IL RITROVAMENTO DEL MAMMUT

Gli eventi di celebrazione del 70° anniversario

L’Aquila, 17 aprile 2024. Il Museo Nazionale d’Abruzzo per i 70 anni dall’eccezionale ritrovamento del fossile del Mammut nella cava Santarelli in località Madonna della Strada nel Comune di Scoppito, avvenuta a marzo del 1954, avvia una serie di eventi nell’anno in corso per un protagonista eccezionale. Il fossile, di 1.300.000 anni, reperto importantissimo della preistoria italiana, fra i più completi d’Europa, ha arricchito enormemente la conoscenza del Patrimonio paleontologico dei grandi mammiferi nel Quaternario sul suolo italiano.

La Mostra documentaria

Le recenti ricerche d’archivio impongono la revisione della data della scoperta. È infatti del 17 marzo 1954 l’informativa dell’Anonima Materiali Argillosi alla Soprintendenza alle Antichità degli Abruzzi e del Molise con la quale si comunicava il ritrovamento, da parte degli operai della fornace, dei primi resti. La notizia fu poi diffusa qualche giorno dopo, il 25 marzo, dal Corriere della Sera e ripreso da altre testate i giorni successivi.

Questi passaggi, oltre alle recenti donazioni di foto inedite, oggetto di una mostra documentaria visitabile dal 19 aprile nel Bastione Est del Castello Cinquecentesco, permettono di ripercorrere le fasi della scoperta, recupero e studio dell’esemplare sotto la direzione della professoressa Angiola Maria Maccagno, direttrice dell’Istituto di Geologia e Paleontologia dell’Università di Roma, con la collaborazione di Antonio Ferri nel restauro.

È del 15 novembre 1957 l’importante documento del Direttore Generale delle Antichità e Belle Arti, Guglielmo de Angelis d’Ossat, per conto del Ministro della Pubblica Istruzione Aldo Moro, che dichiara il suo interessamento nel garantire l’allestimento di una sezione di paleontologia presso il Museo Nazionale d’Abruzzo con il Mammut, poi esposto al pubblico dal 1960 nel Bastione Est del Castello Cinquecentesco.

L’accessibilità inclusiva

Grazie ad una consolidata collaborazione con l’Accademia di Belle Arti è in corso la realizzazione di due prototipi 3D: uno con  il particolare del cranio e della zanna e l’altro è un modellino di 30 cm del Mammut che vanno ad integrare il disegno in braille già presente nell’attuale allestimento. La progettazione è a cura dei docenti dell’ABAQ Simone Rasetti, Tecniche di modellazione digitale, e Marco Cortopassi, Scenotecnica. È stato effettuato, durante la conferenza stampa, un test di leggibilità con le tecniche di esplorazione tattile di un modellino di prova del cranio e della zanna del Mammut condotte dalla tiflologa non vedente Deborah Tramentozzi. Questa attività di ricerca sulle modalità di apprendimento dell’immagine e dei processi cognitivi nelle persone non vedenti e ipovedenti si avvale della professionalità accademiche del laboratorio di modellazione dell’Accademia di Belle Arti e della tiflodidattica, tramite le tecniche di percezione tattile del rilievo operate dalla tiflologa,  volte a verificare il grado di acquisizione e restituzione dell’immagine, esperita al tatto e successivamente ricostruita nella mente dell’utente.

I modelli 3D tattili potranno essere fruiti anche dai visitatori normovedenti, preziosa opportunità per attivare una sensorialità troppo spesso inibita, anche per la consapevolezza dell’impossibilità di toccare le opere d’arte nel contesto di una visita museale.

Video

Due documenti storici del 1954 appartenenti all’Archivio Luce Cinecittà, che si ringrazia per la concessione di utilizzo: Uscito dalla preistoria, durata 55’’ e Lo scheletro di un grosso mammuth trovato presso L’Aquila, segnalato dal Presidente del CdA di Abruzzo film Commission Piercesare Stagni, Rep. Incom. senza sonoro, durata 3’, completano la suggestiva ricostruzione animata del Mammut già in proiezione nel Bastione realizzata dal Segretariato Regionale MiC per l’Abruzzo.

Tecnologia realtà aumentata

È stata possibile la produzione di contenuti digitali 3D fruibili con tecnologia AR core per la ricostruzione 1:1 del Mammuthus Meridionalis. Tramite un QR code sulla pedana, i visitatori potranno avere un’esperienza di visita più dinamica ammirando il Mammut nelle affascinanti forme che aveva quando era in vita. RUP Maria Rita Copersino – Segretariato Regionale MiC -Abruzzo

Convegno scientifico

Nel mese di ottobre avrà luogo un convegno scientifico di rilevanza nazionale “Il Mammut del Castello – Settant’anni dalla sua scoperta. Nuovi dati nel quadro dell’evoluzione ambientale del Pleistocene” per condividere i risultati acquisiti attraverso nuove metodologie di indagine e  restauro. Verranno affrontati diversi aspetti scientifici quali l’evoluzione geologica del bacino aquilano, la paleobotanica e paleoclima; il confronto tra il Mammut meridionalis di Madonna della Strada con gli altri elefanti del Pleistocene; lo stato dell’arte della diagnostica e del restauro; l’esemplare nella realtà aumentata 3D e bodymass; i primi risultati della paleopatologia, nonché il tema del ruolo sociale attuale della divulgazione scientifica.

Annullo filatelico

Per rafforzare il potenziale narrativo è stato previsto un annullo filatelico dedicato al Mammut

Accompagnamento didattico

Si sta provvedendo, tramite formazione del personale AFAV curata dai funzionari del Museo, a fornire un servizio di accompagnamento  ai visitatori per una maggiore conoscenza del Mammut.

Premio Fossili regionali

Nel corso della conferenza stampa la direttrice del MuNDA Federica Zalabra ha ricevuto la targa di riconoscimento del Premio Fossili Regionali 2023 al Mammut per la Regione Abruzzo consegnata da due membri del comitato regionale della Società Paleontologica Italiana e la paleonotologa Maria Adelaide Rossi e Marco Romano dell’Università degli Studi della Sapienza. L’iniziativa è nata dalla sinergia tra il gruppo dei giovani della società Palaeontologist in Progress e il Consiglio SPI per favorire la divulgazione e la conoscenza delle ricchezze del patrimonio paleontologico italiano.




PASSEGGIATA ECOLOGICA

Sulla spiaggia in occasione della giornata mondiale della terra. Appuntamento sabato mattina con l’iniziativa per raccogliere la plastica dispersa nell’ambiente

Roseto degli Abruzzi, 17 aprile 2024. In occasione della Giornata Mondiale della Terra, Plastic Free Onlus organizza, con il patrocinio del Comune di Roseto degli Abruzzi e la collaborazione di altre associazioni del territorio, una passeggiata ecologica per raccogliere la plastica lungo la spiaggia centrale della Città delle Rose.

L’evento si terrà sabato 20 aprile alle ore 10.00 con punto di ritrovo presso Piazza Filippone Thaulero per poi spostarsi lungo la spiaggia (raccogliendo la plastica) fino a Piazza Ponno. Alle ore 12.00 i partecipanti giungeranno a Piazza Ponno, dove saranno accolti dall’Amministrazione Comunale che illustrerà l’importanza della cooperazione tra tutte le istituzioni, pubbliche e private, affinché si raggiungano gli obiettivi per la riduzione della plastica dispersa nell’ambiente e si parlerà delle conseguenze provocate dalla sua presenza in natura. Nell’occasione verrà anche sottoscritto il Protocollo d’Intesa tra l’Amministrazione Comunale e l’Associazione Plastic Free Onlus che permetterà a Roseto di fregiarsi di un ulteriore riconoscimento ambientale.

Il fine settimana del 20-21 aprile sarà quindi un momento di grande mobilitazione per la protezione dell’ambiente in Italia della quale anche Roseto sarà grande protagonista. Più di 200 appuntamenti in tutto il Paese vedranno migliaia di volontari coinvolti nell’importante compito di rimuovere migliaia di chili di plastica e rifiuti dall’ambiente circostante. Questa iniziativa è organizzata dall’associazione di volontariato Plastic Free Onlus, impegnata dal 2019 nel contrastare l’inquinamento da plastica.

“Vorrei esprimere la mia profonda gratitudine  per tutti coloro che parteciperanno all’evento di raccolta della plastica sulla nostra bellissima spiaggia. Questo evento dimostra quanto sia fondamentale l’impegno collettivo verso la tutela dell’ambiente e la sostenibilità – afferma il Sindaco Mario Nugnes – Ogni pezzo di plastica raccolto è un passo verso un futuro più pulito e sostenibile per la nostra amata città di Roseto. Desidero ringraziare gli organizzatori per aver creato questo momento di sensibilizzazione così importante e al contempo il Dec Simona Mantenuto e la Diodoro Ecologia per il prezioso supporto. La cura del nostro ambiente è una responsabilità che condividiamo e ogni piccolo gesto conta. Ognuno deve fare la sua parte per mantenere pulita la nostra città e proteggere il nostro pianeta”.




ENNIO MORRICONE AD AQUILA CULT

Il secondo appuntamento della rassegna culturale dedicato al grande Maestro della cinematografia mondiale, venerdì 19 aprile alle ore 17:30 – Centro Commerciale L’Aquilone

L’Aquila, 17 aprile 2024. Dopo il successo del primo evento del 12 aprile scorso con Angelo De Nicola che ha aperto la rassegna con “Il Primo Giubileo della Storia”, “L’Aquila Cult”, iniziativa del Centro Commerciale “L’Aquilone”, dedica il secondo appuntamento in programma alla grande figura di Ennio Morricone, Maestro della cinematografia mondiale.

A parlarne con cognizione di causa sarà il musicista aquilano Maurizio Trippitelli, che ha avuto il privilegio di iniziare a lavorare con Morricone all’età di 18 anni, come percussionista, per la prima colonna sonora “C’era una volta in America”. Ha una lunga storia da raccontare e far vivere, Trippitelli, per aver inciso ben 250 colonne sonore con il Maestro Morricone, fino a diventare il direttore artistico e produttore di eventi mondiali.

Da non luogo a luogo di aggregazione, socializzazione e innovazione è la nuova visione del Centro Commerciale L’Aquilone.  Portare la cultura fuori dai luoghi canonici, per essere dove la gente c’è, è lo scopo principe dell’iniziativa che vedrà altri appuntamenti, ogni venerdì, sempre alle 17:30, fino al 31 maggio 2024.

Il prossimo incontro in calendario è per il 26 aprile ed è la volta di Gianfranco Giustizieri, scrittore, docente e ricercatore, che intratterrà e affascinerà il pubblico con la figura di Laudomia Bonanni, scrittrice aquilana per oltre quarant’anni, apprezzata da Montale e che non si finisce mai abbastanza di conoscere.

“L’Aquila Cult” continua la sua azione di disseminare cultura fino al 31 maggio con una variegata selezione di tematiche e ospiti di prestigio. Basta andare su: centrolaquilone.it per non perdere neanche un appuntamento.

Tutti gli eventi si terranno di venerdì alle 17:30 presso il Centro Commerciale “L’Aquilone” e saranno aperti a chiunque abbia voglia di vivere e condividerne l’esperienza.




LAVORI PUBBLICI, IL PUNTO SUI CANTIERI

L’assessore Rispoli: “Si lavora a ritmi serrati per dare alla città opere e servizi”

Chieti, 17 aprile 2024. Lavori a pieno ritmo, buona parte delle opere pubbliche progettate dall’Amministrazione prendono forma, come affiora dal sopralluogo dell’assessore ai Lavori pubblici Stefano Rispoli sui cantieri attivi sul territorio cittadino. Una verifica ciclica su tutti i fronti di intervento sia nel centro storico e sia a Chieti Scalo.

“Cresce di giorno in giorno l’asilo nido del Villaggio Mediterraneo, fondamenta ormai ultimate, la struttura comincerà presto a vedersi per arrivare a conclusione entro il 2024 – illustra l’assessore Rispoli – Un edificio sostenibile, alle soglie di un bosco che diverrà parte attiva sia architettonicamente e sia didatticamente nella vita della struttura, concepita per accogliere 60 bambini in modo sicuro e con elevatissimi standard di confort e servizi.

Si scava nell’area adiacente allo Stadio Angelini per la realizzazione della cittadella dello Sport, anche lì strutture, campi e verde in una delle zone più vocate e popolate della parte bassa della città, per arrivare a definizione in brevissimo tempo. Proseguono spediti anche i lavori negli alloggi comunali di via Maiella, dove si sta completando la riqualificazione dei locali a pian terreno che ospiteranno attività aggregative sia del condominio e sia delle associazioni cittadine.

Così come in via degli Ernici è oggi più che evidente l’azione di riqualificazione esterna effettuata nei mesi invernali che ha letteralmente cambiato volto ai 24 alloggi popolari che saranno efficientati e risanati dalle criticità e dall’annosa mancanza di manutenzione. Anche a Filippone i lavori di realizzazione dell’atteso parco, con spazi per giochi e sgambamento stanno prendendo vita velocemente, ricaveremo anche qualche posto macchina per i frequentatori del parco, mentre stiamo già pensando ai possibili arredi che dovranno essere belli, comodi, resistenti e di materiali sostenibili e naturali. Bene anche gli interventi sul cantiere del Supercinema, dove con la Soprintendenza stiamo valutando anche la migliore colorazione da dare all’edificio, in modo che si inserisca al meglio in un contesto cittadino ricco di presenze archeologiche e culturali.

Si procede anche al Grottino sotto Palazzo d’Achille, per la realizzazione degli spazi espositivi dedicati ai lavori di realizzazione di Piazza San Giustino e ai reperti emersi dagli scavi effettuati in sinergia con la Soprintendenza, un legame che si consolida sempre di più in vista anche della più ampia rigenerazione che ci aspetta con gli interventi della via dei Conventi, che partiranno a breve e che cambieranno volto a tutta la zona da piazza Garibaldi in su.

A breve ci saranno buone nuove anche per il cantiere della scala mobile e della pescheria, mentre, per quanto riguarda le altre opere, nello specifico, i parcheggi di piazza Carafa e via Ciampoli, aspettiamo che la Regione ci invii le convenzioni per attivare i finanziamenti, li contatteremo, perché abbiamo urgenza di far partire anche quei cantieri: la città ha bisogno di parcheggi, noi li abbiamo progettati per rispondere al bisogno di stalli crescente e da anni sentito in città, abbiamo già effettuato anche sondaggi e carotaggi perché si possa lavorare in sicurezza, dunque vogliamo che si arrivi al cantiere al più presto”. 




GIRO D’ITALIA AMATORI

Sale l’attesa per la dodicesima edizione

Campli, 17 aprile 2024. Fervono i preparativi per la grande rassegna in rosa in programma dal 30 maggio al 2 giugno in quattro località abruzzesi. Sale l’attesa per la dodicesima edizione del Giro d’Italia Amatori, la gara a tappe in programma quest’anno tra le località di Campli, Teramo, Civitella e Notaresco.  Un giro disegnato tra gli splendidi scorci panoramici dell’Abruzzo che ospiterà la rassegna rosa dal 30 maggio al 2 giugno 2024 (iscrizioni sul portale my.raceresult).

La cittadina di Campli in provincia di Teramo teatro della prima tappa

Alla consolle dell’evento, ancora una volta, Fabio Zappacenere e Marina Campi che, per questa dodicesima edizione, hanno siglato una partnership con il Giro dei Borghi organizzato da Domenico Lignini (presidente dell’associazione Lu Callarò) in collaborazione con Andrea Di Giuseppe (Team Go Fast), Natalia Tommasiello (Team Eventi Ciclismo), Daniele Capone (Team Go Fast Event) e Raffaele Di Giovanni (Acsi Teramo). E proprio la sinergia con il Giro dei Borghi garantirà all’evento un tocco di “internazionalità” visto alla rassegna abruzzese parteciperanno anche numerosi ciclisti provenienti dai Piccoli Stati continentali.

La corsa ciclistica, che si corre sotto l’egida dell’Acsi grazie al desiderio del presidente Emiliano Borgna, sarà articolata in quattro tappe. Si parte giovedì 30 maggio con la cronometro individuale sulla distanza di 10 chilometri da Campli a Civitella del Tronto. Il giorno seguente, a Campli, la prima tappa denominata 3° Memorial Diego Barbieri. Il primo giugno seconda tappa con partenza e arrivo a Notaresco, la chiusura domenica 2 giugno a Nepezzano (Teramo) con il prestigioso Gran Premio Villa Marini.

“Il Giro dei Borghi della provincia di Teramo nasce, in primis, per promuovere lo straordinario patrimonio di questa regione – sottolinea Fabio Zappacenere – il Giro d’Italia Amatori, inoltre, vuole promuovere l’attività giovanile attraverso quella Master.

Infatti, domenica 2 giugno, Andrea Di Giuseppe presidente del Team Go Fast, società molto attiva anche nella promozione del ciclismo giovanile, organizzerà una gara riservata alle categorie giovanili che si terrà a Villa Marini.

Inoltre, ogni sera il comitato organizzatore della manifestazione organizzerà alcune iniziative per intrattenere i ciclisti e gli abitanti delle località coinvolte, in particolare il comune di Campli. In questo evento, infatti, l’aspetto agonistico non è prioritario. Chi ha già partecipato al Giro d’Italia Amatori sa benissimo che, al primo posto, c’è il divertimento ed il piacere di stare insieme”.




LA SCOMPARSA DELLE RIVÉGLIE dal patrimonio botanico abruzzese

[Pubblicato in “Rivista abruzzese”, Anno LV, N 2 Lanciano 2002]

di Franco Cercone

Non so come, ma discorrendo con alcuni contadini di Cansano, miei compaesani, sull’alto costo nei nostri giorni della verdura, il discorso è caduto sulle erbe di campagna ed in particolare sulle rivéglie (reveje, roveje) che ancora venti anni fa circa crescevano spontaneamente in alcuni campi incolti nei pressi della Difesa del nostro paese.[1]

Scrive nella seconda metà del ‘700 Vincenzo Giuliani a proposito del Piano delle Cinque Miglia, che questo territorio “è poco atto alla semina del grano per le molte nevi che vi cadono d’inverno. Ma comeché non v’è terreno che sia tanto avaro che non dia qualche cosa al suo patrono, vi alligna la segala, e vi si coltiva una specie di legumi simili al pisello di un colore fusco cinereo, detti con lingua patria Riveglie. Queste Riveglie si seminano nel mese di aprile, e vi si raccolgono nel mese di agosto. Molto sodisfano alla povera gente, che costretta a star ritirata in casa per il freddo, e per le nevi, ne fa di esse il magior consumo nell’inverno” [V. Giuliani, Ragguaglio istorico della terra di Roccaraso e del Piano delle Cinquemiglia, a cura di E. de Panfilis, DASP, Padova 1991].

Nel commentare un brano di Ateneo, tratto dal 2° libro di Eruditi a banchetto, il Torcia sottolinea che “il sostegno della vita” sono “la fava, il lupino, l’ortaggio, la rapa, la cicerchia, la cipolla, il cece, il pero selvaggio, il fico secco e l’erveglie, specie di piselli montani diversi dagli ervi, in Apruzzo detti riveglie, ervilia, lodati da Varrone”[2].

Le riveglie, secondo il Torcia, sono diverse dagli ervi (vicia ervilia). Quest’ultimi, informa puntualmente il Manzi, appartengono pure alle leguminose e sono stati coltivati in Abruzzo “fino a qualche decennio fa per il seme, ottimo alimento per il bestiame” [A. Manzi, Le piante alimentari in Abruzzo, Ed. Tinari, Bucchianico 1999].

Dei vicia ervilia sono state trovate tracce, come ricorda lo stesso Manzi, nell’antico alveo del fiume Fucino, allorché in scavi recenti è stato riportato alla luce un villaggio lacustre dell’età del Bronzo.

I vicia ervilia sono citati tuttavia da M. Tenore ed ascritti alla famiglia delle Diadelphia nel suo noto “Viaggio in Abruzzo Citeriore nell’estate del 1831” (ristampa Polla, Cerchio 1997).

Le riveglie dunque, piselli montani appartenenti forse alla stessa famiglia dei “vicia ervilia”, ma differenti dagli “ervi”, venivano seminati ad aprile e raccolte, come ricorda il Giuliani, nel mese di agosto. Questi particolari piselli, almeno nell’area del Piano delle Cinquemiglia, erano di grande aiuto “alla povera gente” e venivano essiccati in modo da essere consumati durante i lunghi e terribili inverni sul Piano.

In una recente e fondamentale opera del Manzi, Flora popolare d’Abruzzo, l’A. chiarisce che il termine riveglie deriva dal “tardo latino herbilia… Si tratta di un’antica varietà di pisello (pisum sativum) un tempo diffusamente coltivata in montagna sia per l’alimentazione del bestiame domestico che per quella umana”[3]. Il Manzi ci parla anche di una minestra ancora in uso tempo fa a Pescocostanzo, nel cui territorio per altro – secondo un informatore locale, Graziano Trozzi – le riveglie sembrano oggi del tutto scomparse.

A tal riguardo riveste particolare importanza la testimonianza di Maud Howe. La scrittrice americana, durante il suo soggiorno a Roccaraso nel settembre del 1898, ha modo di osservare la diffusione della pellagra per l’uso costante della farina di granturco. Qui sottolinea la Howe “la gente vive di polenta, di patate, di piselli secchi e di formaggio di latte di pecora”[4].

 I “piselli secchi” di cui parla la scrittrice sono appunto le riveglie, che lasciate essiccare costituivano una importante riserva alimentare per l’inverno.

Non conosciamo – ed è sorprendente – i motivi della scarsa bibliografia su questo prezioso legume, che deve aver contribuito non poco alla sopravvivenza di quelle popolazioni montane in un periodo in cui – siamo nella seconda metà del Settecento – sull’Altopiano non erano ancora apparsi il mais e la patata.

È da ritenersi che la graduale introduzione delle nuove colture abbia sottratto le riveglie dal normale ciclo produttivo che va dalla semina al raccolto e pertanto, non più coltivate, esse sono degradate allo status di piante spontanee negli stessi appezzamenti dove venivano seminate, svanendo così lentamente dal nostro orizzonte alimentare. A noi resta solo il ricordo del buon profumo di “sagne e riveglie”, preparateci con insuperabile maestria dalle nostre nonne.      


[1] – Sulle “difese” (o defènze) confronta l’importante saggio di A. Manzi, Il Bosco di Sant’Antonio e le antiche Difese (Rivista Abruzzese, n° 1, 2001). Vogliamo aggiungere tuttavia alcune notizie che potranno essere utili a chi vorrà in seguito approfondire l’argomento. Il fenomeno delle “difese” è antico e si manifesta in Europa occidentale nella prima metà del XIII secolo e non riguarda solo il regno di Napoli. (Cfr. G. Duby, L’economia rurale nell’Europa medievale, vol. I, Bari 1970). Come sottolinea il Sereni, “sono proprio i feudatari che, spinti da una accresciuta richiesta di lana sui mercati internazionali , tendono ad estendere nel feudo l’allevamento  ovino, sottraendo abusivamente agli usi promiscui di pascolo delle popolazioni una parte delle terre feudali , che essi chiudono riducendole a difese – come si chiamano – riservate alle proprie greggi o a quelle di grandi imprenditori dell’industria armentizia cui essi le fidano”  (Cfr. E. Sereni , Storia del paesaggio agrario italiano, Bari 1989). Il Sereni (ivi) ricorda, per quanto concerne il regno di Napoli, che fin dal 1443 Ferdinando d’Aragona, con la prammatica De Salario, tentò di opporsi, ma invano, a tale abuso dei feudatari, sottoponendo all’attenzione regia la Costituzione delle “difese”. Sicché fin dagli inizi del ‘700 la “difesa” assume una precisa fisionomia e costituisce “un vasto terreno destinato al pascolo del bestiame di proprietà del signore feudale”. Negli Statuti inediti della Bagliva di Sulmona, risalenti ai “primordi del sec. XVI” (L’Aquila, 1890), G. Pansa scrive che “la defenza era proprio il pascolo assegnato ai bovi “e pertanto l’art. 92 degli Statuti prescriveva che “niuna persona possa andare a pascolare in li lochi … reservati per le defense per li bovi”. È probabile che dopo la legge eversiva della feudalità la maggior parte delle “difese baronali” siano state riscattate dalle Università e destinate a ricovero notturno soprattutto per gli equini. È questo il caso, per es., della Difesa di Cansano, acquistata dai baroni Recupito di Raiano, feudatari di Cansano e Campo di Giove. Nel 1922 l’area della Difesa, tuttora coperta da un manto stupendo di cerri e dai nativi chiamata giardino, fu recintata con pietre a secco con giornate obbligatorie per tutti i cittadini. Qui fino al 1960 circa, si portavano “a vutà” (ad avvolgere o legare) asini e muli, ai quali venivano legate appunto le zampe anteriori per impedirne la fuga.

[2]  – Cfr. M. Torcia, Saggio Itinerario Nazionale pel Paese de’ Peligni fatto nel 1792, Napoli 1793. Ristampa anastatica a cura della libreria Antiquaria Tonini, Ravenna 1974.

[3]  – A. Manzi, Flora Popolare d’Abruzzo. I nomi dialettali delle piante, l’etimologia, i detti e i proverbi popolari, le antiche varietà colturali, Ed. R. Carabba, Lanciano 2001. 

[4] – M. Howe, Roma Beata. Lettere dalla Città Eterna, Boston USA, Little e Brown Co., 1907. La traduzione del brano, tratto dal capitolo “Tra le montagne abruzzesi”, è stata curata da I. Di Iorio in “Uno Sguardo dal treno. Saggi scelti”, Sulmona 1998; volume commemorativo per la ricorrenza del centenario dell’inaugurazione della linea ferroviaria Sulmona-Castel di Sangro.




A SENTIMENTO di Davide Nanni

Presentazione del libro. Lo chef “selvaggio” porta al Kursaal simpatia, carattere e un nuovo modo di pensare la cucina. Partecipa all’ incontro l’assessore alla Cultura Paolo Giorgini

Giulianova, 17 aprile 2024. La presentazione del libro, un’occasione di grande divertimento; la firma delle copie, un momento di inaspettata empatia.

Quanti ieri hanno conosciuto al Kursaal lo chef “selvaggio” Davide Nanni, sono usciti dalla sala, attorno alle 19:30, con il sorriso sulle labbra, sicuramente senza l’impressione di aver assistito alla presentazione di un libro o alla lezione di un cuoco sulla cresta dell’onda. Ieri pomeriggio, il libro “A sentimento” e il suo autore sono stati al centro di un incontro sotto molti aspetti inusuale.

L’evento era patrocinato dal Comune di Giulianova e organizzato da “Samarcanda. Sipari Saperi Sapori”.

Appassionata e appassionante, moderata da Francesca Martinelli, la presentazione è stata introdotta da Leo Nodari, direttore di Gastrosofia, e dall’assessore alla Cultura Paolo Giorgini, che ha portato i saluti dell’ Amministrazione Comunale e ha seguito, divertito, l’intero incontro. Smettere di ascoltare Davide Nanni era peraltro difficile, dal momento che il giovane chef ha raccontato, con una semplicità a dir poco disarmante, le fortunate e meritate circostanze che lo hanno portato a trionfare sui social e a calcare il palcoscenico televisivo di “È sempre mezzogiorno”.

Davide, reduce da una girandola di insoddisfacenti esperienze all’estero, è oggi il vero protagonista di un “piccolo” mondo: piccolo il paese dove vive (Castrovalva, 15 abitanti), piccola la locanda di famiglia , il “Nido d’ Aquila”, che cura e gestisce, piccolo era lui quando i nonni gli hanno regalato una montagna di ricordi che sono serviti a migliorargli il presente e a declinargli il futuro.

È invece grande, anche nel nome, papà Marione, anima e cameriere del Nido d’Aquila, prototipo di un locale di alto livello, dove però i sofismi della cucina stellata non hanno diritto di cittadinanza. La formula azzeccatissima di Davide è stata infatti quella di coniugare la bontà dei piatti gourmet alla più schietta tradizione regionale.

La sua cucina si proclama nemica giurata dei piatti pretenziosi e promuove un mangiare che è figlio dalla cultura gastronomica di un Abruzzo generoso, ancora fedele a sé stesso. Tra Davide Nanni e il suo cucinare “a sentimento” non ci sono discrepanze, smagliature. Questo è il bello, il fattore che piace e che funziona.

La “Banda dei picchiatelli” di Roseto, vestiti a pois e cappelli dorati, al grido di “J so wild”, ha felicemente aperto e chiuso l’incontro.




LE INSTALLAZIONI DEL FESTIVAL ARTINVITA

Tra intelligenza artificiale, ecologia, decostruttivismo e fenomeni atmosferici

Orsogna, 17 aprile 2024. Il Festival Internazionale degli Abruzzi ARTINVITA, arrivato alla sua VII edizione che si svolgerà dal 26 aprile al 12 maggio, allarga ancora di più le sue collaborazioni ramificando la sua rete di persone, luoghi e ricerche artistiche. Questo Festival nasce con l’idea di essere un progetto multiculturale e internazionale che accoglie nuovi linguaggi e forme artistiche: una realtà trasversale che apre le porte ad artisti emergenti, performer, autori contemporanei e cineasti. Oltre alla sua ricca programmazione diffusa e trasversale di Spettacoli, la direzione sta incrementando sempre più il suo interesse per le arti visive, plastiche, e multimediali e quest’anno presenterà 5 installazioni in 4 location differenti!

A dare il via a questa rassegna sarà ERRORE presso l’Ente Mostra dell’Artigianato Artistico Abruzzese di Guardiagrele. Errore raccoglie due progetti, uno installativo e l’altro fotografico, dell’Artista Cristina Tarquini, a cura di Simone Marsibilio, curatore d’arte dello spazio espositivo /f urbä/, situato sempre a Guardiagrele (facendo sì che l’idea progettuale del suo contenitore prenda piede camminando da un luogo all’altro).

Il progetto di Cristina Tarquini si compone di due lavori e linguaggi diversi, Shapeshifting Energy e Portraits Of Women’s True Gaze, che hanno un filo conduttore, una sorta di glitch di sistema utile, normale e vivo che contraddistingue la nostra capacità nel valutare quello che ci circonda, che guardiamo e che siamo. Cristina Tarquini con la sua ricerca artistica promuove un approccio collettivo all’apprendimento, coinvolgendo attivamente la comunità in esperienze che allenano non solo la creatività individuale, ma anche le buone pratiche collaborative.

Shapeshifting Energy è un’installazione interattiva, una sorta di videogame che velatamente permette al giocatore, aiutato dalla crescente temperatura terrestre, di manipolare gli eventi atmosferici tramite linee e figure disegnate su un tablet, offrendo un connubio interessante tra arte visiva, interazione dell’utente e conoscenza ambientale. Mentre Portraits Of Women’s True Gaze, proposta in italiano Ritratti Del Vero Sguardo Femminile è un dialogo tra Cristina e un’Intelligenza Artificiale. L’AI, tramite un’accorta selezione di immagini d’archivio impara a creare rappresentazioni di donne, che (però) nascono da una visione distorta e stereotipata del mondo femminile. Il progetto sarà inaugurato il 26 aprile alle ore 10.00 e resterà visitabile fino al 12 maggio negli orari consultabili sul sito del Festival.

Due giorni dopo, domenica 28 aprile alle 12.00 nella chiesa sconsacrata di San Rocco ad Arielli (CH) sarà possibile entrare nello sguardo dello scenografo e artista visivo e installativo Franck Jamin con l’opera Le Bout du Monde – Pier to pier. Jamin del suo lavoro dichiara: “Vorrei che fosse uno spazio per vagare, ma anche uno spazio per stare a proprio agio, e sentire che la “decostruzione” può portare nuove prospettive, che ci sono tante altre combinazioni possibili con ciò che ci viene offerto”. 

In questo lavoro riporta tutta la sua concettualità, aprendo le porte al dialogo, al movimentare le parole e i pensieri che possono emergere essendo presenti. In una metafora del nostro pensiero che deve essere decostruito per affrontare le questioni climatiche e sociali in cui siamo pienamente coinvolti, l’artista ha immaginato di riutilizzare ogni pannello di una vecchia scenografia in un assemblaggio esploso che afferma questa decostruzione mentre disegna una nuova architettura un po’ labirintica giocando sui propri riflessi e su quelli dello spazio della chiesa.

In linea con la volontà di approfondire il lavoro sulle arti visive, in occasione di questa edizione 2024, Il Festival ha disposto un bando per Artiste e Artisti residenti in Abruzzo Under 35, dal nome Zona Critica. Partendo da una frase del Filosofo Latour dove la «Zona Critica» sta ad indicare quella sottilissima pellicola della superficie terrestre dove l’acqua e il sottosuolo interagiscono.

Agli artisti è stato chiesto di interfacciarsi con le “gabbie” di ZooArt a Ortona, spazio particolare appunto per le sue gabbie che contenevano animali negli anni 80 diventate poi spazi espositivi grazie al magnificò lavoro svolto negli ultimi 20 anni da Gabriele Orlando Lacchè e la sua cooperativa. Il progetto abruzzese selezionato sarà esposto assieme a due altri artisti internazionali invitati.

Il risultato è un’esposizione collettiva che ha preso il titolo di Superfici: Profondità Ristrette, e sarà presentata il primo maggio includendo nelle tre gabbie l’installazione Conversation Metabolite di Antoine Bertin, Pareti Aperte di Simon Rouby e Appartenenza del Collettivo Abruzzese Contemporanea, progetto vincitore del bando Zona Critica. Tre installazioni che tentano di confondere il territorio con il proprio confine: Conversation Metabolite è un’installazione meditativa che consente agli ascoltatori di sperimentare il linguaggio del microbioma oceanico.

L’opera esperienziale il cui scopo è quello di scolpire i legami ecologici tra gli esseri umani e gli esseri che non siamo in grado di percepire solo attraverso i sensi. Pareti Aperte è concepito come omaggio a una delle illusioni primarie del mezzo cinematografico: quella di essere fisicamente in presenza dei personaggi di un film grazie solo alla luce. Infine, Appartenenza è Il prodotto di un vissuto ed è impregnato delle tracce che gli esseri umani e gli organismi presenti in Natura hanno depositato sulla sua superficie.

L’ultima installazione sarà inaugurata il 5 maggio nella magnifica cornice del Castello di Semivicoli con un vernissage alle ore 18.00. L’opera, dal titolo Still Life presentata dall’Artista Marsigliese Max Sister, è realizzata grazie alla collaborazione con l’Institut Français e il progetto Nouveau Grand Tour che offre a giovani artisti francesi, italiani e tedeschi di meno di trent’anni l’opportunità di essere ospitati in una rete di residenze partner, per un periodo massimo di sei settimane.

L’artista ha soggiornato in Abruzzo presso la struttura di residenza Dentro La Terra di Arielli (CH) dal 15 novembre al 5 dicembre 2023 per elaborare il suo lavoro che sarà presentato durante il Festival. Durante la sua residenza Max ha voluto portare avanti una ricerca sugli elementi naturali, sui fenomeni fisici e sulla loro trasformazione e realizzerà un’installazione composta da tre opere. La principale rimanda alla tradizione del monolite nella scultura, un concetto duraturo che simboleggia la permanenza e il potere della natura.

Come ogni anno, da sette edizioni a questa parte, ARTINVITA si prefigge l’obiettivo di portare nel territorio la possibilità di interagire in maniera orizzontale con il territorio. Arte e persone comunicano in diversi luoghi facendo in modo che il punto in comune sia la bellezza in tutti i suoi linguaggi.

Le giornate di ARTINVITA si animeranno nei diversi luoghi del festival tra teatro, danza, musica e spettacoli circensi partendo da Guardiagrele e andando a toccare luoghi come Orsogna, Crecchio, Pescara, Arielli, Castello di Semivicoli, Casacanditella, Ortona e Chieti.

Il programma intero è consultabile sul sito di Artinvita: https://www.artinvita.com/edizione2024/

BIGLIETTERIA ONLINE ATTIVA DAL 20 FEBBRAIO 2024

I biglietti e gli abbonamenti sono acquistabili online dalla sezione “Biglietteria” del sito https://www.artinvita.com/ o direttamente su Vivaticket https://www.vivaticket.com/it.

Sono previste riduzioni del 25% per Under 25 e over 65 e omaggi per persone con disabilità, è possibile prenotare inviando una mail a biglietteria@artinvita.com.

ORARI DI APERTURA AL PUBBLICO

dal 1° marzo al 12 maggio

lunedì, martedì, giovedì, venerdì 10:00 – 12:00

mercoledì 16.00 – 18:00

1 ora prima dello spettacolo




FRA BROCCHE, BOCCALI, TRUFI E BORRACCE

Breve viaggio storico attraverso i boccali… “divini” delle Marche e d’Abruzzo.

[Pubblicato in AA.VV. “Boccali divini. Antica ceramica popolare”, Collezione G. Brandozzi, Fast Edit, Ascoli Piceno 2008]

di Franco Cercone

Si vedrà una stanza al pian terreno in una casa rustica e vi saranno nella stanza vari utensili e suppellettili, come boccali, scodelle, alberelli e fiasche e vi sarà l’orcio dell’acqua”.

Così immagina Gabriele d’Annunzio la scenografia all’inizio della tragedia La figlia di Iorio, nella quale chiede che si pongano ben in mostra le ceramiche d’uso che arredano la modesta dimora rurale della protagonista. Ad attirare subito la nostra attenzione non è tanto l’alberello delle antiche erboristerie, il vaso ‘colto’ destinato a contenere erbe salutari e medicamentose nelle botteghe degli speziali e la cui presenza quasi stona in un ambiente rustico come quello immaginato dal d’Annunzio, più consono alla presenza di orci, boccali e fiasche.

Manca tuttavia nell’elenco il trufo che forse non per mero caso – come vedremo in seguito – è sfuggito all’attenzione del Poeta. Si tratta della particolare “fiasca di terra cotta” che G. Savini nel saggio La grammatica ed il lessico del dialetto teramano (1881) e G. Finamore nel suo noto Vocabolario dell’uso abruzzese (1893) segnalano nella forma di trùfele in Abruzzo Ultra e basso Piceno, area quest’ultima in cui il termine è presente nella forma di trufo.

Il Savini ci dice anche che nel Teramano una persona bassa e panciuta viene chiamata Don Trufele, mentre ad Atessa (Ch) il termine è sinonimo di deretano.

La caratteristica del trufo marchigiano ed abruzzese, almeno in quell’area culturalmente indistinta e posta a nord del Tronto, è costituita da due caratteristiche anse poste ai lati del collo del recipiente fittile, che lasciano agevolmente intuire la sua derivazione da una tipologia di anfora classica presente non solo nelle Regioni adriatiche dell’Italia centro-meridionale, ma anche in area umbra. Sicché questa particolare fiasca destinata a conservare e versare il liquido in essa contenuto, sia vino che acqua, potrebbe oggi essere quasi assunta a logo delle popolazioni rurali stanziate dalla Puglia fino all’area occidentale umbra.

La posizione delle due anse al collo, simili ad una corona che cinge un capo regale, proietta semanticamente una figura femminile stilizzata che trasporta una conca d’acqua e che aggiunge al suo simbolo congenito di naturale fertilità anche quello contrario maschile, dato che il trufo viene chiamato dai contadini abruzzesi anche vozze, cioè “bernoccolo” oppure come ricorda il Finamore “organo che fuoriesce”, come appunto quello maschile e che permette lente sorsate di liquido.

Caratteristici erano, ancora negli Anni Settanta del secolo scorso, i cosiddetti trufi di Sant’Antonio da Padova, che si potevano acquistare, come segnalano V. Franceschilli e V. Giovannelli nel saggio dal titolo “La ceramica di Rapino e i Bontempo” (Francavilla 1994), nella fiera di Sant’Antonio che ha luogo ancora oggi il 13 giugno e con grande concorso di devoti a Serra Monacesca (Pescara).

Per tale ricorrenza i deputati alla festa provvedevano ad incollare sulla pancia del trufele, una immagine del Santo da Padova e la fiasca, come le Brocche di San Rocco, venivano acquistate dai devoti a ricordo dell’avvenuto pellegrinaggio.

Il trufo marchigiano ed abruzzese può essere sia di “terra cotta àcroma” e preposto dunque al contenimento di acqua che si manteneva pertanto fresca specie durante i faticosi lavori estivi sui campi, che “smaltato” ed adibito pertanto come recipiente da vino, ma in tal caso lo smalto impedisce la trasudazione e dunque il liquido perde freschezza.

Nell’area di Cupra Marittima ed in alcune zone del contado Anconetano il trufo veniva chiamato talvolta, secondo alcune fonti letterarie dei primi decenni del Novecento, anche vrocca (brocca), la quale quando risultava di misura ridotta assumeva il nome di vrocchetta.        

Come si è accennato in precedenza, oltre che nelle Regioni medio-adriatiche il trufo è presente anche in terra umbra con il termine, assai significativo, di truffa (o trufa) e nel noto “Museo del vino” a Torgiano (Perugia) si può ammirare qualche magnifico esemplare di trufo, che viene ascritto genericamente ad un tipo tradizionale di “bottiglia contadina”, ma facilmente riconoscibile per le due anse ed il caratteristico collo lungo e stretto, che costituisce la struttura funzionale alla conservazione del liquido.

In un bel volume dal titolo Dalla vite al vino. Miti, tradizioni, arte e storia, edito a cura della Pro Loco di Piediripa e della Prov. di Macerata (Pollenza 2001), Betto Salvucci scrive a proposito della trufa che “la sua configurazione consentiva solo una breve sorsata alla volta, e ad essa è da attribuire la motivazione del nome popolare che la designa”, cioè truffa.

Infatti la caratteristica del trufo marchigiano ed abruzzese è costituito da un piccolo versatoio realizzato nella parte alta della pancia della fiasca che, poggiata di solito su una spalla e tenuta ferma con la mano stretta ad una delle due anse, permette, mantenendo leggermente obliqua la fiasca, l’uscita del vino (o dell’acqua) come un piccolo e placido zampillo.

Così, come accennato in precedenza, in una mirabile “logica dei contrari” il trufo viene a sintetizzare l’elemento femminile e maschile non presente negli altri similari recipienti se non nell’orcio o in alcuni vasi bianchi biansati prodotti nelle Marche ed a Castelli già nel XVII secolo ma destinati ad ambienti socialmente egemoni.

Caratteristici appaiono in questo periodo anche i boccali trilobati, simili agli antichi oinokòe greci e destinati a ricevere il primo saluto del vino attinto dal “cratere” ed in seguito, nelle società rurali, dalle botti che troneggiano nelle umili cantine come santi nelle proprie nicchie.

L’orciolo si distingue dalla brocca e dal trufo perché di norma presenta al “collo” una sola ansa ed un “versatoio falliforme”, detto bocciolo, come sottolinea anche G. Gagliardi nel saggio Storia della ceramica ascolana (Ascoli Piceno, 1993). Se risulta di terracotta àcroma o smaltata, l’orciolo è destinato a contenere rispettivamente acqua o vino.

La funzionalità del trufo o dell’orciolo è dunque duplice, perché come ha ben evidenziato G. Profeta in una classica indagine dal titolo La logica del recipiente, questi tipi di fiasca sono entrambi destinati a svolgere due funzioni importanti, quelle del conservare e del versare.

Tuttavia, non va dimenticato che nel mondo contadino rivestivano grande importanza come contenitori le cosiddette zucche a fiaschetto, assai documentate iconograficamente fin dal periodo medievale perché costituenti le “compagne fedeli di viaggio” dei pellegrini.

San Rocco, per esempio, il “pellegrino” per antonomasia, viene spesso raffigurato con un bordone cui è appesa una zucca a fiaschetto per conservare l’acqua e la classica conchiglia appesa al petto come segno di riconoscimento per chi si è recato a Compostela in Spagna, al Santuario dell’Apostolo Giacomo.

Le “funzioni” svolte dalla zucca a fiaschetto sono quelle mutuate dalla ceramica tradizionale e destinate al mondo contadino, con la particolarità tuttavia che questo tipo di zucca era adibito nel mondo rurale anche a recipiente per l’olio. Se ne ha una illuminante conferma nella cosiddetta “Vita C” (titolo di un manoscritto) concernente appunto la vita di fra’ Pietro dal Morrone, poi eletto al Soglio di Pietro nel luglio del 1294 con il nome di Celestino V, da cui si apprende che l’eremita conservava l’olio d’oliva con cui alimentava una lampada votiva in una zucca essiccata.

Sia se ascritte alle terrecotte che alle terraglie, brocche, orci e trufi non vengono più prodotti, dalla seconda metà del ‘500, nelle botteghe marchigiane di Ascoli, Ancona, Tolentino, Fano, Pesaro ecc., cioè in quelle che il Piccolpasso chiama nel suo trattato Tre libri dell’arte del vasaio “le ricche Città della Marca”, ma nei centri minori come Casteldurante (oggi Urbania) o nelle piccole aziende familiari lungo la Val Metauro.

Come nota efficacemente S. Anselmi ne Il picchio e il gallo. Temi e materiali per una storia delle Marche (Jesi 1982) dopo il periodo rinascimentale “molte Città delle Marche rimasero inevitabilmente costrette a stazionare nel prodotto figulino, paghe di provvedere al giornaliero uso del popolo minuto, lasciando ai ricchi la cura di procurarsele dai centri più celebri”, come per es. Faenza, Castelli, Pesaro, Montalboddo ecc. per tacer  poi delle ceramiche istoriate dette metaurensi, i cui esemplari superstiti si possono ammirare oggi nei musei e nelle pinacoteche più note  dell’Umbria e delle Marche.

Le ceramiche d’uso marchigiane e soprattutto i trufi e gli orci erano tenuti in gran conto presso le dimore contadine ed in caso di lesioni causate sulla superficie parietale da cadute accidentali si restava in attesa del passaggio di abili artigiani specializzati a sanare le fratture di piatti e recipienti mediante il filo di ferro dolce fatto passare attraverso due o più buchi laterali realizzati con uno speciale trapano azionato con i piedi. Oh tempora, oh mores – vien fatto spontaneamente di esclamare! Se per qualsiasi motivo il recipiente di ceramica rustica non poteva essere sanato, allora si doveva provvedere a riacquistarne uno nuovo nel giorno di mercato o nelle fiere che avevano luogo nel santuario più vicino.

Molti trufi ed orci venivano acquistati per devozione dai pellegrini abruzzesi nelle fiere che accompagnavano i periodi di festa della Madonna di Loreto, specie nella ricorrenza della Traslazione della Casa Santa a dicembre. Ed i pellegrinaggi verso Loreto avvenivano anche via mare, come ci informa puntualmente fra’ Serafino Razzi nei suoi “Viaggi in Abruzzo”.

In data 4 settembre dell’anno 1577, il dotto Domenicano assiste nel porto di Vieste al naufragio di una nave di pellegrini diretti a Loreto e che doveva far scalo a Pescara per imbarcarne degli altri.

La circostanza che la voce trufo  o trùfele non sia registrata nel Saggio di uno studio sul dialetto abruzzese di G. Pansa (1885) e nemmeno nei Vocabolari dialettali pubblicati successivamente ed inerenti a varie aree interne dell’Abruzzo (solo nel Glossario minimo delle parole dialettali atessane di E. Rucci, apparso nel 2007, si rinviene infatti la parola trùfele, ma nel senso di “grosso ceppo per sedersi, oppure di grosso deretano), lascia insorgere il sospetto che il trufo sia originario dell’area picena-anconetana e come “modello di fiasca” si sia  trasmesso successivamente attraverso contatti di natura diversa (non ultimo quello legato ai pellegrinaggi al Santuario della Madonna di Loreto) al mondo agro-pastorale abruzzese e quindi pugliese, ma solo nella fascia adriatica, il che spiegherebbe il fatto che il tipico recipiente sia sconosciuto nell’Abruzzo interno, al di fuori del caso isolato di Serra Monacesca, in precedenza citato.

Argomento affascinante è dunque quello relativo al trufo e che ha attirato anche l’attenzione del grande studioso anconetano Giovanni Crocioni nella sua Bibliografia delle tradizioni popolari marchigiane (Firenze 1958). Ci piace pertanto concludere queste note, certamente non esaustive, ricordando un breve componimento popolare contenuto nel saggio di G. Crocioni La gente marchigiana nelle sue tradizioni e dedicato all’umile ma prezioso trufo:

                               “La padroncina vien con la canestra,

                                 ce porta la pietanza e la minestra.

                                 In testa la canestra e il trufo in mano,

                                 la canestra glie fa da parasole,

                                 gli occhi neri lucenti, un altro sole”.




LE MILLE E UNA NOTTE

Il Colibrì Ensemble chiude la stagione con lo spettacolo sabato 20 aprile, al Flaiano. Sinbad il marinaio, Aladino e il genio della lampada, Alì Babà e i quaranta ladroni tra parole e musica di Korsakov

Pescara, 17 aprile 2024. Sabato 20 aprile all’Auditorium Flaiano di Pescara (ore 19:00), il Colibrì Ensemble chiuderà la stagione 2023-2024 con un grande concerto sinfonico, dal titolo “Le mille e una notte – Scheherazade, bella figlia della Luna”. Non solo musica, ma anche teatro, con una produzione dell’Associazione Libera delle Arti, a cura di Andrea Gallo. Sul palco anche due attori e doppiatori di prestigio: Chiara Colizzi e Franco Mannella.

Lo spettacolo comprenderà alcune delle più celebri storie raccontate dalle voci e descritte dalla musica, in un viaggio attraverso colori, suoni e personaggi come Sinbad il marinaio, Aladino e il genio della lampada, Alì Babà e i quaranta ladroni.

«Sarà entusiasmante confrontarsi con un poema sinfonico così celebre e maestoso – spiega Andrea Gallo, direttore artistico dell’orchestra -. Un’idea della quale si parlava, scherzando, una decina di anni fa, quando insieme ad altri musicisti dell’orchestra sognavamo di suonare Scheherazade senza direttore. Non sarà semplice, ma come sempre ce la metteremo tutta e non vediamo l’ora di essere sul palco!».

La stagione, che si chiuderà con il quattordicesimo appuntamento, ha riscosso ancora una volta notevole successo, confermandosi come un punto di riferimento ormai costante e di prestigio nel panorama musicale della città e dell’intera regione Abruzzo.

«Siamo contenti soprattutto dell’affetto ricevuto dal pubblico in questi anni, un pubblico che abbiamo visto e continuiamo a vedere in crescita – continua Andrea Gallo. Anche quest’anno in alcune occasioni abbiamo riempito il Flaiano confermando non solo un aumento di abbonati, ma anche di biglietti venduti».

L’orchestra ha da qualche settimana aperto la nuova campagna abbonamenti e nel giro di pochi giorni ha già confermato oltre 170 abbonamenti.

«Questo aspetto è per noi molto importante – prosegue Gina Barlafante, presidente dell’orchestra -. Si tratta di una conferma positiva del lavoro svolto e della giusta direzione in cui il progetto si sta muovendo».

La nuova Stagione 2024 -2025, che partirà come sempre da ottobre e si concluderà in aprile, verrà presentata a fine giugno. Nel frattempo, sono attive diverse offerte all’interno della campagna “Abbonamento al buio”.




SCUOLA DEI PICCOLI COMUNI

Terza lezione

Castiglion Messer Marino, 17 Aprile 2024. Venerdì 19 aprile si terrà la terza lezione della Scuola dei Piccoli Comuni diretta da Rossano Pazzagli, docente di storia del territorio e dell’ambiente presso l’Università del Molise. L’incontro, La qualità della vita nei territori ai margini: politiche abitative, sociali e welfare nelle aree interne, si terrà nell’Istituto comprensivo di Castiglione Messer Marino dalle ore 14:30.

Dopo le prime due lezioni che hanno registrato numerose iscrizioni da molte Regioni d’Italia, questo terzo incontro vedrà la partecipazione di Antonella Golino, dottore di ricerca in sociologia e ricerca sociale, che per diversi anni ha svolto la sua attività di ricerca presso il Centro di Ricerca per le Aree Interne e gli Appennini dell’Università degli Studi del Molise, e attualmente ricercatrice presso il dipartimento di economia dello stesso Ateneo.

Saranno inoltre presenti Giulia Ferrante, dottoranda presso il Gran Sasso Science Institute, e Luca Santilli, sindaco di Gagliano Aterno, Comune in cui da diversi anni si stanno sperimentando politiche sociali e azioni di welfare attraverso il pieno coinvolgimento delle comunità locali. I temi centrali della lezione, infatti, saranno proprio il welfare e le politiche sociali nei paesi delle aree interne.

«Da diversi anni – dice Golino – nei territori delle cosiddette aree interne italiane, forte è il coinvolgimento delle comunità locali nei processi di governo della funzione, al fine di rifondare il patto fiduciario tra il sistema di welfare e la comunità locale. Bisogna dunque porre particolare attenzione – continua la ricercatrice – sull’analisi della relazione tra sistemi di welfare, politiche abitative e sociali nelle aree cosiddette marginali, che divengono un laboratorio di sperimentazione di nuovi modelli socioeconomici in grado di assicurare una migliore vivibilità per i cittadini e per ricostruire sistemi di coesione sociale in una prospettiva di welfare».

«Nel Comune di Gagliano Aterno – spiegano Santilli e Ferrante – dal 2021 si stanno portando avanti esperienze e progetti il cui approccio risiede nella centralità delle dinamiche socioculturali, determinanti per la “buona salute” delle comunità. In questo senso, elementi chiave sono la costruzione di partecipazione dal basso e l’incontro tra comunità locali e nuovi abitanti. Alcuni progetti – concludono – si stanno confermando, accompagnati da azioni future che si stanno progettando con le comunità locali».

È possibile ancora iscriversi alla Scuola, che per il primo anno è gratuita, compilando il modulo pubblicato sul sito del Comune di Castiglione Messer Marino www.comune.castiglionemessermarino.ch.it




A PAGLIETA SENTIERI D’AUTORE

Seconda edizione del festival letterario

Paglieta, 17 Aprile 2024. Anche quest’anno, il Comune di Paglieta ripropone  “Sentieri d’Autore”, II° Festival letteraio, evento unico nel suo genere, che si svolgerà il 21 Aprile prossimo, a partire dalle ore 10:30 nella Biblioteca Comunale.

 Il Sindaco di Paglieta, Ernesto Graziani,  esprime il suo entusiasmo per la manifestazione,  e afferma:  “Sentieri d’autore” rappresenta  un momento di grande importanza per la nostra comunità, poiché celebriamo non solo la creatività e il talento degli   autori locali coinvolti, ma anche la ricchezza della nostra cultura e della nostra lingua. Questo Festival non è solo un evento letterario, ma un pilastro della nostra identità culturale. Promuove la diversità delle voci e delle storie che arricchiscono il tessuto della nostra comunità.  Questa edizione si arricchisce  del corso gratuito di fonetica e dizione offerto  durante il Festival. La capacità di comunicare in modo chiaro e efficace è fondamentale in ogni ambito della vita, e questo corso offre un’opportunità straordinaria per tutti i nostri concittadini di sviluppare queste competenze in maniera accessibile e inclusiva. La continuità di Sentieri d’Autore è cruciale per il nostro futuro culturale. Dobbiamo impegnarci a mantenere viva questa tradizione, a sostenerla e a farla crescere, affinché possa continuare a ispirare le generazioni future e a celebrare l’arte della scrittura e della parola”.

La giornata inizierà con l’apertura del Festival alle ore 10:30, introdotta dai saluti del Sindaco Graziani, a seguire un coinvolgente caffè letterario: “Due chiacchiere con l’autore”, con  la possibilità di conversare  durante il work shop con gli scrittori presenti. Dalle 15 alle 17, presso la sala polivalente, al via il  minicorso di dizione e fonetica: “Gli accenti al posto giusto” , curato dall’Associazione Culturale Teatrale “Amelìe” di Paola Caporale.

Alle ore 18:00, si terrà il “Pomeriggio con l’Autore” con la presenza di Andrea Stucchi e Antonella Frixa, che hanno scritto il libro “L’elicottero di latta” edito da Carabba. La giornata culminerà con la commedia dialettale in due atti “Io non so niente”, a cura dell’Associazione Culturale e Teatrale “Drago d’Oro”, in programma alle ore 21:00 presso il teatro comunale.




PROGETTO AUTISMO AL CENTRO

Pubblicati l’avviso e il modulo di domanda. Previsti colonie e campi estivi, oltre ad attività sportive infrasettimanali.

Giulianova, 17 aprile 2024. Gli Uffici Comunali rendono noto che è stato pubblicato l’avviso relativo al progetto “Autismo al centro”. L’obiettivo è selezionare i possibili beneficiari di un  programma di interventi concepito per rispondere alle necessità delle famiglie  con persone affette da disturbi rientranti nello spettro autistico di età compresa tra i 6 e i 45 anni.

Il progetto si articola in due principali aree di intervento: la socializzazione per minori in vista di una positiva transizione verso l’età adulta, e la realizzazione di attività sperimentali finalizzate alla formazione e all’ inclusione lavorativa. Per quanto riguarda queste ultime, è prevista anche la formazione dei nuclei familiari.

Lo scopo di “Autismo al centro”, sostanzialmente, è sperimentare azioni capaci di favorire percorsi differenziati, utili alla formulazione del progetto di vita delle persone con Asd.  Per quanto concerne la prima area di intervento, il progetto prevede una serie di attività differenziate per utenti di diverse età e in base alle esperienze precedenti sviluppate.

Tra queste ci sono i percorsi di assistenza alla socializzazione dedicati ai minori e all’età di transizione fino ai 21 anni. L ‘ azione riguarda le colonie e i centri estivi, e le attività sportive infrasettimanali.  Per i centri estivi è riservata una quota nei limiti consentiti dal bando anche a persone fino ai 45 anni. Essi mirano a realizzare attività ricreative, artistiche, ludiche, sportive e formative attraverso un approccio inclusivo. La durata di ogni campo andrà da un minimo di 2 settimane a un massimo di 8 settimane per utente.

Le colonie estive sono strutturate per fornire attività volte a favorire l’autonomia e l’inclusione dei partecipanti. La durata di ogni colonia estiva sarà da un minimo 2 settimane ad un massimo di 8 settimane per utente. Possono partecipare esclusivamente i richiedenti che abbiano un’età compresa tra i 6 e i 21 anni. Prevista anche la possibilità di partecipare ad alcune attività sportive infrasettimanali, svolte una volta a settimana per 5 mesi.

Link: https://www.unionecomunileterredelsole.it/index.php?id=19&oggetto=202




PIÙ SERVIZI PER L’APPENNINO CENTRALE

Presentato a Roma il progetto del Gruppo Fs, coinvolge 5 stazioni dei sismi 2009 e 2016

Roma, 17 aprile 2024. “Il progetto Stazioni del Territorio si colloca all’interno del percorso di rinascita e di rigenerazione dell’Appennino centrale devastato dal terremoto, che si afferma sempre più come un laboratorio nel quale vengono adottate soluzioni sostenibili volte a promuovere lo sviluppo e a contrastare il processo di spopolamento. Ringrazio il Ministro Matteo Salvini e il Gruppo Ferrovie dello Stato con cui, fin dal mio insediamento, si è avviata una proficua interlocuzione per questa iniziativa che coinvolge stazioni ferroviarie situate nelle quattro le regioni coinvolte dai sismi del 2009 e del 2016. Mentre è in corso la ricostruzione, alla quale nel 2023 abbiamo impresso un cambio di passo, è in atto la strategia di riparazione economica e sociale di questi territori, anche grazie al Programma di interventi Next Appennino, che necessitano in modo particolare di servizi di qualità, infrastrutture di trasporto, connettività digitale.

Questo è proprio ciò che sta avvenendo attraverso questa iniziativa, che trasforma luoghi di passaggio o scambio in centri vitali e attrattivi. Ripensare gli spazi e le funzioni delle stazioni ferroviarie è un modo intelligente ed efficace per ritessere una trama di vita e di rapporti che rischierebbe di essere logorata. Ambulatori medici, farmacie, postazioni di lavoro, servizi di intermodalità: questi edifici diverranno dei veri e propri “hub” del territorio, fruibili dalle comunità locali e dai viaggiatori. È infine da sottolineare il fatto che gli interventi in corso in ciascuna stazione sono stati realizzati ascoltando le richieste e le esigenze del territorio, segno di quell’attenzione e cura particolare di cui necessitano questi luoghi ai quali, insieme al governo e ai Presidenti delle quattro Regioni, stiamo dedicando un’attenzione costante”.

Lo dichiara il Commissario Straordinario alla Riparazione e alla Ricostruzione sisma 2016, senatore Guido Castelli, che oggi a Roma presso l’Auditorium di Villa Patrizi, ha partecipato alla conferenza stampa di presentazione di “Stazioni del Territorio”, progetto promosso dalle società del Gruppo FS, insieme al Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini, al Segretario Generale ANCI Veronica Nicotra, all’Amministratore Delegato del Gruppo FS Luigi Ferraris, all’Amministratore Delegato e Direttore Generale di RFI Gianpiero Strisciuglio, al Direttore Luiss School of overnment Giovanni Orsina.

Ferrovie del Territorio è una iniziativa dedicata agli scali ferroviari dei comuni con meno di 15 mila abitanti, con l’obiettivo di trasformare le stazioni in centri polifunzionali, attraverso l’inserimento di servizi polivalenti e di pubblica utilità. Il progetto coinvolgerà 20 scali in tutta Italia e ha già preso il via in cinque stazioni pilota, situate nelle quattro regioni del Centro Italia coinvolte nei sismi del 2009 e del 2016. Tre di queste sono in fase di completamento: Popoli-Vittorito (Pescara), Urbisaglia-Sforzacosta e Matelica (Macerata). Per Antrodoco Centro (Rieti) e Baiano di Spoleto (Perugia) gli interventi attualmente in corso si concluderanno nel 2025.




FRAMMENTI DI COSCIENZA

LXVIII Premio Basilio Cascella 2024 – Open Call

Ortona, 17 aprile 2024. Torna il Premio Basilio Cascella, dal 1955 uno dei Premi d’Arte, Fotografia e Pittura, tra i più prestigiosi d’Italia la cui volontà è valorizzare l’arte contemporanea e crearne uno snodo creativo e di riferimento, per esportarla in seguito nella rete internazionale artistica.

Il tema della LXVIII edizione 2024 è Frammenti di Coscienza, in omaggio a P. Daverio e al suo personale distinguo tra chi viene venduto come artista e chi lo è per propria natura.

La qualità, la ricerca, l’innovazione e la contemporaneità saranno i criteri fondamentali della selezione. Saranno selezionati un massimo di 20 partecipanti tra pittura e fotografia. Tutte le informazioni e il bando sono consultabili al sito www.premiocascella.art.

Ad ogni singolo artista partecipante viene chiesto di analizzare tale concetto e di esprimerlo tramite pittura o fotografia, portando la propria personale interpretazione all’attenzione del pubblico.

Tema: Frammenti di Coscienza
Deadline: 31 agosto 2024, ore 24.00
Costo: Gratuito

Bando: www.premiocascella.art
Link del bando: https://premiocascella.art/home/tema




UN BILANCIO SCONTATO (E DATATO)

Pescara, 17 aprile 2024. Il bilancio arboreo con lo stato di consistenza del verde del quinquennio 2019-2024 è appena uscito, rispettando i termini di legge per la sua pubblicazione(Legge 10/2013). Chi si occupa di bilanci sa che la prima operazione da fare è il confronto con quello precedente, e così siamo andati a paragonare il bilancio appena uscito con quello del quinquennio 2014-2019. Per chi farà questo paragone scoprirà che praticamente le due relazioni sono…identiche!

Andando sulla consistenza degli alberi si scopre che nel precedente bilancio c’erano 24.973 alberi e 770 arbusti contro i 25.243 alberi attuali ( per tacere dei 770 arbusti). Andando a contare le singole specie più importanti si scopre che nel primo bilancio ci sono: 9268 pini, 3296 tigli. 1960 platani e 2144 lecci. Nel secondo bilancio uscito ieri? Indovinate? Perfettamente gli stessi numeri.

Immaginiamo il lettore meravigliato. Nessun mistero, approfondendo la lettura si scopre che la consistenza del patrimonio arboreo è alla data del censimento del 2019. Un po’ …datato..

Per quanto riguarda invece il bilancio fra abbattimenti e nuove piantagioni, si legge in fondo alla relazione un saldo positivo di ben 2.277 alberi!

Eppure, poche righe sopra nella relazione avvertono che  possono esserci criticità nel conteggio: “Nella raccolta dei dati sono state riscontrate criticità sulle informazioni pervenute dal Servizio “Lavori Pubblici” e “Pianificazione del Territorio” dovuti all’avvicendamento della Dirigenza e dei RUP; sulle informazioni date  dai Vigili del Fuoco e da altri enti. Quindi capiamo che non sono stati conteggiati:

gli alberi abbattuti in via Pantini;

gli alberi abbattuti durante i lavori pubblici;

il boschetto di via Polveriera;

il boschetto di via Raiale;

e quali altri alberi ancora?

Leggendo ancora attentamente la relazione scopriamo poi che nelle nuove piantumazioni sono state considerate le 1.800 piantine di tipo forestale (quelle alte di media 50 cm) piantate nella fascia di rispetto del cimitero di San Silvestro e nel pendio di via Celestino. Del totale invece dei 2.471 abbattimenti (quelli di cui il settore verde ha contezza) nessuna informazione aggiuntiva è data: non abbiamo tipologia di abbattimenti né localizzazione.

Ah no, una informazione è data: per valutare l’effettiva consistenza del patrimonio arboreo è in corso una campagna, i cui dati saranno disponibili da ….Giugno 2024. Il bilancio vero è ancora da fare.

Per quanto riguarda invece l’improvviso aumento dei parchi e delle superfici a verde, nel confronto fra le due relazioni ci si accorge che i nuovi parchi che entrano nel conteggio sono : villa Sabucchi, Parco de Riseis, parco 8 Marzo, area verde terminal bus, e altre aree come gli orti urbani su via Santina Campana.

Non sparate sul pianista.




LA LAPA

Presentazione della raccolta di musiche tradizionali del Molise  

Lanciano, 17 aprile 2024. Sabato 20 aprile p.v., alle ore 17:30, nella nuova sede sociale del Centro Masciangelo, al 1° piano del Parco delle arti musicali in Lanciano, Largo dell’Appello n. 2, sarà presentato il volume di Vincenzo Lombardi La raccolta “La Lapa” – Musiche tradizionali del Molise registrate da Alberto Mario Cirese pubblicato dalle Edizioni di Macchiamara di Bagnoli del Trigno.

L’incontro  sarà condotto da Gianfranco Miscia e, oltre alla presenza dell’autore, prevede la relazione introduttiva di Gino Massullo, storico e coordinatore delle Edizioni di Macchiamara  e gli interventi di Lia Giancristofaro, antropologa e docente all’Università degli Studi di Chieti – Pescara, e di Domenico Di Virgilio, etnomusicologo  e presidente dell’Archivio Etnolinguistico Musicale Abruzzese di Chieti.

Il volume, che include la prefazione di Maurizio Agamennone e la postfazione di Pietro Clemente, è la raccolta completa delle registrazioni di canti tradizionali molisani effettuate dall’antropologo Alberto Mario Cirese nel 1954 a Bagnoli del Trigno, Fossalto e nei tre paesi molisani di origine croata Acquaviva Collecroce, Montemitro e San Felice del Molise. Il volume include 119 canti e 7 interviste contenuti nei 4 CD Audio allegati.




IN FERVORE PER SAN ZOPITO

Cresce l’attesa per la festa del Santo Patrono

Loreto Aprutino, 17 aprile 2024.  Il 18-19-20 maggio il centro dell’Area vestina festeggerà San Zopito. Una tradizione che affonda le radici in una storia di devozione e comunità, è un evento imperdibile che celebra il patrimonio culturale di Loreto Aprutino. Mancando solo un mese alla festa, Loreto Aprutino si anima in un fervore collettivo.

La celebrazione, che raduna l’intera comunità, vede la partecipazione attiva di numerose realtà locali come l’associazione Borgolive, il Comune, l’associazione San Zopito, la Consulta Giovanile e i Vetturali.

Quest’ultimi, in particolare, si riuniscono ogni mercoledì e venerdì presso il Circolo Ippico Aprutino per le prove della sfilata del bue “Galante del Belvedere” e dei canti dei vetturali, un momento clou della festa che richiama tradizioni secolari. Il bellissimo bue bianco ha bisogno di “abituarsi” ai suoni del centro urbano, un contesto del tutto inusuale.

Non solo. L’animale comincia a prendere confidenza col bambino, che nei tre giorni di festa, poserà sul suo dorso. Per tramandare la tradizione alle nuove generazioni anche quest’anno i bambini delle scuole del paese saranno protagonisti con i disegni.

Per loro, una libera interpretazione della festa. Gli elaborati sono inseriti all’interno della mostra-concorso  “Te lo dico con un disegno”. La partecipazione, per la prima volta, è stata estesa ai piccoli studenti della scuola dell’infanzia. Mentre il progetto “Sincro vestina”, con i ragazzi del doposcuola, sono al lavoro per una restituzione artistica. Prosegue, inoltre, il percorso iniziato lo scorso anno per concorrere al riconoscimento di patrimonio immateriale Unesco con il tema: “Buoi, tradizioni e uomini”. Non mancheranno, nei tre giorni di festa, serate danzanti in Piazza Garibaldi con musica per tutti i gusti.

FOTO https://www.mondoeventiabruzzo.it/events/festa-di-san-zopito-a-loreto-aprutino/