BASTARDE SENZA GLORIA

Così la donna continua a combattere 

Guardiagrele, 10 marzo 2024. La Uao spettacoli, in collaborazione con il Comune di Guardiagrele (CH), propone una minirassegna teatrale, con direzione artistica di Federico Perrotta, al Cineteatro Garden, che sembra rispettare la “parità di genere” infatti prevede due appuntamenti: uno tutto al femminile con “Bastarde senza gloria” ed uno tutto al maschile con “I Matti di Dio”.

Il 14 marzo alle ore 21.00 è la volta delle “bastarde” di Gianni Quinto con Gegia, Manuela Villa, Valentina Olla, Sabrina Pellegrino, Giulia Perini, Elisabetta Mandalari, Eugenia Bardanzellu è una produzione della stessa Uao Spettacoli con la collaborazione del Teatro Stabile d’Abruzzo; l’adattamento e la regia dello spettacolo sono di Siddhartha Prestinari: è un testo contemporaneo che ha già emozionato molti teatri d’Italia proprio perché affronta tematiche sociali e vede, ancora una volta, delle donne sul ring della vita, combattere per difendere i propri diritti, in un braccio di ferro con i propri dirigenti d’azienda.

A causa di insindacabili tagli al personale, infatti, viene richiesto loro di nominare una collega da fare fuori. Ed ecco che ci si trova di fronte ad una grande sfida, quella di sette donne da raccontare nelle loro fragilità e imperfezioni, nei loro cliché e desideri irrealizzabili: si tratta di uno spettacolo tragicomico ricco di battute al vetriolo, in cui ridere e sbeffeggiare i piccoli, grandi drammi che la vita preserva; qui una pausa caffè si trasforma in uno stillicidio di accuse, giudizi, condanne, in una lotta alla sopravvivenza in cui tutto è lecito.

Questo spettacolo, che ha matrici drammatiche, è una commedia che vede l’eterno colpo di fioretto tra dramma e comicità, in un mix agrodolce in cui ridere è l’unica possibilità per sopravvivere. E’ una lente d’ingrandimento sulla paura che, anarchica, compie scelte inaspettate e tira fuori il nero seppia dell’anima: “io contro te”.

La donna in fabbrica: madre, moglie, amante, lesbica o straniera, non smette di essere donna con tutta la sua complessità e fragilità ma indossando sempre la sua fiera ironia. Si scaglia come un felino, ride di sé stessa, ferisce per sbaglio, uccide se necessario ma rinasce come una fenice, anche a costo di perdere.

Entrambi gli appuntamenti sono a sostegno del Progetto Noemi Onlus. Anche lo spettacolo “I Matti di Dio” sarà sul palco del Cineteatro Garden a Largo Pignatari di Guardiagrele: la serata è prevista per l’11 aprile alle ore 21.00.




PREMIO PHENOMENA A CINZIA LUCIANI

La vicepresidente dell’associazione P&C Italian Style premiata in Giappone

Tokyo, 10 marzo 2024. Un pugno che stringe una mimosa. È la statuetta che dal Giappone tornerà in Abruzzo, e più precisamente a Pescara, grazie al talento e alla determinazione di Cinzia Luciani, vicepresidente dell’associazione Pastry & Culture Italian Style, che ha ottenuto il Premio Phenomena nella sua speciale edizione giapponese.

L’iniziativa nasce dalla collaborazione tra Regione Abruzzo, Agenzia di sviluppo della Camera di commercio Chieti Pescara ed IFTA (Indipendent Fashion Talent association) con la Camera di commercio italiana in Giappone. Nell’ambito del Mimosa Day, l’evento ospitato nella Tokyo Tower per celebrare l’empowerment femminile, infatti, i soggetti pubblici e privati promotori del Premio, rivolto ai settori del food, della moda e del design, hanno deciso di dedicare dei riconoscimenti speciali alle proposte imprenditoriali approdate in questi giorni a Tokyo. Tra queste, anche l’associazione Pastry & Culture, presieduta dal maestro Federico Anzellotti con il supporto operativo della vicepresidente Cinzia Luciani, che proprio questa settimana è stata protagonista dell’importante fiera internazionale Foodex Japan 2024.

L’associazione si pone, infatti, l’obiettivo di sviluppare progetti internazionali al fine di esportare lo stile Made in Italy nel settore food, attraverso formazione, tecnologia e materie prime e lavora assiduamente per realizzare sinergia tra le imprese italiane e i mercati esteri, accompagnando le aziende nel percorso verso l’internazionalizzazione, anche attraverso la partecipazione a missioni estere. Nata nel 2021, in pochi anni di vita l’associazione ha acquisito notevole esperienza in campo di export e promozione, tanto da essere presente nei tavoli ministeriali dove collabora con enti e istituzioni per le proposte di promozione ed export del Made in Italy.

«Sono davvero orgogliosa di questo premio che ci gratifica per tutti gli sforzi che quotidianamente facciamo», commenta Luciani, che si divide tra i ruoli di avvocato, insegnante e rappresentante dell’associazione. «Aver sentito pronunciare il nome della P&C Italian Style sulla Tokyo Tower è stato davvero emozionante».

Soddisfatto anche il presidente dell’associazione Federico Anzellotti che aggiunge: «un altro prestigioso riconoscimento per l’associazione e per l’incommensurabile impegno della vicepresidente Cinzia Luciani, esempio di donna concreta impegnata sul lavoro».




UNA GIULIESE COME ESEMPIO

Il Premio organizzato dall’ Assessorato e dalla Commissione alle Pari Opportunità, assegnato quest’anno a Leta Renzi e Aida Ruffini. Ieri, in sala consiliare, la cerimonia di consegna.

Giulianova, 10 marzo 2024. Aida Ruffini e Leta Renzi sono le due giuliesi che la Commissione e l’Assessorato alle Pari Opportunità indicano quale esempio da seguire. A loro, infatti, è andato il Premio Una Giuliese come esempio che, alla seconda edizione, ha visto un entusiasmo ed una partecipazione invidiabili.

In sala consiliare, ieri l’altro, c’erano il Sindaco Jwan Costantini, il Vice e assessore alle Pari Opportunità Lidia Albani, la presidentessa della CPO Marilena Andreani. C’erano le componenti della commissione e numerosi cittadini e cittadine. C’erano, soprattutto, Aida Ruffini e Leta Renzi, circondate dagli amici, dalla famiglia e dagli agenti della Polizia Municipale, con il  comandante Roberto Iustini.

Leta Renzi, non a caso, è stata la prima vigilessa d’Abruzzo, assunta a Giulianova nel 1973. Le agenti Annamaria Cipolletti e Federica Vasanella, ieri, hanno rappresentato una realtà presente che, come si è visto, affonda le radici in un passato cinquantennale. Ad Aida Ruffini, invece, va il merito di aver ricoperto l’incarico di assessore comunale, incarico assegnato per la prima volta, nel 1976, ad una donna.

L’attrice Sara Palladini ha moderato gli interventi. La storia di Giulianova, si è detto, è stata una storia di “Pari Opportunità”. Un percorso di crescita, quello del tessuto civico e dell’ abolizione della discriminazione di genere, che è andato in sostanza di pari passo.




MANI IN PASTA

Ad Erga Omnes il laboratorio di cucina inclusiva

Chieti, 10 marzo 2024. Si è svolto venerdì scorso, 8 marzo, all’ex centro sociale San Martino a Chieti Scalo, sede operativa di Erga Omnes, il laboratorio di cucina “Mani in pasta”, all’interno del progetto “Una Chiave”, rivolto ai ragazzi con disturbi del neurosviluppo.

Un’esperienza che unisce creatività e apprendimento attraverso attività pratiche, offrendo un ambiente inclusivo e stimolante per sviluppare abilità manuali e sociali in un contesto divertente e accogliente.

É indispensabile far fronte alle difficoltà che i ragazzi possono incontrare e alla solitudine che possono vivere ogni giorno. Per tale motivo, i volontari di Erga Omnes hanno pensato di fornire loro un ambiente dove accrescere i loro interessi, le loro passioni e instaurare nuovi legami, favorendo soprattutto una maggiore inclusione sociale. Pertanto, con tale progetto si intende promuovere il benessere e la qualità di vita dei ragazzi con Disturbi del Neurosviluppo e dei loro genitori grazie al sostegno, l’impegno e la professionalità di Erga Omnes.

Il progetto “Una Chiave” è sempre alla ricerca di nuovi volontari che possano supportare le iniziative.




MARIO POMILIO

Letteratura e cristianesimo

Teramo, 10 marzo 2024. Il prossimo 13 Marzo  2024 alle 18,15  il Salotto culturale di “Prospettiva Persona” 2024 (Patrocinio MIC e Fondazione Tercas)  sito in Teramo – via Nicola Palma, 33 , 64100- Teramo, propone: Letteratura e Cristianesimo Mario Pomilio

Approfondimento

Mario Pomilio capitò a Teramo per la prima volta nel 1951. Aveva vissuto “una stagione di esilio”, come lui stesso la definiva, a Parigi, “una città crudele per noi italiani: agli occhi del francese medio eravamo ancora quelli della pugnalata alla schiena”. Dall’interminabile paesaggio metropolitano era proiettato in uno spazio diverso, breve e domestico, tutto fasciato di colline: quello di una tipica provincia italiana con la sua dolcezza del vivere, le acredini, i sopori. In un’intensa testimonianza – il suo ultimo scritto – pubblicata sulla rivista “Il quadrilatero”, Pomilio aveva rievocato le ragioni e le emozioni che lo portarono a usare Teramo come “quinta” in due romanzi: il primo, quello d’esordio, “religioso”, L’uccello nella cupola, il secondo “laico”, La compromissione. Come due voci, due anime che Teramo riusciva a far convivere, con le sue soste al caffè, gli incontri per le strade, il corso che si popolava verso l’ora del crepuscolo, il suo stile di città centrata entro il cerchio delle sue antiche mura e della strada di circonvallazione. Due storie distinte, ma fuse insieme, garantite da un’urbanistica fatta a misura d’uomo e dal culto dello scambio comunitario ancora possibile in provincia. La prima storia risultava implicita nelle vestigia di una vetusta vita religiosa, le piazze attorno alle chiese, la città intorno alla sua cattedrale. La seconda, “laica”, era il lontano prodotto della borghesia postrisorgimentale con altri punti di riferimento: appunto il corso, la villa comunale, “le piazze dominate da monumenti civici, gli edifici pubblici, le scuole, certi caffè”. (R. Minore, https://vibrisse.wordpress.com/2015/10/30/due-o-tre-cose-su-pomilio-e-teramo/




ABRUZZO CROCEVIA MONDIALE SALUTOGENESIS

ME-TO-ME sarà stazione del mudi di Goriano Valli, già liste di attesa di 6 mesi, inaugurazione a giugno

L’Aquila, 10 marzo 2024. L’Abruzzo si candida a capi tale mondiale della Salutogenesis, ideata dal sociologo Aaron Antonovsky  e che promuove le abitudini di vita come migliore medicina preventiva per preservare sia la salute personale, sia la salute aziendale, grazie all’apertura, a Goriano Valli, in provincia dell’Aquila, del primo museo al mondo dedicato a founder, imprenditori e CEO: il Me-To-Me, ovvero il Leader Museum for the Future.

Il Me-To-Me sarà una delle 20 stazioni che faranno parte del nascente Museo Diffuso del Sirente (MuDi): un museo esperienziale, visitabile da una sola persona al giorno. Delle varie stazioni in fase di allestimento è già stata svelata la casa, di epoca medievale, che si candida ad essere la più piccola al mondo, di appena 8 metri quadrati, una “capsula del tempo”, rimasta chiusa per più di 140 anni.

Ancora prima dell’apertura, che si terrà il 5 giugno in concomitanza con le celebrazioni per il 600° anniversario della morte di Braccio Fortebraccio da Montone, numerosi imprenditori italiani e stranieri sono già affluiti in Abruzzo per visitarlo.

Entrambi i musei sono il frutto dell’innovazione di REX Roundtables, organizzazione internazionale con sede a New York e guidata da Fausto Di Giulio in Europa e Asia.

La prossima settimana un gruppo di imprenditori italiani della fitness industry parteciperanno ad alcuni seminari sul benessere che si svolgeranno presso i fitness club Medical Sport di Tortoreto e Planet Fitness di Giulianova e Roseto, cui farà seguito la visita al Me-To-Me che ad oggi ha già una lista d’attesa di 6 mesi.

Il Me-To-Me, spiega Di Giulio, “accompagna i visitatori in uno stimolante viaggio di auto-scoperta e crescita personale, promuovendo il giveback personale e la responsabilità sociale d’Impresa. La scelta dell’Abruzzo come sede di questa iniziativa non è casuale. Questa regione offre un ambiente naturale che da millenni è fonte di ispirazione e riflessione in virtù della sua diversità paesaggistica – che spazia dalle coste ai monti – e della sua ricchezza di cibo sano, vini, oli d’oliva e tesori storici e artistici”.

“La Salutogenesis – spiega Fausto Di Giulio – dal punto di vista della salute personale promuove una prospettiva complementare, non sostitutiva, all’approccio patogenetico. Mentre la patogenesi rimane cruciale per comprendere e trattare le malattie, la Salutogenesis apre la strada a un approccio più olistico e proattivo nella promozione dei fattori che contribuiscono alla salute fisica, mentale, emotiva, spirituale e sociale. Dal punto di vista della salute aziendale, essa pone invece l’accento sull’importanza delle pause di riflessione e ispirazione per scaricare lo stress, nutrire la creatività e svolgere esercizi di future thinking e scenario planning, per poter così anticipare i problemi ed esser pronti al futuro”.




CONTINUA IL PROGETTO ALBERI

Due Mimose messe a dimora lungo la Ciclo Pedonale per Ricordare delle donne di Roseto che non sono più fra noi

Roseto degli Abruzzi, 10 marzo 2024. Ieri, i volontari delle Guide del Borsacchio, in collaborazione con l’associazione Il Guscio, hanno compiuto un gesto significativo nella Riserva Borsacchio. Nel contesto del progetto Dalla giornata alla città dell’Albero, hanno piantato due mimose lungo il tratto ciclopedonale della riserva Borsacchio

Questo atto simbolico è un omaggio a due donne speciali, Erminia e Maria Assunta, che purtroppo ci hanno lasciato. Entrambe hanno contribuito in modo tangibile alla causa della Riserva Borsacchio e hanno diffuso gioia e serenità attraverso il loro sorriso e le loro esperienze.

Durante la cerimonia, il presidente dell’associazione Il Guscio ha pronunciato parole commoventi, e insieme abbiamo collocato una targa sul luogo, invitando i passanti a prendersi cura delle mimose, simbolo tangibile del ricordo di queste due donne straordinarie.

Chiediamo a tutti i cittadini di unirsi a noi in questo gesto di memoria e speranza, donando un po’ della loro acqua per garantire la crescita e la vitalità di queste piante, che rappresentano tanto più di semplici alberi: sono testimoni di un legame profondo e duraturo con la nostra comunità.

Dopo i volontari si sono recati in spiaggia a sistemare i danni del criminale che ha distrutto cartelli informativi e l’area delimitata del progetto area del fratino, a pochi giorni dall’atto vandalico.

Riserva del Borsacchio




TRIBUNALE DI TERAMO: LA GIUSTIZIA INGIUSTA

Così si annientano i minori

Città di Castello, 10 marzo 2024. I Tribunali, ma non tutti per fortuna, quando è finita la convivenza dei genitori e sono chiamati a disporre l’affido dei minori notoriamente non funzionano ed operano inaccettabili discriminazioni nei confronti del padre. I principi della bigenitorialità e della cogenitorialità non solo non trovano spazio nei provvedimenti che il giudice emette ma nemmeno vengono fatti rispettare quando l’inadempiente è la madre. Il tribunale di Teramo ne è un tipico esempio, arrivando perfino ad imporre le volontà del giudice istruttore che ha sempre fretta di chiudere il procedimento anche quando le sue imposizioni, in definitiva, danneggiano prevalentemente i figli perché una giustizia ingiusta non fa altro che alimentare una pericolosa conflittualità genitoriali. Non esiste, nell’affido dei minori, il rispetto dello Stato di diritto ma solo una più o meno sfacciata politica di genere. Il caso che riportiamo è molto eloquente ed è uno dei tanti che accadono a Teramo e in Abruzzo e di cui, per riverenza ai magistrati, nessuno ne parla.

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Un padre italiano è vittima della cattiva gestione degli affidi dei minori nelle separazioni. I figli, collocati presso di lui fin da quando quello più piccolo aveva tre mesi perché la madre, extracomunitaria, voleva affidarli al comune e collocarli in una comunità (sulla cui gestione sarebbe doveroso indagare, visto che è stata cofondata dal legale della signora) poiché non voleva, a suo dire negli sms i9nviati al marito, sacrificare il proprio tempo libero per i figli. Il padre si è opposto e il giudice, in base alle sue capacità genitoriali, li ha collocati presso di lui anche se uno aveva appena tre mesi (!).

Dopo due mesi, la madre, fiutate le possibilità economiche, cambia idea e pretende la collocazione dei figli presso di sé, un assegno di mantenimento per loro da parte del padre, l’assegno unico al 100% che per legge spetta al 50% a ciascun genitore, consapevole che,  essendo per propria scelta quasi disoccupata (mentre in realtà aveva ed ha molte risorse economiche derivanti da redditi non dichiarati e/o non dichiarabili), avrebbe avuto accesso ai vari contributi e benefici degli enti pubblici e privati destinano a genitori disoccupati (in questo caso anche extracomunitaria) con figli a carico.

Cambia il giudice che segue il procedimento e l’attuale, spudoratamente sbilanciata verso la madre, nell’udienza esprime una valutazione non lusinghiera sulla scelta fatta dal suo predecessore, accoglie con inaudita solerzia tutte le richieste della madre senza aprire il contraddittorio per metterle a confronto con le documentate denunce paterne sull’uso strumentale che la stessa fa dei figli, abbandonandoli giorno e notte sistematicamente a persone terze, sue connazionali, di cui al padre non è dato conoscerne la nazionalità e il nome, forse, anche perché potrebbero essere senza permesso di soggiorno e/o avere possibili debiti con la giustizia.

Il giudice per chiudere subito il procedimento pretende un immediato accordo tra i genitori altrimenti, se il padre non accetterà senza discutere le sue condizioni, prenderà in considerazione, come detto in udienza, anche l’ipotesi della sospensione della sua responsabilità genitoriale. Una cosa vergognosa che mal si concilia con la scritta che troneggia nelle aule dei tribunali: La legge è uguale per tutti. Il ricorso al Csm sarà inevitabile perché ciò non rientra nella discrezionalità del giudice ma è un vero e proprio sopruso discriminatorio della figura del padre a danno dei figli. Il contraddittorio, alla luce della legge, è un diritto del genitore e non una concessione del giudice.

Il giudice rigetta le richieste paterne: permanenza dei figli presso di lui, come già avveniva, oppure, in subordine, un loro affido paritario (che automaticamente esclude l’assegno di mantenimento), condivisione preventiva di tutte le spese straordinarie con un fare agitato che poteva essere ritenuto minaccioso, considerato il tono alterato della voce e il particolare gesticolare. Il magistrato, incurante delle richieste paterne e della procedura civile, impone la collocazione dei figli presso la madre, un assegno di mantenimento a carico del padre di €. 500 al mese per due figli, allora di sei mesi e tre anni, e pretende (impone) la rinuncia da parte del padre della sua quota dell’assegno unico a favore della madre (circa €. 500 al mese) mentre la legge prevede che sia equamente ripartito tra i genitori non conviventi e riconosce al padre il diritto di tenere i figli il 35% del tempo, non concede che i giorni infrasettimanali di permanenza non coincidano con il martedì e giovedì perché lui ha il rientro pomeridiano, arrivando sarcasticamente ad affermare che se deve lavorare, in quei giorni rinuncerà a prelevarli! Anzi, per imporgli il martedì, ha fatto sì che, per cinque giorni, il padre non vedrà i figli mentre in cinque giorni li tiene per 4 gg. quasi consecutivi. Una persecuzione o una tutela del superiore interesse dei minori? Ma scherziamo?

Il dominante giudice non vincola le spese straordinarie al consenso preventivo del padre, non dispone indagini sui redditi della signora e sulle attività che svolge, anche di notte, lasciando quasi sempre i figli da soli a persone terze, sulle sue proprietà immobiliari nel paese di origine, sui suoi investimenti finanziari anche all’estero e sui suoi numerosi conti correnti. Non si chiede, dunque, da dove derivi tanta disponibilità finanziaria pur lavorando due/tre ore al giorno con una cooperativa di pulizie. Il padre deve sborsare per i figli, il 45% del proprio stipendio, oltre a tutte le spese che sostiene per comprare loro quello che la madre non compra, compreso l’abbigliamento che la madre utilizza quelli che trova nei centri di carità e così utilizzare solo per sé l’oltre mille euro mensili tra mantenimento paterno e assegno unico.  

Il giudice si rifiuta di intervenire sugli strani comportamenti della madre: dichiara miseria e paga l’affitto per due appartamenti; cura attentamente il proprio look che evidenzia una rilevante disponibilità economica; frequenta locali costosi con i suoi amici “attempati” (che cambia continuamente, portandoli a dormire a casa anche quando ci sono i figli e con essi accompagna i minori a scuola o va a riprenderli, non potendo mandarci altri a seguito del diniego paterno visto che non conosce l’identità delle persone indicate dalla moglie) e/o coetanei connazionali con fluidità di contanti. Il giudice si guarda bene dal prendere provvedimenti in merito all’assegno unico, lasciando che nel frattempo lo continui a riscuotere la madre, e non interviene sulla mancata applicazione dei provvedimenti del tribunale da parte della madre e sulla impossibilità del padre di parlare al telefono con i figli all’ora di cena.

Non interessa ai bambini il fatto che sia in atto un tentativo di alienazione dei figli dal padre e che gli stessi per le materne violenze psicologiche e non solo, hanno un difficile rapporto con il padre all’inizio della permanenza con lui, mostrandosi violenti e offensivi per poi mettersi a piangere quando devono ritornare dalla madre. I bambini, inoltre, spesso sono sporchi e vengono portati a scuola con abiti e scarpe piccoli e consunti e la scuola spesso è costretta a chiedere al padre il ricambio per quello più piccolo perché la madre, che percepisce l’assegno di mantenimento e l’assegno unico non lo fa. 

Il calvario di questo padre e dei suoi figli è causato ed alimentato dai centri antiviolenza, dai servizi sociali e dall’inerzia di un tribunale che, dinnanzi alle dovute denunce del genitore, invece di prenderne atto e predisporre indagini approfondite, lo perseguita con provvedimenti discriminatori contrari alla legge e al buon senso imposti, sotto la minaccia della possibile sospensione della responsabilità genitoriale. La signora non segue i figli e continua a ripetere che lascia i figli a chi vuole perché lei non rinuncia alle proprie libertà.

Il servizio sociale che dovrebbe informare il tribunale, di fatto non riporta la verità dei fatti nelle sue relazioni scritte e in quelle verbali, riservate con il giudice, la scuola si sta allineando con il servizio per non mettersi contro le lobby che gravitano attorno al servizio stesso e per non contraddire i collegati centri antiviolenza che, senza scrupoli, invitano la signora a denunciare continuamente il marito di violenza contro di sé e contro i figli, anche quando non c’è, tanto lei usufruisce del patrocinio a spese dello stato, anche se chiaramente non ne ha diritto. Una cosa è certa, ci si muove nel campo dei presupposti tribali dove la persona non conta nulla, soprattutto se italiana poiché c’è una consolidata logica di razzismo al contrario.

Questa è la giustizia ingiusta amministrata in alcuni tribunali e da qualche giudice.

Ubaldo Valentini

Presidente Associazione Genitori Separati per la Tutela dei Minori (Aps) Città di Castello




COME SI PUÒ ASCOLTARE IL VANGELO CHE PARLA D’AMORE …

… e poi essere razzisti e discriminare il prossimo?

Impariamo, allora, ad avere verso il mondo, verso ogni fratello e sorella che incontriamo quanto raccomandava Raissa Maritain: “Se non accetto che il prossimo mi istruisca, neppure Dio mi istruirà”

di Rocco D’Ambrosio

Globalist.it, 10 Marzo 2024. Il Vangelo odierno: In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.

Dio, infatti, ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato, ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio.

E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio» (Gv 3, 14-21 IV Quar. B laetare).

Mi sono sempre chiesto come sia possibile ascoltare il Vangelo che parla dell’amore di Dio per il mondo, per gli ultimi, i poveri e poi assumere, nel mondo, posizioni razziste, chiuse, discriminanti e via dicendo. Chi lo fa, da qualche parte, deve essere falso: o in chiesa o nel mondo.

Condannare il mondo è un’operazione molto semplice: si divide il tutto in buoni e cattivi; si crede, con presunzione, di stare ovviamente tra i buoni e ci si arroga il diritto di condannare gli altri.

E Dio? Beh, anche Lui deve stare dalla mia parte, quella di chi condanna senza appello e, magari, ha votato il mio stesso partito. Ridere o piangere per queste posizioni?

La condanna è frutto di gente, come ricorda Maritain, dall’intelletto molle e dal cuore arido; l’amore, invece, appartiene a chi ha l’intelletto duro e il cuore molle. O, con le parole di Benedetto XVI, dovremmo dire: “Non c’è l’intelligenza e poi l’amore: ci sono l’amore ricco di intelligenza e l’intelligenza piena di amore”. Francesco, su questa scia, chiede, a tutti coloro che sono impegnati nel mondo, di interessarsi “ad ogni uomo e alle sue istanze più profonde, che spesso restano inespresse o mascherate. In forza dell’amore di Dio che avete incontrato e conosciuto, siete capaci di vicinanza e tenerezza. Così potete essere tanto vicini da toccare l’altro, le sue ferite e le sue attese, le sue domande e i suoi bisogni, con quella tenerezza che è espressione di una cura che cancella ogni distanza”.

Fa molto pensare come l’opposizione agli inviti del papa non provenga solo da coloro che appartengono per storia e sensibilità teologica ed ecclesiale a gruppi ben precisi (tradizionalisti, lefreviani, anti-ecumenici e così via) ma caratterizzi anche, in maniera spesso nascosta e ipocrita, settori ecclesiali di persone di formazione conciliare che comunque non apprezzano e seguono quanto Francesco dice, siano essi laici o presbiteri o vescovi o cardinali.

Alla lunga il loro atteggiamento e anche il mio, il nostro parlare di queste persone diventa stucchevole e deleterio. Serve solo a polarizzare il tutto, c’è chi segue il papa e chi si oppone a lui. Ma non è il papa l’oggetto della nostra scelta; non sono le sue parole il succo della nostra fede.

Il punto è Gesù Cristo. Siamo nella Chiesa per Lui e in Lui. Dio ama il mondo nel Suo figlio Gesù, inviato per salvare il mondo e non per condannarlo. È su questo che dobbiamo fare un esame di coscienza non sui contenuti dei siti spazzatura che trattano le cose di fede come materia da tifo calcistico.

Un parroco romano, tutt’altro che tradizionalista e anti conciliare, mi ha raccontato: “All’inizio papa Francesco mi infastidiva per quello che faceva e diceva. Poi mi sono chiesto: ma perché mi succede questo? Riflettendoci sono arrivato a una risposta: mi ero costruito un’idea di Dio e di Chiesa sicura e inespugnabile. Francesco me la ha messa in crisi. E mi sono sentito meglio quando l’ho riconosciuto e ho cercato di cambiare”.

Non è Francesco il problema, ma la misericordia di Dio, il suo amore che vuole salvare il mondo e non condannarlo. E qui non c’è una terza via. O si è con Lui o contro di Lui.

Impariamo, allora, ad avere verso il mondo, verso ogni fratello e sorella che incontriamo quanto raccomandava Raissa Maritain: “Se non accetto che il prossimo mi istruisca, neppure Dio mi istruirà. Vita nascosta in Dio. Non vedere nel prossimo che l’amore con cui Dio l’ama, e la sua miseria di creatura, che non è più grande della mia miseria, e che fa pietà a Dio stesso, e che fa discendere su di noi la sua misericordia. Tutto il resto è vanità e futilità”.

Come si può ascoltare il Vangelo che parla d’amore e poi essere razzisti e discriminare il prossimo? (globalist.it)