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IL PARCO SAN DONNINO DI BOLOGNA, AD ESEMPIO

Bologna ha circa 400.000 abitanti residenti. La frequento da quando ero studente, agli inizi degli anni ’80.

Pescara, 4 novembre 2024. Ora ci torno spesso per questioni familiari. Spesso, oltre alla tradizionale passeggiata nelle vie centrali, faccio un giro nei vari parchi e giardini: ce ne sono 250, per una superficie complessiva di 600 ettari. Non li potrò mai visitare tutti, ovviamente, anche perché in alcuni, che mi tornano logisticamente più vicini, lì vedrò più volte.

Questo sta capitando con il Parco San Donnino, fuori porta San Donato. Si estende per poco oltre 43.000 mq (10.000 mq in più del Parco ex Caserma Di Cocco). Ci sono un sentiero che gira tutt’intorno e una passeggiata laterale per pedoni e anche ciclisti. Fino a poco tempo fa c’erano degli orti urbani, credo in fase di riprogettazione, mentre  è attivo uno spazio didattico chiamato “Orto scuola“, di poco oltre 300 mq, che rivolge le proprie attività agli istituti scolastici del circondario. All’interno dell’area verde c’è un piccolo piazzale di ritrovo di circa 1.000 mq, con delle panchine e un’area giochi, e un piccolo edificio multifunzionale di 300 mq, che è anche sede di una associazione che si chiama “Fascia boscata” e che gestisce il parco con attività di animazione.

Credo che oltre allo svago, al relax e al gioco per i bambini, proprio alla didattica sia riservata una parte importante dell’uso di questa piccola area verde. Infatti, a giudicare dal sito dell’associazione “www.fasciaboscata.it“, qui vengono svolte numerose attività ricreative, quasi tutte all’interno del Parco, e quindi all’aria aperta, con lo scopo di coinvolgere cittadine e cittadini di ogni età, istituzioni pubbliche ed organizzazioni di volontariato. “Con le nostre iniziative e il nostro esempio” dicono, “abbiamo l’ambizione di donare a tutti i cittadini un luogo gradevole dove passare il tempo in allegra compagnia e rafforzare quindi il senso della comunità locale, organizzando azioni di sensibilizzazione sui temi della sostenibilità ambientale e sui nostri comportamenti e migliorare il  senso civico comune“.

Ecco, la componente didattica e educativa delle aree verdi urbane dovrebbe passare attraverso questi principi, che rimandano al tema della crescita della consapevolezza ambientale e sociale della cittadinanza, del concetto di bene comune e della cura delle risorse. Questa è l’essenza dei processi partecipativi, che spesso si perdono nell’orizzonte della progettazione e nella rincorsa dei finanziamenti dell’ultimo minuto.

Giancarlo Odoardi – Ri-media.net

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