IMPRESE E PMI LOCALI CRESCONO per attrattività capitali esteri (+ 17%)

Voltolina (mid-cap investor internazionale): “Territorio ad alto potenziale. Si punti anche su investimenti in expansion”.

Pescara, 3 settembre 2023. È al momento uno spiraglio, che però fa ben sperare, la fotografia offerta dal recente report di Infocamere – la società per l’innovazione digitale delle Camere di Commercio – che osserva l’andamento della presenza delle società straniere nel capitale delle aziende manifatturiere italiane (campione Italia 214.000 aziende), dove nella classifica per numero di aziende partecipate l’Abruzzo enumera 67 aziende partecipate  in una classifica che vede al primo posto Lombardia con oltre 2000 aziende,  Veneto (668 aziende), Emilia Romagna (559 aziende) e Piemonte (533).

Se si guarda nello specifico in Abruzzo si osserva però, al di là del numero assoluto forse ancora contenuto rispetto al potenziale, un’incoraggiante crescita di investimenti stranieri nelle aziende del territorio, e soprattutto nelle PMI: nel 2022 sono 67 le aziende industriali con presenza straniera – in crescita del +17% rispetto alle 49 rilevate nel 2017 – e di queste 43 sono quelle nelle quali un singolo azionista estero ha la maggioranza assoluta (dato in crescita rispetto alle 31 contate nel 2017).

“In realtà sono numeri sottodimensionati rispetto al vero potenziale di attrattività del tessuto di imprese del territorio – commenta il mid-cap investor Giovanna Voltolina – che, certificano gli ultimi dati di Confindustria, vanta circa 2.800 Pmi (rilevazione 2021) in crescita del +5,7 % rispetto l’anno precedente, sopra la media nazionale”

Lo spiraglio, agli occhi dell’investor è quella ancora contenuta (in rapporto al complessivo) evoluzione per la quale aziende e venture capital stranieri stanno iniziando ad investire, anche in Abruzzo, nelle nostre Pmi. In gran parte con acquisendone la maggioranza se non la totalità ma anche in cosiddetta modalità “expansion” ovvero con investimenti di minoranza in aumento di capitale finalizzati alla crescita dell’azienda.

In effetti secondo il recente report (primo semestre 2023) pubblicato da AIFI – Associazione Italiana del private Equity, Venture Capital e Private Debt e PwC l’ammontare investito complessivo e a livello nazionale (estero e Italia) è calcolato a 3.189 milioni di euro, peraltro in forte in calo (-71%) rispetto al primo semestre del 2022, (eccezionalmente caratterizzato però da operazioni importanti a valore). Di questi il buyout (acquisizioni di maggioranza o totalitarie) cuba 2.215 milioni, disegnando una decrescita del -39% rispetto al periodo nell’anno precedente; il venture capital (investimenti in imprese nella prima fase di ciclo di vita, startup, ecc.) assomma 410 milioni (in calo del -7%).

“Invece l’expansion – legge Giovanna Voltolina – ha generato 210 milioni, quindi poco, pochissimo – commenta la mid-cap investor – ma in aumento del +13%. Uno spiraglio che per piccolo che sia indica invece con grande forza la strada su cui davvero bisogna investire, unitamente ad una cultura del lungo periodo, quella cioè in cui il passaggio generazionale non sia più, così come invece oggi è, il tramonto della PMI”.

“Infatti, nella realtà il problema a questo sviluppo è una combinazione di fattori – riflette la mid-cap investor – che da una parte allontanano l’imprenditore a scegliere di aprire il capitale ad un investitore, sia italiano che estero e dall’altra rendono difficile per l’investitore portare avanti un investimento di minoranza nell’azienda; dalle strutture di governance che si devono poggiare su un ordinamento giuridico e norme troppo complesse e obsolete e un sistema giudiziario che rimane uno dei più lenti in Europa. Vi è poi – continua Giovanna Voltolina – il tema generazionale che vede i ‘vecchi’ capitani d’impresa non essere riusciti a costruirsi una solida successione e quindi un futuro per l’azienda; nonché quello della burocrazia e delle politiche economiche, nazionali e regionali, stravolte e ad ogni cambio di Governo”.




VISITA GUIDATA AL BIOTOPO COSTIERO

Sabato 7 ottobre, a partire dalle ore 15

Martinsicuro, 3 ottobre 2023. La manifestazione prevede il ritrovo dei partecipanti alle ore 15 presso lo Chalet La Rosa Blu (Lungomare Europa Sud).

Il biotopo costiero di Martinsicuro rappresenta il primo e più importante esempio di ricostituzione di un ambiente dunale in Abruzzo e ospita oltre 40 specie botaniche autoctone e spontanee, un tempo diffuse sull’intera costa adriatica ma oggi rare e a rischio di estinzione, dove è possibile fare balneazione tra la natura.

A seguire, per chi vorrà, ci sarà una passeggiata sul lungomare per raggiungere l’Ecomuseo del Mare e della pesca. In tale struttura sarà possibile assistere ad un laboratorio sulla preparazione del pesce del nostro mare, per la realizzazione di piatti tipici della cucina marinara teramana.

È garantito il servizio di interpretariato Lis che permetterà la partecipazione di persone sorde alla manifestazione. L’iniziativa è organizzata da U.S. Acli provinciali di Teramo, Ascoli Piceno e Fermo, dall’Associazione Il Marcuzzo, dall’Associazione Martin Pescatori, col patrocinio del Comune di Martinsicuro, in collaborazione con Centro commerciale Portogrande e Okay Group.

La manifestazione rientra nel programma della Giornata nazionale Lo Sport che vogliamo che si svolge in tutta Italia nei giorni 6, 7 e 8 ottobre col patrocinio dell’Anci (Associazione Nazionale Comuni d’Italia) e dell’Ufficio nazionale per la pastorale del Tempo Libero, turismo e sport della CEI.

Per partecipare occorre effettuare la prenotazione inviando un messaggio Whatsapp al numero 3939365509 indicando il proprio nome e cognome ed il luogo della manifestazione. È previsto un numero massimo di 40 partecipanti ed occorre prenotare inviando un messaggio al numero 3939365509 entro il 6 ottobre, indicando il proprio nome e cognome e il luogo di svolgimento della manifestazione. Si consiglia di indossare abbigliamento e calzature comode.




CENTRO. C’È CHI DICE: PRIMA LA LISTA E POI IL PARTITO

Politicainsieme.it, 3 ottobre 2023. Come tutte le elezioni, anche quelle europee smuovono e sollecitano a darsi da fare. Talvolta in maniera alquanto disordinata, come se l’ottimismo della volontà prevalesse sul pessimismo della ragione. E questa pulsione, naturalmente, prende soprattutto gli appassionati del cosiddetto Centro costretti a mordere il freno da trent’anni di bipolarismo che ha contribuito non poco ad indebolire i processi democratici e di partecipazione. Oltre che spazzare via un intero patrimonio di cultura politica, quella che ha fatto risorgere l’Italia e portarla a divenire la quarta potenza industriale del mondo.

In questi oltre trent’anni, sono stati numerosi in tentativi d’indicare un’alternativa E anche tra i cattolici non sono mancate voci, anche importanti al riguardo, ma costrette a scontrarsi con il loro mondo ufficiale completamente in ritirata. Ritirata che si potrebbe definire un vero e proprio riflusso paragonabile a quella corrente artistica definita dell’intimismo.

La situazione del Paese ha accresciuto, almeno in via teorica, la possibilità che aumenti il numero di chi vuole creare una terza via, del resto resa sempre più necessaria dall’evidente stato in cui giace, e con esso giace l’intera Italia, la politica del nostro Paese. Le difficoltà non mancano, come ci ricordava ieri la nostra zebretta che, con molto realismo, e ascoltando le cronache quotidiane, non ha potuto non fare un paragone con Penelope: si disfa di notte quel che si riesce a tessere di giorno. E il riferimento non riguarda solamente il duo Renzi Calenda.

Tra le varie ipotesi in circolazione vi è quella, come dicevamo all’inizio, sollecitata dal prossimo appuntamento delle europee. Certamente fondamentale nel pieno della demagogica corsa della destra ad indebolire, se non ad affossare, il percorso e, persino, la fisionomia dell’Unione. Potrà sembrare eccessivo dirlo, ma noi italiani sappiamo molto bene cosa significhi trovarsi nella condizione di essere vicini a fare un vero e proprio salto nel buio. E, quindi, intanto, ricordiamoci tutti che sarà comunque necessario mobilitarsi e partecipare, indipendentemente dal fatto che potrebbero non esserci forze politiche in grado di suscitare una grande passione. Saranno necessari tutti i voti per fermare l’ondata masochistica dei populisti.

La sollecitazione di cui sopra viene da una larga area di centristi, in gran parte cattolici. E non vale la pena oggi di ricordare come, a lungo, taluni di loro abbiano usato questo termine in maniera davvero dispregiativa. Ma si sa, di necessità bisogna prima o poi fare virtù, soprattutto in politica. E anche noi ci poniamo in questo atteggiamento, esaminando l’idea di partire da una lista elettorale, prima, per poi pensare alla costituzione di un nuovo soggetto politico, che noi preferiremmo chiamare centrale, ricordando la coniazione che facemmo, tanto tempo fa su queste pagine, del termine baricentro.

In effetti può essere un’idea per superare tutte quelle difficoltà sperimentate nel corso di più di un trentennio. Durante il quale personalismi, opportunismi, incapacità e mancata volontà di cogliere le tante occasioni avute, hanno impedito, spesso, la presentazione di liste persino in piccoli comuni. Ma l’esperienza ci dice che la proposta di partire da una lista presenta pure dei gravi rischi che non possono non essere sottovalutati.

Intanto, quello che tutto nasca e muoia così, subito il giorno dopo. Inoltre, il non riuscire ad apparire, non solo a non rappresentare, i rappresentanti di un progetto nuovo. La recente esperienza, amaramente vissuta, della nascita e del declino del Terzo Polo non può essere archiviata come se niente fosse. E poi, bisognerà chiedere un voto su qualcosa che parli di sostanza, oppure ci si limiterà ad agitare la bandiera del Centro e, per questo, vivere la fugace illusione di avere una pozione magica a disposizione.

La pozione magica , comunque, c’è ed è quella di una proposta d’impronta popolare e solidale. Ma questo richiede coerenza e responsabilità. E non si potrà quindi pensare di ideare con un marchio etichetta che dovesse parlare in maniera generica di popolarismo, liberismo, moderatismo e tanti di quei termini roboanti fino ad ora rivelatisi del tutto inutili a smuovere un elettorato del tutto diffidente. Tanto sono stati usurati da quei politici che non hanno pensato di meglio che definirsi centro del centrosinistra e centro del centrodestra. Vuote etichette che, non per caso, non sono mai state premiate da un corpo di votanti, sì stanchi, ma non per questo del tutto rincitrulliti.

E se si è popolari non si va, almeno nel momento delle elezioni, con altre sigle che del popolarismo non hanno proprio niente. Democratiche, sì, per carità, ma frutto di altre culture politiche. La distinzione tra le quali, alla fine, si rivelerà dirimente e, soprattutto, l’unica in grado di portare chiarezza a livello nazionale ed europeo.

Centro. C’è chi dice: prima la lista e poi il partito – Politica Insieme




RILASCIATE IN MARE TRE TARTARUGHE

Ferite da rifiuti e attrezzi da pesca

Ortona, 2 ottobre 2023. Nella mattinata di sabato (30 settembre scorso), sono state rilasciate al largo del porto di Ortona 3 tartarughe marine, della specie Caretta caretta, dagli operatori del Centro di Recupero e Riabilitazione Tartarughe Marine Luigi Cagnolaro di Pescara con il supporto dei mezzi della Capitaneria di Porto di Ortona.

Le 3 tartarughe erano state recuperate nei mesi scorsi grazie alle diverse segnalazioni dei cittadini, ed affidate alle cure degli specialisti presso il Centro Studi Cetacei di Pescara.

La piccola Circe ha circa 6 anni, è stata recuperata in mare da un diportista, che l’ha avvistata in difficoltà a circa 2 miglia al largo di Termoli. Circe non poteva immergersi, né alimentarsi adeguatamente, a causa di un grosso amo di palangaro che era infisso nel suo esofago. È stata sottoposta ad un intervento chirurgico per la rimozione dell’amo.

Medusa è stata trovata spiaggiata, lo scorso febbraio, in gravi condizioni, denutrita, disidratata e ferita. Probabilmente a causa dell’interazione con una rete da pesca, presentava una profonda lacerazione nella regione della spalla destra, che ha richiesto molte cure.

Anche Calimera è stata trovata in difficoltà sulla spiaggia, nel febbraio scorso, con la pinna sinistra impigliata in rifiuti di plastica. Purtroppo, la sua pinna era in preda a necrosi ischemica ed è stata recisa, ma oggi Calimera gode di ottima salute, è cresciuta molto e grazie al lungo periodo di riabilitazione riesce comunque a nuotare, motivo per cui è stata giudicata idonea alla vita libera.

Circe, Medusa e Calimera rappresentano tre diversi esempi di interazione antropica ad esito potenzialmente letale per la fauna marina, interazioni che sovente avvengono per le migliaia di tartarughe che abitano il nostro mare.

Al trasporto e all’assistenza al rilascio di questi tre bellissimi esemplari ha contribuito, nella mattinata di sabato 30 settembre, il personale militare della Guardia Costiera di Ortona con la Motovedetta CP885.

Un lieto evento che ribadisce l’impegno della Guardia Costiera in tema ambientale, in virtù della dipendenza funzionale dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica e della sua diretta collaborazione con il CNR/ISPRA per il monitoraggio e la salvaguardia dei cetacei nel Mediterraneo.




AL  CENTRO … COME PENELOPE

La notte disfano quel che tessono di giorno

Politicainsieme.it, 2 ottobre 2023. Disfano di notte quel che tessono di giorno. Intanto che i Proci gozzovigliavano nella reggia di Ulisse, Penelope, non sapendo che pesci pigliare – o meglio che partito prendere – prendeva tempo, facendo e sfacendo la tela, in attesa che, di là dal mare, giungessero tempi nuovi. Succede la stessa cosa al centro.

C’è chi non appena si propone di federare gli altri, comincia a perdere pezzi della casa madre. Capita a Renzi che ha lanciato Il Centro e, nel contempo, regala alla concorrenza i pezzi forti della sua argenteria: Elena Bonetti da una parte, niente meno che verso Azione, Ettore Rosato altrove. C’è, al contrario, chi incassa, senza batter ciglio, come fosse un inatteso dono, anche quel po’ che si sfarina dal PD e non gli resta che ringraziare.

Succede a Calenda. C’è chi investe le proprie fortune sul collasso di Forza Italia, chi sogna addirittura di subentrarle, chi scommette sulla scomposizione del PD.

Insomma, il solito gioco dei quattro cantoni, che, tutto interno al sistema così com’è, non fa altro che confermarne la struttura. In altri termini, il Centro – così concepito – sempre più assomiglia ad una rotonda in cui molti ci si ficcano senza sapere a chi tocchi la precedenza o comunque senza rispettarla. Il traffico diventa talmente caotico che per venirne fuori, anziché programmare la prima, la seconda o la terza uscita, bisogna accontentarsi della prima che sia praticabile, qualunque essa sia, a meno di girare in tondo senza soluzione. Infatti, chi volesse tracciare il percorso dei singoli attori, pensando di poterlo leggere sul presupposto della cultura di provenienza di ognuno, si troverebbe spiazzato.

Per lo più tutti invocano la moderazione, senza sapere cosa esattamente sia. Sembra la considerino un passe-partout in grado di aprire le porte della destra o piuttosto che l’uscio della sinistra per catturare gli scontenti dall’una o dall’ altra parte. Questa difficoltà a costruire questo benedetto Centro è tutta di ordine politico. Non può essere derubricata a rivalità personale oppure a concorrenza tra i vari attori della vicenda, che pure c’è. Dipende dal fatto improprio di volerlo interporre tra i due estremi di una polarizzazione, che anziché essere superata, dato che in nessun modo riesce a dar conto della complessità del contesto civile, continua a farla da padrona.

Almeno finché non la si metta radicalmente in discussione.




L’IMPORTANZA DEL SILENZIO

Come la grande folla dell’Apocalisse, abbiamo pregato in silenzio, ascoltando un “grande silenzio” (cfr Ap 8,1).

di Papa Francesco

Roma, 1° ottobre 2023. Il silenzio è importante, è potente: può esprimere un dolore indicibile di fronte alle disgrazie, ma anche, nei momenti di gioia, una letizia che trascende le parole. Per questo vorrei brevemente riflettere con voi sulla sua importanza nella vita del credente, nella vita della Chiesa e nel cammino di unità dei cristiani. L’importanza del silenzio.

Primo: il silenzio è essenziale nella vita del credente. Sta infatti all’inizio e alla fine dell’esistenza terrena di Cristo. Il Verbo, la Parola del Padre, si è fatto “silenzio” nella mangiatoia e sulla croce, nella notte della Natività e in quella della Pasqua. Stasera noi cristiani abbiamo sostato silenziosi davanti al Crocifisso di San Damiano, come discepoli in ascolto dinanzi alla croce, che è la cattedra del Maestro. Il nostro non è stato un tacere vuoto, ma un momento carico di attesa e di disponibilità. In un mondo pieno di rumore non siamo più abituati al silenzio, anzi a volte facciamo fatica a sopportarlo, perché ci mette di fronte a Dio e a noi stessi. Eppure, esso è sta alla base della parola e della vita. San Paolo dice che il mistero del Verbo incarnato è stato «avvolto nel silenzio per i secoli eterni» (Rm 16,25), insegnandoci che il silenzio custodisce il mistero, come Abramo custodiva l’Alleanza, come Maria custodiva nel grembo e meditava nel cuore la vita del suo Figlio (cfr Lc 1,31; 2,19.51). D’altronde la verità non ha bisogno, per giungere al cuore degli uomini, di grida violente. Dio non ama i proclami e gli schiamazzi, le chiacchiere e il fragore: Dio preferisce piuttosto, come ha fatto con Elia, parlare nel «sussurro di una brezza leggera» (1 Re 19,12), in un “filo sonoro di silenzio”. E allora anche noi, come Abramo, come Elia, come Maria abbiamo bisogno di liberarci da tanti rumori per ascoltare la sua voce. Perché solo nel nostro silenzio risuona la sua Parola.

Secondo: il silenzio è essenziale nella vita della Chiesa. Gli Atti degli Apostoli dicono che, dopo il discorso di Pietro al Concilio di Gerusalemme, «tutta l’assemblea tacque» (At 15,12), preparandosi ad accogliere la testimonianza di Paolo e Barnaba circa i segni e i prodigi che Dio aveva compiuto tra le nazioni. E questo ci ricorda che il silenzio, nella comunità ecclesiale, rende possibile la comunicazione fraterna, in cui lo Spirito Santo armonizza i punti di vista, perché Lui è l’armonia. Essere sinodali vuol dire accoglierci gli uni gli altri così, nella consapevolezza che tutti abbiamo qualcosa da testimoniare e da imparare, mettendoci insieme in ascolto dello «Spirito della verità» (Gv 14,17) per conoscere ciò che Egli «dice alle Chiese» (Ap 2,7). E il silenzio permette proprio il discernimento, attraverso l’ascolto attento dei «gemiti inesprimibili» (Rm 8,26) dello Spirito che riecheggiano, spesso nascosti, nel Popolo di Dio. Chiediamo dunque allo Spirito il dono dell’ascolto per i partecipanti al Sinodo: «ascolto di Dio, fino a sentire con Lui il grido del popolo; ascolto del popolo, fino a respirarvi la volontà a cui Dio ci chiama» (Discorso in occasione della Veglia di Preghiera in preparazione al Sinodo sulla Famiglia, 4 ottobre 2014).

E infine, terzo: il silenzio è essenziale nel cammino di unità dei cristiani. É fondamentale infatti per la preghiera, da cui l’ecumenismo comincia e senza la quale è sterile. Gesù, infatti, ha pregato perché i suoi discepoli «siano una sola cosa» (Gv 17,21). Il silenzio fatto preghiera ci permette di accogliere il dono dell’unità “come Cristo la vuole”, “con i mezzi che Lui vuole” (cfr P. Couturier, Preghiera per l’unità), non come frutto autonomo dei nostri sforzi e secondo criteri puramente umani. Più ci rivolgiamo insieme al Signore nella preghiera, più sentiamo che è Lui a purificarci e ad unirci al di là delle differenze. L’unità dei cristiani cresce nel silenzio davanti alla croce, proprio come i semi che riceveremo e che raffigurano i diversi doni elargiti dallo Spirito Santo alle varie tradizioni: a noi il compito di seminarli, nella certezza che Dio solo dona la crescita (cfr 1 Cor 3,6). Essi saranno un segno per noi, chiamati a nostra volta a morire silenziosamente all’egoismo per crescere, attraverso l’azione dello Spirito Santo, nella comunione con Dio e nella fraternità tra di noi.




L’ADA ABRUZZO INCONTRA I CITTADINI

In guardia dalle truffe: ecco cosa non bisogna fare

San Vincenzo Valle Roveto, 1° ottobre 2023. Attenzione quando aprite la porta, evitate di far entrare sconosciuti in casa, di fornire dati sensibili al telefono o di aprire mail o messaggi sospetti. Sono questi alcuni degli input lanciati ieri durante l’incontro Occhio alle truffe agli anziani che si è svolto a San Vincenzo Valle Roveto. L’appuntamento, organizzato da Ada Abruzzo, ha visto la partecipazione di molte persone, perlopiù di mezza età, che hanno voluto ascoltare quali sono gli atteggiamenti da assumere per evitare di essere truffati.

A dare il benvenuto ai presenti è stato il primo cittadino, Carlo Rossi, che ha ricordato la validità del progetto Inclusione attiva per la qualità della vita finanziato con i fondi anno 2021 a valere sull’avviso pubblico della Regione Abruzzo: “Per il finanziamento di iniziative e progetti di rilevanza regionale promossi da organizzazioni di volontariato associazioni di promozione sociale e fondazioni del terzo settore per la realizzazione di attività di interesse generale – di cui all’art 5 del Codice del terzo settore”, soprattutto durante il periodo covid e post covid.

“Spesso nei nostri paesi – ha spiegato Rossi – ci sono persone che sole e hanno nei membri di alcune associazioni, per esempio, dei punti di riferimento. Questo progetto, realizzato in collaborazione con Ada L’Aquila est, Croce Rossa di Carsoli e Avis comunale San Vincenzo Valle Roveto e Roccavivi, è servito proprio per supportare chi non ha nessuno su cui contare”.

Proprio in linea con quanto affermato dal sindaco Rossi è stato il racconto di Luciana Di Battista, presidente Avis San Vincenzo – Roccavivi e referente del progetto che è per le persone del posto un punto di riferimento. C’è chi si rivolge a lei per compilare un modulo, chi le mostra il telefono perché ha ricevuto un messaggio sospetto e chi invece le chiede supporto per problemi quotidiani.

Come spiegato dalla presidente Ada Abruzzo, Eleonora Pensa, grazie a iniziative come queste “si va ad affiancare chi è fragile e sensibile. Proprio per questo abbiamo voluto lanciare la campagna Occhio alle truffe agli anziani per poter consigliare le persone di una certa età e suggerirgli gli atteggiamenti da assumere quando si trovano in delle situazioni particolari”.

Anche Rosa Lusi, in rappresentanza della Uilp pensionati Abruzzo, e Augusto Di Bastiano, responsabile Centro giuridico del cittadino, hanno ringraziato l’Ada per il lavoro svolto in linea con la quotidiana domanda delle persone anziane. L’incontro, al quale ha preso parte anche il maresciallo Salvatore Pletto, comandante stazione carabinieri Balsorano, si è concluso con un animato dibattito durante il quale i presenti hanno dialogato con i relatori e chiesto consigli su come comportarsi in alcuni frangenti.




GRANDI E PICCOLI IN PINETA

Per scoprire l’importanza del riciclo dei rifiuti e ripulire l’area

Pescara, 1° ottobre 2023. Volontari grandi e piccoli fanno tappa in Pineta per scoprire l’importanza del riciclo dei rifiuti. Sono stati proprio i bambini i protagonisti della giornata ecologica organizzata dal Comune di Avezzano e da Tekneko, società che si occupa del servizio di igiene urbana in città, alla Pineta in collaborazione con la Protezione civile di Avezzano, la Croce blu, l’associazione “Dogs e horses” e i bambini della “Fenice Academy”.

I partecipanti sono stati accolti dal personale Tekneko che ha consegnato a tutti il materiale per raccogliere rifiuti e una sacca realizzata con materiale di riciclo. Il focus del giorno è stata la plastica e per questo nel momento informativo che ha preceduto l’ingresso in Pineta è stato illustrato ai più piccoli perché è importante non abbandonare bottiglie, bicchieri e stoviglie in plastica nelle aree verdi, nel mare o anche in strada.

Tutti in fila indiana, poi, sono entrati in Pineta e seguendo un percorso con pannelli illustrativi sistemati di tanto in tanto hanno raccolto i rifiuti, differenziandoli grazie alle buste precedentemente fornite, e hanno ascoltato i consigli per evitare di inquinare l’ambiente.

La seconda parte della giornata si è svolta invece nell’area dedicata ai cani. L’associazione Dogs e horses ha catturato l’attenzione dei partecipanti con una piccola lezione su come comportarsi se si porta il proprio cane a passeggio in un’area pubblica. È fondamentale raccogliere le deiezioni canine e gettarle negli appositi cestini perché lasciandole a terra si può danneggiare l’ambiente.

«È stata sicuramente una giornata positiva perché protagonisti sono stati i bambini che rappresentano il nostro futuro – ha commentato il Presidente di Tekneko, Umberto Di Carlo -, vederli ascoltare attentamente i consigli dei nostri addetti e poi raccogliere con attenzione la plastica e gli altri rifiuti abbandonati in Pineta ci ha riempito di gioia. Ringraziamo il Comune e le associazioni che hanno dato il loro contributo per la buona riuscita di questa bella giornata ecologica sicuramente da ripetere».

«È stata una giornata bella e positiva – dice l’assessore all’ambiente Antonietta Dominici – anche per la risposta dei ragazzi, circa una cinquantina, che hanno partecipato a questa Giornata Ecologica, la prima da quando rivesto il ruolo di assessore. Voglio ringraziare il consigliere Maurizio Seritti che ci ha affiancato, aiutato e sostenuto concretamente con la partecipazione preziosa della Protezione Civile.

Importante la presenza della Fenice Academy che ha organizzato e reso interessante e divertente la partecipazione dei bambini. Non è stata solo una giornata tesa a sensibilizzare e istruire i più piccoli alla raccolta differenziata, ma è stato fatto vedere e capire, dagli operatori Tekneko, che ringrazio, cosa si fa con il materiale raccolto, cioè la fase successiva. I ragazzi hanno potuto vedere cosa può diventare una bottiglia di plastica una volta che è stata riutilizzata. Gli operatori – prosegue la Dominici – hanno anche voluto far comprendere come sia importante non produrre rifiuti e, ad esempio, preferire prodotti a basso impatto ambientale, quando si fanno gli acquisti.

L’associazione cinofila Dogs & Horses, poi, ha mostrato perché è necessario raccogliere e gettare nei contenitori appositi le deiezioni canine, capaci di causare conseguenze all’uomo e all’ambiente stesso. Un’esperienza che sicuramente rifaremo – conclude l’assessore Dominici – e nella quale, nelle prossime giornate, punteremo a coinvolgere ancora più associazioni e ragazzi. Il nostro fine è aumentare sempre più la sensibilità sulla necessità di produrre meno rifiuti, di contribuire al riutilizzo degli stessi e, in generale, a contribuire al miglioramento del nostro ambiente e della nostra città».




I CATTOLICI HANNO ANCORA BISOGNO DI UN PARTITO?

… a ottant’anni da Camaldoli

di Rocco D’Ambrosio [con un commento]

Politicainsieme.it, 30 settembre2023. [L’intervento che segue, a firma di Rocco D’Ambrosio, affronta una questione che sta alla base della nascita, prima, di Politica Insieme, e poi di INSIEME. E cioè tutto quello che segna l’enorme differenza che sta tra l’idea del partito cattolico e quello dell’impegno nella cosa pubblica sulla base dell’ispirazione cristiana. Quell’ispirazione cui Jaques Maritain si riferiva parlando della forza trasformatrice, di liberazione, di solidarietà e di uguaglianza che il Vangelo è in grado di scatenare.

Del resto, tutta la storia dei movimenti politici d’ispirazione cristiana dalla seconda metà del secolo XIX° quello sta in maniera incontrovertibile a dimostrare. Così come tutta la presenza successiva al Concilio precisa la laicità di ogni iniziativa politica di questo genere e viene segnata quella chiarezza talvolta mancata nonostante con grande lucidità don Luigi Sturzo avesse ben spiegato decenni prima che la religione è universalità e la politica è scelta di parte. E non a caso il fondatore del PPI aveva sempre visto nel conservatorismo cattolico, quello che con gran disinvoltura mischiava Chiesa e patria, tanto per stare a più di un ritorno di fiamma dei giorni nostri, il suo principale avversario.

Infine, il professor D’Ambrosio ha ragione quando definisce, anche nella pratica, l’adeguata relazione tra il cosiddetto mondo cattolico ufficiale e associativo con l’impegno politico. In particolare, quando parla delle scuole di formazione ad una nuova cultura del rapporto e dell’impegno per la cosa pubblica. E forse nessuno più dei cattolici italiani, che pure restano in qualche modo tra le forme più forte di presenza anche organizzata, hanno bisogno di riscoprire quel ragionare politico di Paolo VI e del professor Lazzati cui pure noi dobbiamo ogni tanto pensare malinconicamente come si fa per un bene prezioso sbiadito, se non addirittura “perduto”. Giancarlo Infante]

Alcuni toni presenti nel mondo cattolico fanno temere che l’importante discussione sul Codice di Camaldoli possa a volte nascondere la voglia di far rinascere la Democrazia Cristiana, tra le più longeve che la società italiana riesca a vantare. Si assopisce e si risveglia con ritmi e modalità quasi incomprensibili, anche per le menti più esperte e navigate.

Voglia di Dc come una sorta di influenza stagionale?

O di seme benefico che nessuna esperienza riesce a sostituire?

Grano buono o zizzania?

La Dc fu segnata, specie nei suoi primi decenni, dallo sforzo di elaborare una cultura religiosa e politica frutto di un’analisi concreta della società contemporanea; fu ispirata e vivificata dai valori cristiani. Il Codice di Camaldoli fu una pietra miliare in questo sforzo culturale e politico. Questa era la vera Dc.

I padri della Dc, infatti, hanno sempre voluto un partito con giovani maturi moralmente, colti, preparati tecnicamente, dotati di mezzi idonei a una vasta diffusione culturale e opera politica. Era Murri, per esempio, a ricordare come l’impegno politico doveva essere il segno di un “ritorno a un concetto più cristiano della vita e dei suoi scopi, delle cose terrene e del loro valore di mezzi a un fine etico e spirituale, della carità intesa come principio fattivo di giustizia nei contratti, di assistenza reciproca nelle difficoltà della vita, di solidarietà fraterna ed illimitata” (Battaglie d’oggi).

Mentre Aldo Moro più tardi precisava: “Un partito cristiano – scriveva nel 1946 – che non abbia un autentico spirito d’amore, profonda comprensione, assoluta delicatezza non può rendere alcun servizio né alla patria, né alla causa cristiana”.

La fine della Dc, la complessità della storia che l’ha causata, e quella che ne è seguita, ci impongono di ripartire da due punti fermi che don Luigi Sturzo indicava, dal suo esilio, già nel 1936: “Ispirata alla scuola cristiano-sociale e dentro il quadro dell’etica cattolica (…). il primo problema di un partito di cattolici è quello di un disimpegno dalla gerarchia cattolica, nel senso dell’autonomia politica di partito il che era necessario da una parte e dall’altra per non coinvolgere nella responsabilità di un partito la Chiesa, né rendere menomata la personalità del partito di fronte agli altri partiti e al Governo. L’altro problema, connesso in sostanza con il primo, riguardava le direttive sociali ed economiche, e sotto questo aspetto non poteva non avvenire una specificazione e divisione tra cattolici conservatori e cattolici democratici o sociali”.

Basandoci su questa lezione sturziana e seguendo il cammino storico e dottrinale si può affermare che oggi la questione di un nuovo partito dei cattolici è e deve essere superata; esprimo ovviamente personalissime considerazioni. “Una medesima fede cristiana può condurre a impegni diversi”, scriveva Paolo VI già nel 1971.

L’affermazione sintetica di Papa Montini si comprende più pienamente se si ricorda l’insegnamento del Vaticano II° e, in materia di impegno politico, i suoi punti fondamentali. Prima di tutto la famosa precisazione: “La Chiesa, in ragione del suo ufficio e della sua competenza, in nessuna maniera si confonde con la comunità politica e non è legata ad alcun sistema politico” (Gaudium et Spes, poi GS, 76).

L’affermazione conciliare pone fine a qualsiasi collateralismo fra comunità cristiana e partiti politici – vedi il caso Dc in Italia – proprio perché presenta con chiarezza l’autonomia della sfera temporale da quella religiosa, restituendo alla comunità cristiana il suo proprio ruolo di profezia e coscienza critica, il suo evangelico servizio nei confronti dei detentori del potere e dell’intera comunità civile.

Tuttavia, il collateralismo è duro a morire. A volte si ha l’impressione che rinasca in nuove forme: si pensi all’agire di alcuni movimenti e associazioni ecclesiali con prassi simili a quelle di lobby pronte a sacrificare tutto, persino l’integrità morale, pur di conseguire gli interessi prefissi. Per nessun motivo la comunità cristiana può perdere la libertà che le è propria, confondendosi con soggetti e progetti particolari. “Il crocifisso è una verità senza colore”, scriveva don Primo Mazzolari.

Consegue che l’impegno diretto in politica – cioè l’assunzione di cariche politiche e istituzionali – non spetta alla comunità cristiana, né ai pastori direttamente o per interposta persona, ma è, quindi, attività propria dei fedeli laici e questi lo fanno in proprio nome, come cittadini, guidati dalla coscienza cristiana (GS, 76).

Alla comunità intera spetta il compito di formare alla politica e ai pastori di essere guida in questa formazione, secondo i principi del magistero sociale. Bisogna riconoscere che spesso, eccessivamente concentrati sul problema della rappresentanza politica (questione DC, ricomposizione dell’area cattolica, frantumazione in diversi partiti, creazione di associazioni di cattolici e così via), i cattolici non si sono interrogati abbastanza sulla coerenza di cattolici e comunità in rapporto alla realtà sociopolitica. In particolare, non si è riflettuto abbastanza su quanta formazione cristiana, personale e comunitaria, ci sia sulle tematiche sociali e politiche e se questa sia adeguata per i nostri tempi.

In forza della loro fede e della formazione ricevuta sono tanti i laici cristiani che si impegnano in politica, a ogni livello istituzionale, vivendo una particolare vocazione: responsabilmente si dedicano al bene della cosa pubblica, il Concilio Vaticano II° riserva loro la sua stima e la sua lode (GS, 75).

Il riferimento assume ancor più valore nell’attuale contesto se si pensa al qualunquismo con cui si giudica la classe politica.

Sono molti coloro che fanno di tutt’erba un fascio, non riconoscendo e apprezzando i politici coerenti e ispirati da grandi riferimenti etici e confortati da positivi e onesti risultati, cristiani e no. Per essi alla fatica dell’attività politica si aggiunge la scarsa o negativa considerazione dei cittadini e, in particolare, relativamente ai credenti, delle comunità cristiane, specie quelle di provenienza.

Mi è capitato tantissime volte, sia in incontri personali che pubblici, di constatare il senso di solitudine e di isolamento provato da coloro che, nonostante tante difficoltà, continuano a impegnarsi in politica, ispirati dalla fede e con passione, rettitudine e competenza. Chi è veramente dedito al bene più grande va ringraziato privatamente e pubblicamente, con la stessa intensità con cui si è pronti a denigrare chi opera disonestamente in politica; in uno spirito fraterno va anche aiutato e sostenuto.

È il 30 aprile 2015 quando le agenzie di stampa riportano le parole di papa Francesco, in un discorso a braccio nell’aula Paolo VI°: “Si sente: Noi dobbiamo fondare un partito cattolico!: quella non è la strada. La Chiesa è la comunità dei cristiani che adora il Padre, va sulla strada del Figlio e riceve il dono dello Spirito Santo. Non è un partito politico. No, non diciamo partito, ma … un partito solo dei cattolici: non serve e non avrà capacità convocatorie, perché farà quello per cui non è stato chiamato (…) Ma è un martirio quotidiano: cercare il bene comune senza lasciarti corrompere”.

È interessante notare come il Papa sposta l’attenzione dalla questione partito cattolico a quella del martirio quotidiano nel cercare il bene comune.

L’affermazione del papa si può interpretare come un invito a concentrarsi più su problemi di coerenza che di appartenenza.

Non abbiamo bisogno di un partito cattolico, nuovo o rinato che sia, ma di chi sappia, attuare, pagare e soffrire per il bene comune. Al di là dei diversi schieramenti, i cattolici impegnati in politica sono tenuti, a qualsiasi livello istituzionale, ad incontrarsi, dialogare e operare per l’unità sui temi fondanti ed inderogabili. In questo, tanto potrebbero fare le comunità cristiane, specie gli organismi diocesani, nel promuovere incontri di formazione e di confronto per tutti i cattolici impegnati in politica. Questi incontri possono aiutare anche a recuperare un clima di stima e rispetto reciproci.

Il collaborare dei cattolici con politici di sinistra o di destra o di altre formazioni, passa attraverso la loro accettazione del metodo democratico e del loro non coinvolgimento con estremismi populisti e/o totalitari. Per cui essere cattolici nel centrodestra, quanto esserlo nel centrosinistra, o altrove, ha la medesima responsabilità: richiede discernimento e prudenza.

Tutte le collocazioni sono degne di rispetto, se vissute con coerenza morale e competenza professionale e per ambedue resta il dovere di testimoniare il regno di giustizia e di pace e ispirare la città umana a quella di Dio.

Lo stesso dicasi per il voto e per i rischi che ha di essere diretto a persone non degne. Il Concilio afferma: “Si ricordino perciò tutti i cittadini del diritto, che è anche dovere, di usare del proprio libero voto per la promozione del bene comune” (75).

Perché venga promosso il bene comune è necessario e moralmente doveroso che si votino persone mature umanamente, coerenti eticamente e con una sufficiente competenza per svolgere il ruolo a cui si candidano. Queste sono le condizioni che rendono il nostro voto etico, sempre fermo restando un divieto: quello di collaborazione, promozione e partecipazione ai gruppi massonici.

Sono convinto che ci potrà essere una rinnovata stagione di impegno dei cattolici in politica solo se diocesi, parrocchie, associazioni e movimenti si impegneranno per una formazione seria e autentica.

Ciò che scriveva Milani, in Esperienze pastorali, ha ancora un grande valore, prima di tutto per i nostri giovani: “Non vedremo sbocciare dei santi, finché noi ci saremo costruiti dei giovani che vibrino di dolore e di fede pensando all’ingiustizia sociale. Qualcosa, cioè, che sia al centro del momento storico che attraversiamo, al di fuori dell’angustia dell’io, al di sopra delle stupidaggini che vanno di moda”.




SAN MICHELE: Chi è forte come Dio?

di don Marcello Stanzione

DentroSalerno.it, 30 Settembre 2023. Nelle nostre società, una volta a regime di cristianità, assistiamo ad un generale tracollo della moralità sia pubblica che personale. Una delle cause del degrado dell’occidente è certamente l’influsso negativo sulle masse dell’ateismo, del materialismo e del relativismo morale. Un brano della Bibbia  proclama la  forza di Dio. “Signore, hai mostrato al tuo servo la forza del tuo braccio ed ho capito che nessuna forza può essere paragonata alla tua forza”.

Nulla in effetti resiste a Dio. Lucifero aveva creduto potergli resistere. Facendo appello alle forze prodigiose della sua natura, egli aveva detto: “Io salirò”. Ma Dio fece un segno ed il ribelle rotolò nell’abisso. Vi furono lungo i secoli degli uomini che hanno voluto misurarsi con Dio, che hanno deriso la sua potenza e sfidato la sua forza. Dio ha disteso la mano, e non li si è neanche più visti. Nei giorni di pioggia accade talvolta che la folgore colpisca un gigante della foresta. Il gigante cade con fracasso nella valle, ed il rumore della sua caduta si ripercuote in un lungo gemito, poi è per sempre il silenzio e l’oblio. Leggiamo la storia, essa ci racconta queste cadute famose di uomini che minacciavano il cielo e Dio: teste superbe che la forza divina ha colpite, querce insolenti che la tempesta ha rovesciate. Per qualche tempo, talvolta, Dio lascia gli uomini agitarsi e ordire i loro sacrileghi complotti. Ma ben presto giunge la sua ora, ed è l’ora della sua giustizia. Vi fu la sua ora nei primi tempi.

Gli uomini lavoravano alla Torre di Babele. Ora Dio si mostrò e discese per vedere la città e la torre, e seminò in mezzo ad essi la confusione. Vi sarà ancora la sua ora: Dio non resiste sempre ai superbi? Tantissimi uomini e donne del nostro ventunesimo secolo pretendono di finirla con Dio e con la chiesa Cattolica. Quello che essi vogliono, purtroppo, è non solamente di agire senza Dio, ma agire contro Dio ed i suoi comandamenti. Dio mostrerà loro che non s’insorge impunemente contro di lui. Dio ha dei modi di colpire che sono terribili! Per punirci non è necessario che ci maledica, basta che si ritrai da noi. Qual è oggi la vera causa del declino dell’Occidente? Del declino culturale ed economico dell’Italia?

È stato l’introduzione dell’euro come moneta unica europea? Niente affatto! Ora per molto tempo il  nome di Dio e l’idea della sua giustizia hanno trattenuto il flusso dell’empietà e della corruzione sociale, come lo sbarramento trattiene le acque di un fiume in piena. Ma il  nome di Dio è oggi andato in oblio quasi ovunque, l’idea della giustizia divina non domina più gli spiriti, è per questo che il flusso della corruzione sale di giorno in giorno, sempre, minacciando di portar via tutto.

È vero che se Dio stesso non costruisce, quello che s’innalza non tiene affatto; che se egli non custodisce la città, è invano che si veglia intorno ad essa. Quando Dio non è con gli uomini, non vi è presso di essi che debolezza e impotenza, e tra di essi che egoismo, diffidenza, insubordinazione. Dio disprezzato si vendica lasciandoli a sé stessi.

“Essi sapranno che sono il Signore”, dice Dio per bocca del profeta. Possiamo comprenderlo, non spezzarci sotto i terribili colpi della forza divina ma vinti dall’amore e illuminati dalla fede! Chi è forte come Dio? Alla vista dei complotti dell’empietà,  ricordiamoci il grido di san Michele. Nella lotta accanita che si scatena, il vinto non sarà né  Dio né la  Chiesa, sarà Satana ed il mondo amico di Satana. Gli empi possono applaudirsi e cantare vittoria solo momentaneamente.

Noi sappiamo che Dio rimane il più forte, così noi abbiamo fiducia. In una predica di Cirillo di Gerusalemme si legge: “Quando Gesù volle venire dagli uomini sulla terra, Dio Padre scelse una forza potente, Michele, e affidò Cristo alle sue cure”. Un vescovo del nostro tempo ha dichiarato: “Riflettiamo: “Chi è San Michele Arcangelo?

La Bibbia ci dice che è uno dei sette Arcangeli presso il Trono di Dio. Ma San Michele ha anche una caratteristica unica. La seconda lettura del Libro dell’Apocalisse (12, 7-12a) ci presenta lui come Principe e Capo degli Angeli. Insieme con loro combatte contro “il grande Drago, il Serpente antico, colui che chiamiamo il Diavolo e Satana”. Il suo nome “Michele” significa “Chi come Dio”. Questo nome è quasi un grido di lotta contro i nemici di Dio. Un grido contro le potenze del male.

Infatti, San Michele Arcangelo viene spesso rappresentato come un militare e guerriero, rivestito di una robusta armatura, con la corazza d’oro, la spada fulminante e in un alone di luce”. (Mons. Edoardo NOWAK, Dall’Omelia pronunciata il 28 settembre 2003 nella Basilica di San Michele Arcangelo al Gargano (FG)).Michele non è un Angelo leggiadro, ma un Angelo dotato di grande forza. E Dio manda questa forza ad ogni uomo affinché non sia vinto dalla forza di questo mondo. È un messaggio consolante. Accanto a noi c’ò un angelo che combatte per noi. Egli interviene per noi, quando gli uomini combattono contro di noi, ma anche quando noi siamo in lotta con noi stessi. Paola Giovetti in un suo bel libro sull’Arcangelo ha scritto: “L’Arcangelo Michele che domina senza violenza e senza sforzo deve essere un punto di riferimento per ciascuno di noi: l’Arcangelo ha in mano la spada, ma con il distacco di chi ha la forza vera, di colui cioè al quale è sufficiente mostrarla. E regge anche la bilancia, simbolo della giustizia e dell’equilibrio che devono regolare ogni azione.

L’impulso di Michele è quello della trasmutazione delle forze del male sulla nostra coscienza: trasmutazione in senso alchemico, come consapevolezza collettiva di una forza che non si esprime in forma violenta. L’arcangelo invita a creare fari di luce, a trasformarci in guerrieri come lui, ad accendere energia vitale, a lottare per cause buone, a proteggere noi stessi e l’ambiente”. (Paola GIOVETTI, Le Vie dell’Arcangelo, Edizioni Mediterranee, Roma 2005, p. 169). Una autrice americana ha scritto: “L’Arcangelo Michele, viene spesso scelto come patrono e protettore delle diocesi che sperimentano la persecuzione, la tortura, la sofferenza e la morte per mano di coloro che usano la violenza così come le sparizioni e le calunnie contro quelli che cercano di onorare Dio  e seguire la resistenza non violenta al male da parte di Gesù. Oscar Romero, il vescovo martire di San Salvador, invocò l’Arcangelo Michele come difensore della sua diocesi e del popolo nella sua lotta per la vita. Egli proclamò che San Michele Arcangelo combatteva al loro fianco. La sua presenza era, ed è tuttora, invocata in difesa di tutti i santuari, i templi, le chiese e le cattedrali del Paese e di tutta la gente che si raduna per lodare Dio, in mezzo alla violenza e alla morte.

È Michele, diceva Romero, che si trova alle entrate delle chiese e davanti ai loro altari come guardiano e protettore dei servi di Dio”. (Megan Mc KENNA. Angeli. Se non ci fossero bisognerebbe inventarli, Edizioni Paoline, Cinisello Balsamo (MI) 1997, p. 30) Padre Grun con il suo solito acume nota: “Da sempre il significato del culto di San Michele è consistito nel  fatto che, grazie ad esso, le persone riprendevano contatto con la propria forza. Quando io addito San Michele a queste persone ferite, queste prendono le distanze dalle offese ricevute. Esse guardano alla forza che Dio ha messo al loro fianco. Se riescono ad immaginarsi che l’arcangelo Michele combatte con loro, non si arrenderanno malgrado tutte le frustrazioni che hanno già sperimentate, ma affronteranno la lotta che sino a quel momento hanno cercato di eludere. Nell’arcangelo Michele si sentono sicure e protette in modo particolare. San Michele rimanda alle forze che sonnecchiano nella nostra anima e che sono ridestate in noi dalla fiducia nell’angelo”

(Anselm GRÜN, Ciascuno cerca il suo angelo, Queriniana, Brescia 2002, p. 127).




L’ABRUZZO È CAMPIONE D’ITALIA

L’Istituto Vitruvio Pollione di Avezzano batte la Lombardia e conquista l’oro nelle Finali Nazionali dei Campionati Studenteschi di CALCIO a cinque di Palermo

Palermo, 29 settembre 2023. L’Abruzzo è campione d’Italia. L’Istituto Vitruvio Pollione di Avezzano s’impone nettamente sulla Lombardia e conquista il podio più alto nelle Finali Nazionali dei Campionati Studenteschi di CALCIO a cinque di Palermo. Un successo meritato quanto inatteso alla vigilia. Gli allievi marsicani, partiti a fari spenti, dopo aver superato brillantemente la fase regionale, sono approdati alle Finali Nazionali, con un ruolino di marcia davvero trionfale. In Sicilia la rappresentativa abruzzese, guidata dai docenti Lorenzo De Foglio e Marco Buzzelli, si sono guadagnati la finalissima avendo ragione di formazioni ben più accreditate e con prestazioni e risultati sontuosi, senza far mai ricorso ai tiri di rigore. In semifinale la formazione avezzanese ha regolato, con un secco 3-0, i valdostani dell’Innocenti Manzetti.

Nella partita decisiva, invece, contro la Lombardia, gli abruzzesi si sono imposti di misura per 7 a 6.  Dopo essere stati in netto vantaggio nei primi momenti del match, la formazione lombarda è tornata in partita e, nella seconda fase della sfida, ha accorciato le distanze ma, al triplice fischio, il campo ha decretato la vittoria alla formazione che l’ha voluta con maggior fermezza. Questi i marcatori della rappresentativa abruzzese nella partita decisiva: Samir Guglietti (doppietta), Nico Maceroni, Nico Onnembo (doppietta), Emanuele Neri, Simone Ranieri. Suggestiva la cerimonia di premiazione che, in modo davvero toccante, ha laureato campioni d’Italia degli studenteschi di Calcio a 5, gli studenti dell’Istituto Vitruvio Pollione di Avezzano: Giuseppe Addari – Riccardo Ciaccia – Simone De Leonardis – Samir Guglietti – Nico Maceroni –Emanuel Neri – Nicolò Onnembo – Simone Ranieri – Francesco Rozzi – Davide Scatena. Capo delegazione è Lorenzo De Foglio.

Non nasconde la sua grande soddisfazione il Direttore dell’Ufficio Scolastico Regionale per l’Abruzzo, Massimiliano Nardocci. “Sono notizie che fanno sempre bene”, spiega il dottor Nardocci, “ed il motivo è presto detto: lo sport è un impulso forte per la scuola come noi diciamo e facciamo da sempre. Qui i valori più profondi, che vanno dall’inclusione alla condivisione, trovano un forte momento collegamento, assolutamente imprescindibile.  Ai ragazzi, ai docenti, alle famiglie va il più sincero saluto di ringraziamento e il senso più vero di ammirazione per un risultato prestigioso per loro ma, anche, per tutta la scuola abruzzese”.

Il Coordinatore di Educazione Motoria, Fisica e Sportiva Abruzzo, Antonello Passacantando. “Negli ultimi anni”, comincia il responsabile abruzzese, “la nostra regione in termini di scuola e sport ha fatto passi da gigante. Non più tardi dello scorso anno, infatti, abbiamo vinto i campionati nazionali di Beach volley, di Basket 3X3 a Campobasso e conquistato il pass per i mondiali di calcio a 11. Risultati che testimoniano l’ottimo stato di salute dello sport pienamente incastonato nelle gemme della nostra scuola. Un sodalizio solido e ben strutturato che dobbiamo considerare, numeri alla mano, perfettamente riuscito. L’Abruzzo è una delle regioni più piccole del nostro Belpaese eppure riesce sempre, in qualche modo, a primeggiare, in queste competizioni. Per questo”, conclude Passacantando, “voglio ringraziare il nostro Direttore Scolastico Regionale, Massimiliano Nardocci che crede fortemente nel binomio scuola- sport ma, non dimentico, la nostra delegazione che ci ha regalato un altro grande morivo di soddisfazione”

“È un successo che parte da lontano”, rivela l’insegnante– allenatore Lorenzo De Foglio reduce dal successo di Palermo, “i ragazzi hanno affrontato tutta la fase nazionale con grande compattezza, già dalle fasi distrettuali, provinciali e regionali avevano dato la sensazione di un gruppo coeso e ben organizzato. Una parola va spesa anche per le nostre allieve”, chiarisce il capodelegazione ”che, pur non avendo mai praticato questa disciplina hanno ben figurato. Per loro uno score positivo, su 4 gare disputate hanno ottenuto due vittorie e due sconfitte. Del tutto centrato l’obiettivo più strettamente formativo con le nostre ragazze che hanno affrontato la manifestazione col giusto spirito, ragazze che sono state in grado di capire la valenza educativa e l’importanza dell’evento anche sotto il profilo della socializzazione”.

Visibilmente soddisfatto, Marco Buzzelli, docente e tecnico del liceo marsicano che ha seguito da vicino la trionfale cavalcata dei premiati allievi del Vitruvio-Pollione. “Questa ultima parte“, aggiunge l’altro insegnante- allenatore, “ha evidenziato le grandi qualità tecniche e morali di allievi speciali che hanno sentito il peso della responsabilità e hanno saputo affrontare la manifestazione con grande determinazione e, soprattutto, tanto cuore”.

Non sta nella pelle il capocannoniere Samir Guglietti: “Sono contento per i gol e di aver aiutato la squadra”, confessa il bomber marsicano, “ma il mio obiettivo era vincere per regalare una gioia al gruppo, alla scuola e agli insegnanti che ci hanno accompagnato in questa fantastica esperienza”.

E gli fa eco il capitano, Nico Maceroni: “Ci abbiamo messo tutto l’impegno e la determinazione possibili e abbiamo ottenuto così il risultato tanto atteso e desiderato”.

Nella spedizione iridata entrano di diritto anche le studentesse dell’Istituto Ovidio di Sulmona, accompagnate dalle docenti Sonia Indiciani e Antonella Zarrillo: Nicoletta Carlini – Federica Cavallaro – Ludovica D’Amaro – Benedetta D’Amico – Giulia Di Bacco – Martina Di Cioccio – Martina Di Sabatino – Joanne Di Silvio – Cornelia Fasciani Vacarenco – Giorgia Federici.




GLI AFFITTI UNIVERSITARI

Al fianco di UDU L’Aquila e Teramo

Pescara, 29 settembre 2023. A quattro giorni dall’inizio dei corsi universitari continua il silenzio inaccettabile dell’ADSU dell’Aquila e della Regione sulle residenze universitarie, soprattutto in un momento in cui la comunità studentesca di tutto l’Abruzzo denuncia la grave situazione relativa al caro affitti.

Oggi l’Unione Degli Universitari UDU L’Aquila e UDU Teramo sono scese nuovamente in piazza, piantando delle tende in protesta, a L’Aquila, contro la chiusura della ex caserma Campomizzi e la mancata emanazione del nuovo bando per l’accesso alla residenzialità pubblica da parte degli studenti dell’Ateneo Aquilano, a Teramo, per chiedere investimenti da parte di Regione e Governo per il diritto allo studio. 

La manifestazione, facente parte della campagna nazionale Vorrei un futuro qui, ricalca appieno la mancanza di una regolamentazione chiara del diritto allo studio nella nostra regione.

Da settimane insieme a studentesse e studenti, attendiamo risposte all’interrogazione relativa ai posti letto per gli studenti universitari nella Regione Abruzzo presentata dai consiglieri del PD.

I Giovani democratici d’Abruzzo confermano il pieno supporto e la solidarietà nei confronti di tutte e tutti i giovani dell’Università dell’Aquila, di Teramo e di Chieti/Pescara. Continueremo a collaborare con i sindacati studenteschi per la realizzazione di un progetto che vada a tutelare tutti gli studenti abruzzesi, che innalzi i posti letto nelle residenze pubbliche e che migliori il sistema del diritto allo studio nella nostra regione.

Monaim Mouatamid responsabile università Gd Abruzzo

Saverio Gileno, segretario regionale Gd Abruzzo




MONTESILVANO COMUNE CICLABILE a due bike smile

La consegna della bandiera

Montesilvano, 29 settembre 2023. Nella giornata di mercoledì 26 settembre, presso la sede del Comune di Montesilvano, FIAB, nelle persone di Francesco Mancini, Presidente di PescaraBici,  e di Giancarlo Odoardi, Coordinatore Abruzzo Molise,  ha provveduto a  consegnare la bandiera Comune ciclabile, con due bike smile, ai rappresentanti dell’Amministrazione, nell’occasione rappresentata dal Sindaco Ottavio De Martinis, dal Consigliere Valter Cozzi, e dall’Assessore alla Mobilità Lino Ruggero.

Nel consegnare il vessillo, che si ricorda sempre non essere un premio ma una valutazione del grado di ciclabilità di un comune, sono state ricordate le motivazioni, che seguono: “Montesilvano conferma i 2 bike smile. Attendiamo la realizzazione degli interventi previsti dal PNRR per un aumento del punteggio. Si consiglia inoltre di puntare alla “città 30” come previsto dal Biciplan – sull’esempio dei vicini comuni della costa teramana – dotandola diffusamente di strade E-bis. Si consiglia, inoltre, di mettere subito in campo azioni a costo zero come la nomina dell’assessore con specifica delega allo “Spazio Pubblico Bene Comune”, dei mobility manager comunale, d’area e scolastico e l’istituzione dell’ufficio biciclette. In questo modo si potrà creare una struttura che possa sviluppare progetti di bike to work, bike to school e bike to shop, per i quali vi invitiamo fin da subito a utilizzare le campagne, con relativi kit grafici pronti all’uso, che FIAB vi mette a disposizione gratuitamente”.

Francesco Mancini ha tenuto a sottolineare l’importanza di procedere all’istituzione di zone 30 come attualmente in corso nei sette comuni della costa teramana (Costa 30), mentre Giancarlo Odoardi ha sollecitato, nell’adeguamento e ampliamento delle infrastrutture ciclo viarie cittadine, una maggiore aderenza alle norme vigenti in materia di ciclovie turistiche, visto che Montesilvano è attraversata dalla Ciclovia adriatica.

Nel ringraziare FIAB per l’attenzione riservata al Comune, il Sindaco ha sottolineato l’impegno continuo dell’Amministrazione sul fronte della mobilità ciclistica, con il nuovo collegamento tra la zona grandi alberghi e il ponte sul Saline e il prossimo impegnativo intervento lungo via Vestina. Nell’occasione sono state anticipate alcune idee di riqualificazione di alcuni tratti del lungomare, nel senso di una loro riconversione ad un uso ciclistico più intenso e dedicato, con maggiori spazi per i pedoni e meno per le automobili attraverso l’istituzione di una zona 30.

Giancarlo Odoardi

Coordinatore FIAB ABRUZZO MOLISE




SHARPER L’AQUILA 2023

Domani appuntamento con la scienza

L’Aquila, 28 settembre 2023.  Torna venerdì 29 settembre la Notte Europea dei Ricercatori e delle Ricercatrici, uno dei principali eventi internazionali dedicati al dialogo tra ricerca e cittadini e promossi dalla Commissione Europea nell’ambito delle azioni Marie Curie. Una festosa invasione di ricercatori e ricercatrici animerà eventi per tutte le età, organizzati sia nei laboratori che in posti più informali, quali strade, piazze, teatri di molte città. Un’occasione unica di incontro tra ricercatori e cittadini.

Il programma delle attività previste per la Notte Europea dei Ricercatori è stato presentato oggi 28 settembre nel corso della conferenza stampa tenutasi presso la sala Rivera di Palazzo Fibbioni.

SHARPER L’Aquila è organizzato dai Laboratori Nazionali del Gran Sasso, dal Gran Sasso Science Institute e dal Comune, che ha concesso il patrocinio e un considerevole supporto economico.

“Abbiamo creduto e sostenuto SHARPER sin dalla prima edizione, in qualità di partner di progetto europeo e come ente cofinanziatore dell’evento di divulgazione scientifica per il quale ogni anno abbiamo stanziato fondi ReStart e, quest’anno invece, risorse del bilancio comunale. Un cartellone denso di appuntamenti che contribuiscono in maniera sostanziale alla crescita dell’offerta culturale che L’Aquila propone, ormai tutto l’anno, con eventi di alto livello e di respiro nazionale. Come amministrazione, siamo ben lieti di supportare in questa grande avventura i Laboratori Nazionali del Gran Sasso e il Gran Sasso Science Institute che, oltre a riempirci di orgoglio, confermano la vocazione del nostro capoluogo quale città della conoscenza. Quest’anno, inoltre, la Notte Europea dei Ricercatori cade a due giorni esatti dalla presentazione del dossier di candidatura dell’Aquila a Capitale italiana della Cultura 2026, una straordinaria opportunità di rilancio delle aree interne dell’Italia centrale. Tra gli elementi portanti del dossier unitario anche i settori della formazione, innovazione e ricerca, alla base di un percorso condiviso in grado di fare rete e creare sviluppo”.  Lo ha dichiarato il sindaco dell’Aquila, Pierluigi Biondi, nel corso della conferenza stampa di presentazione dell’edizione 2023 di SHARPER – La Notte Europea dei Ricercatori.

La volontà di non allontanarsi dal cuore della città in occasione del decennale di SHARPER ha portato ad una rimodulazione dell’evento che si svolgerà quest’anno lungo il corso principale Vittorio Emanuele ed una parte di Piazza Duomo non soggetta ai lavori di ristrutturazione, oltre alle sedi del Palazzo dell’Emiciclo, del Rettorato del GSSI e della Villa Comunale.

Nel corso della mattinata del 29 settembre oltre 1500 studenti delle scuole di ogni ordine e grado, accompagnati dai loro insegnanti, saranno coinvolti in attività di laboratorio, dimostrazioni e spettacoli nei luoghi simbolo di Sharper: il Ridotto del Teatro, l’Auditorium del GSSI e l’Emiciclo.

“Torna anche quest’anno la Notte Europea dei Ricercatori con il sempre ambizioso obiettivo di portare nelle strade e nelle piazze la ricerca scientifica – commenta Ezio Previtali, direttore dei Laboratori Nazionali del Gran Sasso dell’INFN – a L’Aquila l’incontro tra scienziati e comunità porta da molti anni il nome di Sharper, che quest’anno offre nuovi spunti grazie ai numerosi partner coinvolti nell’evento. Come direttore dei LNGS tengo molto a questo evento che ci consente di raccontare e spiegare a tutti quello che personalmente considero l’avventura della ricerca scientifica.”

In questa edizione di SHARPER saranno ospiti due scrittori: Dario Menasce, che incontrerà nel pomeriggio il pubblico presso la Libreria Colacchi, e Enrico Pedemonte che affronterà un dialogo incentrato sulla percezione della scienza con Fernando Ferroni, professore del GSSI, nell’Auditorium del GSSI.

Lungo Corso Vittorio Emanuele sarà presente DALLE PARTICELLE AL COSMO, un percorso interattivo che farà viaggiare i visitatori, accompagnati dai ricercatori, dal mondo delle particelle alle galassie, passando per i Laboratori Nazionali del Gran Sasso.

A seguire gli esperti dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia intratterranno i visitatori con spiegazioni di fenomeni geologici, giochi e attività sperimentali alla divertente scoperta dei fenomeni sismici.

A piazza Duomo saranno presenti gli specialisti delle Forze dell’Ordine ed i Laboratori dedicati all’elettronica, chimica, fisica, statistica e arte. Come ogni anno non mancheranno momenti di intrattenimento e spettacolo per bambini all’Emiciclo e alla Villa Comunale con LA PACE DI PIERO e il Planetario (che rimarrà aperto fino alle 17.00 di sabato 30), ma anche per adulti con SCIENCE MOVIE SHOW: LA SCIENZA BATTE IL CIAK (Ridotto del Teatro ore 21.00) un viaggio straordinario tra i più bei capolavori di fantascienza per scoprire le tecnologie e ricerche oggi realtà.

“Questa è una giornata in cui il mondo della ricerca coinvolge i cittadini negli spazi pubblici, nelle nostre strade e nelle piazze” dichiara la rettrice del GSSI Paola Inverardi. “In questa occasione mi piace ricordare che l’Aquila è una città della scienza e la nostra politica è quella delle porte aperte per dodici mesi l’anno: il mio auspicio è che le persone possano sentirsi coinvolte e partecipi in misura maggiore, e le invito perciò a seguire le tante attività di divulgazione che il nostro personale accademico organizza costantemente”.

Non solo scienza e ricerca, ma anche sport:  ll 2 ottobre alle ore 18.00, allo stadio Gran Sasso d’Italia – Italo Acconcia, scenderanno in campo per Soccer Match – Sfida di cervelli, le squadre formate dai ricercatori del Gran Sasso Science Institute, dei Laboratori Nazionali del Gran Sasso – INFN e dell’Università degli Studi dell’Aquila, per una sfida all’ultimo goal.

SHARPER – L’Aquila è organizzato dai Laboratori Nazionali del Gran Sasso con la collaborazione del Comune dell’Aquila e del Gran Sasso Science Institute, a cui si affianca una rete di partner consolidata ormai negli anni e altre importanti realtà scientifiche, culturali e istituzionali del territorio quali la Regione Abruzzo, l’Istituto di Geofisica e Vulcanologia, la società biofarmaceutica Dompé, il MAXXI L’Aquila, la Leonardo S.p.A. e l’Associazione Scienza Gran Sasso. Come ogni anno l’evento vedrà la fondamentale partecipazione di Enti e Istituzioni, tra cui Polizia di Stato, Corpo dei Carabinieri, Guardia di Finanza, Vigili del Fuoco e Accademia di Belle Arti, Protezione Civile, Croce Rossa, Istat.

SHARPER ( SHARPER – SHAring Researchers’ Passion for Enhanced Roadmaps ) si svolgerà in 14 città italiane: Ancona, Camerino, Cagliari, Catania, Genova, L’Aquila, Macerata, Nuoro, Palermo, Pavia, Perugia, Sassari, Terni e Trieste, con il coordinamento dall’impresa sociale Psiquadro e realizzato in collaborazione con un consorzio che comprende l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare – INFN, il centro della scienza Immaginario Scientifico, l’associazione Observa Science in Society, e 5 Università: Politecnica della Marche, Università di Cagliari, Università di Catania, Università di Palermo, Università di Perugia.

Uno sforzo corale che coinvolte oltre 200 tra istituzioni, partner culturali e Atenei tra i quali : Università di Camerino, Università di Macerata, Università di Genova, e Università di Sassari che coordinano le attività nei rispettivi territori. La collaborazione su tutto il territorio nazionale è rafforzata dall’impegno diffuso di enti di ricerca quali: CNR, INAF e INGV.

Sharper 2023: per la Notte Europea dei Ricercatori e delle Ricercatrici, oltre 800 eventi organizzati dalle 14 città della rete, con più di 1000 ricercatori e più di 200 partner coinvolti in tutta Italia.

Il 29-30 settembre l’ormai classico appuntamento con la Maratona Sharper: 24 ore di dirette, contributi da tutte le città. Anche per l’edizione 2023 ampio spazio dedicato a iniziative di informazione e coinvolgimento delle scuole di ogni ordine e grado attraverso gli eventi di Researchers@school.

Il progetto SHARPER è finanziato dalla Commissione Europea nell’ambito dei progetti Notte Europea dei Ricercatori – azioni Marie Skłodowska-Curie.




VENDEMMIA DRAMMATICA IN ABRUZZO

Cia chiede di accelerare gli interventi a sostegno del settore

Chieti, 28 settembre 2023. Situazione preoccupante in Abruzzo per la vendemmia 2023: perdite che superano di gran lunga le stime dei mesi scorsi che, in alcuni casi, vanno oltre il 70%.

Una crisi senza precedenti che sta mettendo gli agricoltori locali in ginocchio, gettando un’ombra minacciosa sul futuro dell’industria vinicola abruzzese.

Una delle principali ragioni dietro la situazione critica della vendemmia è stata l’inclemente andamento del clima durante la stagione di crescita delle uve. L’abbondante umidità associata alle copiose piogge di maggio e giugno ha creato un ambiente favorevole per la diffusione della peronospora, compromettendo ulteriormente la salute delle piante e la produzione di uva.

Una situazione che rappresenta un colpo duro per gli agricoltori abruzzesi, molti dei quali dipendono dalla produzione vinicola per il loro sostentamento, ma da cui dipende anche la prosperità economica dell’intera regione.

Per il Presidente Cia Chieti-Pescara, Domenico Bomba, non c’è più tempo da perdere, “Siamo di fronte ad una situazione di emergenza”, afferma, “Situazione che è stata fin troppo sottovalutata. Nonostante queste difficoltà, gli agricoltori abruzzesi si sono adattati ed hanno continuato a lavorare sodo, ma ci sono cantine che non hanno aperto. Tuttavia, è fondamentale che le istituzioni locali e nazionali forniscano il supporto necessario”, continua Bomba, “Chiediamo quindi alle autorità di adottare misure concrete immediate per sostenere gli agricoltori abruzzesi durante questa crisi. Come Cia ci siamo attivati fin da subito per sensibilizzare la politica, ma è ancora tutto fermo. Se non avremo nessuna risposta si andrà ad oltranza senza escludere manifestazioni in piazza”.

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VI FORUM INTERNAZIONALE del Gran Sasso

Conoscere per costruire. Il ruolo dei Centri accademici, di ricerca e della formazione

Università degli Studi di Teramo, 28 settembre – 30 settembre 2023 Campus Universitario Aurelio Saliceti

Teramo, 27 settembre 2023. 360 relatori dall’Italia e dall’estero per 26 sessioni di lavoro parallele, 28 tra rappresentanti di organizzazioni internazionali, direttori dei centri di ricerca e Rettori delle università africane attesi alla 5a Conferenza per il partenariato euro-africano, e una tavola rotonda conclusiva su “Il ruolo della cooperazione universitaria per una nuova cultura della conoscenza”: il Forum Internazionale del Gran Sasso torna per la sua sesta edizione nelle aule dell’Università degli Studi di Teramo dal 28 al 30 settembre 2023, questa volta sul tema “Conoscere per costruire. Il ruolo dei Centri accademici, di ricerca e della formazione”.

«Il tema di riflessione del VI Forum accoglie l’invito di papa Francesco e offre uno sguardo prospettico ricco di speranza per il futuro dell’umanità» dichiara il Vescovo Lorenzo Leuzzi. «I Centri accademici, di ricerca e di formazione sono chiamati ad un rinnovato impegno di elaborazione culturale capace di orientare le dinamiche sociali del nostro tempo perché tutti si sentano protagonisti nella e della storia. Senza la conoscenza non si può essere costruttori della storia» aggiunge il presule, che in merito alla V Conferenza di partenariato euro-africano afferma: «La Conferenza del V partenariato euro-africano è una concreta testimonianza e di impegno nella cooperazione culturale indispensabile per promuovere lo sviluppo dei popoli».

Alla cerimonia inaugurale di giovedì 28 ottobre alle ore 16.00 nell’Aula Magna Benedetto Croce dell’Università di Teramo sarà presente il Cardinale Matteo Maria Zuppi, presidente della Conferenza Episcopale Italiana.

L’evento, in continuità con i precedenti e con il 2° meeting internazionale “La Scienza per la Pace”, Nuovi discepoli della conoscenza: il metodo scientifico nel cambiamento d’epoca, intende entrare con maggiore specificità nella vita della comunità accademica affrontando nodi importanti per sviluppare le proposte di ricerca e di formazione.

Nelle sessioni parallele e nelle sotto-sessioni, che coinvolgeranno tutte le discipline accademiche, il tema Conoscere per costruire sarà oggetto di riflessione nella prospettiva interdisciplinare e internazionale per un rinnovato e adeguato impegno nella conoscenza. Si vuole così rilanciare e promuovere il fondamentale e decisivo rapporto tra ricerca e didattica, senza il quale le proposte formative rischiano di essere insignificanti per costruire la realtà storica.

«Con il VI Forum del Gran Sasso – ha ricordato il Rettore dell’Università di Teramo Dino Mastrocola – prosegue e si consolida il dialogo e il confronto tra i Centri Accademici Europei e i rettori delle Università Africane. Si tratta di fatto di una conferenza permanente che è nata a Teramo grazie al Forum e che si rafforza anche attraverso il partenariato con il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale. Perché conoscenza, scambi e collaborazioni interculturali sono centrali nella costruzione di valori e ideali comuni per un futuro di pace».

Il V partenariato euro-africano, che accompagnerà i lavori del Forum e al quale parteciperanno i Rettori provenienti da diversi paesi africani ed europei, favorirà il cammino di cooperazione universitaria che deve coinvolgere tutte le discipline accademiche; inoltre, l’argomento della cooperazione universitaria, fondamentale per dare un contributo allo sviluppo dei paesi nel rispetto degli SDG, verrà affrontato nella plenaria conclusiva, coinvolgendo tutti i partecipanti al Forum.

Il VI Forum Internazionale del Gran Sasso, come i precedenti, è organizzato da un Comitato Scientifico composto da docenti delle Università e dei Centri di Ricerca abruzzesi e italiani e coinvolgerà relatori provenienti dalle diverse parti del mondo. Tutte le iniziative costituiranno momenti di condivisione e di impegno per una nuova progettualità sociale.




RITORNA MARSICUP

Il contest marsicano che promuove giovani talenti con idee innovative per il territorio

Avezzano, 27 settembre 2023. Sabato 30 settembre dalle ore 16:00 il teatro Talia di Tagliacozzo (AQ) ospiterà la seconda edizione della MarsicUp, giornata dedicata alla celebrazione dell’innovazione, dell’imprenditorialità e del talento locale.

L’evento, organizzato da Marsica Sharing ETS, inizierà con la presentazione dei 6 progetti in gara – si va dal connubio arte-IA, educazione ambientale, sino ai nuovi spazi per lavorare coworking, stanze green screen, apicoltura innovativa, carrelli elettrici per la spesa ecc. Proseguirà poi un aperitivo dove potersi scambiare idee e fare networking, e si concluderà con la proclamazione del team vincitore, che si aggiudicherà un premio di 5.000€ e supporto in servizi. Anche in questa edizione sarà una giuria scelta di professionisti ed esperti, insieme al pubblico presente in sala, a decretare il progetto vincitore. Al pubblico dell’evento è richiesto un contributo di 10€.

La giuria sarà composta da Raimondo Castellucci, General Manager presso BluHub, Alessandro Bianchi, CEO di ISWEB e Viktor Malacukzi, Designer e Ricercatore presso La Sapienza Università di Roma. Il team vincitore otterrà, oltre che un cospicuo premio in denaro, anche servizi e  consulenze personalizzate, offerte da: Innovalley, CNA Abruzzo, Boost Abruzzo, Centro Famiglia, Martina Troisi, Beatrice Cattiveria e Gregorio Fina.

MarsicUp, appuntamento ormai annuale, rappresenta un’opportunità unica per riunire professionisti, figure istituzionali, dirigenti, investitori, cittadini e attori chiave per lo sviluppo del territorio e della comunità marsicana.

Lo scorso aprile 2022 la gara aveva visto trionfare all’interno della cornice del Castello Orsini il giovane Giose Ciccarelli, fondatore dell’associazione sportiva Controvento, con un progetto di volo di parapendio tecnologico e inclusivo.

L’evento è organizzato dall’associazione Marsica Sharing ETS e supportato da: Opoa Marsia, la più grande organizzazione di produttori del Fucino, ISWEB, partner tecnologico di riferimento della PA per l’erogazione di servizi e applicativi web di nuova generazione, OLE – Catering & Banqueting, servizio di ristorazione a domicilio e organizzazione di eventi; Copy Zone, Maurizio Rinaldi s.r.l., Select Car, Magic  Wash, CNA Abruzzo, Morgante Iolanda – Edilizia e Energia.

È possibile prenotare il proprio posto tramite il sito web di Marsica Sharing o chiamando il numero

+ 39 338 924 8991 (Giorgio).

Marsica Sharing

Marsica Sharing è un ente del terzo settore (ETS) e nasce nel 2020 dalla volontà di un gruppo di ragazzi e ragazze di creare uno spazio dove poter condividere progetti e connessioni che possano favorire lo sviluppo della Marsica.

A tre anni dal suo avvio, l’associazione, un vero e proprio incubatore di idee, conta dieci membri attivi che lavorano ai progetti sempre più rivolti all’ecosistema lavorativo e socioeconomico della Marsica. Grazie anche al supporto di persone che nella loro quotidianità danno contributo al territorio che vivono, sono molte le partnership attivate con le numerose realtà, associative e no, presenti sul territorio, con le quali collaborano e si sostengono a vicenda.




I MIGRANTI, LA NAZIONE E LA DIVISIONE creata tra gli italiani

Politicainsieme.com, 27 settembre 2023. Parlando ai banchi dell’ Assemblea Generale delle Nazioni Unite, pressoché deserti, Giorgia Meloni non è riuscita a darsi un colpo d’ala che, in ordine al fenomeno delle migrazioni, la innalzasse sopra il tono querulo della lamentazione quotidianamente somministraci in patria. Anzi, ha colto l’occasione per impartire ai Paesi dell’ONU una lezione di “nazionalismo”, immancabilmente accompagnata da una retorica patriottarda che chiama alla difesa dei sacri confini del suolo natio. Come fosse una guerra. Contro gli ultimi della terra.

Ha innalzato la Nazione a cardine della Storia, secondo una declinazione d’altri tempi. La Nazione , “bisogno naturale degli uomini”, declinata come “destino” diventa un perimetro che tiene insieme la “comunità”, in tanto ed in quanto la ritaglia e la distingue e, in qualche modo, la contrappone al resto dell’ umanità. L’identità di un popolo fa tutt’uno con questa separatezza e la “sacralità dell’ essere umano”, essendo un valore universale, originario ed irriducibile, per quanto invocata, non trova posto in una simile ideologica architettura mentale.

Il repertorio degli argomenti con cui la Presidente del Consiglio dei ministri ha affrontato il tema al Palazzo di Vetro non si discosta dalla lettura delle migrazioni che la vede rincorrere niente meno che Salvini, in una gara interpretativa del fenomeno sbagliata in radice. Sostanzialmente fondata sul concetto di emergenza ed imputata alla criminalità dei “trafficanti di esseri umani”. Che c’è e va sicuramente condannata con il vigore che ci mette la Meloni, a parte l’amenità del reato universale, ma non è la causa del fenomeno migratorio, bensì piuttosto uno dei suoi più gravi e deprecabili effetti. Senonché, talvolta – e questo è sicuramente il caso – davanti a situazioni particolarmente complesse, per inquadrarle meglio e capirci di più, è bene staccarsi un attimo dal proprio modo di vedere per adottare l’ ottica del proprio interlocutore o di chi comunque sta sull’ altra sponda.

Perché non impariamo a guardare alle migrazioni con gli occhi dei migranti? Potremmo contare su quel genuino sentimento di solidarietà ancora vivo nel cuore degli italiani, come dimostra l’eccezionale sviluppo delle forme di volontariato di prossimità. Un sentimento che si sta purtroppo cercando di conculcare, seminando, al contrario, diffidenza, ostilità, sospetto, rabbia, rancore, atteggiamenti che, se non sono ancora forme, sia pure larviate, di razzismo ne rappresentano il terreno di cultura. E qui va denunciata la responsabilità gravissima, morale, civile, ancor prima che politica, delle forze di governo. Si invoca la “nazione” e si dividono gli italiani.




VULNERABILITÀ, POLITICHE DI CURA E (DIS)PARITÀ nelle democrazie contemporanee

Il convegno della Commissione per le Pari Opportunità della Provincia di Teramo

Teramo, 26 settembre 2023. Nella serata di giovedì scorso l’incontro sul tema della vulnerabilità, organizzato dalla presidente della Commissione per le Pari Opportunità della Provincia di Teramo, Amelide Francia, in collaborazione con l’Università degli Studi di Teramo, il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Teramo e la Garante dell’infanzia e dell’adolescenza della Regione Abruzzo.

Un parterre di stakeholder e istituzioni locali a partire dalle professoresse Anna Di Giandomenico, Consuelo Diodati e Fiammetta Ricci che hanno presentato il volume Vulnerabilità come risorsa e valorizzazione della differenza nelle democrazie contemporanee (edito da Mimesis edizioni, Milano), frutto di un progetto di ricerca dell’Università degli Studi di Teramo.

Hanno partecipato all’incontro, oltre alle autrici, il Presidente della Provincia di Teramo, Camillo D’Angelo, il Presidente Dell’Ordine degli Avvocati di Teramo, Antonio Lessiani, la Presidente del Comitato Unico di Garanzia dell’Università degli Studi di Teramo, Dott.ssa Paola Serpietri, la Presidente della Fondazione Tercas, Tiziana Di Sante, la Dott.ssa Alvaro Alida, Giudice Onorario del Tribunale per i Minorenni di L’Aquila, la Presidente del Cpo dell’Ordine degli Avvocati di Teramo, Diana Giuliani, e il Coordinatore del Csv di Teramo, Guido Campana.

Il volume “pone domande fondamentali e propone una seria riflessione sul rapporto tra democrazia, differenza e vulnerabilità. Può la condizione di vulnerabilità, nelle sue varianti e forme contingenti, essere rovesciata e riconfigurata, attraverso le sue innervature vitali, come risorsa per una possibilità di ri-nascita della politica, della società e della nostra cittadinanza terrestre?

Vi è attraverso l’esperienza umana di precarietà, la condizione di possibilità del suo superamento, operando un processo trasformativo e compensativo di quel vulnus a cui originariamente la nostra umanità rinvia?

E, infine, come può la politica davvero promuovere la differenza come valore, e abbattere o ridurre le differenze come ingiustizie sociali?

Domande e sfide oggetto di analisi e riflessioni all’interno del volume, attraverso prospettive giuridiche, sociologiche ed etico-politiche” concludono le autrici.

Amelide Francia: “Un importante momento di riflessione sulla vulnerabilità, nelle sue molteplici forme, con esperienze a confronto da parte di chi, ogni giorno, affronta queste problematiche.

Sono emerse svariate criticità come l’emergenza che riguarda i minori stranieri non accompagnati, presenti sul territorio regionale, e la necessità di tutori volontari che possano curare gli interessi di questi minori che si trovano in una particolare condizione di vulnerabilità. Tante le problematiche affrontate e tanti gli spunti per adottare delle soluzioni adeguate”.

“Ringrazio le autrici e tutti i relatori e le relatrici per il prezioso contributo, l’Università degli studi di Teramo, il Consiglio e il Cpo dell’Ordine degli Avvocati di Teramo, la Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza della Regione Abruzzo e le componenti della Cpo provinciale per la collaborazione nella realizzazione dell’evento” conclude la presidente Amelide Francia nel suo intervento.




NASCITA E FINE DEL TERZO POLO

di Giancarlo Infante

Politicainsieme.com, 26 settembre 2023. Quella di Matteo Renzi e di Carlo Calenda di un anno fa fu una scorciatoia tutta di natura elettoralistica e, così, il Terzo polo, nato solo in vista delle urne, di fatto morì alla loro apertura il 26 settembre di un anno fa.

Fu in qualche modo paradossale anche lo stesso modo con cui, improvvisamente, e dopo quella che resta la “confusa” vicenda dei rapporti con il leader di Azione con il Pd di Enrico Letta ed Emma Bonino, il duo Renzi e Calenda si misero insieme per offrire un’alternativa al duopolio destra – sinistra.

Già ieri abbiamo detto che solo dal futuro, probabilmente, sapremo esattamente come andarono queste ed altre vicende delle elezioni che hanno consegnato il Paese all’estrema destra (CLICCA QUI).

Oggi, e per di più dopo un anno di intensa, appassionata, continua polemica tra Renzi e Calenda, si possono solo ricevere delle conferme. Di cui dovrebbero fare tesoro soprattutto quelli che continuano a parla di “Centro” come se da questa parola magica potesse venire, e davvero, la soluzione di problemi che sono molto più complessi. Così come molto più complessa è quella società italiana con significativi problemi di partecipazione e di rappresentanza.

Il Terzo Polo, il “Centro”, non nascono in un laboratorio. E per di più in uno di quelli in cui si affaccendano scienziati legati alle formule del passato fatte tutte di giochi di schieramento e di posizionamento. Se si guarda agli ultimi trent’anni, caratterizzati da una pesante cappa di piombo per la democrazia reale, e la libera, autentica partecipazione alla cosa comune da parte di tutte le forze vive della società, vediamo, ammesso che lo si voglia vedere e trarne le adeguate conseguenze, come la società civile abbia provato come poteva, magari con pulsioni persino contraddittorie tra di loro, ad assumere un ruolo e a superare gl’infiniti vizi d’origine radicati, in generale, nella storia d’Italia e, in particolare, in quella della stagione del bipolarismo. Altrimenti, come interpretare l’effimera esplosione della Lega di Matteo Salvini, poi seguita dall’analoga fiammata dei “grillini” e, quindi ancora, quella della Meloni e dei suoi Fratelli d’Italia? Possiamo azzardare a parlare del ripetersi di cicli di vera e propria “frustrazione” popolare?

Non sono mancate occasioni in cui la società civile ha provato ad esprimersi direttamente. E questo in vario modo. Ad esempio, con la crescita esponenziale di gruppi, associazioni ed organismi che hanno dato vita a quel moto spontaneo di solidarietà destinato ad essere ufficializzata nella Protezione civile. Ma anche con quella congerie di presenze che suppliscono alle carenze dello Stato in materia di assistenza sociale. E per andare a quello che più interessa i giornali, non si possono certo dimenticare i “girotondini” di Nanni Moretti, le donne con il “Se non ora quando” e, infine, all’effimera presenza delle “sardine” in tante piazze d’Italia. Dunque, moti più o meno spontanei in aggiunta ad un impegno solidale continuo e costante, spesso svolto nell’oblio generale, di cui ci si ricorda solo in casi particolari: quelli che, sull’onda dell’emergenza, riescono a richiamare l’attenzione dei mezzi di comunicazione.

Per ciò che riguarda la politica “strutturata”, le esplosioni successive, ed analoghe, di Lega, 5 Stelle e Meloni hanno costituito, a ben guardare, fenomeni che già in partenza mostravano evidenti i segni di una “debolezza” intrinseca, strutturale. Quella della protesta che non è, si badi bene, solo fine a se stessa. Portatrice di interessi, ma comunque destinata a restare cosa effimera e di parte perché carente di un ingrediente fondamentale per la costruzione di una proposta destinata a segnare un ciclo realmente nuovo nella storia di una nazione e di un popolo. E cioè quella dell’indicazione di un “progetto” globale da offrire al cosiddetto “sistema paese” e in grado di risolvere i quesiti, e tutti assieme, dell’adeguata collocazione internazionale, in particolare nei rapporti con l’Europa, della coesione e della ricomposizione delle fratture sociali e geografiche che ancora sono “cose nostre”.

Eppure, nel passato ci sono state le occasioni in cui questo è stato realizzato. E guarda caso sono state quelle in cui l’Italia, con tanti ritardi e contraddizioni, che appunto fanno parte del suo retaggio storico e culturale, è riuscita in ogni caso a crescere e a progredire. La memoria, per restare al solo Secondo dopoguerra, corre ovviamente ad Alcide De Gasperi. Ma, poi, si dovrebbe pure aggiungere la stagione dei tanti Centrosinistra e all’azione parzialmente riformatrice che ci portò alla fine degli anni ’80 a diventare la quarta potenza più industrializzata del mondo. E questo, a dispetto del terrorismo endogeno e di quello sollecitato dall’esterno, dell’altissima inflazione e della presenza del più grande partito comunista dell’Occidente, oltre che dei ripetuti e violenti attacchi portati dalla manovalanza mafiosa.

Queste non dovrebbero essere prese come divagazioni. Da sole già spiegano, infatti, perché qualunque idea politica non possa limitarsi a tenere conto del presente e di quello che un tale presente offre nelle aule parlamentari al momento. Altrimenti, il fallimento del “Terzo Polo” alla Renzi e Calenda, come del resto continua ad accadere ai “cantori” di un “centro” senza qualità e sostanza autonomia e specificità, si ripeterà. Così, dal “bipolarismo” ci libereremo solo quando sarà oramai troppo tardi per un Paese per il quale già da tanto tempo sarebbe stato necessario avviare una trasformazione. Questa, costi quel che costi, non può che partire dal sistema politico – istituzionale che ci ritroviamo per l’innata mentalità, come adesso nel caso della destra, del tirare solo a campare.

C’è bisogno di un’autentica “autonomia” rispetto al perimetro del sistema bipolare. Una scelta inevitabilmente destinata ad avere un costo e a farci ragionare in termini d’investimento per il Paese. Le scorciatoie non servono a molto se non a ritrovarci, quando va bene, con un solo gruzzoletto di parlamentari in mano. Esattamente quanto accaduto a Renzi e a Calenda.




LA MAIELLA RICEVUTA AL QUIRINALE

I reduci della Brigata Maiella e la Fondazione ricevuti in udienza dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nel 2013

Pescara, 26 settembre 2023. Il 4 novembre 2013, nel Giorno dell’Unità nazionale e Giornata delle Forze Armate, i reduci della Brigata Maiella e la Fondazione furono ricevuti al Quirinale in udienza, prima privata e poi generale, dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.

Il Presidente, che tanto si spese per affermare il valore nazionale della Resistenza, volle, con quel gesto di straordinaria accoglienza, non solo riconoscere il sacrificio di quanti contribuirono alla riconquista della libertà nella stagione di rigenerazione che fu il biennio 1943-1945, ma volle anche associare lo sforzo dei combattenti, in particolare dei resistenti “Maiellini”, a quello delle Forze Armate, che con il neonato CIL si impegnarono fianco a fianco con la Maiella e col II Corpo polacco, risalendo la dorsale adriatica tra i due fronti della linea Gustav e Gotica.

“Siamo lieti di avere associati a questa cerimonia testimoni di durissimi momenti della seconda guerra mondiale come i rappresentanti della Fondazione Brigata Maiella, reduci e famigliari dei combattenti di quella coraggiosa formazione partigiana … insisto sulla necessità di non cessare mai di coltivare e trasmettere la memoria di quanto forze armate e popolo abbiano fatto per unire l’Italia, difenderne l’onore e rinsaldarne l’identità e la coesione”, ebbe allora a dire il Presidente Napolitano.

La fedeltà alle istituzioni, nella più ferma intransigenza antimonarchica e il ripristino dell’Unità nazionale, furono, del resto, alcuni dei tratti salienti dei motivi ispiratori della guerra combattuta dalla “Maiella”.

“Per noi della Fondazione Brigata Maiella, appassionati custodi dell’eredità dei

nostri partigiani e per tutti i cittadini che credono nell’energia della storia e nelle speranze suscitate da quelle eroiche vicende, l’occasione di incontro con Napolitano è stato un momento prezioso per sentirci ancora uniti intorno ai valori nazionali a cui si ispirarono i giovani combattenti di allora, da cui trarre nuova linfa per continuare a edificare una società più giusta e libera che anche i “Maiellini” sognavano. La scomparsa di Giorgio Napolitano è occasione per riproporre soprattutto ai giovani la sua condivisione dei principi morali per cui i “Maiellini” si erano battuti”, afferma il Presidente, Prof. Nicola Mattoscio

In foto, alcune immagini del ricevimento privato della Brigata Maiella al Quirinale il 4 novembre 2013

Foto: (da sinistra a destra) Antonio Rullo e Nicola Mattoscio con Giorgio Napolitano, rispettivamente vicepresidente e presidente della Fondazione Brigata Maiella




L’ANNO DI GIORGIA MELONI

Esattamente un anno fa si andava alle urne per vederne uscire la vittoria di Giorgia Meloni

di Giancarlo Infante

Politicainsieme.it, 25 settembre 2023. Ancora devono essere approfondite bene le cause di quello che era, sì, un risultato scontato, ma che non tutti si aspettavano nelle proporzioni poi espresse dalle urne. E non si tratta solamente di una considerazione di natura elettorale perché gli esperti in materia avevano già ampiamente preannunciato una disparità netta in termini di seggi parlamentari.

La riflessione, e forse molta documentazione, soprattutto quella riservata, lo dirà alle prossime generazioni tra qualche tempo e, magari, favorirà il nascere dell’ennesima teoria complottista ( e si potrebbe ironicamente questa volta ritenerla ironicamente credibile) sull’esistenza di un piano scientificamente studiato a tavolino … per perdere. Studiato e messo in atto, ovviamente, da parte della sinistra. In effetti, si arrivò a quel 25 settembre 2022 a seguito di una ridda di ripensamenti, alleanze impostate e poi fatte cadere, coalizioni inopinatamente naufragate per le quali si pensò bene di non organizzare neppure quella cosiddetta “desistenza” che, probabilmente, se non fosse servita a rovesciare il risultato finale, avrebbe finito certamente per ridimensionare il divario tra i due schieramenti contrapposti.

A quelle elezioni, tra l’altro, si arrivò con tanto richiamo e tante promesse al mondo cattolico (CLICCA QUI).

Oggi, come in occasione di tanti anniversari, saremmo costretti ad azzardare un giudizio. Ma non è facile. Completo e dettagliato è sicuramente al di là delle nostre modeste forze e competenze. Tanti sarebbero, infatti,  gli ambiti da esaminare e da porre sotto una seria lente d’ingrandimento. La difficoltà più grande, però, viene dal profondo iato che abbiamo constatato esistere tra le dichiarazioni e i risultati concreti. Giorgia Meloni e i suoi alleati, consapevoli dei magri risultati conseguibili, infatti, continuano a chiederci di attendere la conclusione del loro ciclo quinquennale di legislatura. Il guaio è che il loro continuo rimando ad un periodo più lungo, ai loro occhi finisce per togliere validità a qualunque giudizio divergente.

Però, qualcosa lo si può già dire ad appena il 20% del percorso intrapreso. Intanto, che non è cambiato nulla per ciò che riguarda il comportamento politico istituzionale. Nonostante goda di un’ampia maggioranza parlamentare, il Governo, che semmai ha accentuato il carattere verticistico e dirigista, continua ad andare avanti a colpi di decreti-legge e di voti di fiducia.

Inoltre, non si tratta di riferirci ai tanti dietrofront oramai conclamati della Meloni che segnano la distanza siderale tra la Presidente del Consiglio di oggi e la barricadiera capopopolo che, a lungo con il suo neonato partito, è stata costantemente all’opposizione negli ultimi anni, non peritandosi di farlo anche nei confronti dei “solidi” alleati di oggi Salvini e Forza Italia.

Sembra evidente che un elemento importante da sottolineare, di natura di cultura politica ed istituzionale, sia quello sulla assoluta mancante riflessione su una strutturale mancanza di rappresentatività che deriva dall’aver visto partecipi al voto meno del 50% degli aventi diritto, tra astenuti, voto bianco e schede nulle. E questa carenza di rappresentatività è ancora più grave per due ordini di problemi.

Il primo, è quello legato all’ambizione di voler operare una vera e propria trasformazione, persino culturale, del Paese come i vari ideologhi che ha di contorno, ideologhi alla Sangiuliano per intenderci, ci hanno anticipato e  continuano a raccontarci tutti i giorni.

La seconda, è che già quest’anno si è rivelato come periodo difficile economicamente e socialmente e, purtroppo, ci attendono solamente le famose “lacrime e sangue”.

L’atteggiamento della Meloni, e di molti suoi sodali, ha ulteriormente diviso il paese. Che lo è, a maggior ragione, anche dopo l’impegno di “conquista” evidentemente in atto nell’editoria, nella Rai, nei vertici delle aziende di stato. Ma quelle “lacrime e sangue” devono essere affrontate tutti assieme. E non bastano gli ammiccamenti ai popolari mentre veleggia con Orban e con i Vox. Come non basta il “voltafaccia” a favore degli americani in materia di guerra d’Ucraina. Non bastano neppure le formali, e mai da prendere sul serio, pacche sulle spalle scambiate con le altre e gli altri leader internazionali. Le difficoltà con Francia, Germania, Commissione europea e Tunisia già prese da sole sono in grado di dirla tutta. Per non parlare poi delle altre difficoltà connesse all’applicazione del Pnrr, a ciò che ci porta l’inflazione e all’esplosione dei costi dell’energia.

Tutte questioni con cui dobbiamo fare i conti. Ma i conti non ce li devono fare solo il Governo e la maggioranza Meloni. Siamo tutti noi italiani a dover assumere, con realismo, e possibilmente definendo una progettualità di sviluppo, una nuova postura. Che non è quella di essere e di sentirsi tutti i giorni in una campagna elettorale senza fine.

Ecco, per andare al sodo, ovviamente non dimenticando le tante critiche meritate che giungono dal mondo del lavoro, da lavoratori e imprese, quest’anno dalle elezioni si è rivelato un periodo di ancora più gravi incertezze ed insicurezze. E a poco ci serve avere la conferma che, a breve, ci troveremo ancora più divisi su proposte come il Presidenzialismo, nel frattempo diventato Premierato, come se fossero la stessa cosa, e l’Autonomia differenziata. Insomma, il primo anno della Meloni a Palazzo Chigi, per quanto disastroso sia stato, rischia di dare la stura ad uno successivo ancora peggiore.




NEL SEGRETO DEL … CASSONETTO!

Pescara, 25 settembre 2023. So che Ambiente spa sta lavorando con cura all’estensione dei servizi di raccolta differenziata porta a porta (PAP) in zone importanti della città. Non è un’operazione semplice, perché oltre alla logistica, con cui intendo la localizzazione dei punti di conferimento da parte dei cittadini e di presa da parte degli operatori, che sulla carta potrebbe anche essere una operazione organizzativa, seppur complessa, gestibile, bisogna portare a casa con successo la collaborazione degli utenti. Non è cosa da poco.

Passare da un sistema di raccolta stradale, con una prevalente componente di “indifferenziato”, ad uno “personalizzato”  (PAP) comporta, soprattutto per chi conferisce, un cambio di abitudini quotidiane e prima ancora di mentalità. Il ché non è una cosa affatto scontata. I responsabili dell’Azienda credo conoscano, a vario titolo e meglio di tutti, la qualità merceologica dei rifiuti raccolti: non basta che la città sia pulita e in ordine, e questo costituisce già un grande risultato, ma è anche necessario che il materiale conferito intercettato sia “buono”.

Per spiegarlo voglio riportare tre recenti constatazioni, sapendo che l’elenco potrebbe essere, ahimè, lungo.

Nel cassonetto del vetro un giorno ho trovato il resto di un lampadario. C’è una pubblicità televisiva che ricorda che insieme a bottiglie e vasetti non ci vanno la busta e il tappo. Se si hanno dubbi, si può consultare la sezione “dove lo butto” del sito di Ambiente spa per scoprire dove un lampadario può essere conferito.

Adiacente alla serie di cassonetti per la raccolta di prossimità, giorni fa ho trovato un ventilatore con piedistallo. Non entrava in nessun contenitore per cui l’incauto utente ha ritenuto che lasciare fuori in bella vista il rifiuto “ingombrante” o anche “RAEE” fosse la cosa più semplice e efficace da fare.

Sere fa, nel conferire il mio sacchetto di organico nel relativo bidone marrone, ho notato una insolita confezione. Pensando fosse il semplice contenitore tetrapack finito chissà perché nel contenitore sbagliato, ho fatto per prenderlo per “aggiustare” le cose. Con mia sorpresa ho sentito il peso di una confezione di latte integra, a lunga scadenza, tra l’altro ancora di là da venire.

Non so come si possa venire a capo di questa situazione, di colpevole e in diversi casi doloso conferimento, fuori da ogni regolamento, dove neanche il dubbio di poter far male frena chi si rende responsabile di questi gesti. Che potrebbero essere diffusissimi in tutta la città (Ambiente lo saprà senz’altro) e che andrebbero fatti oggetto di un attento studio oltre che di una robusta attività informativa per cambiare abitudini e comportamenti.

Giancarlo Odoardi – Rifiuti Zero Abruzzo




PROCESSO PER MAGIA nella Sulmona del XVIII° secolo

[Contributo Pubblicato alle pgg. 148-152in “Rivista Abruzzese”, anno XXXII – N.3-4 Lanciano 1979]

di Franco Cercone

Nell’archivio della Cattedrale di Corfinio, gentilmente messomi a disposizione da Don Cesiro Di Francescantonio, mi sono imbattuto in un voluminoso fascicolo manoscritto raggruppante gli «Atti del Vicario generale della Curia di Valva Mons. Liberati».

Tali atti, che abbracciano gli anni 1723-1726, si riferiscono al processo contro un certo Fra Francesco di Naro, località in tenimento di Agrigento, e detto perciò «il Siciliano», il quale, pur non essendo stato ordinato sacerdote, aveva celebrato messa, confessato ed amministrato il Sacramento della Comunione non solo in Umbria (soprattutto a Spoleto) ma anche in numerose località dell’Abruzzo aquilano e nel Sulmonese, fra cui Pettorano e Pacentro. «II Siciliano» però, cioè Fra’ Francesco, possedeva l’abilità di eludere continuamente la sorveglianza ecclesiastica e di fuggire al momento opportuno dai monasteri appena avuto sentore di essere ricercato. Così, per es., si apprende (pag. 99 del manoscritto) che «il Siciliano» si trovava a Pacentro nel gennaio del 1724 presso il Convento dei Minori osservanti.

Su segnalazione del Priore, il Vescovo di Sulmona invia in ricognizione alcuni frati che riferirono, dopo, di essere arrivati troppo tardi, in quanto «il Siciliano… se ne fugiva dalla parte della ferrata di ferro che corrisponde all’orto… ignudo con le semplici asciucatori seu tovaglie di lino
bianco, e con le motande e scarpe…».

Del fatto comincia ad interessarsi anche la Santa Congregazione, che in data 27 maggio 1724 raccomanda da Roma, una volta a conoscenza che «il Siciliano» era nelle carceri vescovili di Sulmona, che «Fra’ Francesco di Naro… sia costantemente custodito, però trattato con carità, moderando la supposta asprezza de’ ferri a’ piedi e manette a le mani».

Inoltre la Santa Congregazione raccomandò al Vescovo di Sulmona, Matteo Odierna, di cui torneremo a parlare, che tutti gli atti relativi al processo le fossero poi trasmessi.

Il mistero di quest’uomo, che pur vestito da frate non aveva ancora la potestà di celebrar messa, si svela allorché durante il lungo processo di Sulmona pervengono all’autorità ecclesiastica inquirente gli atti del processo svoltosi a Spoleto contro Fra’ Francesco, alias «il Siciliano», atti inviati dalla stessa Santa Congregazione al Vescovo di Sulmona per conoscenza. Da essi risulta che «il Siciliano» era esperto in magia bianca e nera ed aveva partecipato a diverse sedute al fine di «cavar tesori». Alcune
di queste pratiche e riti magici risultano sorprendentemente simili a quelli messi in atto da un gruppo di religiosi implicati nel processo Centini, svoltosi un secolo prima circa (1634-1636) ed oggetto di un ampio studio pubblicato da Giuseppe Profeta[1].

Nelle ultime udienze del processo a Spoleto – egli riuscì come al solito a fuggire prima della sentenza e pertanto condannato in contumacia – Fra’ Francesco di Naro confessa che in una delle sue tante peregrinazioni si ritrovò a Capestrano in compagnia di un frate cappuccino di cui, disse, non ricordava il nome.

Questo frate lo portò «in casa d’un tal Sig.r Gioacchino ed in un piccolo stanziolino di detta casa, ove dicevasi esserci di certo un grosso tesoro; cominciò detto prete a recitare un’orazione, che
l’aveva presa dal breviario, e scritta in una carta, ne io so, che orazione si fusse. e quella unitamente alla rovescia, cioè l’ultime parole nel primo e le prime nell’ultimo. Poi disse detto prete cappuccino spogliato, che ci voleva un breviario nuovo, alcune candele di cera non ancora usata, come anche alcuni spachetti (sic) non mai toccati da donna ed io ancora dicevo di si, che ci volevano queste cose alla presenza di detto Signor Gioacchino e sua moglie, ma non sortì nientaltro in quel luogo. Poi ci partimmo io et il detto prete cappuccino spogliato in altri luoghi, e fra gli altri in un torrione di detta città che dicono la Porta d’Assisi, ed ivi ancora col detto Pre’ dicessimo certe parole di questo tenore, ricordandomi alcune parole di esso che sono: Sasmois, Canoismus, Mausmis, Daufanis et altre delle quali che hora non mi sovvengono, dicendomi ancora il detto Padre che se in quel luogo vi fosse stato il tesoro, mentre si dicevano le dette parole, sarebbe comparso avanti gl’occhi l’oro come raggi di sole: lui diceva che vedeva non so che cosa, ma io non vedeva cos’alcuna, e nè in questo luogo sortì altra cosa…
».

Nella seduta del 2 dicembre 1724 «il Siciliano» fa questa confessione:

« Essendo capitato circa li 25 o 26 settembre del 1723 in una osteria da 6 miglia prima d’arrivare all’Aquila, la sera di detto giorno capitò ancora in detta osteria mentre io ed altri uomini stavamo mangiando, un uomo di giusta statura, un poco grassotto che mostrava d’essere d’età di
45 anni in circa, di carnagione olivastra, con perucca in testa di colar biondo, barba negra, e canuto alquanto, vestito di sciamberga di colar cinericio il quale in discorso disse che si chiamava Monsù Simone di natione francese e perché portava come una borsa di calice per cercar la limosina, e. detta borsa era di color rosso e disse, che lui era Pagano convertito alla fede e per segno di ciò mi mostrò alcuni attestati di Roma, che lo raccomandava agli ordinarj de’ luoghi, a’ fine di questuare. Quest’uomo fu da me invitato a mangiare in detta osteria ed io in fatti pagai il mangiare per
me e per lui. Stassimo alquanto in discorso di cavar tesori e lui disse in presenta di quegli altri che erano in nostra compagnia che se fussimo stati in un patto di cavar tesori, sarebbe a lui bastato l’animo d’esentare me ed esso medesimo dalle bastonate ma non gl’altri. Da questo motivo essendo io dormito col sopradetto Monsù Simone, ci presi confidenza e discorrendo di molte materie e specialmente de’ tesori, che la mattina m’avrebbe insegnato altri secreti quanti io ne volevo. Ed infatti la mattina doppo d’aver fatta colazione che io la pagai, lui mi diede una moneta d’oro che mi disse
che valeva un Luiggi, e detta moneta era antica di Nerone imperatore, e mi disse che aveva cavato un tesoro nelle parti di Calabria e richiedendogli io di quello che promesso m’avea la sera, lui mi disse di si, che perciò si cavò dalla sacca molte carte ed un libro in ottavo foglio manoscritto,
che il carattere dava del rosso e mi fece scrivere le seguenti cose.

In primis mi fece scrivere prò vendicatione inimicorum, quale fu di questo tenore:

si prende un panno negro et destendendolo in un luogo, di sopra vi si mette la croce, alle braccia della quale vi si pongono due candele di cera negra ed a’ piedi la testa de morto e le candele dette devono stare accese, e poi ponendosi inginocchioni si dice il Salmo Miserere Mei Deus al rovescio, cioè dove diceva mei vel meam si doveva dire illi vel suam, che è l’istesso che dire quelle parole che in detto Salmo esprimono la persona di quello che lo reciti dicendolo giusto; alla rovescia poi quelle parole si dicevano in persona terza. E mi pare che per detto affetto vi fusse un altro
Salmo del quale io non me ne ricordo; e questo si deve fare per tre giorni che poi se ne vedeva l’effetto con la morte di quello per qual si faceva detta funzione.

In secondo luogo mi fece scrivere pro flussu sanguinis alcune parole, delle quali io non ne ricordo in verun modo. In terzo luogo mi fece scrivere pro tortura delle quali parole non mi ricordo bene, solo mi ricordo, benché in confuso, che ci andassero mischiate queste parole cioè che il latte di Maria Vergine sia dolce in quello che riceve la tortura, che la morte e passione di Cristo sia dolce e soave: e sopra questo non mi ricordo altro. In questo luogo mi fece scrivere di poter ritrovare il luogo preciso del tesoro ove era nascosto con questo modo: si prende un’oncia di grasso umano con
due oncie di cera o vergine o non vergine; delle quali se ne fa una candela ed il stuppino della quale deve essere di camiscia d’un morto, poi detta candela si mette nell’altare sotto la tovaglia nella parte dell’evangelo
; facendoci celebrare una Messa in detto altare per l’anima di quel morto, del
quale si prese la camiscia per far detta candela. Doppo che è celebrata detta Messa si prende la sopradetta candela e nel luogo ove si crede possa star il tesoro s’accende, recitandoci il Salmo dove sta questo versetto: Ut viderunt oculi mei et considerabo mirabilia de lege tui, che se vi è il tesoro,
la candela vi tira nel sito ove sta, ed ivi si smorza.

Mi voleva ancora far scrivere che per fare d’un altra maniera più sicura la detta candela, oltre le sopradette cose, ci voleva l’oglio santo, e particole consecrate e che queste ancora l’impastavano  nell’istessa candela, e che poi quella candela si poneva accesa sopra un bastone che si fissava
in terra e dicendoci alcune parole, fra le quali solo mi ricordo e poco bene: Taumaturgo, o Tumaturgo, o altra parola simile non ricordandomi bene, e che poi il detto bastone con detta candela accesa sarebbe che se andato nel sito ove era il tesoro, e che ivi si sarebbe smorzata la candela; ma quest’ultimo secreto non lo volli scrivere, perché m’inorridij nella detta superstizione. Quinto mi fece scrivere che per tirare una donna al proprio amore, si prende un poco di cera vergine, e se ne fa una piccola statua, al collo della quale statua, s’avvolta un filo di seta cremsi, lasciandone pendere di un palmo di detta seta, colla quale detta statuetta appendere in un chiodo, ponendo sotto la statuetta un lentissimo fuoco, acciò la statua si scaldi, ma non si distrugga. Poi si prendono tre spille, e si pongono la prima mi pare nella mano destra, l’altra nella sinistra, e la terza nella parte del cuore. Poi si dice:

O vos tres a’ me invocate, Nempe, Uf, et Giul, e queste tre parole me le fece scrivere con le lettere maiuscole; e mi ricordo, che ogni volta, che si proferisce una delle tre parole sopradette, si pone per ciascheduna volta una spilla delle già dette ne’ sopradetti luoghi, affisandole dalla parte della testa, e non della punta di dette spille, senza farle trapassare dall’altra parte di detta statua. Affissate con le sopradette parole le dette spille si segue a dire alcune parole, delle quali solo mi ricordo
queste cioè: Denvo vos per polestatem qua habetis super Sidera Levantem, Ponente, Grecu et Favoniun, poi ne seguono altre parole, che non me ne ricordo, e finalmente: Luna est scabellum pedum vestrorum: Sol est corona capitum vestrorum, ed altre parole, che non mi ricordo, fra le quali
mi pare che vi siano: Vos estis principes prophetorum et imphropetari, o pure Creatarum et increatarum, visibilio duniun et invisibilium, mettendoci ancora fra l’altre parole il nome di quella donna per la quale era fatta la statua. E mi ricordo che nell’ultimo si diceva: Ut luscoriosa veniat inter
brachia mea. Poi ci pigliava la detta statuetta, e si poneva sotto un matone
della porta della chiesa, dove la femina se n’andava a sentir la messa. E che ciò fatto se ne sarebbe veduto l’effetto soggiungendomi che questo secreto l’aveva in seguito ad un Sig.re di Cosenza, di cui non mi ricordo il nome, e che detto Sig.re ne vidole l’effetto[2].

In sesto luogo mi fece scrivere un secreto contro l’armi, e fu così, si prende un poco di carta vergine, e la quale si fa con la seconnina di donna, a modo di carta pecora, ed in detta carta facendoci un piccolo giro con punta di cortello, o di forbice nova, dentro detto giro vi si pongono queste parole, cioè:

Heli, Heloim, Lasach, Lamasabactani, Agios, Atheos, Athenateos, seu Imos e per ciascheduna di queste parole ci si fa’ il segno della croce e che poi della carta si portava addosso e che non c’era pericolo d’offesa d’armi.

Mi ricordo hora, che quando m’insegnò il modo di ritrovare tesoro nella candela mi disse, che ci disegnava la verga d’Aronne[3] e lui medesimo me ne fece il disegno con la penna nella carta in modo della detta verga, e questo me n’ero scordato di dirlo di sopra. Tutto ciò che ho riferito mi
fece scrivere il sopradetto Monsù Simone, il quale mi voleva far scrivere altri secreti, dicendomi ch’erano più belli, ma io non me ne curai. Tutte le sopradette cose io me le copiai in un foglio di carta, e le portavo con me, si la sopradetta copia come l’originale, che erano più cartuccie, ove
prima l’avevo scritte…».

Interrogato ancora a Spoleto sulle pratiche magiche dirette ad assicurare l’immunità dalle ferite d’armi, Fra’ Francesco di Naro precisò ancora:

«Nelle carceri dell’Arcivescovato di Chieti io diedi il secreto sopradetto contro l’armi a’ due sbirri di quella corte, de’ quali io non so come abbiano il nome, e cognome, ne so’, che essi sene siano serviti, stanteché io ancora gli lo misi in dubbio, se poteva essere veridico, o no detto secreto. Quando io poi fui nelle Carceri della Regia Audienza di Chieti, a quel che mi ricordo nel mese di decembre 1723, trovandomi in conversazione d’un certo Zi’Avenzio ed un prete, che non so come si chiami, ma mi pare, che dicesse ch’era della Ripa, o pure di Villa Magna et in conversazione discorrendo di tirar le donne per via di parole, e di cavar tesori, ancor io dissi richiesto da loro, che sapevo un secreto per ritrovar il loco preciso del tesoro, e gli copiai il sopradetto secreto della candela, che dissi nell’altro mio esame, ed acciò no avesse fatto alcun effetto ci aggiunsi altre cose false, o’dir meglio a’ mio capriccio[4].

Mi ricordo, che maggiormente beffeggiarlo ci feci una copia di memoriale co molte parole a’ capriccio come Sasmois, Muluis, Musfis e gli dissi, che quello era il memoriale che doveva ponersi sopra il luogo del tesoro, e che poi ritornandoci in termine di ventiquattro hore si sarebbe trovato il
tesoro aperto. Ma io non so, se gli detti si servirono di quel ch’io gli dissi, perché io mai più gli viddi. Nè mi ricordo se gl’insegnai nessun altro degli sopradetti secreti. Circa il tempo di Pasqua del corrente anno 1724 un carceriere della Regia Audienza di Chieti, che si chiamava Micuccio, essendosi questo accorto che io teneva il secreto per cavar tesori, venne con uno del Vasto nelle dette Carceri, e mi supplicò, che gli avessi fatta la candela, che si richiedeva per cavar il tesoro, io gli dissi di si per rispetto che era carceriere, e lui mi portò il grasso umano cioè della pianta della mano, ed un poco di cera, che si richiedeva per fare la sopradetta candela, come anche un pezzo di camicia che disse che l’aveva presa nella sepoltura di un figliolo morto…».

Questi sono i passi più rilevanti del processo, alquanto appesantito da una serie di deposizioni che nulla aggiungono agli importanti riti magici in esso menzionati. Fra’ Francesco di Naro, detto «il Siciliano», fu condannato nel 1724 alla fine del processo svoltosi a Sulmona dal Vescovo Francesco
Odierna, il quale concludeva il dispositivo della sentenza con queste parole: «… impostegli penitenze salutari, lo condanni alla galera in perpetuo», e ciò per aver detto messa, confessato senza essere ancora prete e per le pratiche magiche da lui «presi ed insegnati», come conclude il fascicolo del processo.


[1] G. Profeta, Magia e Politica, L’Aquila 1975. Il processo si concluse a Roma con la condanna a morte di Giacinto Centini e due frati, rei di aver   attentato alla vita di Papa Urbano Vili mediante riti di magia nera svoltisi in diverse località, fra cui Campli e Corropoli, entrambe in prov. di Teramo.

[2] Nel processo Centini si apprende che uno dei frati che congiurarono contro Urbano VIII si era follemente innamorato d’una donna che non voleva corrispondere al suo amore. Avendo confessato ad un altro frate il suo segreto, ricevette da quest’ultimo un rimedio infallibile per piegare tale donna alle sue voglie. Egli fu invitato ad appendere ad una finestra una
statua «di cera vergine» legata ad un filo, «per che fosse agitata dal vento, presupponendo, che si come la statua s’andava voltando in qua, et in là, così si muovessero le viscere della donna ad amarlo». Cfr. G. Profeta, op. cit.pag. 159.

[3] Aaronne, come è noto, operò diversi prodigi con il suo bastone o «verga», fra cui la divisione del Mar Rosso per permettere il ritorno degli Ebrei alla Terra Promessa (Esodo, XIV, 9), il flagello delle rane su tutto l’Egitto (Esodo, VIII, 5) ecc… Già nel medio evo la «verga d’Aaronne» viene usata a scopi magici. Si tratta di un bastone per la «circumscriptio» dello spazio magico. Allo stesso uso erano destinati altri bastoni chiamati «le clavicole di Salomone» o «clavicola di Salomone». Cfr. al riguardo G. Profeta, op. cit. pag. 159, ove per altro «La Clavicola di Salomone» appare come titolo di un libro di arti magiche.

[4] È evidente come «il Siciliano», viste le brutte acque in cui si trovava, cerchi di porre, ma invano come vedremo, tutto il suo operato sul piano dell’irrilevanza, tentando di commuovere l’autorità ecclesiastica inquirente.




I LUOGHI DI PADRE FEDERICO

Bellezze, misteri e spiritualità a San Tommaso Beckett

Caramanico Terme, 24 settembre 2023. Nella frazione di San Tommaso, nel territorio di Caramanico Terme, si può visitare un prezioso complesso monumentale del XIII secolo,  dedicato a San Tommaso Beckett, religioso d’oltremanica vissuto oltre 850 anni fa [stranissimo ma vero]

Padre Federico Bazongo, l’attuale custode di questo incredibile patrimonio culturale, ne è anche la sua sorridente guida spirituale.

Tanta bellezza ed altrettanto mistero per il sito, per gli elementi architettonici, per l’arte scultorea e pittorica, per la sorprendente atmosfera che si può rilevare nella visita degli ambienti.

Esperienza da vivere con una profonda spiritualità oltremodo arricchita per la particolarità di un tempo che rallenta, di una parola di fede che conforta in un silenzio che pervade.

Tra bellezze, misteri e spiritualità, ecco un luogo sempre nuovo.




ABRUZZESI CAMPIONI D’ITALIA

L’Abruzzo trionfa alla Traina Costiera 2023 di Pozzuoli e si aggiudica l’accesso ai Mondiali in Messico

Pozzuoli, 24 settembre 2023. Il 37° Campionato Assoluto per Equipaggi della Traina Costiera 2023 di Pozzuoli ha visto salire, nel pomeriggio di ieri, sul podio partenopeo l’Abruzzo con l’ASD Dolphin Club di Pescara portando gli abruzzesi a conseguire il titolo di campioni d’Italia e di accedere, con la vittoria, ai Mondiali del prossimo anno (2024) che si terranno in Messico.

A regalare questo sogno all’Abruzzo tre uomini di mare per passione, e pescaresi di provenienza: Maurizio Scurti il Presidente ed i suoi anglers, Luigi Potenza e Giordano Renzetti, nello specifico, di Spoltore, tutti legati da una grande passione ossia quella per il mare e la pesca, attenti ed attratti da una forte tradizione che caratterizza la città adriatica. Sono stati 25 gli equipaggi provenienti da tutta Italia che hanno gareggiato nella speranza di potersi aggiudicare l’accesso ai Mondiali e malgrado un mare abbastanza agitato è stato l’Abruzzo a dimostrare più grinta ed a portare a casa il punteggio più elevato.

“L’unione fa la forza – commenta questa vittoria il presidente Scurti sottolineando come è il gioco di squadra ad aver davvero avuto la meglio – Siamo uniti da questo sogno da tanto tempo, ci siamo sempre messi in gioco, non abbiamo mai avuto paura di competere e forse questa grande appartenenza al gruppo ieri ci ha regalato la soddisfazione di essere premiati. Ci aspetta una grande sfida per il prossimo anno, ma per il momento siamo soddisfatti per aver regalato alla nostra regione e alla nostra Pescara il titolo nazionale che le dedichiamo”.

Alessandra Renzetti




LUPA CATTURATA NEL PARCO DELLA MAIELLA

Come convivere con il lupo, il vademecum dell’Oipa. Comparotto: «Occorre favorire una serena convivenza senza generare allarmi, anche mediatici, e senza diffondere fake news al riguardo»

Milano, 23 settembre 2023. È stata catturata questa notte a San Salvo (Chieti) dagli operatori del Parco Nazionale della Maiella una lupa forse responsabile delle “incursioni” nelle scorse settimane a Vasto e nello stesso San Salvo. Da questo momento – fanno sapere dal Parco – saranno le indagini genetiche a confermare l’identità dell’animale catturato ed eventualmente attribuirne con certezza la correlazione con l’animale aggressore. La lupa viene ora trasferita presso l’area faunistica di Pretoro in un’area non accessibile al pubblico.

Nell’attesa di conoscere dettagli sulla vicenda, l’identità dell’esemplare e il suo stato di salute, l’Organizzazione internazionale protezione animali (Oipa) offre un breve vademecum che indica cosa fare e cosa non fare in un territorio in cui è possibile che vi sia la presenza di lupi.

L’associazione ricorda anzitutto che il lupo è una specie protetta dalla normativa nazionale e dell’Unione Europea e quindi non può essere cacciato né ucciso. Solo in casi del tutto eccezionali la normativa consente di derogare a questo stato di protezione nel caso di animali considerati “problematici”.

Nel rispetto della legge e della biodiversità, si pone la necessità di garantire la coesistenza d’interessi diversi: tutela del patrimonio faunistico e tutela della attività che possono essere minacciate dalla presenza della specie.

Il lupo è un animale schivo, non pericoloso per l’uomo. Naturalmente caccia per mangiare, essendo un predatore e talvolta può avvicinarsi, soprattutto di notte, in aree antropizzate.

L’espansione del lupo in Italia, negli ultimi quarant’anni, è stata frutto esclusivamente di dinamiche naturali e nessun lupo è stato mai rilasciato a scopo di ripopolamento.

L’Oipa evidenzia che alla paura del lupo, generata anche surrettiziamente, qualcuno ha risposto con azioni irresponsabili che determinano responsabilità penali in chi le commette: reati connessi (articolo 544 bis e ter del Codice penale e bracconaggio).

«Occorre favorire una serena convivenza senza generare allarmi, anche mediatici, e senza diffondere fake news al riguardo», spiega il presidente dell’Oipa, Massimo Comparotto. «Una coscienza civile e un sistema giuridico sempre più attenti al tema del benessere e della tutela animale detta invece scelte e comportamenti di buon senso. Tra queste, vi sono anche alcune accortezze che possono aiutare una convivenza rispettosa con il lupo all’insegna del rispetto e del buonsenso».

Ecco un piccolo vademecum utile per chi abita in zone in cui è presente il lupo:

. non tenere i cani a catena, come anche previsto dalla legislazione di molte Regioni

. evitare di lasciare cibo alla fauna selvatica

. tenere di notte gli animali domestici in locali chiusi

. evitare di lasciare resti di animali accanto alle case

. non lasciare rifiuti organici (placente, carcasse) nelle letamaie e nelle vicinanze di stalle

. non lasciare cibo avanzato nelle colonie feline

Nel caso di un incontro ravvicinato con un lupo:

. parlare ad alta voce e agitare le braccia per allontanarlo

. se il lupo è lontano, restare in silenzio e non interferire

. non seguire le sue tracce e non disturbarlo

. se si è in escursione con il proprio cane, tenerlo al guinzaglio; comportamento da tenere sempre quando si è in un territorio popolato da fauna selvatica. In particolare, il lupo potrebbe attaccare alla vista del cane, considerandolo un avversario.

Informazioni per la stampa (recapiti per giornalisti non pubblicabili):

OIPA Italia Odv

Organizzazione internazionale protezione animali, Organizzazione non governativa (ONG) affiliata al Dipartimento della Comunicazione Globale (DGC), al Consiglio Economico e Sociale (ECOSOC) e all’Assemblea permanente sull’Ambiente dell’ONU. Associazione riconosciuta dal Ministero dell’Ambiente (DM del 1/8/2007 pubblicato sulla G.U. n. 196 del 24/8/2007)

Via Gian Battista Brocchi 11 – 20131 Milano – Tel. 02 6427882 Fax 1782206601




VOGLIAMO OPERARE PER LA PACE non solo celebrarla

Il messaggio del Liceo Classico G. D’Annunzio in occasione della iniziativa in memoria di Amarena

Pescara, 23 settembre 2023. Sulle note della toccante e intramontabile canzone “Eppure soffia” di Pierangelo Bertoli si è aperta la 42esima Giornata Internazionale della Pace e della Non violenza al Liceo Classico “G. D’Annunzio” di Pescara che ‒ aderendo all’iniziativa proposta dall’associazione Jane Goodall Roots & Shoots ‒ ha voluto mettere a dimora un albero di amareno dedicandolo ad Amarena, orsa gentile, madre esemplare tragicamente uccisa il 31 agosto in un’area poco fuori dal Parco Nazionale D’Abruzzo e dalla sua Area Contigua.

Il suono delle chitarre di tre studenti ha accompagnato il canto dei partecipanti: studentesse e studenti in rappresentanza di tutte le classi del liceo e alcuni docenti che hanno poi ascoltato i significativi interventi della Dott.ssa Michela Mastrella, capoguardia del Parco Nazionale d’Abruzzo e della biologa del Parco, la Dott.ssa Roberta Latini. Le graditissime ospiti hanno illustrato la vicenda dell’orsa divenuta ultimamente il simbolo della tutela dell’orso bruno marsicano di cui rimangono purtroppo, solo una cinquantina di esemplari e sottolineato l’importanza di questa specie ombrello che necessitando di ampi spazi e habitat naturali è fondamentale per la tutela e la conservazione di tante altre componenti della biodiversità. Sono state date anche interessanti informazioni perché ognuno impari a limitare il proprio impatto sugli ecosistemi.

Studentesse e studenti hanno partecipato con grande interesse e spirito di condivisione alla manifestazione e recitato poesie di autori noti e meno noti vissuti alle più disparate latitudini e longitudini, sulle tematiche della guerra, della pace e della necessità di una pacifica convivenza con tutte le creature sulla Terra.

Verso le ore 11:00 nell’orto botanico del liceo è stato messo a dimora un albero di amareno e alle ore 11:15 si è tenuto un minuto di silenzio in memoria di Amarena e per la Pace anche in tutte le aule dell’istituto.

La Prof.ssa Agnese Berardini, referente dell’iniziativa per il liceo, che ha sottolineato come la memoria dell’orsa Amarena sarà un monito per tutta la comunità del liceo “G. D’Annunzio” di Pescara: “Abbiamo voluto dare un segnale forte:  noi ci siamo e vogliamo far sentire la nostra voce per costruire un mondo di pace, nel quale non solo auspichiamo sia proclamato il cessate il fuoco per tutte le cinquantanove guerre in corso, ma continuiamo a sperare che si creino le condizioni per il pieno sviluppo umano. Abbiamo voluto non solo celebrare la pace, ma prenderci la nostra parte di responsabilità, proclamare che ci impegneremo a operare per la pace, a mettere in atto azioni concrete affinché si possa vivere la vera pace che è armonia profonda, amore e rispetto per i diritti e la dignità di tutte le creature che popolano il nostro pianeta.




SUICIDIO ASSISTITO, ABORTO E IMMIGRAZIONE

Necessarie riflessioni nel mondo cattolico

di Rocco D’Ambrosio

Politicainsieme.it, 23 settembre 2023. Quattro giorni fa Avvenire pubblica la notizia e la lettera di Davide, che ci lascia, dopo anni di sofferenza, con il suicido assistito. Tanto ci sarebbe da dire, in positivo, sull’atteggiamento del quotidiano cattolico: finalmente parole umane dopo, per esempio, quelle su Welby (giudizi poco cristiani ed esequie negate, fatto canonicamente inaccettabile) o quelle su Beppino Englaro e così via. Ma, forse ancora più interessanti sono i commenti (più di 800) che seguono in calce alla notizia, riportata su FB. In essi si legge di tutto: a favore del gesto o contro, espressioni di condanna o accoglienza, di misericordia o rifiuto e via dicendo.

Alla luce di ciò mi chiedo se ci siano degli spazi, nelle parrocchie, nei gruppi e movimenti, dove si possano discutere queste posizioni o altre su temi sensibili (aborto, eutanasia, immigrazione, povertà, pace, giustizia, lotta alla corruzione e agli abusi su donne e piccoli e così via). Non mi riferisco a conferenze con esperti, molto frequenti anche con ottimi interventi; mi riferisco, invece, a spazi e tempi per discutere, dialogare, confrontarsi, ricevere indicazioni di lettura e meditazione personali…

Ci si potrebbe chiedere: ma a che serve la catechesi? Perché non bastano i soli eventi? Solo la catechesi assolve al compito indispensabile e generale di formazione, che né gli eventi, né i social possono sostituire. Scrivevano i Vescovi nel 1970: “La catechesi illumina le molteplici situazioni della vita, preparando ciascuno a scoprire e a vivere la sua vocazione cristiana nel mondo. Infatti, crescendo nella conoscenza di Cristo mediante la fede, ciascuno fa proprio il pensiero di Lui, i suoi giudizi, la sua volontà, la sua croce e la sua gloria, in una operosa vita di carità. D’altro lato, l’esperienza cristiana della vita conferma la fede e apre la coscienza a nuovo desiderio di conoscere e amare il Signore e di rendergli testimonianza”.




SENTINELLE DI CIVILTÀ E FELICITÀ

Al via il progetto di Claudio Ferrante

Montesilvano, 22 settembre 2023. Con la ripresa dell’anno scolastico è ripresa anche l’attività progettuale delle sentinelle di Claudio Ferrante con il patrocinio dell’associazione Carrozzine Determinate e la partecipazione attiva della segretaria Mariangela Cilli e dei soci volontari.

I primi a sedersi sui banchi delle sentinelle, il 18 settembre,  sono stati i ragazzi delle sei terze della scuola secondaria di primo grado di Villa Verrocchio grazie alla volontà della Dirigente Enrica Romano e all’importante patrocinio della farmacia Valli della dottoressa Cinzia Valli di Montesilvano.

Nell’aula magna della bellissima sede della primaria di via Adda, i ragazzi hanno parlato di felicità, solidarietà, gentilezza e disabilità ed anche di come poter dare il loro contributo per rendere più inclusiva la loro classe, la loro scuola e tutta la società.

Nella giornata di ieri è stata la volta delle sei classi prime dell’Istituto tecnico Alessandrini di Montesilvano, sotto lo sguardo attento della Dirigente Maria Teresa Di Donato che ha voluto inserire il progetto sentinelle nell’attività formativa e di accoglienza dei suoi nuovi iscritti.

I ragazzi hanno messo in atto prove empatiche simulando difficoltà collegate a malattie come la SLA e la tetraparesi riflettendo sull’importanza dei piccoli e naturali gesti che trasformano la qualità della vita in presenza di difficoltà.

Sviluppare l’empatia è l’esercizio cui sono stati oggi sottoposti i ragazzi dell’Alessandrini, sperimentando le difficoltà che le barriere architettoniche creano nella quotidianità delle persone con disabilità, sedendosi in carrozzina e percorrendo le vie in prossimità della scuola.

Lunedì sarà il turno delle sei terze della scuola media di Villa Verrocchio che vivranno l’effetto delle barriere architettoniche sul diritto alla mobilità direttamente sul tracciato della strada parco.

L’esperienza empatica, possibile grazie alla fornitura gratuita delle carrozzine da parte della ditta Orthosan di Montesilvano, continua ad essere un momento fortemente significativo del progetto, docenti e studenti si accorgono percorrendo pochissimi metri in carrozzina di quanto sia complesso muoversi in un mondo che non è ancora costruito secondo dettami dell’accessibilità universale.