la riapertura al traffico a partire da oggi. Le prove di carico hanno avuto esito positivo, attestando l’idoneità statica del ponte per il transito di veicoli fino a un massimo di 7,5 tonnellate. Con la riapertura, si introducono inoltre il divieto di transito per i veicoli con massa superiore a 7,5 tonnellate e il limite di velocità di 30 km/h per tutti i mezzi in transito sul ponte.




INCLUSIONE DELLE PERSONE CON DISABILITÀ

Accessibilità: la Camera di Commercio Gran Sasso d’Italia sostiene le imprese locali. Previsti 100mila euro di contributi a fondo perduto per il superamento delle barriere architettoniche e l’acquisto di tecnologie assistive digitali

Teramo, 18 dicembre 2023. Accessibilità, visitabilità e adattabilità: sono le parole chiave del bando pubblico promosso dalla Camera di Commercio Gran Sasso d’Italia, che assegna contributi a fondo perduto fino a 100mila euro alle micro, piccole e medie imprese (PMI) delle province di Teramo e dell’Aquila per il superamento delle barriere architettoniche e l’acquisto di tecnologie assistive per la disabilità.

“La grande novità che abbiamo previsto nel nostro bando, unica nel panorama camerale italiano, è il rimborso delle spese sostenute dalle imprese per l’acquisto di tecnologie assistive digitali, tra cui software di lettura dello schermo e di sintesi vocale, – annuncia la presidente Antonella Ballone – perché, oltre all’abbattimento delle barriere per favorire le persone con ridotta mobilità, è importante focalizzare l’attenzione anche sulle difficoltà affrontate giornalmente da chi ha problemi visivi ed uditivi, con l’augurio che attraverso le nuove tecnologie possano partecipare serenamente alla vita sociale, lavorativa e culturale in modo paritario”.

“Si tratta di un’importante opportunità per le imprese teramane e aquilane che vogliono rendere i propri locali accessibili e inclusivi. I contributi a fondo perduto offerti dal bando concorrono, infatti, sia a sostenere i costi necessari per realizzare le opere di adeguamento dei locali che all’acquisto di software e tecnologie per la disabilità” conclude la presidente Ballone, passando la parola al dirigente dell’area Promozione economica,   Salvatore Florimbi, che illustra le misure previste nel bando.

I contributi, pari a 100mila euro, saranno assegnati nella misura del 50% delle spese ammissibili, con un limite massimo di 1.500 euro per ciascuna impresa.

Le spese ammissibili sono:

•             spese di progettazione tecnica, direzione lavori e collaudo delle opere per superare e/o rimuovere le barriere architettoniche, ivi inclusi gli eventuali oneri e imposte da corrispondere al Comune in cui vengono realizzate le opere;

•             spese per le opere edili necessarie per superare e/o rimuovere le barriere architettoniche, ivi inclusi i costi dei materiali utilizzati (ad esempio: sostituzione di gradini con rampe);

•             spese per l’installazione/sostituzione di impianti per superare e/o rimuovere le barriere architettoniche (ad esempio: realizzazione di un elevatore esterno al locale dell’impresa aperta al pubblico);

•             spese relative all’acquisto di tecnologie assistive digitali per la disabilità, quali: software di lettura dello schermo; schermi Braille e dispositivi di puntamento oculare; software di sintesi vocale; ausili per la mobilità; tastiere e mouse ergonomici.

Per partecipare al bando, le PMI devono avere sede legale e/o unità operativa nelle province dell’Aquila e di Teramo ed essere in regola con le normative vigenti in materia di sicurezza sul lavoro.

La domanda di contributo deve essere presentata esclusivamente in via telematica alla PEC cciaa@cameragransasso.legalmail.it a partire dalle ore 10.00 del 30 gennaio 2024 e sino alle ore 24.00 del 31 maggio 2024.




PROGETTARE PER IL SISTEMA COMPLESSO. Verso un’ecologia del Design

Il nuovo libro dell’architetto Angelo Bucci. Sarà presentato giovedì 21 dicembre al Museo delle Genti di Pescara. L’autore: “Il libro pone una critica al paradigma progettuale del design e stimola il ragionamento per una nuova visione”

Pescara, 18 dicembre 2023. “Progettare per il sistema complesso – Verso un’ecologia del Design.” È il titolo del nuovo libro di Angelo Bucci, architetto abruzzese, di origine molisane, che sarà presentato giovedì 21 dicembre a Pescara, al Museo delle Genti d’Abruzzo. Il lavoro editoriale, che nel titolo richiama il famoso libro di Gregory Bateson “Verso un’ecologia della mente”, ha l’obiettivo di porre una critica al paradigma progettuale del design e, principalmente, alla perdita di valore sociale del design stesso.

“La disciplina del design – spiega Angelo Bucci – nasce con l’obiettivo di rendere migliore la vita delle persone attraverso la progettazione di prodotti, realizzati industrialmente, che fossero accessibili a tutti, assicurando uno standard di vita equo e, di conseguenza, generando una società che potesse prosperare senza conflitti. Ma il design è stato velocemente assoggettato al marketing, ponendo sempre maggiore attenzione sul profitto delle aziende e allontanandosi, passo dopo passo, dalle intenzioni iniziali. Nonostante grandi personaggi abbiano sempre professato una necessità di rimanere attenti alle società e non sottostare alle sole esigenze industriali (ad es. Tomás Maldonado) e ci siano stati movimenti che si sono interrogati profondamente sul ruolo del design in una società capitalistica (Radical Design), dagli anni ottanta in poi il paradigma economico neoliberista (o anarco-capitalista, come lo definisce Chomsky) ha completamente assorbito il concetto di design, utilizzandolo solo come strumento per aumentare le vendite”.

Il libro – da cui è tratto il saggio argomentativo scelto dal Congresso Mondiale degli Architetti UIA2023 ed è stato presentato dall’architetto Bucci a luglio scorso a  Copenhagen, davanti ad una platea di architetti e designer provenienti da tutto il mondo – comprende quattro interviste:  all’artista Jörg Grünert, al sociologo Simone D’Alessandro, all’ architetto Domenico Potenza e alla coppia di designer Gumdesign Gabriele Pardi e Laura Fiaschi.

“Il percorso frammentario del testo – commenta l’autore – ha lo scopo di far scattare delle riflessioni e non porta a una soluzione in particolare. Quello che mi interessa è stimolare un ragionamento e una nuova visione. Per questo motivo, il libro si conclude con un capitolo che ci invita a ragionare sulla necessità di prefigurare scenari futuri attraverso il Conceptual Design e i suoi strumenti (Speculative Design, Adversarial Design, Critical Design) e su quanto oggi, nel sistema dinamico complesso in cui viviamo, sia necessario un approccio diverso dal “cercare la soluzione” ma ci si debba interrogare su come influenzare il sistema per indirizzarlo verso una determinata direzione”. “Parlare di sostenibilità, equità, inclusività, eccetera – conclude – è possibile solo se si iniziano a sensibilizzare le persone in questa direzione. Questo perché l’unico modo, oggi, di influenzare il sistema dinamico complesso è agire sul mercato. Stimolare un cambiamento che parta dal basso, insomma, presuppone che si progettino oggetti che ci spingano a una riflessione, facendo diventare i “consumatori” un attore propositivo che, influenzando il mercato, cambia direzione a molte strutture coinvolte nel sistema complesso, generando il cambiamento auspicato”.

Storia del design, comunicazione, sostenibilità, relazione con la società, momenti particolari della disciplina e tanto altro sono i temi di “Progettare per il sistema complesso – Verso un’ecologia del Design”. L’appuntamento per la presentazione ufficiale è giovedì 21 dicembre, alle ore 18.00, nella Sala del Risorgimento del Museo delle genti d’Abruzzo a Pescara, in via delle Caserme. La presentazione sarà seguita da un approfondimento sul nuovo paradigma progettuale con l’autore Angelo Bucci, nella veste di ricercatore e designer, l’artista Jörg Grünert, il sociologo Simone D’Alessandro e l’architetto Domenico Potenza.




PRIMA VITTORIA DA TRE PUNTI

La Sieco che affonda a domicilio la Conad

Ortona, 18 dicembre 2023. Ai trapassati si è soliti chiedere “se ci sei batti un colpo” ma questa Sieco il suo colpo lo batte per dimostrare invece di essere tutt’altro che trapassata. Una squadra così viva non si era mai vista e i ragazzi fanno una sorta di collage dei loro momenti migliori vissuti fino ad ora per introdurre una prestazione davvero Super. Super come quella di Capitan Marshall che è top in tutto: ricezione, attacco e muro. Super come quella di Tognoni che sale fino al 71% di positività in attacco e con all’attivo tre muri. Ai rientranti Cantagalli, Patriarca e Del Vecchio si contrappone l’assenza di Fabi, che sta smaltendo uno stato febbrile, nulla di preoccupante per il centrale. Torna a farsi vedere un timido sorriso sul viso degli impavidi e soprattutto dei loro tifosi per una prestazione convincente.

D’altro canto, i rientranti hanno avuto pochi giorni per ritrovare forma e ritmo partita e poco tempo per affinare al meglio l’intesa con il palleggiatore neoarrivato Dimitrov. Determinante il muro in questa sfida che ha visto gli ortonesi doppiare gli avversari in questo fondamentale. Dopo un avvio shock per la Conad, che non si aspetta una Sieco così agguerrita, gli emiliani alzano il ritmo ma è tutto inutile contro l’odierna Sieco. Suona qualche campanello d’allarme soltanto nel terzo set ma mai così insistenti da diventare un’allerta rossa come spesso è capitato in passato.

È proprio in questo parziale che la Conad tenta il suo unico, vero affondo distanziando gli ospiti di tre punti. Si è a metà parziale e sul 13-10 Ortona ha tutto il tempo di recuperare il divario con pazienza, così come la Conad galvanizzata vorrebbe dare il via alla sua remuntada. Marshall, Tognoni e Cantagalli, però hanno fretta e ribaltano la situazione. La Sieco piazza un parziale strabiliante di 1 a 10 e mette la Conad al tappeto. Ortona va in gestione e concede qualcosa agli avversari che rosicchiano qualche punto ma nulla possono contro la Sieco di questa sera che chiude set e partita.

Si muove quindi la classifica. La Sieco scavalca la BCC di Castellana Grotte, prossimo avversario proprio della Sieco il giorno di Santo Stefano alle ore 18.00. I punti da scalare sono ancora molti, ma la strada è lunga.

IN BREVE

Ottima la grinta della Sieco nel primo set che regola bene il muro mettendo in seria difficoltà i padroni di casa. Reggio Emilia è tutt’altro che perfetta in fase di attacco e la Sieco scava subito un solco che progressivamente si fa più profondo. Funziona anche la ricostruzione, per gli abruzzesi e, nonostante qualche errore, il servizio è ficcante. La Conad invece dai nove metri sbaglia molto e per il resto non impensierisce molto la ricezione ortonese. La Sieco, quindi, meritatamente conquista il primo parziale della serata.

Continua a giocare bene la Sieco nel secondo set, ma la Conad sembra essere tornata in campo più determinata. Ortona trova subito il punto del break grazie anche ad un muro che sembra in stato di grazia. Qualche errore di troppo al servizio, ma dall’altra parte della rete, anche i padroni di casa non sono proprio impeccabili. A metà set Ortona distacca gli avversari e Coach Fanuli comincia una girandola di cambi per cercare di raddrizzare un set che sembra ormai segnato. Con un margine discreto Ortona va in controllo e gestisce il vantaggio concedendo qualcosa agli avversari ma alla fine Ortona conquista il primo punto in palio.

Un avvio ancor più equilibrato in questo terzo set, la Conad copre con più decisione e le due squadre cominciano a danzare sul punto a punto. Reggio Emilia prova la fuga quando si è quasi a metà parziale ma la Sieco trova le forze di recuperare tre punti e di riportare il set in equilibrio. Il muro dei bianco-blu riprende a funzionare così come la fase di difesa e ricostruzione e così la Sieco torna a volare staccando gli avversari con un impressionante parziale di 1-10. Messi a distanza di sicurezza, Ortona rallenta e gestisce gli ultimi punti senza prendere inutili rischi. La Sieco festeggia la seconda vittoria in campionato, la prima da tre punti.

PRIMO SET

I padroni di casa schierano in campo la diagonale formata da Sperotto e Marks con Suraci e Mariano schiacciatori. Al centro ci sono Volpe e Bonola, Libero Pochini.

Coach Nunzio Lanci, appena ripresosi da un fastidioso stato influenzale, stringe i denti e segue la squadra schierando la diagonale formata da Dimitrov e dal ritrovato Cantagalli. Ancora una defezione tra i centrali ortonesi e se rientra Patriarca, stavolta a restare fuori è Fabi, quindi al suo posto c’è Tognoni. Schiacciatori di posto quattro sono Capitan Marshall e Bertoli mentre Libero Benedicenti.

Al servizio i padroni di casa con Sperotto ma il primo punto è di Marks dopo una ricostruzione. Il punto dell’1-1 è di Cantagalli con un potente diagonale. Muro di Marshall 1-2. Errore al servizio per Cantagalli 3-3. Out l’attacco di Mariano 4-6. Ace fortunoso di Patriarca che con la complicità del nastro fa 4-7. Muro di Bertoli 4-8. Stavolta il centrale ortonese serve troppo corto 5-8. Bertoli approfitta di una ricezione lunga e fa 5-10. Ancora Bertoli a muro 5-11. Ancora muro, stavolta Tognoni 5-12. Bertoli subisce un muro da Sperotto 6-12. Pipe di Leo Marshall 7-13. Pallonetto di Marshall eludendo un muro a tre 8-14. Muro di Patriarca 8-15. Bonola 9-15. Out l’attacco di Marks che non trova le dita di Marshall a muro 9-16. Fuori la pipe di Suraci 10-18. Primo tempo di Tognoni 13-22. Sperotto sbaglia il servizio e regala il set point ad Ortona 14-24. Out la diagonale di Cantagalli 16-24. Poco dopo è lo stesso opposto ortonese a conquistare il punto che vale il primo set 17-25.

SECONDO SET

È Bertoli a servire ma Bonola spara fuori il suo primo tempo. Subito chiesto un controllo per un tocco al video check che alla fine dà ragione  ad Ortona perché l’azione “non è giudicabile” 0-1. Ancora un primo tempo di Bonola ma Tognoni lo blocca a muro 0-2. Invasione fischiata a Marshall 1-2. Ace di Suraci 2-2. Patriarca mura Marks 2-4. È forte la botta di Cantagalli, il muro la rimbalza fuori. Errore di Marshall al servizio 5-7. Tognoni in primo tempo 7-10. Ace di Bertoli 8-13. Out l’attacco di Suraci 8-14. Bertoli serve corto e sorprende la ricezione di Reggio, la palla è lunga e Marshall non sbaglia il rigore 8-15. Marks riconquista il servizio 9-15. Marshall vola e ne tira una potentissima 12-18. Palla a terra per Bertoli 13-20. Dimitrov riceve, Marshall palleggia e Bertoli la chiude 13-21. Malinteso in casa Sieco, e Nunzio Lanci chiede subito tempo per riaccendere la luce 16-21. Gasparini tira un colpo che Marshall non può contenere 17-22. La pipe di Marshall 17-23. Cantagalli con un mani-fuori conquista il set-point 17-24. L’ipotetico ultimo punto si decide al videocheck e il replay dà il punto alla Conad per invasione di Marshall 18-24. Alla fine, è Bonola a regalare il punto a Ortona 20-25.

TERZO SET

Al servizio la Conad con Sperotto. Ortona non attacca bene ed è 1-0. Tognoni 2-2. Mariano supera il muro a tre di Ortona 3-3. Cantagalli gioca bene sul muro di Gasparini 5-6. Patriarca a muro 5-7. Bonola ferma Marshall 8-7. Marshall ferma Marks 8-8. Sperotto sbaglia il servizio 9-9. Doppia fischiata a Marks 10-10. Gran botta di Marks che da posizione complicata trova il punto del 11-10. Non riesce il pallonetto a Bertoli 12-10. Ricostruiscono ancora i padroni di casa 13-10. Marshall in pipe 13-11. Tognoni intercetta una palla di ritorno 13-13. Cantagalli chiude per il 14-16. Marshall ferma Marks con un muro che sarà anche revisionato dal video-check. Il punto va a Ortona 14-19. Diego Cantagalli gioca sul muro 14-20. Ace di Mariano 16-20. Muro di Marshall 16-22. Invasione di Gasparini 16-23. Dimitrov mette a terra il punto del 17-24. Ace di Sperotto ma Nunzio Lanci chiede un controllo al videocheck. La palla è fuori e Ortona vince la sua prima gara da tre punti.

Conad Reggio Emilia – Sieco Service Impavida Ortona 0-3 (17-25 / 20-25 / 18-25)

Durata Set: I: 22’ II: 27’ III: 30’

Durata Incontro: 1h 19’

Arbitri: Bassan Fabio (Milano) e Pristerà Rachela (Torino)

Conad Reggio Emilia: Caciagli n.e., Mariano 4, Sesto 3, Sperotto 1, Catellani 1, Maiocchi n.e., Gasparini 4, Bonola 7, Torchia (L), Pochini (L), 80% – 55 perfetta, Volpe 1, Marks 13, Guerrini, Suraci 4. Coach: Fabio Fanuli. Vice: Tommaso Zagni

Aces:  2 – Errori Al Servizio: 11 – Muri punto: 7

Sieco Service Ortona: Broccatelli (L) n.e., Bertoli 8, Benedicenti (L) 53% – 41% perfetta, Del Vecchio, Marshall 20, Patriarca 4, Falcone n.e., Cantgalli 15, Tognoni 8, Donatelli n.e., Ferrato, Di Giulio, Dimitrov 2, Lanci E. n.e. Coach: Lanci N. Vice: Di Pietro L.

Aces: 2  – Errori Al Servizio: 10 – Muri punto: 14




AL PALASCAPRIANO VINCE ARZANO

Le campane passano 3-0

Teramo, 18 dicembre 2023. L’anno 2023 si chiude per l’Adriatica Press Futura Teramo con la seconda sconfitta consecutiva. Al Palascapriano, l’Arzano (Na) s’impone per 3-0, dopo un’ora e 24 minuti. La Futura ha combattuto per restare aggrappata al match dopo aver perso il primo set 19-25. Nel secondo parziale il rammarico di non aver chiuso la frazione  quando le biancorosse erano avanti 21-16.

Le campane hanno prima rimontato con un parziale di 0-7 portandosi avanti 21-23, per poi chiudere a proprio favore 29-31, dopo che l’Adriatica Press ha avuto la palla per andare in parità sul 27-26. La terza frazione è stata combattuta, anche se Arzano ha condotto sempre avanti nel punteggio fino a chiudere 21-25 a proprio favore. Il 2023 va in archivio. Ora il campionato osserverà il turno di riposo per le festività natalizie. Si tornerà sul parquet il 14 Gennaio 2024 con la trasferta in Calabria a Crotone.

ADRIATICA PRESS FUTURA TERAMO   0

Vendramini, Ragnoli 8, Poli 10, Di Diego 1, La Brecciosa, Costantini 15, Patriarca, D’Egidio, Mazzagatti 9, Fanelli, Capulli, Ventura, Lestini 13. All: Nanni.

LU.VO BARATTOLI ARZANO   3

Piscopo F., De Siano 14, Piscopo V., Passante 6, Suero 7, Silvestro, Allasia, Di Domenico, Carpio, Russo, Sanguigni 13, Putignano 13. All: Piscopo A.

ARBITRI: Mochi di Macerata, D’Amico di Messina.

PARZIALI: 19-25 (24’); 29-31 (35’); 21-25 (25’).