FURTI A FOSSACESIA

Il sindaco chiede ai carabinieri di aumentare i controlli

Fossacesia, 16 gennaio 2024. “I furti registrati nelle ultime settimane, in particolare nelle abitazioni delle zone periferiche, sono fatti che meritano ancora di più la nostra attenzione. Per questa ragione, in accordo con i carabinieri della locale stazione, che stanno svolgendo il loro compito per risalire agli autori, ho chiesto che i controlli siano intensificati. Abbiamo bisogno del sostegno e supporto di tutti e di un lavoro di squadra per presidiare maggiormente il territorio”.  È quanto afferma il sindaco Enrico Di Giuseppantonio, che ha concordato con i carabinieri della Stazione di Fossacesia, Compagnia di Ortona, di aumentare per quanto possibile la vigilanza, in considerazione che la loro competenza riguarda non solo Fossacesia ma anche i comuni di Mozzagrogna, Santa Maria Imbaro e Rocca San Giovanni. Il fenomeno dei furti è in crescita in tutta Italia e in Abruzzo hanno avuto un’ impennata.

“Alla sicurezza, per quanto nelle possibilità del mio ruolo di sindaco, ho sempre prestato la massima attenzione – ricorda Di Giuseppantonio – Ho fatto in modo che fosse potenziata la stazione dei carabinieri e, inoltre, quando il Ministero dell’Interno ha riavviato la graduatoria per ottenere il finanziamento per sistema di videosorveglianza in città, dal quale eravamo stati esclusi dai numerosi bandi negli anni precedenti perché il punteggio di Fossacesia relativo al numero dei reati compiuti sul nostro territorio era inferiore a quello degli altri comuni, siamo riusciti ad ottenere uno stanziamento di circa 90 mila euro (di cui 30 mila da attingere dai fondi comunali).

“Nei prossimi giorni – spiega l’assessore Umberto Petrosemolo, che ha coordinato oggi una riunione dei tecnici e Polizia Locale – sarà presentato il progetto definitivo e successivamente si procederà all’affidamento dei lavori con l’installazione di videocamere sull’intero territorio comunale, che permetterà il monitoraggio e il controllo delle vie di accesso alla città e della periferia. Non solo: abbiamo avuto, nei giorni scorsi,  comunicazione dalla Regione Abruzzo di un contributo di 30mila, previsto nel bilancio regionale del 2023, destinato all’acquisto di altre videocamere”.

Prefettura e Forze dell’Ordine, nel frattempo, proprio per l’aumento dei furti in tutto il territorio regionale e in provincia di Chieti, chiedono ai cittadini di segnalare tempestivamente anomalie in modo da predisporre interventi celeri per prevenire qualsivoglia azione criminosa. 




SCORCI D’ABRUZZO – ESCHER

Escher l’artista che sognava l’infinito

Pescara, 16 gennaio 2024. Maurits Cornelis Escher, nato in Olanda è famoso soprattutto per i suoi soggetti basati su curiose simmetrie, paradossi matematici e prospettive impossibili: alla fine degli anni ’20 l’artista vagava per l’Abruzzo con la sua “matita” pronta; proprio Escher è il protagonista della puntata di “Scorci d’Abruzzo”, rubrica di Paolo Pacitti, andata in onda ieri, dopo una breve pausa natalizia, su Buongiorno Regione con le telecamere Rai di Sem Cipriani e lo scrittore Peppe Millanta.

Forte è il suo legame con l’Italia, visse a Roma per più di dieci anni, visitando spesso l’Abruzzo. La sua opera “Castrovalva”, raffigura l’omonimo borgo nell’aquilano, posto in cima ad un ripido pendio, con una prospettiva che si apre verso il cielo nuvoloso; sullo sfondo una vallata con Anversa degli Abruzzi e Casale in lontananza, come spiega la storica dell’arte Sibilla Panerai: “nel 1922 compie una sorta di Grand Tour ottocentesco che lo porta a visitare i luoghi più belli d’Italia, e nella nostra penisola conosce la moglie che sposa a Viareggio per poi andare a vivere a Roma; da qui si muoverà verso i piccoli borghi che lo affascinarono immensamente e faranno sì che diventi specializzato in quelle tecniche paesaggistiche che caratterizzano la sua opera”.

Escher arrivò a Castrovalva di sera molto tardi, cercò un alloggio ed andò subito a dormire; alle 5 del mattino però dei pesanti colpi bussarono alla sua porta: erano i carabinieri. Fu subito portato in prigione dove passò la notte per aver preso parte all’attentato al Re d’Italia, avvenuto il giorno prima a Torino. Il motivo? arrivato nel borgo ad un orario un po’ insolito, non aveva partecipato alla processione che s’era tenuta a Castrovalva ed una donna del luogo lo segnalò alla Polizia perché “aveva lo sguardo cattivo”, ma riuscì a dimostrare la sua innocenza e venne rilasciato il giorno dopo.

Opi, Scanno, Fara San Martino, Goriano Sicoli, Pettorano sul Gizio, sono solo alcuni dei luoghi immortalati della regione abruzzese.

Alessandra Renzetti




LA DISTRUZIONE DI VIALE PRIMO VERE

Oggi un altro pino è stato abbattuto

Pescara, 17 gennaio 2024. Nel viale protetto di Pescara, assaltato da un progetto che chiamano di riqualificazione, oggi è stato abbattuto un albero che, ironia della sorte o malafede degli uomini, nello stesso progetto era definito come “conservato”.

 Il 5 gennaio un altro pino, tra quelli che si dovevano conservare, era caduto in viale Primo vere n.20, mostrando a tutti la dura realtà: le radici strappate e recise. Queste radici danneggiate ci raccontano una storia, e purtroppo anche quello che avverrà. Gli abbattimenti dei lecci e delle tamerici di Viale Primo Vere sono stati fermati da un esposto della Sezione pescarese di Italia Nostra che ha dimostrato lo stato di salute di quegli alberi e il vincolo di legge che li tutela.

Si stava agendo al di fuori delle autorizzazioni e delle procedure corrette pur di trovare spazio a delle postazioni per i parcheggi. Ma il cantiere, che è andato avanti nelle lavorazioni con i suoi manufatti grigi le vasche di cemento, l’asfalto, le basi per i marciapiedi, ha danneggiato inesorabilmente le radici del pino che è caduto il 5 gennaio.

Oggi a poca distanza ne è stato abbattuto un altro al numero civico 14: l’indirizzo di un albero storico in meno. Siamo certi che ci diranno “era a pericolo di caduta”.

Così succede che vengano abbattuti anche gli alberi che erano segnati in progetto come “da salvare”: sono condannati dalle errate lavorazioni che proprio la nostra perizia agronomica denunciava. Quanti alberi di quelli che siamo riusciti a salvare vedremo perire perché ruspe e benne hanno tagliato le loro radici e attaccato il loro spazio vitale?

 Far avanzare un cantiere senza garantire le prescrizioni di legge come i Criteri Ambientali Minimi (CAM) prescritti per le Pubbliche Amministrazioni o il Regolamento del Verde che lo stesso Consiglio Comunale si è dato vuol dire una cosa sola: non c’è controllo e non c’è consapevolezza del proprio agire; si provocano i danni che poi portano all’impoverimento della città. Distruggere il patrimonio pubblico di una città non può e non deve far parte dei compiti di una amministrazione. Invece è proprio quello che sta accadendo.

Italia Nostra sezione L. Gorgoni – Pescara




VONGOLE DESTINATE AL MERCATO NERO

La guardia costiera ne sequestra 150 chili

Giulianova, 16 gennaio 2024. Sarebbero stati destinati al mercato nero i 150 chili di vongole sequestrati dai militari della Capitaneria di porto, nel corso delle costanti attività di vigilanza esperite sull’intera filiera ittica. In questo caso, l’attenzione del personale della Guardia Costiera veniva attirata dal comportamento sospetto di due uomini che alla vista dei militari cercavano di allontanarsi velocemente da un’area portuale dove avevano occultato i sacchetti di vongole adagiati sulla pavimentazione, senza alcuna accortezza necessaria a garantire la qualità del prodotto.

I due venivano identificati e sanzionati per un importo di 4.000 euro, poiché detenevano prodotto ittico privo di certificazione comprovante il transito presso un centro di spedizione.

Un ennesimo colpo inferto dal personale dell’Ufficio Circondariale marittimo di Giulianova al mercato nero dei prodotti della pesca, alimentato nella maggior parte dei casi dal prodotto pescato in eccesso che non può trovare collocazione nella filiera regolare, circostanza per la quale anche nei prossimi giorni resterà alta l’attenzione dei militari a tutela dei consumatori e degli operatori della pesca che svolgono il proprio lavoro nel rispetto delle norme.




I POPOLARI NON POSSONO CHE RIPARTIRE DA STURZO

di Giancarlo Infante

Politicainsieme.com, 16 gennaio 2024. Il 18 gennaio si terrà un convegno a Roma organizzato da Tempi nuovi, che ha la principale figura di riferimento in Giuseppe Fioroni, dal titolo “L’Appello di Sturzo tra progressisti e conservatori”. Il convegno vedrà la partecipazione di rappresentanti di quell’area ampia che, in teoria, potrebbe davvero dare vita alla novità di creare quell’ elemento centrale diretto ad assicurare la definizione di un “baricentro” del sistema politico italiano. Quel “baricentro” tanto necessario al Paese e di cui siamo stati i primi ad auspicarne la nascita a partire dall’oramai lontano luglio 2020 quando ancora non si era tanto diffusa, così com’è oggi, anche grazie al lavoro di Politica Insieme e di Insieme, la consapevolezza della necessità di lavorare al superamento del sistema bipolare.

Ho usato il termine “in teoria” perché la recente esperienza ci ha portato, nel frattempo, a cocenti delusioni. Quali sono state, in successione, la nascita e la morte del cosiddetto Terzo polo e, poi, il tentativo di dare vita ad una ricongiunzione di molti dei movimenti popolari e cristiani democratici, così come fu pensata e definita il 25 febbraio dell’anno scorso.

È evidente come l’incontro di dopodomani raccolga più di ciò che sta nel recinto del popolarismo. In questo può esserci, assieme, una ricchezza potenziale e una problematicità. E questo perché, inevitabilmente, si fanno sentire le elezioni europee con tutto il carico di elementi positivi, un elemento vitale, le passioni che un impegno elettorale suscitano. Ma anche con delle oggettive questioni che si presentano critiche. Sappiamo dei problemi che permangono tra quanti avevano avviato e, poi, chiuso l’esperienza del Terzo polo. In più, esistono diversità d’opinione sulle scelte da fare per quanto riguarda la collocazione nelle grandi “famiglie” che concorrono a formare il Parlamento di Strasburgo. Resta pertanto da chiarire il punto della caratterizzazione, “dell’abito” che s’intende adottare nel partecipare alla chiamata al voto per Strasburgo.

Il titolo del convegno di giovedì 18 si presenta a questo proposito molto intrigante. Perché don Luigi Sturzo andò oltre quel “tra” che divide progressisti e conservatori. Per una scelta che egli aveva sempre ben definita, ma che si trovò poi a più nettamente ad esplicitare con l’emergere dello scontro con il fascismo: il conservatorismo era da considerare il vero avversario del popolarismo.

Di nuovo, nelle condizioni attuali, c’è la necessità di chiarire quale sia una possibile scelta progressista per i popolari. Non solo per restare nella continuità sturziana, ma soprattutto nella considerazione dei problemi strutturali del Paese e del complesso quadro europeo. Purtroppo, è anche lo stesso Partito popolare europeo a contribuire ad una certa indeterminatezza presentandosi esso diviso al proprio interno tra la prosecuzione della cosiddetta “alleanza Ursula” e il tentativo di Weber di aprire ai conservatori. D’altro canto, non mancano i problemi nell’altro fronte e si tratta, per ciò che riguarda ad esempio Emanuel Maron e Renew Europe, cioè il progressismo d’impronta liberista, di sapere quale sia il tasso di popolarismo che c’è intenzione di accogliere.

Io credo che ci debba essere la forza, e la capacità, di andare al cuore dei problemi che oggi hanno dinanzi quanti restano convinti popolari e cristiano democratici. La scelta progressista non è e non può essere solo confinata nella valutazione dello schieramento in cui collocarsi.

Ancora oggi, essere popolari significa lavorare per innestare negli equilibri sociali, negli assetti istituzionali e nella vita quotidiana dei cittadini un tasso in più di solidarietà, d’inclusione e di sostegno per le componenti del ceto medio e delle fasce crescenti dei più deboli.

Per questo partecipammo con convincimento al 25 febbraio del 2023. E riteniamo che a quel punto si debba tornare superando, collettivamente, limiti e vizi mostrati in questi anni da gran parte dei cattolici interessati alla partecipazione alla vita politica. E sapendo anche che i popolari hanno un grande patrimonio da mettere in campo con delle basi specifiche, particolari ed autonome da far valere agli occhi degli italiani.

Intanto, la grande e decisiva battaglia contro lo stravolgimento della Costituzione. E già sarebbe bene che, tra due giorni,  nel corso del confronto con le altre voci partecipi a questa potenziale area più larga, si ponessero due questioni importanti, per quanto riguarda sostanza e spirito costituzionale, quali sono quelli del premierato e dell’autonomia differenziata. Verrà una voce chiara comune in questo senso?

L’altro grande impegno non può che essere costituito dalla difesa dell’universalità della Sanità e della Scuola, questioni su cui sono evidenti i grandi passi indietro che il Paese è costretto a registrare.

Esistono, poi, i temi del cambiamento della politica economica, di quella del lavoro e della fiscalità e del Mezzogiorno. Su tutti questi versanti, non possiamo certo rinunciare ad opinioni e visioni che non ci fanno stare  pienamente, come accadde a Sturzo, né con i liberali né con i socialisti. E ciò vale a maggior ragione sui temi etici più sensibili che richiamano al senso della Vita e alle relazioni interpersonali. Un confronto vero e leale è più che mai necessario.

Resta dunque la necessità che i popolari e i cristiano democratici, senza venire meno alla loro naturale propensione al dialogo e alla collaborazione con altre culture politiche, mettano in campo un rinnovato patrimonio concettuale che facciamo risalire a don Luigi Sturzo: quello della essenza programmatica e di una politica di servizio individuata e coerentemente condotta sulle cose. Un insieme del tutto originale. Proprio di una tradizione di contenuti e di metodo che salvaguarda, insieme, il senso dell’autonomia e lo spirito della “coalizione”. Una specificità di pensiero, e nel concepire l’azione popolare, che non è un elemento di separatezza, bensì un’autentica partecipazione all’arricchimento complessivo dell’intero Paese su basi certe e chiare.

I popolari non possono che ripartire da Sturzo – di Giancarlo Infante – Politica Insieme




PREMIO DONNA 2024 – CITTÀ DI ROSETO

L’amministrazione comunale e la Cpo premiano le donne che hanno contribuito allo sviluppo e al benessere della comunità. Le candidature per il premio potranno essere presentate entro il prossimo 10 febbraio

Roseto degli Abruzzi, 16 gennaio 2024. Il Comune di Roseto degli Abruzzi e la Commissione Pari Opportunità premiano le donne che si sono distinte in ambito sociale, culturale, sportivo ed economico.

In occasione della Giornata Internazionale dei diritti della Donna (il prossimo 8 marzo), il Comune di Roseto degli Abruzzi ha organizzato anche quest’anno il concorso che ha lo scopo di valorizzare le donne che, con il loro impegno, la loro professionalità e la loro creatività, hanno contribuito allo sviluppo e al benessere della comunità rosetana.

Le candidature al “Premio Donna 2024” vanno presentate entro il 10 febbraio 2024, tramite PEC o brevi manu all’Ufficio URP, con l’indicazione dell’oggetto “Candidatura Premio Donna”. La scheda di candidatura è disponibile sul sito istituzionale del Comune. La Commissione Pari Opportunità, successivamente, esaminerà le proposte pervenute e selezionerà le vincitrici, tenendo conto dei criteri di valutazione previsti dal regolamento e riservandosi di valutare e inserire altri nominativi nella rosa delle candidate.

Le donne che possono partecipare devono essere originarie di Roseto, nate o residenti attualmente sul territorio, oppure devono aver vissuto almeno dieci anni in Città o comunque avere un legame con il territorio. Il premio potrà essere assegnato anche alla memoria.

Le candidature al Premio possono essere presentate da associazioni, enti, organismi o privati cittadini che vogliano sostenere e valorizzare una figura femminile che abbia i requisiti richiesti. La proposta deve essere accompagnata da una presentazione in cui siano esposte le motivazioni alla base della candidatura oltre che una breve biografia della candidata. Non sono ammesse autocandidature e si possono ripresentare richieste per donne già premiate senza diritto di prelazione.

La cerimonia di premiazione si svolgerà il prossimo 8 marzo in un luogo che sarà reso noto nei prossimi giorni. Tutte le informazioni sono a disposizione sul Sito Istituzionale dell’Ente.

Il Sindaco di Roseto degli Abruzzi Mario Nugnes e la Presidente del Consiglio Gabriella Recchiuti hanno espresso il loro apprezzamento per la conferma del Premio, sottolineando come il concorso rappresenti un esempio e uno stimolo per tutte le donne e per l’intera società. Il Sindaco e la Presidente hanno anche ringraziato la Commissione Pari Opportunità per il lavoro svolto e invitano tutti i cittadini e le cittadine a partecipare alle iniziative promosse dal Comune in occasione della Giornata Internazionale dei diritti della Donna.

“Sono orgogliosa di annunciare che il Comune di Roseto degli Abruzzi conferma l’organizzazione del Premio Donna anche per il 2024 – afferma la Consigliera con delega alle Pari Opportunità Toriella Iezzi – Si tratta di un’occasione per rafforzare i valori della parità di genere e per dare il giusto riconoscimento alle donne rosetane che portano lustro alla nostra città. Si tratta di una occasione per lanciare un importante messaggio e per far conoscere le storie e le esperienze delle donne rosetane, che sono una fonte di ispirazione e di orgoglio per tutti noi. Il “Premio Donna 2024” è un modo per celebrare il ruolo delle donne nella nostra società e per promuovere la cultura delle pari opportunità”.

“Rinnoviamo l’impegno del Premio Donna con grande entusiasmo – afferma la Presidente della Cpo di Roseto Silvia Mattioli – Quest’anno all’interno della Sezione “Impresa” potranno partecipare anche le candidature di donne che hanno raggiunto importanti traguardi e ruoli di responsabilità all’interno delle aziende e delle istituzioni pubbliche e private. Un modo per valorizzare i percorsi professionali di coloro che si sono distinte anche come valide professioniste e non solamente nel campo dell’imprenditoria”.




UNA NECESSITÀ IRRIMANDABILE

Il reato di omicidio sul lavoro e lesioni gravi e gravissime. Lavoratore morto alla Proma spa di Atessa

Pescara, 16 gennaio 2024. Aveva 46 anni Roberto ed è morto nella mattinata lavorando alla Proma SpA, azienda di Atessa che produce pezzi per il settore automotive. Quasi sempre questi non sono incidenti ma il frutto di insufficienti investimenti e attenzione delle aziende sulla sicurezza.  Il 2023 è stato un anno orribile per l’Abruzzo che è risultata la regione con il maggior incremento di morti sul lavoro rispetto al 2022, anno in cui era già aumentato il numero di morti rispetto al 2021.

Ribadiamo che la politica deve intervenire e crediamo, come abbiamo proposto a tutti i gruppi consiliari regionali, che è necessario potenziare gli organici degli enti di controllo delle ASL e attuare una loro riforma profonda per non lasciare scampo a chi non rispetta le regole. Alle aziende che violano le leggi sulla sicurezza va sospesa l’attività e prevedere dei controlli stringenti periodici: meglio lavoratori cassintegrati che morti.

Naturalmente ribadiamo con forza che bisogna introdurre un reato specifico nella legislazione: il reato di omicidio sul lavoro e lesioni gravi e gravissime. A tal proposito da mesi stiamo raccogliendo firme a sostegno di una legge di iniziativa popolare che prevede l’introduzione di tali reati e che costringerebbe il parlamento ad affrontare il tema. L’Usb ha ribadito anche nella riunione del Comitato Regionale di coordinamento in materia di salute e sicurezza sul lavoro, tenutasi a Pescara lo scorso 20 dicembre, che non bastano formazione ed informazione ma serve ben altro per fermare questa carneficina.

Nei prossimi giorni programmeremo scioperi in tutte le aziende della Val di Sangro in cui siamo presenti, per ricordare Roberto, tutti i lavoratori morti sul lavoro e per chiedere vera giustizia per loro e per le loro famiglie. In questo momento sentiamo che è il modo migliore per mostrare la nostra vicinanza alla famiglia di Roberto. Se i lavoratori muoiono il minimo è che, se vi sono responsabilità, chi le ha deve pagare con la galera.

Il Coordinamento USB lavoro privato Abruzzo e Molise 




IL CULTO DI SANT’ERASMO in territorio di Acciano …

un capitolo sconosciuto di religiosità popolare abruzzese

[Articolo pubblicato in Rivista Abruzzese, Anno XLIII, n°3-4, Lanciano 1990, pp. 231-235.]

Nella desolata area montuosa situata tra la piana di Navelli ed il medio corso dell’Aterno, s’erge un brullo massiccio, il monte Offermo, che con i suoi 1303 m. di altitudine funge da spartiacque fra il territorio di Caporciano e Bominaco e quello delle frazioni appartenenti al Comune di Acciano, cioè Succiano, Beffi, S. Lorenzo e Roccapreturo.

In quest’area geografica e propriamente alle pendici sud-orientali del monte Offermo, sorge un piccolo santuario dedicato a S. Erasmo vescovo e martire, che è meta nella prima domenica di giugno di numerosi fedeli provenienti da tutti i centri della media valle dell’Aterno e della piana di Navelli. La chiesetta, ascrivibile alla tipologia della ecclesia ruralis e sorta probabilmente come ex voto, presenta elementi architettonici che permettono di farne risalire la costruzione alla seconda metà del ‘500.

In un’altra zona del monte Offermo, in direzione nord-ovest e quindi opposta a quella dove è situato il piccolo santuario, vi sono altri due toponimi legati al culto erasmiano e cioè i calmi di S. Erasmo e la cunetta (o cunicella) di S. Erasmo, mentre lo stesso oronimo Offermo sembra indicare una ulteriore testimonianza del culto professato al santo martire, in quanto il nome Erasmus si rinviene in lingua mediolatina alterato in Ermus e Fermus (Fermo) nonché in Elmas (Elmo) e può pertanto aver contribuito alla designazione oronimica dell’Offermo.

Se la nostra supposizione fosse esatta, tutto il massiccio dell’Offermo designerebbe dunque un’area geografica sacrale posta sotto la protezione del vescovo martire, di cui si hanno scarse ed incerte notizie storiche. Infatti, sia il “Martyrologium romanum” che gli “Acta Sanctorum” ci presentano tre santi di nome Erasmo: il Confessore, il Martire di Antiochia ed il Vescovo di Formia, città di cui è patrono e dove all’epoca di Diocleziano subì, secondo una tradizione consolidata, un crudele martirio, l’esportazione cioè delle viscere mediante un argano a manovella. Un noto quadro del Poussin, conservato nella Pinacoteca del Vaticano, mostra appunto il martirio di S. Erasmo mediante l’argano, sicché tale attrezzo è diventato un attributo delle raffigurazioni antiche e moderne del vescovo martire, come il pane per S. Nicola di Bari, il maialetto per S. Antonio Abate e via dicendo.

Il martirio per estrazione delle viscere ha conferito a S. Erasmo patronati corrispondenti, come quello sui dolori del ventre, sulle coliche e sulle malattie dell’intestino. Molti santi diventano infatti protettori degli stessi organi che nel loro corpo subirono il martirio e ne causarono la morte: così S. Lucia protegge gli occhi e la vista, Sant’Agata, cui furono recisi i seni, protegge il petto da carenze di latte o dai tumori (si confronti per tale patronato il culto di S. Agata a Castelvecchio Subequo e Montenerodomo). Come si è detto, l’area geografica consacrata al culto di S. Erasmo coincide con il territorio di Acciano, che comprende le frazioni di Succiano, Beffi, S. Lorenzo e Roccapreturo. A S. Lorenzo, nella chiesa sub eodem titulo, si ammira una bella tela seicentesca che raffigura la terribile tortura cui fu sottoposto il santo.

L’ignoto artista, che probabilmente conosceva l’opera del Poussin, ha saputo ricostruire efficacemente l’atmosfera drammatica del martirio: i carnefici hanno strappato a S. Erasmo i paramenti da vescovo che giacciono per terra; e mentre alcuni lo sorreggono con forza disteso su una panca, altri gli estraggono gli intestini avvolti ad un argano a manovella. A Beffi (chiesa di S. Michele Arcangelo) e Succiano (chiesa di S. Giovanni Battista), si conservano due statue, lignea la prima e di gesso la seconda, che raffigurano invece S. Erasmo in veste da vescovo, con mitra e pastorale, senza l’attributo dell’argano. Queste due statue sono involontarie protagoniste di una singolare contesa, in quanto le due frazioni di Succiano e Beffi ne rivendicano ciascuna l’autenticità, sottolineando in tal modo la priorità del culto, con piati che esplodono proprio in occasione della festa, cioè nella prima domenica di giugno.

L’episodio conferma dunque un aspetto caratteristico della religiosità popolare, in quanto i devoti sogliono attribuire poteri miracolosi solo alle immagini ‘originarie’ e perciò più antiche di santi e madonne, venerate in quel particolare spazio sacro che è il santuario e dove solitamente si manifesta il portentoso.

Due sono pertanto le processioni organizzate separatamente nel dies natalis di S. Erasmo: la prima parte da Succiano e la seconda da Beffi. In prossimità del santuario agreste si originano talvolta forti contrasti per il diritto di precedenza, che ricordano quelli che si verificano fra le varie confraternite fondate in una medesima città. Comunque, devoti e pellegrini intervistati, non residenti né a Beffi e né a Succiano, sono stati concordi nel riconoscere che Succiano è il vero epicentro del culto ed è proprio in questa frazione che essi accorrono numerosi nella prima domenica di giugno (il dies natalis del santo cade però il 2 giugno) per rendere omaggio a S. Erasmo.

Già nelle prime ore del mattino la chiesa di S. Giovanni a Succiano è gremita di pellegrini provenienti da tutti i centri limitrofi. La statua del santo, che poggia sopra un pesante baldacchino, è costellata di catenine, collane, anelli d’oro offerti come ex voto al santo, dalla cui mano destra pende un nastro rosso sul quale si appuntano offerte in denaro. Dollari USA e canadesi testimoniano la preesistenza del culto presso comunità originarie di questi luoghi e trapiantatesi in America. Verso le sette di mattina lo sparo assordante dei mortaretti annuncia l’inizio della festa; si forma quindi una processione che lentamente imbocca il ripido sentiero che conduce al santuario, sito in una zona brulla e montagnosa, molto distante da Succiano.

In testa al corteo sfilano tre alti stendardi; il primo di S. Antonio da Padova (bianco), il secondo di S. Erasmo (rosso) ed il terzo della Madonna di Loreto (azzurro). Seguono quindi la banda e la statua di S. Erasmo. Il sentiero è ripido, impervio e faticoso. Dai circa 700 m. di Succiano si sale fino a 1.165 m., l’altitudine cioè in cui è situato il piccolo santuario; sicché coloro che portano la statua ricevono di tanto in tanto il cambio e riprendono fiato. Dopo circa un’ora di cammino la banda si stacca dal corteo ed imbocca un sentiero più breve che porta alla chiesetta, in modo da accogliere con musica i pellegrini al loro arrivo. Il corteo continua frattanto la sua faticosa marcia e compie la prima sosta alla cosiddetta cunicella o cunetta di S. Erasmo, cioè una edicola votiva in pietra dalla quale si può osservare lontano in basso l’abitato di Succiano.

Secondo la tradizione S. Erasmo avrebbe sostato nei pressi di questa edicola durante il suo peregrinare in Abruzzo, notizia questa non sorretta da documenti storici perché non risulta da alcuna fonte la presenza del santo nelle nostre contrade. Nell’interno della cunicella, forse alterazione dialettale indicante “piccola icona”, sono visibili tracce di un affresco raffigurante un tempo, con ogni probabilità, lo stesso S. Erasmo, di cui non esistono, in questa località, riferimenti relativi ad “impronte miracolose”.

Ricevuta la benedizione del sacerdote officiante, il corteo dei pellegrini riprende il suo cammino e passando per i “calmi di S. Erasmo” perviene infine alla solitaria chiesetta, addossata alla quale è stato costruito, in epoca successiva alla sua edificazione, un locale adibito a ricovero per i pastori sorpresi da tempeste atmosferiche, particolare questo degno di nota e sul quale tomeremo in seguito.

L’interno della chiesetta presenta una volta a botte ed un altare in pietra incassato in una nicchia. Sulla parte alta della medesima parete sono visibili tracce di un affresco deturpato dall’umidità. Alcune iscrizioni votive, effettuate sull’affresco con punte di chiodi o con temperini e risalenti anche alla prima metà del secolo scorso, attestano la presenza costante dei devoti nel piccolo santuario, le loro speranze, le loro angosce o la gioia per le grazie ricevute. L’affresco raffigura S. Erasmo con paramenti da vescovo, manto rosso, mitra e pastorale; con un braccio sollevato sembra additare una Madonna col Bambino, dipinta in alto sulla sua destra.

Ai piedi del santo, su uno sfondo azzurro cupo, si nota un gruppo di case sovrastate da una torre, forse una delle caratteristiche torri medievali di Beffi o Roccapreturo, supposizione che, se esatta, potrebbe costituire un indizio sull’origine del devoto che ha commissionato l’affresco, in epoca forse immediatamente successiva a quella dell’erezione del piccolo santuario.

Alla fine della funzione religiosa il sacerdote benedice i pani di S. Erasmo ed il vino offerti separatamente dalle “deputazioni” di Succiano e di Beffi.

Verso mezzogiorno il corteo si ricompone per far ritorno a Succiano.

Altrettanto fa l’altro corteo venuto da Beffi. Le due statue, riposte nelle rispettive chiese, restano esposte per tutto il pomeriggio all’adorazione dei fedeli. I pani benedetti nel piccolo santuario vengono donati a parenti ed amici che per qualsiasi motivo non hanno preso parte al pellegrinaggio in montagna. Anche una semplice mollica di questo pane preserva lo stomaco da una vasta gamma di malattie. Il pane di S. Erasmo si aggiunge così alla lunga lista dei pani sacrali ed apotropaici che esercitano il loro potere soprattutto se mangiati nel “dies natalis” del santo da cui prendono nome, il “tempo sacro” appunto della religiosità popolare.

Tutta l’area geografica compresa tra le pendici occidentali del monte Offermo ed il medio corso dell’Aterno, fiume che secondo l’umanistica Guido da Montopoli era chiamato anticamente Aperno per la grande presenza di cinghiali (Aper), sembra così consacrata a S. Erasmo. Il toponimo Acciano, menzionato nell’8l6 dal “Chronicon Vulturnensis” come possedimento del monastero benedettino di S. Pietro in Trite, compare nelle forme Azano e Anzano, mentre le sue attuali frazioni di Beffi, Succiano, Roccapreturo e S. Lorenzo sono attestate in documenti redatti in epoche diverse. Questo territorio attraversato dall’Aterno faceva parte della Diocesi di Valva e Sulmona, ma più tardi, con la Costituzione di Papa Martino V del 1426, fu assegnato alla Diocesi aquilana. I toponimi che in tale sede interessano appaiono alla Costituzione nelle forme di Roche de preturo (Roccapreturo), Aczani

(Acciano) e Beffiy (Beffi). Non sono citate dunque le altre due frazioni di Acciano, cioè Succiano e S. Lorenzo. In quest’ultima località, tuttavia, la chiesa sub eodem titulo presenta nella parte posteriore materiale riutilizzato per il suo ampliamento e di evidente stile romanico, sicché il borgo deve essersi formato successivamente attorno alla primitiva chiesetta. La Bolla corografica di Clemente III (1188), menziona per Beffi le chiese di S. Savino, S. Pietro e S. Maria; per Roccapreturo le chiese di S. Cecilia, S. Giovanni e S. Pelino; per Acciano le chiese di S. Pietro, S. Petronilla e S. Lorenzo.

Nessuna notizia ci hanno tramandato dunque i documenti più antichi, relativi a chiese esistenti in territorio di Acciano e consacrate al culto di S. Erasmo. Lo stesso Calendario valvense, affrescato nel XIII secolo nella chiesa di S. Pellegrino nella vicina Bominaco, non contiene alcun riferimento in merito al vescovo martire di Formia ed avvalora l’ipotesi che il culto stesso sia stato introdotto in territorio di Succiano nel corso del XVI secolo e registra la massima diffusione in concomitanza con l’erezione del santuario campestre di Succiano.

Va sottolineato che il culto di S. Erasmo doveva essere presente anche ad Introdacqua, nei pressi di Sulmona. Gaetano Susi, nella sua opera Introdacqua nella storia e nel folklore (Sulmona, 1970, pp. 311-12), ci dice infatti che in una “Memoria” del 1714 si parla delle chiese campestri esistenti in territorio di Introdacqua e fra queste ve ne era una dedicata a S. Erasmo, “divenuto poi Ermo per facilità di pronuncia, come il cognome locale D’Erasmo diventò D’Eramo”. Dell’esistenza di questa chiesetta fa tuttora fede una grotta di S. Erasmo sita in loco, ai piedi della Plaja, e ricordata anche dalla Canziani nella sua nota opera Attraverso gli Appennini e le Terre degli Abruzzi (Londra 1928).

Come si diceva in precedenza, S. Erasmo, per il particolare martirio subìto, l’asportazione cioè delle viscere mediante un argano, esercita un patronato nei confronti di tutte le malattie viscerali e dello stomaco. Il Wörterbuch der deutschen Volkskunde (s.v Erasmus), sottolinea tuttavia che l’attributo dell’argano, che appare in molti dipinti raffiguranti il santo (per es. nel quadro conservato nella frazione di S. Lorenzo) “stammt aus seiner westeuropäischen Geltung als Patron der Schiffer”, deriva cioè dal suo patronato, diffuso nell’Europa occidentale, nei confronti dei marinai, essendo il verricello a mano un attrezzo indispensabile per il sollevamento delle merci da caricare sulle navi. Pertanto con il termine Erasmuswickel (gomitolo di S. Erasmo), i marinai indicavano l’argano con la fune aggomitolata, espressione che ben proìettava l’idea del martirio subito dal vescovo di Formia.

Il nome Erasmo si trasforma inoltre in lingua mediolatina in Ermo ed Elmo; e proprio con l’espressione “fuochi di S. Elmo”, i marinai indicavano quelle manifestazioni luminose di elettricità atmosferica, assumenti la forma di un velo incandescente, che apparivano di notte sull’estremità degli alberi delle navi, ed anche su aste metalliche, preposte a vari usi, in campagna o montagna. Ed è proprio questo il secondo patronato esercitato da S. Erasmo nell’area di Acciano. Specialmente nelle notti tempestose il fuoco di S. Erasmo fa ritrovare la via smarrita agli atterriti viandanti che lo invocano. I “miracoli” avvenuti in tal senso per intercessione del santo sono numerosissimi, come hanno riferito i miei informatori. Così una volta un uomo di Succiano, vagando per la notte alla ricerca della giusta strada da seguire per far ritorno in paese, scorse un lumicino che gli fu da guida fino alla chiesetta campestre di S. Erasmo, dove poté trovare riparo. In un’altra occasione, una intera banda musicale si era persa per queste montagne e poté ritrovare la strada seguendo “il lumicino di S. Erasmo”.  Una “strada” intesa anche in senso metaforico, per cui anche il malato di mente, il disoccupato ed in genere gli ‘indecisi’, cioè coloro che non sanno ‘quale strada scegliere’ nella vita, ricorrono al vescovo martire e ne implorano l’aiuto.

S. Erasmo, dunque, sembra decisamente esercitare patronati che sono, oggi, di grande attualità.

Franco Cercone




GO GO AROUND ITALY

La serie animata che racconta le venti regioni del Bel Paese. Martedì 16 Gennaio su Rai Yoyo in programmazione la diciottesima puntata dedicata all’Abruzzo. L’Aquila, Sulmona, il Parco Nazionale d’Abruzzo, Teramo e Chieti e la splendida costa dei trabocchi.

Bari, 16 gennaio 2024.  Oggi, martedì 16 Gennaio su Rai Yoyo, alle ore 12:55 andrà in onda la diciottesima puntata di “Go Go Around Italy”, dedicata all’Abruzzo. Mia, Cipo e l’agente speciale alieno Zet, in questa stagione, saranno impegnati in un viaggio alla scoperta di storie, tradizioni e personaggi che dall’Aquila, Sulmona, passando per il Parco Nazionale d’Abruzzo e poi Teramo e Chieti, fino alla costa dei trabocchi.

Una serie animata per la regia di Francesco Colombo e prodotta dalla “Intergea” di Donatella Altieri e dalla “Armosia Italia” di Francesco Romeres, in collaborazione con Rai Kids. Le puntate sono state realizzate inoltre, con il contributo del Ministero della Cultura, della Regione Puglia a valere su risorse del POR Puglia FESR-FSE 2014/2020 e dell’Apulia Film Commission.

Come fa una nazione così piccola, che rappresenta soltanto lo 0,2% del territorio mondiale a possedere una così alta concentrazione di storia e di cultura? La missione di Zet, parte da questo quesito e dalla ricerca di una formula segreta che sia in grado di svelare il mistero della grande bellezza dell’Italia. A bordo della Nuvola Volante, con un rocambolesco atterraggio, l’alieno giunge in una cittadina dell’entroterra barese, Gravina in Puglia, e proprio qui incontra i suoi compagni di avventure, i cuginetti Mia e Cipo.

L’indissolubile amicizia che va rafforzandosi di pari passo con le esperienze messe insieme, con sullo sfondo tante simpatiche mirabolanti peripezie, rendono “Go Go Around Italy” un prodotto adatto anche al mercato internazionale che da sempre, guarda all’industria della cultura italiana con grande interesse per la profondità e la qualità dei contenuti proposti. Fini educativi, didattici, di conoscenza del territorio e delle diversità, fanno di ciascuna delle puntate, ognuna dedicata ad una delle venti regioni italiane, un viaggio ricco di sottotrame e spunti interessanti anche per la promozione turistica nazionale ed internazionale, più specificatamente dedicata ai piccini. Con un messaggio che non si vuole celare: lasciare che i bambini si prendano il proprio tempo per tornare ad esplorare, anche soltanto con la fantasia, luoghi che poi avranno voglia di visitare anche nella realtà.




COSA TI CUCINO AMORE? Sabato 20 Gennaio, ore 21 Teatro De Nardis

RACCONTI D’INVERNO a Teatro con Mamma e Papà. Domenica 21 Gennaio, ore 17.30 Teatro De Nardis

Orsogna, 16 gennaio 2024.  Gli appuntamenti invernali proseguono con Cosa Ti Cucino Amore? una commedia scritta e diretta da Linda Brunetta con Caterina Casini, Maria Cristina Fioretti, Debora Mattiello. Il solito scherzo del destino riunisce a casa di Agata, la sera del suo compleanno, la svagata vicina Eleonora e Doga, una interprete turca di passaggio, unica ospite del suo improvvisato Bed & Breakfast. Il marito di Agata, Tito, è il grande assente, di cui si parla continuamente. Solo alla fine le due invitate, che hanno fatto di tutto per divertire la “povera” Agata, capiranno dov’è sparito Tito e nello stesso istante perché sono state coinvolte nei preparativi di una festa senza invitati.

Una sarabanda di equivoci, fraintendimenti, colpi di scena. Uno humour sarcastico e surreale, che gioca con il linguaggio, i luoghi comuni, le convenzioni, le apparenze, svelando la doppia e tripla natura dei personaggi, allo stesso tempo profondi e superficiali, crudeli e innocenti, scaltri e ingenui.

L’amore, la morte, la pasta per le tagliatelle, la danza del ventre, tutto ha lo stesso peso, entra a far parte del gioco, nell’unità di uno spazio scenico, che ha la dimensione molto femminile di una semplicissima cucina, dove può succedere e succede di tutto.

Gli ingredienti della commedia e della vita delle tre donne e si mescolano, si impastano, si mangiano e si buttano, come quelli per preparare i cibi della festa sul grande tavolo che domina la scena. Nell’arco di poco più di un’ora, assolutamente in tempo reale, le tre donne, che fino ad allora nemmeno si conoscevano, si scontrano e si confrontano, si alleano e si detestano, ridono e si commuovono, inventano storie, leggende, bugie e grandi verità, trasformandosi completamente e alla fine trovando anche un modo per stare insieme affrontando allegramente una nuova vita.

Cosa Ti Cucino Amore? è uno spettacolo comico, nella direzione stilistica dello humour nero inglese, dove, coniugando understatement e situazioni paradossali, non si ricorre alle facili battute, ma si coinvolge lo spettatore in modo sottile, spiazzandolo e sorprendendolo, per ritrovare un’ironia al femminile moderna e originale.

La programmazione di gennaio si chiude con il secondo spettacolo della rassegna Racconti d’Inverno – a teatro con mamma e papà; I Vestiti Nuovi dell’Imperatore di Andrea Calabretta  per la regia di Emanuela La Torre  (da H.C. Andersen). Un re vanesio e civettuolo pensa unicamente a cosa e come indossare. Un giorno due imbroglioni lo convincono a comprare un tessuto straordinario per bellezza ed eleganza. Questa stoffa ha una piccola particolarità: la può vedere solo chi è intelligente.

Chi non la vede vuol dire che è uno stupido. Con questa scusa i due furfanti fanno finta di tessere tessuti meravigliosi e nessuno, per paura di passare da stupido, osa confessare che non vede niente. Alla fine, il re si mostrerà nudo al suo popolo, il quale popolo loderà le meraviglie di un abito inesistente. Tra tanta gente solo un bambino ha il coraggio (o l’incoscienza) di dire la verità e di urlare a tutti che il re è nudo. I Vestiti dell’Imperatore è una partitura per attori e musicisti, in un connubio di immagini, testo, musica.

Per le scene e le immagini ci siamo lasciati ispirare dai colori e dal segno di Matisse. I bambini vengono coinvolti nella storia, la musica dal vivo accompagna tutto il racconto che alterna alle parti narrate quelle cantate. Oggetti, figure e parole si muovono insieme alla storia. La fiaba diventa voce, narrazione, musica, figura, movimento, ci suggerisce di non fermarsi alle apparenze.




LETTURA AD ALTA VOCE

Laboratorio di Fonderie Ars al Mumi

Francavilla al Mare, 15 gennaio 2024.  Libridine dà il via alle sue attività dal 19 gennaio 2024:  sarà il Laboratorio di Lettura ad alta voce a cura dell’attrice e regista Annalica Bates Casasanta di Fonderie ARS a tagliare il nastro per il Cepell progetto vinto dal Comune di Francavilla al Mare. Il corso, di 25 partecipanti, prevede 12 lezioni della durata di un’ora e mezza di venerdì pomeriggio dalle 18.00 alle 19,30 presso il Mumi (sala ipogea). Quello di Fonderie Ars, è solo uno dei 14 progetti di Libridine per il 2024.

Esercizi di respirazione, elementi di dizione, elementi di recitazione,  linguaggio paraverbale, analisi del testo e della punteggiatura, esercizi e giochi di lettura espressiva, sono questi gli argomenti del laboratorio che al termine prevede un reading aperto al pubblico come restituzione del lavoro svolto. Il reading sarà accompagnato dalla musica dal vivo a cura di Identità Musicali del M° Alfredo Bruno.

Così recita Victor Hugo né I miserabili : “Leggeva ad alta voce, parendole così di capir meglio. Leggere ad alta voce significa affermare a sé stessi la propria lettura. Ci sono persone che leggono a voce altissima e sembrano dare a sé stessi la parola d’onore di quel che leggono”.

Imparare a leggere a voce alta, infatti significa mettersi in gioco sviluppando empatia, competenze comunicative e capacità di trasmettere e veicolare le emozioni celate nei testi; inoltre permette di combattere la timidezza e acquisire maggiore sicurezza in sé stessi. La lettura ad alta voce è una lettura capace di destare interesse, di far sentire il fascino e la forza della scrittura ed è questo lo scopo del  laboratorio di Annalica Bates Casasanta.

La voce narrante è l’anello di collegamento tra autore, storia e pubblico e ha la responsabilità di restituire le corrette intenzioni al testo anche attraverso il linguaggio paraverbale. Il corso è strutturato in moduli ed intende formare, attraverso esercitazioni e lezioni frontali, la figura del narratore moderno, capace di raccontare e leggere in pubblico con efficacia.

Per informazioni sul progetto di “Lettura ad alta voce” è possibile consultare le pagine social alle voci @arsFonderie e @identitamusicali.

Si ricorda che “Libridine” è promosso dal Centro Per il Libro e la Lettura (CEPELL), istituto del Ministero della Cultura; le associazioni partecipanti al fianco del Comune di Francavilla al Mare sono l’Aps Macondo, Fonderie Ars, l’Associazione Alphaville – nonsolocinema, la Neo edizioni snc di Francesco Coscioni e Biasella Angelo, Sophia Aps e l’Associazione Identità Musicali che a loro volta coinvolgeranno location strategiche, culturali, turistiche del territorio, oltre alla Mondadori di Francavilla e all’Azienda di Trasporti Abruzzese TUA.




MANIFESTAZIONE SOTTO LA PREFETTURA

Emendamento Costa, giovedì 18 gennaio 2024

Pescara, 15 gennaio 2024. “La presunzione di innocenza è fornire un’informazione corretta“: facciamo nostre le parole del procuratore capo di Perugia, Raffaele Cantone, per spiegare le ragioni per cui il Sindacato dei giornalisti abruzzesi sarà in piazza, con tutti i colleghi, per difendere il diritto dei cronisti a svolgere senza ostacoli e senza bavagli il proprio lavoro. L’emendamento Costa, con la modifica dell’articolo 114 del Codice di procedura penale, renderà non pubblicabili le ordinanze di custodia cautelare fino al termine delle indagini preliminari ovvero all’udienza preliminare: l’ennesimo impedimento in un settore particolarmente delicato, quello della cronaca giudiziaria, che la politica sembra voler cancellare.

Il sindacato e i giornalisti abruzzesi scendono in piazza per garantire ai cittadini un’informazione corretta e imparziale, verificata e fondata su elementi certi.

Il 18 gennaio dalle ore 10:30 si svolgerà dunque anche a Pescara, come già in altre città italiane, un presidio in piazza Italia, sotto la sede della Prefettura: una manifestazione aperta anche agli altri sindacati, alle associazioni e a tutte quelle persone che si riconoscono nella necessità di assicurare al nostro territorio una buona informazione.

La correttezza di una notizia può essere garantita solo attraverso a conoscenza accurata dei fatti e un rapporto virtuoso  con le fonti già assottigliato s non addirittura cancellato dalla riforma Cartabia, che ha ottenuto il risultato perverso di un’anonimizzazione dei contenuti che spesso danneggia intere categorie. Oltre a creare pericolose disparità basate su personali convinzioni riguardo la diffusione delle notizie di cronaca. Tutti elementi che contribuiscono anche a minare la percezione di sicurezza dei cittadini.

Alla manifestazione di giovedì 18 gennaio parteciperà anche la segretaria generale della Federazione nazionale della stampa italiana che, tra l’altro, aggiornerà i giornalisti sui contenuti dell’emendamento Costa.




ALLA FEDERCACCIA 105.000 EURO con la finanziaria di fine anno

Per la Regione ci sono cacciatori di serie A ed altri di serie B”

Teramo, 16 gennaio 2024. Oltre 16 milioni e circa 1.900 voci inseriti nel bilancio approvato a fine anno dal Consiglio Regionale. Fondi a pioggia elargiti in giro per l’Abruzzo su input dei consiglieri regionali con una parcellizzazione dei contributi che va da 1.000 a 180.000 euro.

Per noi di Italia Viva, come già più volte dichiarato, questi 16 milioni di euro potevano e dovevano essere impegnati a favore degli abruzzesi, investendoli nella sanità, nel trasporto pubblico, nella formazione per i giovani. Ma così purtroppo non è stato e si è preferito, prima delle elezioni, “spartire” fondi pubblici come se fossero un “bottino” dei consiglieri regionali.

Tra questi, come anticipato dagli organi di stampa, in attesa che la Legge di stabilità venga pubblicata per poter visionare l’elenco di tutti i beneficiari, saltano agli occhi i 100.000€ elargiti a favore della sezione provinciale di Chieti della Federazione Italiana Caccia e i 5.000€ a quella aquilana.

Dopo aver letto di questi specifici finanziamenti, entrando nel merito, alcune domande ci sorgono spontanee. Perché alla Federcaccia si e alle altre associazioni venatorie no? Se si fosse ravveduta l’esigenza di stanziare questi fondi, a questo punto non sarebbe stato corretto ripartirli tra tutto il mondo della caccia? Perché questa decisione che ha mortificato le altre associazioni venatorie?

“Questa scelta ha di fatto sancito che per la Regione Abruzzo ci sono cacciatori di serie A ed altri di serie B.” – conclude Luciano Monticelli Presidente provinciale di Italia Viva Teramo.




ITA INNOVATION PRESENTA MY AMI CHARLESTON

Il design innovativo ideato da Massimo Biancone

L’Aquila, 16 gennaio 2024. Il Polo d’Innovazione Abruzzo Italy accoglie con favore il lavoro di ITA Innovation con il suo nuovo progetto/prodotto denominato “My Ami Charleston”  protetto da proprietà intellettuale europea nr. 015041916-001 e condiviso con direzione marketing Citroën Italia.

My Ami Charleston è l’allestimento ideato da Massimo Biancone, designer, innovatore, imprenditore e fondatore delle Startup Firmato Biancone S.r.l; Biancone Automobili S.r.l. e ITA Innovation S.r.l.,

ispirato all’iconica 2CV Charleston anni ‘80 disegnata dallo scultore e designer italiano Flaminio Bertoni e realizzata dal noto carrozziere italiano Bertone, dedicato al quadriciclo elettrico Citroën Ami. My Ami Charleston sarà prodotto in Abruzzo, nello specifico tra L’Aquila ed Avezzano, e commercializzato per mezzo degli Ambassador Citroën Amiche e sul portale web www.myamicharleston.com.

“Con il progetto MY AMI CHARLESTON – ha dichiarato Massimo Biancone – si è voluto rendere il quadriciclo AMI opulento, accessoriato e confortevole. Esternamente il veicolo è un bifronte e, come il dio Giano, è passato da quadriciclo spartano a quadriciclo più esclusivo. Di primo acchito si noterà la colorazione Rosso Delage/Nero e la capote in tela. Internamente troviamo dei nuovi sedili, tappetini in gomma, fettucce apri porte ed una tappezzeria in pied-de-poule. Inoltre, un ombrello, con il suo vano inserito nello schienale del sedile guidatore, uno zaino, una pochette porta documenti, un disco orario, lo specchietto retrovisore, una fascia parasole e luce cortesia. L’infotainment viene garantito dallo smartphone collegato a casse bluetooth e kit vivavoce. L’obiettivo – ha concluso il designer – è quello di riportare alla luce il gusto per l’eleganza ed enfatizzare il comfort di bordo, concetti intrinsechi nella storia di Citroën oltre al fatto di riportare in auge il car design italiano”.

Il Polo di Innovazione Abruzzo Italy si complimenta con il consigliere componente del CTS,  Massimo Biancone, classe 1980, che  si appresta a raggiungere il traguardo dei 25 anni di professionalità nel design, dell’innovazione, del trasporto, sia pubblico che privato, e dell’imprenditoria. Da poco premiato designer dell’anno.