Avvenire ha pubblicato il seguente intervento, che si inserisce nel dibattito sui cattolici e la politica
PoliticaInsieme.com, 26 settembre 2024. Entro in punta di piedi nel dibattito avviato a Trieste nell’ambito della Settimana Sociale dei primi giorni di luglio a proposito del collegamento a rete di alcuni amministratori locali. La domanda aperta da oltre trent’anni è la solita: serve un nuovo partito o è necessario presidiare campi esistenti?
Sono sufficienti per le sfide che stiamo vivendo semplici luoghi di confronto che abbiano come unico scopo quello di affrontare la solitudine dell’impegno?
Sia pure in una diversa prospettiva sottoscrivo per esperienza personale quest’ultimo assunto perché sciogliere il nodo della solitudine consente di rispondere alla domanda tutt’altro che retorica: se non serve un nuovo partito perché non dovrebbe servire un partito nuovo?
Alle elezioni dell’8 e 9 giugno 2024 mi sono candidato alla carica di sindaco del comune di Bellaria Igea Marina, un piccolo comune in provincia di Rimini, per il partito Insieme. Fedele ai principi fondativi del partito che ho contribuito a costituire ho presentato un programma autonomo, alternativo al sistema politico bipolare con la dichiarata prospettiva di non aderire a schieramenti per ideologia o opportunismo.
Ho dichiarato di dialogare con tutti per portare al centro della politica la persona così come la concepisce la Costituzione nel segno di politiche più solidali, eque ed inclusive.
Mi sono presentato agli elettori con un programma focalizzato sull’attuazione dei diritti sociali (casa, lavoro, salute, in particolare) assumendo concreti impegni di “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale…” come vuole l’articolo 3 della nostra Costituzione in una realtà, quella riminese, dove la casa in locazione è un miraggio se non sei un turista, il lavoro dignitoso stagionale legato al turismo balneare è pacificamente e, pressoché impunemente, disatteso, e la salute, come del resto anche altrove, è ben tutelata solo se a pagamento.
Ebbene, di fronte a queste evidenti emergenze che colpiscono la popolazione meno abbiente anche i cristiani cattolici, per quello che è il mio osservatorio, si sono dispersi nei vari partiti di destra o di sinistra che suonano un altro spartito dove è scritto più o meno esplicitamente che la casa è un bene da mettere a reddito, il lavoro deve restare subordinato al capitale e gli interessi corporativi è bene che siano ben tutelati.
Per questo ritengo che i cristiani cattolici, presenti ovunque ma inefficaci dappertutto, per usare una felice espressione utilizzata a suo tempo da Dario Antiseri sul Corriere della Sera, devono trovare il coraggio di suonare un altro spartito, con una orchestra (leggi partito) nuova, non cattolica anche se di cattolici, autonoma e laica, perciò aperta a credenti e non credenti, per avere la forza dei numeri necessari ad attuare quella buona politica a cui ci richiama la Costituzione come la “Fratelli tutti”.
D’altra parte, come si può pensare di iniettare forti dosi di cultura politica che si richiami al personalismo in un sistema politico tarato sulla cultura dell’individualismo, senza la mediazione di un partito nuovo che incorpori i principi e i valori della Costituzione repubblicana e della Dottrina sociale della Chiesa, traducendoli in concreti progetti?
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