L’AQUILA CITTÀ DELLO SPIRITO e l’ignoranza di Nietzsche

All’indomani della Perdonanza Celestiniana n. 729

di Giuseppe Lalli *

L’Aquila, 31 agosto 2023. Nel suo libro autobiografico dal titolo Ecce Homo. Come si diventa ciò che si è, scritto nell’autunno del 1888 (pagine – bisogna riconoscerlo – stilisticamente assai elevate, ancorché il suo equilibrio psichico era già compromesso), Friedrich Wilhelm Nietzsche (1844-1900) ricorda che, trovandosi a Roma nella primavera del 1883 (giusto centoquaranta anni fa) in compagnia dell’amico Paul Rée e di Lou Salomé, giovane e affascinante figlia di un generale russo di origine tedesca di cui era perdutamente innamorato e dalla quale  sarà respinto, ciò che gli procurerà una cocente frustrazione (“umano, troppo umano”, si potrebbe chiosare citando il titolo di un suo libro), pensò di lasciare la città e di recarsi in Abruzzo, all’Aquila.

Riferendosi alla Città Eterna, Nietzsche annota con irriverente ironia: «In fondo, questo luogo, il più indecente fra tutti sulla terra per il poeta di Zarathustra, luogo che non avevo scelto liberamente, mi infastidiva oltre misura; tentavo di evadere – volevo andare all’Aquila, l’antitesi di Roma, fondata in odio a Roma, come il luogo che un giorno io fonderò, in ricordo di un ateo e nemico della Chiesa comme il faut, uno degli esseri a me più affini, il grande imperatore Federico II di Svevia. Ma in tutto questo c’era un destino: dovetti tornare indietro.»

Scriverà poi da Terni, intorno al 10 giugno 1883, alla sorella Elisabeth, che era rimasta a Roma: «E’ andata male! Lo scirocco ha inferto la sua spada fiammeggiante su L’Aquila! Quel posto non fa per me!» Lo scirocco, di cui spesso il filosofo parla nella corrispondenza, non è tanto il vento caldo e umido che viene dal Mediterraneo, quanto l’immagine di Salomé e dell’incubo che gli ha procurato. L’infatuazione per quella donna, futura scrittrice e allieva di Sigmund Freud, lo ha prostrato terribilmente.

L’incontro tra Nietzsche e Salomé era avvenuto a Roma nell’aprile del 1882, nella basilica di S. Pietro, presentatagli dall’amico Paul Rée, che dalla donna era anche lui soggiogato e che sposerà.

Si sa che Nietzsche, il padre di tutti i nichilisti e il profeta della morte di Dio, cattivo maestro per eccellenza, autore che tanto piace a certi intellettuali italiani alla moda, quelli che alla fallita filosofia di Marx hanno sostituito da tempo il relativismo etico, cioè l’idea suicida che non ci sono criteri assoluti, cioè validi in ogni tempo e in ogni luogo, per distinguere il bene dal male, non ha mai brillato per precisione filologica, avvezzo com’era a piegare la storia alle suggestioni del suo inquieto ed inquietante pensiero.

Al di là del complesso percorso di fondazione del futuro capoluogo abruzzese, che vide protagonista ora il papa ora l’impero, che Federico II non sia da considerare fondatore della città dell’Aquila è ormai opinione assodata tra gli storici. L’imperatore Federico, soprannominato per le sue doti fisiche e intellettuali stupor mundi, sarà stato pure ghibellino, cioè fautore, come i suoi avi, della supremazia dell’Impero sul Papato, ma in alcun modo rassomigliava a Nietzsche, né si dichiarava ateo e nemico del Cristianesimo. Tra l’altro, Nietzsche fa finta di non sapere quello che qualsiasi studente liceale non ignora, e cioè che l’ateismo è un sentimento estraneo alla mentalità del Medioevo.

In realtà, contrariamente a quanto asserisce con disinvolta ignoranza il baffuto pensatore tedesco, all’ombra del Gran Sasso ad essere fondata fu un’altra Roma, e tale è rimasta nell’immaginario collettivo, se è vero, come è vero, che un Papa, Celestino V, la scelse come sede della sua incoronazione e come luogo di un Giubileo più antico e più frequente di quello romano del 1300, giacché avviene ogni anno anziché ogni venticinque. All’Aquila ci sono, proporzionalmente, più santi che a Roma, e una storia secolare ce la mostra come una città dove vita civile e vita religiosa sono mirabilmente compenetrate.

Dunque, altro che «l’antitesi di Roma fondata in odio a Roma»! Nietzsche, in questo caso, fa solo della mistificazione. Del resto, tutta la sua filosofia, dal superuomo alla volontà di potenza, altro non è che una raffinata dottrina del male.

* studioso del pensiero cattolico




C’È ANCHE L’ABRUZZO nel romanzo di Michela Bilotta

La metrica dell’oltraggio: un libro che parla di violenza sulle donne ieri e oggi

Bruxelles, 30 agosto 2023. Un lungo viaggio da Milano alla Basilicata per indagare il fenomeno dei femminicidi. Tra incontri commoventi e surreali, fino all’agghiacciante storia di Zeinab, bambina yemenita di otto anni.

Beatrice De Sanctis, professione giornalista, sta leggendo il quotidiano. Un caso di femminicidio attira la sua attenzione. All’improvviso la porta sbatte: è la sua direttrice, Roberta Bersaglia che, con il tono brusco di sempre, le comunica il prossimo lavoro. Dovrà andare a Valsinni, in Basilicata, per scrivere un pezzo su Isabella Morra, poetessa del Cinquecento assassinata dai fratelli.

Inizia così La Metrica dell’Oltraggio, l’appassionante romanzo di Michela Bilotta uscito il 25 agosto, che affronta il tema della violenza di genere partendo dall’influenza che le parole di uso comune esercitano sui comportamenti quotidiani.

Una serie di circostanze induce Beatrice a intraprendere il lungo viaggio da Milano alla Basilicata in auto, in un simbolico tragitto di consapevolezza. Approderà persino a una trasmissione televisiva animata da politici e show-girl, dove il tema della violenza di genere diventerà pretesto per campagne elettorali e racconti pruriginosi.

Sullo sfondo, la bellezza struggente e spesso dimenticata dell’Italia minore, da Recanati a Lanciano, da Termoli a Matera, fino ai luoghi di Isabella Morra.

Un romanzo capace di stupire, indignare e coinvolgere.

“Qualche estate fa ero in vacanza in Basilicata. Mi sono trovata per caso a Valsinni, dove ho visitato il Parco letterario di Isabella Morra. Sono venuta così a conoscenza della sua drammatica storia, che da allora è diventata il mio demone. Un demone che ho esorcizzato quando ha bussato alla mia porta il personaggio di Beatrice De Sanctis, giornalista entusiasta e un po’ pasticciona, che continuava a chiedermi una storia da raccontare. In quella che le ho affidato, il triste destino di Isabella Morra converge con la sorte delle tante donne vittime di femminicidio”. Michela Bilotta




CHIUSA LA PORTA SANTA

Cala il sipario sulla 729esima edizione della Perdonanza Celestiniana

L’Aquila, 30 agosto 2023. Con il saluto da parte del sindaco dell’Aquila, Pierluigi Biondi, e della Dama della Bolla, Viola Graziosi, da Palazzo Margherita, sede municipale sino al terremoto del 6 aprile 2009, si è chiusa ieri la 729esima Perdonanza Celestiniana, alla presenza dei rappresentanti delle istituzioni, del Giovin Signore e della Dama della Croce – Carlo Palermo e Valentina Gulizia – e di tutti i partecipanti al rientro della Bolla.

Come da tradizione, la Perdonanza si è conclusa con la chiusura della Porta Santa della Basilica di Santa Maria di Collemaggio ad opera dell’arcivescovo dell’Aquila, cardinale Giuseppe Petrocchi, e del primo cittadino che, salito sulla torre della Basilica per spegnere il braciere della pace, acceso lo scorso 23 agosto con il Fuoco del Morrone, ha dichiarato chiuse le celebrazioni del giubileo aquilano.

 Ecco un estratto del discorso del sindaco Pierluigi Biondi: Forti del portato, per certi versi incomparabile della nostra storia cittadina, in questi anni ci siamo impegnati per fare dell’Aquila un modello di affrancamento dalla marginalità, male oscuro delle aree interne, mettendo a sistema la natura, l’architettura, la cultura, l’enogastronomia, trasformando le fragilità in opportunità di crescita. Abbiamo dimostrato che il racconto delle zone di montagna può essere cambiato. L’Aquila è ora una meta stimolante, dove la bellezza è tornata visibile grazie ad un processo di emersione e di riuso/rinascita. La cultura è stata l’intuizione vincente, nata da una visione ben precisa fondata sul rilancio della città attraverso la rilettura creativa della memoria; l’esaltazione dei valori sociali e religiosi, come forme di progresso civile e di attrazione turistica; la ridefinizione del concetto di comunità plurale e inclusiva; l’apertura ai saperi, alla conoscenza e alla ricerca; la possibilità di usare e vivere diversamente il tempo. Il concerto dei Negramaro è stato il capolavoro della 729° Perdonanza celestiniana, perché è stato un concerto-preghiera, un evento-nemesi, un percorso di riconciliazione con il destino e di accoglimento della rifioritura. È questo il momento dell’abbraccio della nostra comunità ritrovata, della sincerità, della speranza testarda, del dialogo tra le generazioni, dell’ascolto, del perdono”.

Questo un estratto delle parole dell’arcivescovo dell’Aquila, cardinale Giuseppe Petrocchi, durante la sua omelia: “La vera devozione a Celestino V sta nel seguire la sua dottrina e il suo esempio: infatti venerare fa sempre rima con “imitare”. La lezione di Pietro da Morrone resta attuale, perché animata dallo Spirito di Verità e di Comunione. Chiediamo perciò la grazia di celestinizzare, sempre di più, la Perdonanza come anche la nostra vita, trasformandole, con crescente coerenza, in luminoso riflesso, dentro la storia, del come in cielo così in terra (cfr. Mt 6,10). La Madonna di Collemaggio ci aiuti a rendere la Perdonanza Scuola di umiltà, e, proprio per questo, Centro propulsore di pace (con Dio, con noi stessi, con gli altri) e Casa di fraterna solidarietà: oggi e in tutti i giorni che segneranno il nostro cammino nel tempo”.

Il corteo di figuranti e gruppi storici ha segnato il percorso del rientro della Bolla di Celestino V, con la Dama Viola Graziosi e il sindaco Biondi a chiudere il corteo che dopo aver transitato lungo Viale di Collemaggio, viale Francesco Crispi, Corso Federico II, Piazza Duomo, Corso Vittorio Emanuele II e corso Principe Umberto, si è concluso a Piazza Palazzo.




LA VELA E GABRIELE D’ANNUNZIO un binomio che si rinnova

Regata Dannunziana, evento inaugurale della quinta edizione del Festival dannunziano dedicato al tema Vivi, Odi, Balla

Pescara, 30 agosto 2023. Una competizione velica che cresce e diventa parte della Sfida Adriatica che fa rotta verso la famosa Barcolana di Trieste. Infatti, la terza edizione della Regata che porta il nome del Vate dà anche il via alla 1° edizione del circuito velico “Go to Barcolana” in collaborazione con il circolo di Marina Dorica di Ancona, il circolo ravennate e la società velica di Barcola e Grignano.

La manifestazione sportiva è stata presentata questa mattina dal Presidente del Consiglio regionale Lorenzo Sospiri, dall’assessore comunale allo Sport Patrizia Martelli e dai rappresentanti dei due circoli organizzatori dell’evento, per il Circolo Velico La Scuffia Giancarlo Casuscelli (vicepresidente) e il consigliere comunale e socio del circolo Ivo Petrelli, per il Circolo Nautico Pescara2018 Andrea Di Nicolantonio e Ferdinando Ciccozzi (consiglieri del CNP2018).

La Regata Dannunziana, prevista per domenica 3 settembre a partire dalle 11,30 con la partecipazione di un centinaio di imbarcazioni, è una classica sfida costiera su tre boe di circa 7 miglia marine con partenza dallo specchio di mare di Pescara centrale, dinanzi alla Nave di Cascella, verso nord fino al confine con Montesilvano, e poi rotta verso sud fino alla Stele Dannunziana dove è stabilito il traguardo. La sfida è dedicata alle imbarcazioni d’Altura ma non mancano le iscrizioni di catamarani e derive che partecipano solo per il desiderio di far parte dell’evento.

La cerimonia d’apertura è prevista sabato 2 settembre alle 18,30 davanti al circolo La Scuffia presso il porto turistico Marina di Pescara con il classico alzabandiera ed inno nazionale cantato per l’eccezione dal Coro InCanto dell’Ateneo di Chieti. Segue la presentazione della regata e un aperitivo inaugurale accompagnato da un momento di intrattenimento musicale con il gruppo Terza Corsia. Domenica pomeriggio verso le 16 al termine della regata è prevista la premiazione con l’assegnazione del Trofeo Dannunzio Challenger alla prima imbarcazione classificata “Overall” in tempo compensato, mentre il Trofeo “Line Honours Go to Barcolana” verrà assegnato all’armatore dell’imbarcazione prima classificata “Overall” in tempo reale.

La Dannunziana è la prima di tre regate veliche del circuito “Go to Barcolana”, la seconda è la “Regata del Conero” prevista il 17 settembre presso la Marina Dorica di Ancona e la terza è una lunga costiera da Ravenna a Trieste con partenza il 5 ottobre. Un circuito pensato per rendere più agevole e attrattivo l’avvicinamento alla 55esima edizione della Barcolana, che si svolgerà a Trieste l’8 ottobre, e che è stato possibile grazie alla sinergia dei circoli con Assonautica. Le imbarcazioni che parteciperanno ad almeno due regate del “Go to Barcolana” avranno ormeggi gratuiti e assicurati in tutti i circoli organizzatori, compreso Trieste, e iscrizione gratuita al circuito che avrà un vincitore premiato a Trieste sabato 7 ottobre, giorno precedente alla Barcolana. Tre regate, insomma, indipendenti tra di loro, autonome e anche diverse una dall’altra, ma con a margine un obiettivo comune: la possibilità di raggiungere Trieste e partecipare alla regata velica più famosa d’Italia.




CARAMANICO E LE SUE ACQUE

Il rito battesimale sul fiume Orta  e la tradizione del comparatico in Abruzzo (Il «Consólo»)

A Caramaneche ce se repòse « Fior de cetròne, ‘nghe l’acqua sulfuròse e l’aria ‘bbone ».

di Franco Cercone

[Contributo pubblicato in Attraverso l’Abruzzo, n. 46, Pescara 1975]

Così suona uno stornello raccolto a Caramanico, che non soltanto per l’acqua sulfurea è giustamente famosa. Fontane come quella del «Pisciarello» e di «Santa Croce», nonché la «Fonte Grande», costituiscono, insieme a molte altre piccole sorgenti, che sgorgano nelle immediate vicinanze del Paese, un invidiabile patrimonio idrico che ha reso famoso, in Italia ed all’estero, questo pittoresco centro termale.

Ciò spiega perché a Caramanico, pur essendo l’Assunta la protettrice del luogo, sia anche particolarmente venerato San Giovanni Battista, precursore di Gesù nella predicazione e nel battesimo.

Il 24 giugno, infatti, festa di San Giovanni, «Le persone che se fanne a cumpare» scendono al fiume Orta e tenendosi per mano lo attraversano tre volte, promettendosi fedeltà e reciproca assistenza per tutta la vita(1).

Viene così a instaurarsi un tipo di rapporto, che per la sua intensità, specie fra la gente umile, trascende in Abruzzo anche quello di parentela: «li San Giuànne», è l’espressione con la quale in molti centri abruzzesi si indica il padrino o la madrina. Di solito la persona scelta come compare non è un parente, bensì un amico, un compagno di lavoro o un vicino di casa, una persona, insomma, di provata fiducia e scelta per certe affinità elettive.

Si tratta, comunque, di persone con cui non si hanno liti pendenti. A Pacentro, per esempio, una donna non usciva mai di casa senza portare con sé un po’ di sale da buttare per terra appena incontrava una parente, persona ritenuta apportatrice di malocchio(2).

Fra l’altro, i parenti erano qui i più esosi nei rapporti economici, donde l’espressione «è custàte salate», riferentesi alle divisioni della proprietà. A Cansano il detto «a stu munne se so accise gli fratiélle ma mai gli cumpére» è un adattamento del vecchio aforisma «erano più che nemici: fratelli».

Questo rapporto, quasi sempre instaurato, e non solo a Caramanico, all’inizio da due capifamiglia, perdura per molti anni e per diverse generazioni.

Esso si rinnova e nello stesso tempo si rafforza in occasione di un battesimo, una cresima o un matrimonio, circostanze in cui il diritto di comparatico viene concesso dal padre ad altri mèmbri della famiglia. Se una persona si trova già in un rapporto di comparatico, difficilmente acconsente ad instaurarne un altro, perché ciò significherebbe un vero e proprio tradimento nei confronti del primo compare.

Il rapporto di comparatico si scioglie, ma non sempre, solo in seguito all’emigrazione di un gruppo familiare, che deve essere totale, altrimenti il diritto si trasmette al membro più anziano della famiglia, uomo o donna, rimasto al paese.

«Lu cumpàre» e «la cummàre» sono le persone che più direttamente partecipano alle gioie e ai dolori familiari. Sono i primi ad essere invitati nei momenti lieti e i primi ad accorrere in quelli tristi, specie in occasione della morte di un membro della famiglia del loro figlioccio. In tale circostanza spetta al compare preparare il pasto di consolazione, detto «gliu cunsule», che viene consumato dalle due famiglie riunite subito dopo le esequie dell’estinto.

A Cansano, «lu cunsule» viene offerto anche al sacerdote la sera del Venerdì Santo ed è consumato in sagrestia subito dopo la processione del Cristo morto. Almeno dal punto di vista della quantità dei cibi offerti, l’istituto del «consólo» ha subito una notevole evoluzione nel tempo.

In un testamento del 1237, fatto da un certo Berardo Altrude, si legge:

«In primis pro anima mea relinquo post funus meum Panem et Vinum per Universos Clericos Sulmonis, iuxtra consuetudinem ipsius terrae(3)» .

Se sfrondiamo ora questo caratteristico rito che si svolge sul fiume Orta di ogni evidente ricordo evangelico (San Giovanni Battista, il Giordano, etc.), troviamo alla base di esso la riconferma di una esigenza storica dell’uomo, il superamento cioè delle forze ostili ambientali mediante il fatto associativo.

I motivi, infatti, che inducono due persone ad instaurare un così intenso rapporto, sono psicologici e pratici nello stesso tempo, ma tutti rientrano nell’istituto umano di conservazione, «nella relazione funzionale degli uomini che devono sostenersi a vicenda per la soddisfazione dei loro bisogni vitali»(4) .

È il circolo vizioso della «coincidentia oppositorum», per cui il massimo amore coincide con la massima manifestazione dell’egoismo umano. In tale senso, il rito sul fiume Orta ci ricorda, anche se vagamente, un passo della Repubblica di Platone, dove si parla appunto del fiume Amelete [Lete, fiume dell’oblio], «in cui le anime vengono a bere ed in cui perdono ogni ricordo»(5).

Il termine «ricordo» si riferisce, secondo l’accezione platonica, ad un vago stato di inquietudine che provoca come è stato acutamente osservato, «una impressione di deficienza che fa nascere l’amore»(6).

Almeno in un primo momento, più che una «relazione funzionale», è stata questa inquietudine derivante dalle forze oscure che lo circondavano, ad indurre l’uomo a cercare i suoi simili, come un animale atterrito cerca il suo branco che erra.

Il timore del futuro e dell’ignoto affonda le sue radici nella lunga notte esistenziale dell’uomo, troppo lunga per non lasciare tracce. Ciò che in Abruzzo induce due persone ad instaurare un rapporto così intenso, è appunto quel senso di incertezza per la vita futura, la coscienza che un anno di lavoro sui campi può essere distrutto dagli agenti atmosferici, la sicurezza che beni e persone sono protetti durante lunghe assenze all’estero per motivi di lavoro, la certezza insomma che esiste un amico fidato cui ricorrere nei tristi frangenti della vita.

1 Stranamente questo antico rito è sfuggito a T. Marino, autore di un importante scritto dal titolo «La Festa di San Giovanni in Abruzzo», in «Abruzzo Cattolico, Rassegna religiosa, scientifica e letteraria», Chieti, 1896, anno IV, fase. III.

2 Informatore Prof. Francesco Buccitelli.

3 G. Celidonio, «La Diocesi di Valva e Sulmona», vol. IV, pag. 41.

4 M. Horkheimer e Th. W. Adorno, «Lezioni di sociologia», p. 30. Torino, Einaudi, 1966.

5 J. P. Vernant, «Mito e pensiero presso i Greci», p. 67. Torino, Einaudi, 1970.

6 Robin, « Platon, Oeuvres complètes », p. 1376, Paris, 1940. « Bibliothéque de la Plèiade ».




VERSO L’OMOLOGAZIONE DELL’INFORMAZIONE

di Michele Marino

Politicainsieme.com, 29 agosto 2023. Una trentina d’anni or sono all’incirca, all’epoca della “discesa in campo” del Cavaliere, l’editoria e gli opinion leader nazionali erano, in buona sostanza, schierati al centro (ex democristiano) o a sinistra (ex Partito comunista e socialista). Ed era, ovviamente, una situazione iniqua, surreale ed insostenibile in un sistema democratico occidentale.

Oggi, paradossalmente, si potrebbe affermare quasi il contrario nel senso che:

a) la gestione politica della RAI è diretta, come sempre, dal potere politico;

b) le tre reti Mediaset sono ben salde, sebbene meno faziose o schierate di qualche tempo addietro;

c) i quotidiani di destra si sono moltiplicati visibilmente.

Dopo “il giornale”, storica creatura di Indro Montanelli, ci sono “Libero” ideato da V. Feltri, “La Verità” voluto da Belpietro e … l’eterno “Il Tempo” ora gestito da Francesco Storace (ricordiamo che deve molto alla direzione ultradecennale di Gianni Letta). Inoltre, il settimanale “Panorama” si aggiunge insieme ai non pochi giornali che di solito non osano contestare il governo per linea editoriale o chissà che (Riformista, Gazzetta del Mezzogiorno o di Sicilia).

Rebus sic stanti bus, tutto ciò premesso appare alquanto evidente che eventuali malefatte o manchevolezze gravi e lapalissiane dell’esecutivo o della maggioranza parlamentare non vengano puntualmente registrate, annotate né commentate negativamente per via di una tendenziale omologazione del pensiero dominante (o non pensiero …), conseguente ad una comoda, opportunistica posizione di sottomissione o di compiacenza verso il potente di turno.

Il vulnus informativo è quindi evidente ed anche serio: ad esempio, la politica economica sta affatto brillando a causa dell’inflazione galoppante. In particolare, si parla dei prezzi dei carburanti a livelli di record europeo, nonostante le retoriche, categoriche promesse della Presidente allora leader dell’opposizione. Non risulta esserci un approccio adeguato di commenti negativi, né di contestazione oggettiva. Anzi, viene fedelmente riportata la dichiarazione del “competente” ministro Urso: “la riduzione dei prezzi di carburante favorirebbe i più ricchi” !?!

No comment, per carità di patria …

Dunque, ci appelliamo a qualche voce fuori dal coro in attesa che le autorità preposte – dirigenza RAI, Commissione parlamentare vigilanza RAI o garante delle comunicazioni – faccia sentire la propria presenza istituzionale a garanzia della libertà e dell’indipendenza dell’informazione al cittadino.




TRA COCCI DI VETRO

Pescara, 29 agosto 2023. Tutti noi conosciamo il rumore della raccolta del vetro, quello delle bottiglie che urtano tra loro o che si rompono quando il mastello viene svuotato dall’operatore. È un rumore amichevole, che ci segnala che la strada del riciclo si è messa in moto e si chiude negli impianti dove il vetro viene fuso e poi “colato” all’interno di stampi per produrre il nuovo prodotto, bottiglia o vasetto che sia.

Tre sono le sigle che identificano i diversi tipi di vetro: GL70 per il vetro trasparente, GL 71 per quello verde e GL72 per quello marrone. Il vuoto a rendere, che precede il riciclo trattandosi di riuso, in Italia è ancora poco diffuso. Secondo dati ministeriali, nel nostro Paese solo il 10% delle bottiglie è soggetto a vuoto a rendere, ma si sta intensamente lavorando in questa direzione per ripristinare una antica e sana tradizione.

Un sacco di belle parole, che poi perdono il loro senso quando apri il cassonetto del vetro, solo vetro, sotto casa e tra bottiglie e vasetti trovi un servizio completo di piatti, Ma anche quando nel cassonetto viola trovi ramaglie e potature.

Non si tratta di un disservizio di chi raccoglie, ovviamente, ma di un atteggiamento dolosamente errato di chi conferisce, perché è veramente difficile confondere certi materiali.

Mi chiedo quanto Ambiente spa abbia contezza di ciò, ovvero se vi è un quadro di sofisticazione mercelogica dei materiali conferiti di cui preoccuparsi, e se vi sono iniziative in corso per recuperare le situazioni descritte, o diversamente se al riguardo si intende intraprendere azioni informative se non di deterrenza sanzionatoria, in collaborazione con la Polizia municipale.

Giancarlo Odoardi – Rifiuti Zero Abruzzo




L’ANGELO E LA PUZZA DEL PECCATO

di Don Marcello Stanzione

IlNuvoArengario.it, 28 agosto 2023. Nel XIV secolo, Jean Tauler, nel suo Sermone sui santi Angeli, si chiedeva: “Io non so molto in quali termini si possa e si debba parlare di questi puri spiriti poiché essi non hanno né mani, né piedi, né volto, né forma, né materia; ora, lo spirito ed il pensiero non possono cogliere un essere che non ha nulla di tutto ciò; come allora si potrebbe parlare di ciò che sono?”

E concludeva: “È perché noi parliamo dell’azione degli Angeli su di noi e non della loro natura”.

Nell’Occidente cristiano, la via designata da questa proposizione di Tauler è segnata, nel corso dei secoli, dall’edificazione di una vera devozione nei riguardi dell’Angelo custode personale del fedele cattolico. A partire dalla seconda metà del XVI secolo, la liturgia, l’iconografia, i manuali di pietà, i concili ed i decreti pontifici mostrano lo stato crescente per questo Angelo deputato alla custodia di ogni fedele ed alla sua salvezza.

I primi teologi si sono chiesti se fosse possibile che l’Angelo custode si allontani dal suo protetto per non ritornarvi più. San Basilio pensava che il peccato allontanasse l’Angelo “come il fumo allontana le api”. Vi sarebbe in qualche modo una puzza del peccato che uno spirito angelico beato non saprebbe sostenere senza disgusto.

L’idea è meno peregrina di quanto sembri. In effetti, è accaduto che alcuni santi canonizzati erano dotati di un sistema olfattivo fuori dal comune che permetteva loro di individuare nella loro cerchia le persone che non erano in stato di grazia …

Fu il caso, tra gli altri, di santa Brigida di Svezia, che tali odori scomodavano fino al malessere, e di Filippo Neri che individuava, a naso, nel suo confessionale, le grosse colpe che i suoi penitenti romani omettevano di confessargli. Così pure san Giovanni Bosco quando confessava i ragazzi dell’oratorio e assolveva i peccati di impurità aveva i conati di vomito…

Se degli uomini o delle donne possono sentire l’odore del peccato, come dubitare che un Angelo vi sia francamente allergico?

Nel frattempo, quando anche l’Angelo sopportasse male il puzzo spirituale dei peccati del suo protetto, la Chiesa insegna, rifiutando Basilio, che egli non se ne allontana. La protezione dell’Angelo custode non può mai fare difetto; in tutte le circostanze, egli si tiene pronto ad intervenire, fosse anche in favore del più grande colpevole per poco che un bagliore di pentimento brilli nella sua anima.

L’Angelo è là per illuminare il suo diretto secondo la luce divina ed aiutarlo nel condurre la sua volontà ed i suoi atti secondo questa luce divina. San Bernardo, che fu il più ardente propagatore medievale della devozione angelica, amava mostrare ai suoi monaci i loro Angeli custodi al lavoro: vegliando su di essi  giorno e notte, proteggendo il loro sonno, condividendo la loro preghiera, accompagnandoli dappertutto e prendendo cura di essi in tutte le vicissitudini dell’esistenza.




OGGI L’APERTURA DELLA PORTA SANTA

Perdonanza celestiniana: il rito presso la basilica di santa Maria di Collemaggio

L’Aquila, 28 agosto 2023. Prenderà il via alle 16 di oggi, da Piazza Palazzo, il Corteo della Bolla del Perdono, momento centrale della 729esima Perdonanza Celestiniana.

L’assembramento dei partecipanti avverrà tra via Bafile e piazza Santa Margherita, nell’area retrostante Palazzo Margherita (sede comunale sino al sisma del 2009).

Le associazioni e i gruppi che hanno risposto all’avviso pubblicato sul sito ufficiale della Perdonanza partiranno da Largo Pischedda, e si uniranno al corteo dopo il passaggio del sindaco e della Dama della Bolla, attraverso via San Bernardino.

Prima della partenza, il sottosegretario del ministero delle Imprese e Made in Italy, Fausta Bergamotto, in rappresentanza del Governo, passerà in rassegna il picchetto d’onore che si svolgerà a Piazza Palazzo.

Il Corteo verrà scortato, per la prima volta, da un drappello composto da nove unità del 4° Reggimento Carabinieri a cavallo.

Il Corteo attraverserà corso Vittorio Emanuele II, piazza Duomo, corso Federico II, viale Francesco Crispi, viale di Collemaggio, fino a giungere sul palco situato davanti la Basilica di Santa Maria di Collemaggio.

Successivamente sarà celebrata la Messa stazionale e dopo, ai vespri (come recita la Bolla Papale di Celestino V), verrà aperta la Porta Santa della basilica, che quest’anno sarà dischiusa dal cardinale Marcello Semeraro, Prefetto del Dicastero Vaticano per le Cause dei Santi.

MOBILITÀ E TRASPORTI

Come negli altri giorni della Perdonanza il terminal bus Lorenzo Natali rimarrà aperto per l’intera giornata e da lì partirà una navetta (bus da 90 posti con frequenza ogni 20 minuti) che raggiungerà la Fontana Luminosa dopo aver attraversato via Strinella, via Panella e viale Gran Sasso. Il megaparcheggio è dotato di 640 posti gratuiti.

VIABILITÀ

Sono state disposte modifiche al traffico  per il giorno Corteo della Bolla del 28 agosto e per quello di rientro del giorno successivo. Nello specifico verrà istituito il divieto di transito veicolare ed il divieto di sosta ambo i lati su Piazza Duomo, nel tratto compreso tra Corso Federico II e Corso Vittorio Emanuele dalle 12 alle 20 del 28 agosto e dalle 17 alle 20 del 29 agosto; divieto di sosta e di transito anche su Piazza Palazzo, Piazza Santa Margherita e via Bafile (tratto via Paganica/via San Martino), dalle 12 alle 20 del 28 agosto e dalle 18 alle 22 del 29 agosto Sarà poi in vigore in questi stessi giorni ed agli stessi orari il divieto di transito in via Cascina ed in via Bafile (tratto via San Martino/via Cascina)

Istituiti divieto di sosta e di transito istituito anche su Corso Principe Umberto dalle 12 alle 20 del 28 agosto e dalle 18 alle 22 del 29 agosto. Su Piazza Duomo, Piazza IX Martiri, Piazza Chiarino, e Piazza San Biagio verrà istituito il divieto di sosta e di transito dalle 17 del 27 agosto all’una del 28 agosto. Lo stesso divieto di sosta e transito verrà istituito anche in Largo Pischedda e via e Piazza San Bernardino dalle 12 alle 20. Verrà istituito il divieto di sosta e di transito dalle 17 del 27 agosto all’una del 28 agosto.

Le limitazioni al traffico toccheranno anche l’area della Villa Comunale e della basilica di Santa Maria di Collemaggio e nello specifico in via XX Settembre sarà istituito il solo divieto di transito in direzione Villa Comunale dalle 12 alle 20 del 28 agosto e dalle 17 alle 22 del 29 agosto; nel tratto di viale Crispi compreso tra via XX Settembre a viale Collemaggio sarà istituito il divieto di transito e sosta sul lato destro (direzione Porta Napoli) dalle 12 alle 20 del 28 agosto e dalle 17 alle 22 del 29 agosto, mentre nel tratto compreso tra viale Collemaggio e via Porta Napoli sarà istituito il solo divieto di transito dalle 12 alle 20 del 28 agosto e dalle 17 alle 22 del 29 agosto. Viale Collemaggio, via Caldora e via Bellisari dalle 12 alle 21 del 28 agosto, dalle 17 alle 21 del 29 agosto.

METEO

In considerazione delle previsioni meteo, secondo le quali sono possibili rovesci temporaleschi e abbassamento delle temperature, si consiglia ai cittadini che volessero assistere alla manifestazione, di dotarsi di adeguato abbigliamento e dispositivi parapioggia (ombrelli). In caso di pioggia il Corteo si svolgerà e durante la Messa si svolgerà al chiuso e non sul prato.




ANCORA UNA VOLTA: GRAZIE PRESIDENTE MATTARELLA

PoliticaInsieme.com, 28 agosto 2023. L’ intervento che ha tenuto al Meeting di Rimini mostra come il Presidente Mattarella non sia solo il garante della Costituzione ed il punto di equilibrio nei frangenti più controversi della vita politica del Paese, ma, in un momento di generale disorientamento, di problematica e confusa “transizione”, rappresenti, di fatto, la guida morale dell’ Italia.

Nelle sue parole questi tre profili della sua figura non sono semplicemente accostati, ma si tengono reciprocamente, rinviano l’uno all’altro e risultano, a maggior ragione, credibili nella misura in cui si coglie chiaramente la coerenza interna che li connette.

È comprensibile l’ entusiasmo che il suo discorso ha suscitato tra i giovani perché, più di altri, sono alla ricerca di cose vive e vere. Le trovano nelle parole di un Presidente che, senza alcuna forzatura, senza ricercare colpi di teatro, anzi secondo un profilo pacato, rispettoso e prudente che taluni gli hanno perfino rimproverato, come fosse irrilevante, ha saputo trasformare la funzione di arbitro in un ruolo di guida, rispettando in ogni caso e rigorosamente poteri e limiti delle sue attribuzioni costituzionali.

Quando parla Sergio Mattarella, soprattutto i più giovani che hanno un sensorio più limpido e più immediato, capiscono che dice quel che pensa e, anzi, quel che, nella sua coscienza e nella cultura che gli appartiene, vive.

I giovani giustamente diffidano dei maestri astratti e, ancor più, dei pedagoghi pedanti che pur abbiamo conosciuto in altre stagioni. Credono ai testimoni ed a loro con fiducia si affidano.




LA PERDONANZA CELESTINIANA DIVENTA UNA MOSTRA

Dal 28 al 30 agosto: le celebrazioni celestiniane nella storia”: tutte le tappe della Perdonanza dalle origini a oggi

L’Aquila, 27 agosto 2023. È frutto della collaborazione tra Comune dell’Aquila e Archivio di Stato de L’Aquila la mostra su totem “Le celebrazioni celestiniane nella storia” che sarà aperta dal 28 al 30 agosto a Palazzetto dei Nobili.

Da un lato l’intento dell’Archivio di Stato di mettere le competenze tecnico-scientifiche e il patrimonio documentario a disposizione della Città e dell’Istituzione che la rappresenta e la guida, unito alla voglia di tornare a svolgere un’attività di promozione culturale in centro storico; dall’altro l’attivismo, la propositività e le risorse gestionali del Comune per concretizzare l’iniziativa.

L’esposizione si sviluppa su 12 pannelli che, a partire dalle premesse, l’incoronazione di Celestino V e la concessione dell’indulgenza, ripercorrono le celebrazioni per il Santo patrono anche nelle modalità laiche e festose che rendevano la città teatro di palii, tornei, giochi, macchine pirotecniche, senza trascurare il rito, molto documentato per l’Ottocento ma sempre attuato, dell’ostensione delle reliquie.

L’approdo al Novecento, attraverso lo snodo della seicentenaria celebrazione del 1894, restituisce la benedizione delle macchine, in belle foto d’epoca, la grandiosa rievocazione dell’incoronazione del 1932, la triplice celebrazione del 1956 (oltre alle celebrazioni celestiniane il VII centenario dell’istituzione della diocesi dell’Aquila, il V della morte di San Giovanni da Capestrano raffigurato davanti alla Porta Santa in un manifesto recuperato in tre porzioni), fino alla “rivitalizzazione” del 1983 in cui si mette in rilievo il concorso degli artisti Remo Brindisi e Fulvio Muzi.

È nell’intenzione del Comune dell’Aquila portare la mostra nelle scuole nel prossimo anno scolastico per uno svolgere un progetto formativo sulla Perdonanza e sulle sue radici storiche.

Si ringraziamo il Museo Nazionale d’Abruzzo – MuNDA per le immagini di capolavori d’arte e i numerosi fotografi – Gino Di Paolo, Luca Del Monaco / Textus Edizioni, Mauro Congeduti – che hanno cortesemente inviato i loro scatti.

Si ringraziano inoltre Floro Panti e Goffredo Palmerini per le foto della Perdonanza del 1983 e Paolo e Franco Muzi per i bozzetti delle bandiere disegnate da Fulvio.

L’appuntamento con la mostra è dal 28 al 30 agosto, dalle 11 alle 20, presso il Palazzetto dei Nobili all’Aquila.




VISITATORI IN AUMENTO ED APPREZZAMENTI dall’Italia e dall’Estero

La 53 esima edizione della Mostra dell’artigianato Artistico Abruzzese. Marsibilio: “l’artigianato artistico in Abruzzo è ancora un cuore pulsante e non va fermato ma incentivato”

Guardiagrele, 27 agosto 2023. “Una edizione straordinaria con visitatori in crescita rispetto alle precedenti edizioni e ricca di eventi che hanno richiamato un pubblico eterogeneo, che ha apprezzato anche le tematiche affrontate nei vari incontri dove protagoniste sono state donne abruzzesi conosciute anche all’estero per il loro lavoro.” È il commento del Presidente dell’Ente Mostra dell’Artigianato Artistico Abruzzese, Gianfranco Marsibilio, a conclusione della 53 esima edizione della Mostra che si è svolta a Guardiagrele.

“Il tema della Bellezza delle donne ha particolarmente stimolato gli artigiani, gli studenti e gli orafi che hanno partecipato al Concorso Orafo intitolato a Nicola Da Guardiagrele, creando attenzione e stimolando la riflessione su tematiche molto attuali come la parità di genere e l’inclusione.”

160 gli artigiani presenti alla Mostra, un tour tra la bellezza, l’arte, la passione, tra il passato ed il futuro. Le ceramiche, prime fra tutte quelle di Basilio e Tommaso Cascella messe a disposizione dal collezionista Ing. Maurizio Pace, i gioielli, da quelli più tradizionali a quelli più innovativi, l’arte del ricamo, del tombolo, i merletti, ma anche i tessuti, il legno, il ferro battuto, i mosaici. Particolare interesse hanno suscitato le opere dell’artista Cristian Cimatti di Meldola (FC) nella sezione “Interscambi Culturali” tra regioni. In ogni stanza i visitatori provenienti dall’Italia e dall’estero hanno percepito il messaggio che la Mostra vuole lanciare: l’artigianato artistico in Abruzzo è ancora un cuore pulsante e non va fermato ma incentivato.

“Cala il sipario sulla Mostra ma restano gli obiettivi da raggiungere: le botteghe scuola, per fare in modo che le future generazioni si avvicinino all’artigianato, il Marchio di Qualità, il riconoscimento dell’artigianato artistico quale patrimonio immateriale dell’Unesco” Marsibilio lo ribadisce nel salutare e ringraziare tutti coloro che hanno contribuito alla riuscita di questa edizione.

Una edizione che ha visto la collaborazione con l’Accademia delle Belle Arti di L’Aquila con 5 installazioni realizzate dagli studenti, la presenza dell’Associazione Gioiello Contemporaneo con oltre 50 opere, i capi firmati dal noto stilista Domenico Formichetti molto graditi ai giovani che hanno visitato la Mostra.

“Posso affermare di essere orgoglioso di quanto siamo riusciti a fare, anche con gli appuntamenti del giovedì sera in collaborazione con GO’ Guardiagrele Opera e la presenza di donne che si sono affermate nel campo del giornalismo, della scienza, del design. Positiva anche l’esperienza con la Summer School in cui maestri artigiani hanno avvicinato i bambini ed i ragazzi all’artigianato artistico” aggiunge Marsibilio soddisfatto per l’edizione di quest’anno.

Bene anche lo shop allestito in un locale adiacente al Palazzo dell’Artigianato che ha consentito di acquistare oggetti e monili.

Ispirato alle donne anche il concorso di poesia dialettale intitolato a Modesto della Porta giunto alle 36esima edizione. Il tema è stato L’Artigianato e le donne: pensieri, emozioni, attività. La giuria presieduta dal prof.  Massimo Pasqualone ha premiato come 1ª Classificato: Aldo Rossi di Udine con la poesia “La Sportare”; 2ª Classificato: Emilio Marcone di Atri (TE) con la poesia “Nu vicchije pisciarole”; 3ª Classificato: Gabriele Di Giorgio di Città S. Angelo (PE) con la poesia “L’utima lavandare”. Per la sezione riservata gli alunni delle Scuole Primarie e Secondarie di Primo e Secondo Grado abruzzesi 1° Classificato: Emilio Colonna di Sant’ Eusanio Del Sangro con la poesia “Ere na vote” dell’Istituto d’Istruzione Superiore Statale “A. Marino” di Casoli (Ch). Ricordiamo che l’Ente Mostra si è fatto promotore della realizzazione di un monumento in bronzo dedicato al poeta-sarto che lo raffigura seduto su una panchina. L’opera sarà pronta per la prossima primavera.

Il concorso di arte orafa è stato vinto da Daniela Di Cecco di Palena e Gian Luca Staffolani di Ascoli Piceno (ex equo sezione Maestri Orafi) mentre per il concorso riservato alle scuole, al quale hanno partecipato 12 licei artistici e scuole di design, il premio borsa lavoro con stage formativo presso una bottega artigiana è stato assegnato all’alunna Oana Maria Ionescu del Liceo Artistico Statale “P. Selvatico” di Padova per aver realizzato una spilla denominata “Arianna” ed all’alunno Diego Medri del Liceo Artistico e Musicale “A. Canova” di Forlì che ha realizzato la collana denominata “Punti di sutura”. Segnalati per la sezione dei Mastri Orafi: Ermanno Maoloni di Monsampolo del Tronto (AP), Mauro Sette di Cadoneghe (Pd), Giuseppe Paludi di Chieti e Federico Vianello di Firenze. Per la sezione riservata agli alunni delle scuole: Menzione Speciale all’alunna Martina Martinelli della UED – Università Europea del Design di Pescara e Segnalazione per l’opera meritoria del progetto “Donna, vita e libertà” del Liceo Artistico “Soleri-Bertoni” di Saluzzo (CN) in collaborazione con la Casa di Reclusione “R. Morandi”. Durante la cerimonia di chiusura sarà inoltre consegnato il Premio giornalistico “Mario Zuccarini” , giunto alla seconda edizione, al Giornalista del quotidiano “Il Centro” Rossano Orlando. “Il risultato di questa edizione ci stimola a proseguire nel nostro lavoro e nella nostra mission, ora ci mettiamo al lavoro per gli altri eventi che organizziamo durante l’anno e per preparare la 54esima edizione che si terrà, come sempre, nel mese di agosto”.




SANITÀ ORTONESE: A QUANDO L’OSPEDALE DI BASE?

Il 18 giugno 2023, tutti abbiamo accolto con favore il comunicato della regione Abruzzo relativo all’approvazione da parte degli organi tecnici del Governo Nazionale della nuova rete ospedaliera abruzzese.

di Tommaso Coletti

Ortona, 27 agosto 2023. Noi ortonesi e cittadini del comprensorio abbiamo gioito ancora di più per questo risultato in quanto l’Ospedale G. Bernabeo è stato riclassificato Ospedale di Base, creando così i presupposti per ripristinare in esso alcuni reparti come la Chirurgia Generale, l’Ortopedia, la Medicina Generale insieme ai servizi di anestesia e di Pronto Soccorso con guardia attiva 24 ore su 24.

Per rendere operativa la nuova rete e per poter quindi dare al Bernabeo la dignità di Ospedale di Base, la Regione deve provvedere a concretizzare alcuni passaggi amministrativi previsti dalle norme in vigore.

Fino ad oggi, dopo oltre due mesi dal via del Governo Nazionale, non ancora si concretizza niente!

Siccome a Marzo del 2024 torneremo a votare per il rinnovo del Consiglio Regionale, sarebbe opportuno che tutto si risolvesse prima dell’appuntamento elettorale!

In questo senso l’amministrazione comunale dovrebbe vigilare per difendere gli interessi della nostra comunità e per impedire agli scettici di pensare che si è trattato solamente di un annuncio elettorale da parte delle forze politiche che, attualmente, governano la Regione Abruzzo.




LA FORZA DEL PERDONO. Presentato il volume

Fotolibro con gli scatti della visita di Papa Francesco a L’Aquila

L’Aquila, 26 agosto 2023. Un anno dopo la storica Visita Pastorale di Papa Francesco all’Aquila del 2022 in occasione della 728esima edizione della Perdonanza celestiniana, le immagini, le emozioni e la commozione di quella giornata sono state raccolte in un libro, dal titolo “La Forza del Perdono”, edito dall’Arcidiocesi dell’Aquila. Il prezioso volume, dell’Editrice Vola L’Aquila, realizzato grazie al coordinamento dell’ Ufficio diocesano per le  Comunicazioni Sociali guidato da don Claudio Tracanna, raccoglie gli scatti più belli realizzati da Roberto Grillo con la collaborazione di Paola Casciati.

La presentazione alla città è avvenuta questa mattina nel corso di una conferenza stampa che si è svolta nella sala Rivera di Palazzo Fibbioni alla presenza del Cardinale Arcivescovo Giuseppe Petrocchi che ha commissionato il volume e del Sindaco del Capoluogo abruzzese, Pierluigi Biondi e dei due autori delle foto.

“Questa raccolta di foto documenta un evento epocale: la Visita di Papa Francesco all’Aquila – ha commentato il Cardinale Giuseppe Petrocchi – Non solo evita che tale straordinaria pagina della nostra storia scivoli negli archivi del passato, ma la custodisce ‘intatta’ nel presente. Ciò che è accaduto ‘allora’, resta vivo ed efficace oggi: è il miracolo evocativo della memoria! Ma ciò che è rivissuto adesso imprime anche una spinta trasformante verso il futuro. Così il tempo viene declinato unitariamente nelle sue tre dimensioni: ieri, ora, domani.

Questo Album, attraverso un coinvolgente e incisivo linguaggio artistico, ci riconduce all’alto compito ecclesiale e sociale che Papa Francesco ci ha consegnato: rendere, sempre più, L’Aquila Capitale del Perdono: ricevuto, vissuto e dato. Pertanto, questo volume diventa anche un testamento iconico (a grande valenza storico- pastorale e culturale) che racconta una immensa grazia ricevuta e impegna, anche le generazioni che verranno, in una straordinaria impresa, spirituale e umana, da compiere: bene e insieme!”

“Quello di Papa Francesco è stato un dono che custodiamo nei nostri cuori con sentimenti di profonda riconoscenza e gratitudine. La sua presenza, la proclamazione dell’anno giubilare che si concluderà il 29 agosto prossimo, il potente messaggio di pace, sostegno alle popolazioni falcidiate dalla guerra in Ucraina – oltre che alla comunità aquilana colpita dal sisma – e riconciliazione è cristallizzato nell’apertura della Porta Santa della Basilica di Collemaggio che per la prima volta nella storia è stata dischiusa da un pontefice. L’essere stata battezzata quale capitale del Perdono da Sua Santità, universalizzando i valori ereditati da Papa Celestino V – fondanti della Perdonanza Celestiniana riconosciuta quale patrimonio immateriale culturale Unesco – hanno proiettato L’Aquila in una nuova dimensione spirituale che può non solo idealmente, collegare il primo giubileo della storia con quello che nel 2025 sarà celebrato a Roma” ha dichiarato il sindaco Biondi.

“Questo libro pubblicato dall’Arcidiocesi, insieme a quello che ho realizzato dopo il terremoto, forma un dittico editoriale. Entrambi sono legati ad eventi, ovviamente molto diversi tra loro, che hanno segnato la storia recente della nostra terra. Il formato, la tipografia e l’autore sono gli stessi, il coautore di questa pubblicazione è Paola Casciati, che ha realizzato la foto di copertina, mentre in quello del 2009 era l’amico Renato Vitturini. Con le immagini abbiamo provato, e speriamo di esserci riusciti, a trasmettere le sensazioni, il pathos e i sentimenti che la visita di Papa Francesco ha generato con la sua presenza e la preziosa partecipazione alla Perdonanza Celestiniana, di cui come tutti serberò un ricordo straordinario dentro di me insieme alle parole che ho avuto il privilegio di ascoltare quando ho avuto la fortuna di incontrarlo personalmente” ha commentato il fotoreporter Grillo.




CATTOLICI E POLITICA

Andando di … piano in piano, resta l’irrilevanza

di Rocco Gumina

PoliticaInsieme.com, 26 agosto 2023. Sul cosiddetto Piano B presentato a Rimini è intervenuto per noi Domenico Galbiati sottolineando la necessità che, in realtà, il punto fondamentale, anche per i cattolici in politica, è quello  di una completa trasformazione dell’attuale quadro istituzionale politico, in piena coerenza e continuità con quanto INSIEME segnalò, avviando la propria presenza, con il Manifesto Zamagni.

Da allora, in realtà, abbiamo continuato ad assistere alla solita indeterminatezza e vaghezza dell’impegno politico dei cattolici popolari che sembrano non rendersi conto di come ogni ambito richieda l’accettazione della postura e dei contenuti suoi propri. In politica ci s’impegna con il quotidiano e costante impegno pubblico e ciò richiede che si trovi anche la forma organizzativa con cui plasmare e presentare la sostanza del proprio essere nella cosa pubblica. E molte volte si è preso a pretesto la ritrosia verso la forma partito per giustificare una sostanziale accettazione delle cose. Quelle per cui si limita a scrivere grandi e solenni appelli. Per carità, esprimono riflessioni e proposte infinitamente più valide e di alto contenuto rispetto alla media della produzione dei partiti ufficialmente presenti in Parlamento, ma resta la mancanza del ragionamento e della postura politica.

Il risultato è che continua l’irrilevanza e, nel migliore dei casi, si sta a scrutare l’orizzonte per vedere se un’improvvisa crisi di governo fosse in grado, verticisticamente, di cambiare la situazione e riaprire spazi ed opportunità. Che altrimenti, questa dev’essere la spiegazione, si pensa sia cosa non raggiungibile. E il dibattito, così, continua in un’altalena di scoramento e ventate di altrettanto ingiustificata esaltazione.

Resta l’esistenza di dibattito, fortunatamente vivo a tutti i livelli, e con un’apprezzabile mancanza di pompa magna ed ufficialità, cosa che conferma come la questione della presenza politica dei cattolici sia sentita nel profondo. E noi abbiamo ricevuto il seguente intervento, ripreso integralmente, di Rocco Gumina che sul suo blog esamina la questione del “piano B” e si spinge a chiedersi se non finiremo per interrogarci su un ulteriore “piano C”.  Lui con molta gentilezza non conclude che di piano in piano si potrebbe non finire da … nessuna parte e continuare a restare del tutto irrilevanti.

L’estate, si sa, è il momento in cui fioriscono i dibattiti politici sulle grandi questioni. E come ogni anno dal Meeting di Comunione e Liberazione, che si svolge a Rimini, vengono avanzate importanti riflessioni e proposte. Di certo il piano B è una di queste. Già nella denominazione, il piano B si costituisce come alternativo a quello che dovrebbe configurarsi come piano A. Cerchiamo, allora, di andare con ordine per provare ad intendere al meglio.

Il tema in questione è quello connesso al contributo dei cattolici alla politica del Paese. Dopo la fine della Democrazia Cristiana, i credenti – spaesati – hanno attraversato una lunga stagione di discernimento sul che fare tanto da indurre ad una sorta di apatia verso l’impegno nei partiti e per allargare le basi democratiche della nazione. Quella stagione di ripensamento, oltre alla presenza dei cattolici in quasi tutti i soggetti politici dell’arco costituzionale, ha generato una serie di proposte volte alla rifondazione di un partito di ispirazione cristiana in grado di preservare una sorta di regia politica dei cattolici dotati di una visione, di un progetto e di un programma per i territori. Questo, più o meno e al netto di fraintendimenti, dovrebbe essere il piano A che di tanto in tanto qualcuno – in modo legittimo e con senso – rispolvera come necessario tanto ai credenti quanto all’Italia.

A quest’idea, nel corso degli anni, è seguita un’altra impostazione connessa all’impegno nell’economia, nel sociale e nel politico attraverso la rigenerazione di questioni fondamentali per la democrazia come l’Europa, i beni comuni, l’ambiente, la sussidiarietà, l’educazione, il lavoro, l’innovazione, la giustizia. E il piano B presentato a Rimini tramite un manifesto, firmato da poco più di una decina di intellettuali ed esponenti del sociale provenienti dal mondo cattolico, sembra condensare questo lavoro che da parecchi anni emerge nel nostro Paese. Per ammissione degli stessi ideatori del piano, si tratta di un progetto politico senza partito volto a far affiorare le tante positività già presenti da animare con una narrazione nuova, e a tratti alternativa, a quella dell’impegno politico-partitico. Insomma, il piano B mette insieme il lavoro, le visioni, la professionalità, la passione e l’impegno di credenti che hanno optato per un servizio competente e puntuale alla comunità nazionale. Una sorta di spartito senza partito lo ha definito Marco Damilano dalle colonne del Domani. Per chi crede nella democrazia e nell’impegno dei cattolici in politica non può che riconoscere le rilevanti positività di questo esperimento che cerca di sintetizzare, e a tratti rappresentare, l’opera di migliaia di operatori sparsi nelle realtà locali.

Dinanzi al piano B qualcuno, dotato di entusiasmo, ha affermato (o potrebbe ancora affermare) che si tratta di una sorta di nuovo Codice di Camaldoli. Il primo, negli anni Quaranta, aveva sostenuto la nascita della Democrazia Cristiana. Il secondo dovrebbe supportare un rinnovato impegno dei cattolici per la cosa pubblica. Ora, credo che con altrettanto entusiasmo sia necessario tentare di distinguere per capire.

La straordinaria vicenda della Democrazia Cristiana è stata possibile poiché agli intellettuali e agli operatori del sociale, specialmente delle nuove generazioni, si affiancarono gli esperti della politica partitica provenienti dalle file del Partito Popolare italiano fondato da don Luigi Sturzo e sciolto dalla dittatura fascista. I popolari avevano le competenze necessarie per governare un partito, per ricoprire i ruoli istituzionali, per animare il dibattito pubblico e le dinamiche elettorali. La mescolanza fra le attitudini dei giovani e l’esperienza degli adulti portò al successo di quella esperienza partitica da intendere unica per genere, contesto storico e ambientazione culturale.

Tuttavia, l’unicità di quel percorso ha da dirci ancora molto. La Democrazia Cristiana dopo, e il Partito Popolare prima, furono in grado di una progettualità politica poiché alle competenze professionali avevano legato a filo doppio le qualità politiche che risultano, ancora oggi, diverse rispetto a quelle provenienti dal mondo del sociale e della cultura. Il ricordo dei popolari e dei democristiani, insomma, ci dice che è opportuno fare sintesi per poter avanzare sul serio un piano politico per l’Italia.

Fare sintesi, vuol dire, avere quelle competenze necessarie per ridire politicamente e partiticamente – e perciò per rappresentare, difendere e implementare nelle istituzioni – quanto di buono emerge dal sociale, dall’economico, dal culturale e dall’educativo.

Se questo passaggio non maturasse, a mio parere, tutta la bontà presente in molti percorsi rischierebbe di non trovare alcuna rappresentanza politica o, al massimo, permetterebbe soltanto ad una serie di esperti di offrire un contributo specialistico richiesto da chi, invece, una capacità di regia la possiede e la esercita.

Allora, forse, dopo aver discusso a lungo di un ipotetico piano A e all’indomani della presentazione di un significativo piano B, non è forse giunto il tempo – per i cattolici italiani – di mettere insieme competenze culturali, economiche, sociali e politiche per offrire un progetto al Paese?

Non dovremmo, in definitiva, discutere per dare vita ad un piano C?




GIOVANI. IN 80 REGALANO L’ESTATE AI POVERI

Non chattano, non postano, non taggano. Ma spalano, mungono, tagliano

di Daniela Pozzoli

Avvenire.it. 25 agosto 2023.  Per 80 ragazzi, quasi tutti ventenni, l’estate è all’insegna del lavoro per aiutare i poveri. Arrivati da varie parti d’Italia in Val Rendena (Trento), in questo angolo incantato dove si trova la comunità Casa vite intrecciate, tra la montagna e il fiume Sarca, hanno scoperto il senso del donare il proprio tempo e spendere le proprie energie per sostenere chi non ha niente.

Ai più poveri tra i poveri delle missioni che fanno capo all’Operazione Mato Grosso in Perù, Equador, Brasile, Bolivia. Scoprendo poi, come raccontano, di essere diventati lor molto più ricchi di quando sono partiti.

L’idea di aprire una comunità in Trentino e “in una valle dove non manca nulla” è venuta nel 2015 a Oriella Mussi e al marito Paolo Cominotti.

“Facciamo parte del cammino del Mato Grosso – spiega Oriella – abbiamo pensato che anche qua c’era una missione che ci aspettava, aprendo una casa dove chi voleva poteva venire ad abitare, condividendo tutto. Serviva un posto dove i giovani potessero sperimentare la gratuità come valore. Anche io e mio marito, che avevamo una vita normale ed eravamo abituati a fare la carità, abbiamo deciso di rivoluzionare tutto e vivere di provvidenza. Altrimenti non saremmo stati credibili. Infatti, in questa casa nessuno guadagna niente. Il lavoro nei campi, nell’orto, il taglio della legna, la raccolta del fieno, l’allevamento di mucche, pecore, galline, la pulizia dei pascoli, tutto va alle missioni. Ci sono alcune famiglie del posto che una volta al mese ci portano un pacco di alimenti e ci fanno sentire il loro supporto e affetto”.

“In valle c’è tanto per chi può, poco per chi ha bisogno”, spiega Davide, 21 anni, che da un anno sta a Casa vite intrecciate e che a ottobre si iscriverà a Scienze dell’educazione a Brescia. “Non è stato un anno di pausa – riprende – ma una scelta ben precisa che ho maturato con l’appoggio dei miei genitori”.

Stesso discorso vale per Maddalena, 21 anni, di Val di Pejo, che in Val Rendena ha trascorso più di un anno: “I miei fanno parte del Mato Grosso. In questa casa ho imparato uno stile che cerco ora di applicare anche nella vita da studentessa di Scienze infermieristiche. Una specie di attenzione per il compagno di studi che fa fatica, per il vicino anziano che è solo…”. Elisabetta, 20 anni, ha lasciato invece Milano e sta pensando al suo futuro: “La testimonianza di chi torna da una missione vale più di tante chiacchiere e mi spinge a fare sempre di più”, ragiona.

Irene, 18 anni di Vicenza, racconta con un filo di voce la giornata tipo che “inizia alle 7 con la meditazione o la preghiera per chi crede e chi vuole. Il ritmo è intenso, ma ho imparato a sviluppare un’attenzione sia per chi lavora e suda accanto a me, che per il turista di passaggio che si ferma, incuriosito, a chiedere informazioni sui nostri prodotti”.

Un’attenzione che a Casa vite intrecciate significa anche accogliere una famiglia di nigeriani richiedenti asilo: papà, mamma e la “piccola Oriella”, 4 anni, (“si chiama come me, e pensare che il mio nome non mi è mai piaciuto”, si schernisce Oriella “grande”); un altro ragazzo sempre nigeriano; oppure minori non accompagnati che vengono mandati da enti o comunità per qualche giorno di aria buona, aggiunge il marito di Oriella, Paolo che siede a capotavola durante il pranzo con i ragazzi presenti.

“Quando se ne vanno sto male – conclude Oriella – non ho ancora imparato a lasciarli andare. Al termine dell’esperienza scopro in tutti la voglia di far qualcosa di bello per gli altri. E il legame resta. Insieme abbiamo riso, pianto, sognato. Non è poco”.

https://www.avvenire.it/giovani/pagine/in-80-regalano-l-estate-ai-poveri?fbclid=IwAR0dA1toKA8F6RuN4SiF3JShL0MDW75vWyrb-20o-5hoadG-27D4JPtpa-I




VILLA MOSCA NON PUÒ ESSERE SEDE DEL NUOVO OSPEDALE

Basta perdere tempo o rischiamo di perdere anche i finanziamenti

Teramo, 25 agosto 2023. Lettera aperta del presidente della cooperativa Medici di Medicina generale di Teramo, Ercole Core, al comitato ristretto dei sindaci ASL Teramo

Leggo con un certo stupore che il sindaco di Teramo, Gianguido D’Alberto, in un incontro con l’assessore regionale alla Salute, Nicoletta Verì, ha indicato Villa Mosca come sede del nuovo ospedale.

Da anni, ormai, si discute del progetto del nuovo ospedale e della sua ubicazione. Si tratta di un ospedale che deve essere DEA di II livello e pertanto deve avere caratteristiche infrastrutturali, strutturali e tecnologiche degne di tale denominazione. Soprattutto, occorre pensare che questo sarà l’ospedale della provincia di Teramo (e non solo di Teramo) con un bacino di riferimento all’occorrenza sovra provinciale.

Per essere DEA di secondo livello, peraltro, un ospedale deve avere posizione baricentrica provinciale e infrastrutture stradali che permettano un facile accesso a tutti i cittadini della nostra provincia e delle province vicine.

Inoltre, deve avere caratteristiche strutturali ben definite: maggiore estensione della struttura in senso orizzontale e grandi spazi per servizi quali parcheggi per operatori e visitatori, per mezzi di emergenza e così via.

Se consideriamo queste necessità, dobbiamo anche considerare che Villa Mosca, sede dell’attuale ospedale, ha fatto il suo tempo perché non ha queste caratteristiche.

In questi anni, si è molto discusso di varie proposte e, alla fine, si era definita la sede di Piano d’Accio perché poteva accontentare la città di Teramo rimanendo comunque all’interno del suo territorio e in una zona abbastanza ben servita, ora però si ritorna indietro su Villa Mosca.

Cari Sindaci, non si può “menare il can per l’aia” e perdere ulteriore tempo rischiando di perdere i finanziamenti già disponibili. La sede era già stata scelta e su quella era già stato fatto il progetto.

Spetta a Voi difendere il diritto alla salute dei cittadini e abbandonare campanilismi inutili e dannosi.

È anche necessario considerare che la nostra Asl sta facendo grandi sforzi per riorganizzare la medicina del territorio e strutturare una medicina di prossimità vicina ai cittadini, investendo molto anche sulle aree più disagiate. La mancanza di una rete ospedaliera efficace ed efficiente contribuirebbe in modo determinante al fallimento del nostro sistema sanitario provinciale.

Pertanto, il nuovo ospedale in una sede idonea porterebbe il nostro sistema sanitario provinciale ad essere punto di riferimento non solo per la provincia di Teramo ma per tutto l’Abruzzo e le regioni limitrofe.

Dr. Ercole Core

Presidente cooperativa Medici di Medicina generale di Teramo e già segretario provinciale Federazione italiana medici di medicina generale




IL FERMO PESCA RISVEGLIA GLI ABUSIVI

Nuovi blitz della Capitaneria di porto di Ortona contro pescatori di frodo

Ortona, 25 agosto 2023. Dopo le sanzioni elevate nelle precedenti settimane, la notte scorsa i militari della Capitaneria di porto di Ortona hanno eseguito un nuovo sequestro di oltre 2mila ricci e 100 kg di polpi irregolarmente pescati nel tratto di mare sotto il Castello Aragonese da due distinte squadre di pescatori abusivi provenienti da diverse regioni del sud Italia.

Il sequestro è stato possibile grazie ad un’attenta attività di osservazione avviata dalla Guardia Costiera dopo aver ricevuto mirate segnalazioni da parte di cittadini sensibili al fenomeno, osservazione che ha consentito di individuare dapprima i veicoli sospettati di fungere da raccolta e trasporto del prodotto ittico, e successivamente gli specchi acquei scelti dai pescatori di frodo per operare – a loro giudizio – in maniera indisturbata. Una volta individuati i sub in attività i militari hanno dovuto attendere con pazienza diverse ore, appostati tra gli scogli, in attesa dell’uscita dall’acqua degli stessi con il pescato tra le mani.

I trasgressori farebbero capo a due diversi gruppi provenienti appositamente da fuori regione, uno dedito alla pesca e distribuzione al mercato nero dei polpi, l’altro a quella dei ricci, specie ittiche particolarmente richieste dal mercato del sud Italia, ma che, se prelevate in maniera così indiscriminata e continua, rischiano di depauperare in maniera irreversibile i nostri fondali marini.

Per i responsabili è scattata la sanzione pecuniaria di 2mila euro, oltre al sequestro di tutto il pescato, e dell’attrezzatura utilizzata. Sia i ricci che i polpi sono stati immediatamente rigettati in mare così da assicurane la sopravvivenza e garantire il ripopolamento dei fondali, anche per l’importante compito affidato a questi animali, a tutela del delicato equilibrio dell’ecosistema marino.

“Purtroppo – osserva la Capitaneria di porto – la continua domanda del mercato, unita agli importanti guadagni, fa sì che il fenomeno della pesca illegale di ricci di mare e di polpi, sia in costante crescita lungo l’intera costa teatina. Oltre all’impatto negativo sull’ambiente marino, la pesca di frodo incide anche sulla concorrenza leale della filiera ittica, danneggiando gli onesti operatori del settore, e crea anche rischi per la salute umana, trattandosi di prodotto che sfugge alle previste procedure di controllo e conservazione previste dalle norme in materia igienico sanitaria”.

Con il fermo pesca per il settore dello strascico, poi, iniziato il 19 agosto, i controlli saranno continui lungo l’intera filiera ittica, proprio per evitare che gli abusivi, nei diversi ambiti, possano agire a danno dei pescatori rispettosi delle regole e delle risorse ittiche stesse. Sono già 2 i ristoranti sanzionati, solo nell’ultimo periodo, per carenze nella documentazione di tracciabilità, cui si aggiungono altre 2 sanzioni elevate a veicoli con a bordo pesce di cui non è stato possibile risalire alla provenienza: si tratta ovviamente di irregolarità attuate – solitamente – proprio per nascondere il prodotto pescato illecitamente.




LA MOSTRA DELL’ARTIGIANATO artistico incontra il sociale

Ancora un appuntamento di rilievo nell’ambito della 53 esima Mostra dell’artigianato artistico abruzzese in corso a Guardiagrele

Guardiagrele, 24 agosto 2023. A pochi giorni dalla chiusura di questa riuscitissima edizione, si parlerà di sociale, in un incontro che si terrà sabato, 26 agosto, alle 18.30 nella Sala Rocco Di Giuseppe del Palazzo dell’Artigianato. Il tema sarà “TALK -Artigianato, fonte di Libertà e di Futuro”.

“Da sempre siamo attenti al sociale. Abbiamo una sala della mostra dedicata ai lavori realizzati nei centri di riabilitazione psichiatrica. Quest’anno alcuni lavori che hanno partecipato al Concorso di Arte Orafa sono stati realizzati da studenti e detenuti nell’ambito del progetto del liceo artistico di Saluzzo, in provincia di Cuneo, che ha una sezione carceraria all’interno di una casa di reclusione ad alta sicurezza. Sabato sarà presente all’incontro la docente referente del progetto. Ma di carcere si parlerà anche con alcuni operatori ed artigiani che svolgono corsi ed attività all’interno delle case circondariali. Ciò a testimonianza che l’artigianato può essere un modo per superare muri e pregiudizi e per favorire il reinserimento nella società.” Dichiara il presidente Gianfranco Marsibilio.

I lavori si apriranno con i saluti istituzionali dell’assessore alle politiche sociali della Regione Abruzzo Pietro Quaresimale e dall’assessore comunale alle Politiche sociali Flora Bianco.

Numerosi gli interventi : la prof.ssa Daniela Zinola, dell’IIS Soleri-Bertoni di Saluzzo (Cn), la dott.ssa Mara Giammarino dell’Associazione Voci di Dentro di Chieti, Francesco Carullo, maestro artigiano di Orsogna,  Prof.ssa Evelina Odorisio Docente di lingua e letteratura inglese, Dott.ssa Costanza Cavaliere Dirigente scolastica Algeri Marino Casoli, Don Erminio Di Paolo Caritas Interparrocchiale di Guardiagrele, Cosimina Ciardo educatrice professionale sanitaria R.A.D.A. Guardiagrele, Giulia Pagliai Quadrifoglio srl struttura riabilitativa psichiatrica di Rosello, Arianna Lisio Coordinatrice centro SAI Guardiagrele Accoglie, conclusioni Prof. Mario Palmerio pedagogista. Coordina il dibattito il presidente dell’Ente, Gianfranco Marsibilio.




LA SAGRA DELLA PORCHETTA ITALICA

Premiazioni, partecipazione record: eccezionale successo per la 52ª edizione

Campli, 24 Agosto 2023. La 52ª edizione della prestigiosa Sagra della Porchetta Italica a Campli si è conclusa in un’atmosfera di trionfale entusiasmo, raggiungendo il culmine durante la cerimonia di premiazione tenutasi nella suggestiva cornice di Piazza Vittorio Emanuele II.

Il premio più ambito, la coppa del primo classificato, è stato meritatamente conferito al maestro porchettaio Viro Galliè di Nereto, seguito rispettivamente da Nicolino Mercurii di Colledara al secondo posto e dall’azienda agricola De Federicis al terzo. Questi abili artigiani della porchetta hanno dimostrato ancora una volta la loro maestria e dedizione nel portare avanti una tradizione così profondamente amata.

Tra i riconoscimenti conferiti, spicca il prestigioso premio speciale della critica intitolato al Prof. Nicola Biagio Natali, che è stato assegnato a Viro Galliè di Nereto.

Altrettanto degno di nota, il premio della giuria Social è stato meritatamente conquistato da Nicolino Mercurii di Colledara.

Durante la Sagra, le porchette in gara sono state valutate da tre giurie tecniche nelle serate di venerdì, sabato e lunedì. Nella giornata di domenica, invece, dalla giuria popolare, della critica e social presenziate del maestro Enrico Melozzi.

La Sagra della Porchetta Italica di Campli ha registrato una partecipazione eccezionale, superando persino i livelli di affluenza precedenti alla pandemia. Un momento di particolare rilevanza è stato il picco di partecipazione durante la serata di martedì, quando lo spettacolo di Gianni Schiuma in Piazza Vittorio Emanuele II ha registrato una presenza straordinaria.

Con la vendita di oltre 300 porchette e la partecipazione di oltre 100.000 persone, è innegabile che la Sagra si sia riconfermata come uno degli eventi di spicco nella provincia di Teramo.

L’evento ha attirato visitatori anche da aree distanti, dimostrando il suo appeal oltre i confini del territorio teramano. Questo richiamo è stato particolarmente evidente nelle zone di Pescara, Chieti e nelle regioni Marche, con una significativa affluenza soprattutto dalle provincie di Ascoli Piceno, Fermo e Macerata. Non è mancata la partecipazione di visitatori provenienti dall’entroterra laziale.

La portata della Sagra ha oltrepassato l’ambito delle piazze di Campli, catalizzando l’entusiasmo di coloro che hanno condiviso migliaia di foto, storie, apprezzamenti e commenti sulla Pagina Ufficiale dell’evento sul web.

Durante l’evento, la città ha offerto ulteriori opportunità di valore, tra cui mostre di quadri e fotografie d’autore, coinvolgenti percorsi in mountain bike, visite guidate gratuite organizzate dall’Ufficio Turistico e coinvolgenti laboratori per bambini gestiti dall’Associazione Culturale “Nina Onlus” di Civitella del Tronto.

È importante menzionare l’accesso eccezionale a monumenti normalmente chiusi al pubblico, che ha arricchito l’esperienza dei partecipanti e contribuito all’atmosfera festosa dell’evento.

In sintesi, la 52ª Sagra della Porchetta Italica di Campli ha rappresentato un trionfo di sapori, cultura e partecipazione, consolidando ulteriormente la sua posizione come uno degli eventi più rilevanti nel panorama delle sagre italiane.




ACCESO IL BRACIERE DELLA PACE. Perdonanza Celestiniana 2023

Inaugurata ufficialmente la 729sima edizione del giubileo più antico della storia

L’Aquila, 24 agosto 2023. È ufficialmente appena iniziata, stasera 23 agosto 2023, la 729esima edizione della Perdonanza Celestiniana dell’Aquila.

Il sindaco Pierluigi Biondi ha acceso il braciere della pace davanti alla basilica di Santa Maria di Collemaggio intorno alle 21.30, utilizzando il Fuoco del Morrone.

Si tratta della fiaccola che l’Associazione Comitato Festa Perdonanza Celestiniana ICH ha portato dall’eremo celestiniano di Sant’Onofrio (Sulmona) dal 16 agosto, e che è arrivata nel capoluogo abruzzese ripercorrendo il tragitto che Pietro Angelerio affrontò nell’estate del 1294, per arrivare all’Aquila e vestire le insegne da Papa (con il nome di Celestino V), dopo la proclamazione avvenuta nel conclave di Perugia del 5 luglio di quell’anno.

Gli ultimi tedofori sono stati Tullio De Rubeis ed Italo Ettorre che hanno condotto il fuoco a Collemaggio. Il primo, nipote di Don Tullio, promotore della Perdonanza moderna, con il corteo della bolla che, quest’anno, compie 40 anni: fu proprio Don Tullio, infatti, nel 1983 – quando era sindaco dell’Aquila – a ripristinare il Corteo. Con lui, Italo Ettorre: lo stesso ultimo tedoforo di 40 anni fa. La storia che si ripete e si rinnova, nel rito della Perdonanza Celestiniana dell’Aquila.

Prima della cerimonia inaugurale, il saluto delle autorità è stato portato al pubblico presente a Collemaggio dal sottosegretario del Ministero della Cultura, Gianmarco Mazzi, dallo stesso sindaco dell’Aquila, Pierluigi Biondi, dal vicepresidente della Regione Abruzzo, Emanuele Imprudente, dal presidente della Provincia, Angelo Caruso, e dall’arcivescovo dell’Aquila, il Cardinale Giuseppe Petrocchi.

Questo un estratto delle parole con le quali il sindaco dell’Aquila, Pierluigi Biondi, ha inaugurato la cerimonia: “Stiamo per dare inizio alla 729° Perdonanza celestiniana, beneficiando ancora della presenza di Papa Francesco che ha reso unica e irripetibile la scorsa edizione. Sono anche trascorsi 40 anni dalla Perdonanza moderna, quella voluta dall’allora sindaco Tullio De Rubeis che, con una visione non comune, costruì le basi per farne l’evento religioso e laico che oggi conoscono anche al di fuori dei confini nazionali. Tanti sono stati gli obiettivi raggiunti, in particolare in questi ultimi sei anni nel segno della rinascita dell’Aquila e del suo territorio. Certamente un impulso significativo si è avuto con il riconoscimento Unesco di patrimonio immateriale dell’umanità, ma la svolta che ha fatto la differenza, dando il giusto valore alla Perdonanza celestiniana, prima nascosta nelle pieghe della grande storia, è stata l’apertura della Porta Santa di Collemaggio da parte del Santo Padre. E, poi, lo svolgimento della conferenza stampa di presentazione dell’edizione di quest’anno a Roma, al Ministero della Cultura, accolta dal Ministro Gennaro Sangiuliano con queste parole: la cultura religiosa è parte della cultura nazionale tutta. Quella cultura nella cui energia rigeneratrice, come amministratori, abbiamo fortemente creduto in questi anni intensi e appassionati. Attraverso la cultura, forza tranquilla e fattrice di progresso abbiamo restituito alla vita la nostra comunità”.

Questo un estratto del discorso inaugurale dell’Arcivescovo Metropolita dell’Aquila, Cardinale Giuseppe Petrocchi: “Oggi il fuoco della Perdonanza viene acceso non solo al Centro della nostra Città, ma anche nel Cuore del mondo. Si tratta di un fuoco sacro, perché suscitato dallo Spirito che si moltiplica in tante fiamme individuali e che, mantenendo la loro appartenenza alla stessa Fonte, provocano l’effetto-unità. In questo quadro globale, assumono un ruolo centrale le virtù civiche della solidarietà, dell’altruismo, della onestà, del rispetto, della lealtà, della, laboriosità, della giustizia. Va sottolineato che le opere di carità, spirituale e materiale, hanno un versante ecclesiale, ma anche sociale: per questo sono pure pubbliche virtù. Mentre ciò che impoverisce o nega questi dinamismi produce patologie: etiche e collettive. Nella misura in cui – in sintonia con il dettato di Papa Francesco – L’Aquila sarà Capitale del Perdono, diventerà pure, allo sguardo del mondo, esposizione di una Città integralmente ricostruita e di una Comunità felicemente risorta.“

La Perdonanza Celestiniana dell’Aquila è stata riconosciuta patrimonio culturale immateriale dell’Unesco nel dicembre 2019. Il programma della settimana ruota intorno al momento più importante, quello del 28 agosto, con l’apertura della Porta Santa della Basilica di Santa Maria di Collemaggio, per l’inizio del Giubileo più antico della storia, voluto dal Papa Santo Celestino V con la Bolla del Perdono del 29 settembre 1294. 

Ora è in corso lo spettacolo della prima serata. Tanti artisti di primo piano stanno illuminando il palco antistante la basilica di Collemaggio (denominato Teatro del Perdono), nell’ambito dello spettacolo Un canto per la rinascita – di Guerra e di Pace: Mahmood, Mr. Rain, Coma_Cose, Alfa, Paola Turci, Albano Carrisi, accompagnati dall’Orchestra del Conservatorio A. Casella dell’Aquila. La serata è presentata anche quest’anno dalla conduttrice televisiva Rai Lorena Bianchetti.

Si tratta di un evento ideato dal direttore artistico della Perdonanza, maestro Leonardo De Amicis, e scritto insieme con Paolo Logli.

“L’apertura di quest’anno prosegue una grandissima tradizione in cui le arti, la musica, la parola, la recitazione si fanno portatori dei grandi valori della Perdonanza: pace, solidarietà,  riconciliazione prendono voce attraverso le note e le parole delle arti del passato e contemporanee. Da sempre al servizio della costruzione sociale e degli ideali”, ha dichiarato il maestro Leonardo De Amicis.




CHIETI YANCHENG delegazione in Comune e Camera di Commercio

Il Sindaco: “L’amicizia nata con il gemellaggio deve diventare grande con la sinergia fra i nostri rispettivi interessi, identità ed economie”

Chieti, 23 agosto 2023. Nella mattinata di oggi il sindaco Diego Ferrara con il Presidente del Consiglio comunale Luigi Febo, l’assessore al Commercio Manuel Pantalone e la consigliera con delega ai rapporti istituzionali Alberta Giannini ha ricevuto in Comune una delegazione in arrivo da Yancheng, importante città-prefettura dello Jiangsu, una delle Province economicamente più sviluppate della Cina.

A guidare il gruppo, Wang Juan Yancheng, attuale vicesindaca del Governo popolare municipale, con lei: Zhou Dahu, vicecapo del distretto del distretto di Yandu; il vicedirettore del comitato di gestione della zona high-tech di Shen Zhenxing Yancheng; Zhu Longcheng, direttore del Yandu District Bureau of Commerce; Wu Dehui, direttore del Yandu District Bureau of Industry and Information Technology e Lin Tianhui, dell’Ufficio Affari Esteri di Yancheng. Un incontro che dà seguito a un gemellaggio nato anni fa e riattivato grazie all’attività positiva dell’associazione Abruzzesi in Cina, presenti con gli avvocati Roberto Saccoccia e Donatella Laureti. Presente anche la professoressa Laura Berardi, del Dipartimento di Economia dell’Università d’Annunzio Chieti-Pescara.

La delegazione ha fatto tappa anche alla Camera di Commercio, dove è stata ricevuta dal presidente Gennaro Strever e ha incontrato i rappresentanti delle associazioni di categoria di Confcommercio, Confesercenti e Cna. La visita si è conclusa con un giro fra le bellezze artistiche e archeologiche del centro storico, affidato alla guida esperta di Stefania Cocco, dell’associazione culturale Mnemosyne e un pranzo al ristorante Iannacone di Chieti Scalo.

“L’incontro di oggi aggiunge una tappa importante per la nostra amicizia – riferiscono il sindaco Diego Ferrara, il presidente Luigi Febo e l’assessore Manuel Pantalone – Abbiamo rafforzato le relazioni fra le nostre città, questo consolidando i nostri rapporti e confrontandoci con il futuro delle relazioni in ambito culturale, formativo ed economico-commerciale. Ringraziamo la Camera di Commercio che vi ha accolti, aprendo le porte a future e proficue attività, come la d’Annunzio, con cui saremo felici di agevolare contatti e rapporti Italia-Cina. L’idea è quella di creare un ponte economico e culturale tra le città, che sono diverse e geograficamente distanti, ma che hanno molto in comune in termini di interessi e attività.

Fra le richieste arrivate dalla municipalità di Yancheng, quella di promuovere e sviluppare contatti fra le realtà culturali, commerciali e anche dedite all’agricoltura, oltre che a industria e servizi, uno dei punti di forza della metropoli cinese. Anche per questa ragione abbiamo deciso di offrire come dono istituzionale delle bottiglie del vino dei nostri territori, quello prodotto dalle cantine ricomprese nella neonata associazione dei Vignaioli teatini. Siamo lieti di fare da tramite perché si arrivi presto a progetti concreti, anche al fine di attrarre nuovi investimenti, futuri flussi turistici e offrire nuove opportunità alle imprese che puntano all’internazionalizzazione e per tale ragione continueremo ad alimentare questo canale proficuo di incontro e scambio fra le rispettive comunità”.




TANTE ATTIVITÀ AL MAXXI L’AQUILA

Nei giorni della perdonanza celestiniana: dal 25 al 31 agosto visite guidate, laboratori, spettacoli e iniziative realizzate in collaborazione con il territorio

L’Aquila, 23 agosto 2023. Una ricca offerta di appuntamenti al MAXXI L’Aquila nei giorni della Perdonanza Celestiniana, uno dei periodi più vivaci e importanti per la città, al quale il museo contribuisce con visite, laboratori e iniziative realizzate in collaborazione con il territorio che vanno ad aggiungersi alle mostre in corso: Marisa Merz Shilpa Gupta visibileinvisibile inaugurata in primavera nelle sale del piano nobile del museo e In Ceramica, focus a cura di Alessandro Cocchieri, con opere di Alberto Garutti, Felice Levini, Donatella Spaziani, H. H. Lim e Gino Sabatini Odoardi, in corso nella Project room.

Venerdì 25 e mercoledì 30 agosto, alle 18, i visitatori potranno scoprire Marisa Merz Shilpa Gupta visibileinvisibile, attraverso il racconto di una guida d’eccezione Fanny Borel, curatrice della mostra con il Direttore del MAXXI L’Aquila, Bartolomeo Pietromarchi.

Due curator’s tour per approfondire il dialogo artistico che prende vita nelle sale di Palazzo Ardinghelli attraverso circa 50 opere di due indiscusse protagoniste dell’arte contemporanea: Marisa Merz (Torino, 1926 – 2019) – unica rappresentante femminile dell’Arte Povera e riferimento della scena artistica italiana dalla fine degli anni Sessanta, Leone d’oro alla carriera nel 2013 – e Shilpa Gupta, (Mumbai, 1976) una delle artiste più importanti della sua generazione a livello internazionale, con presenze in molte delle più prestigiose manifestazioni e musei nel mondo.

I lavori delle due artiste, posti in relazione dai curatori, propongono una riflessione sui temi del visibile e dell’invisibile, dell’immagine e della parola, del politico e del filosofico attraverso due mondi, l’Oriente e l’Occidente, e due epoche diverse.

Il Curator’s tour con Fanny Borel ha un costo di 5 euro più biglietto ridotto al Museo. Prenotazione online compilando il form disponibile sul sito maxxilaquila.art.

Domenica 27 agosto alle 17 ulteriore possibilità di scoprire la mostra con la visita guidata Alla scoperta del MAXXI L’Aquila. €5 su prenotazione o fino a esaurimento posti più acquisto del biglietto di ingresso ridotto al Museo.

Sabato 26 agosto le Sale del MAXXI L’Aquila ospitano invece l’iniziativa “I sabato del merletto”

promossa dall’Associazione “Il Miracolo Bianco delle Mani” dell’Aquila. I visitatori del museo potranno assistere alla realizzazione di alcune creazioni artistiche espressione di comunità provenienti da tutta Italia, ciascuna specializzata in una particolare lavorazione, e potranno cimentarsi in prima persona nell’arte del merletto, affiancati dagli esperti. Il progetto nasce nell’ambito della Mostra itinerante voluta dal Ministero della Cultura, avviata nel 2022 a Venezia con “I venerdì del Merletto”. A questo appuntamento, il terzo dei cinque previsti al MAXXI L’Aquila tra giugno e ottobre, parteciperanno i gruppi di Chiavari, Bologna, San Sepolcro, Umbria e Salento, oltre a quello aquilano.

Martedì 29 agosto alle 17 in programma Nati al MAXXI – Viaggi oltre i confini laboratorio per famiglie con bambini da 0 a 3 anni realizzato in collaborazione con l’Associazione Nati nelle Note. Un’esplorazione del Museo diversa dal solito che fonde musica e movimento con le opere d’arte in mostra, creando magici momenti di contemplazione e ascolto per i più piccoli e le loro famiglie. Il costo per la partecipazione è di €15, comprensivi di biglietto d’ingresso al Museo per l’adulto accompagnatore, prenotazione obbligatoria tramite form online.

A seguire, ancora un appuntamento per il mese di agosto: giovedì 31 alle 21 il MAXXI L’Aquila presenta, in collaborazione con Teatro Zeta, lo spettacolo dEVOLUTION di Rolando Macrini con Manuele Morgese e Jared Mcneill (ingresso libero fino a esaurimento posti).




SI ABBATTONO ALBERI

Verso un progressivo e costante depauperamento della nostra ricchezza arborea. Riserva Dannunziana: manca ancora la “Direzione”, in entrambi i sensi!

Pescara, 23 agosto 2023. Il bosco è una conformazione vegetale complessa. Per comodità espositiva e semplificando di molto il tema, in questa segnalazione vogliamo far riflettere sul fatto che il bosco ha un limite esterno (il limitare del bosco), che ovviamente rimanda ad un interno: gli individui posti all’esterno sono i più esposti a eventi atmosferici, come ad esempio il vento, rispetto agli alberi che formano il bosco interno. I primi alberi riparano dal vento gli altri, e in ragione della trama boschiva, all’interno ogni individuo beneficia anche di maggiore stabilità, come anche il bosco nel suo complesso.

Ora, quando all’interno di un insieme boschivo si introduce un elemento di discontinuità, tipo un passaggio, una strada, alcuni individui si trovano improvvisamente ai lembi di un nuovo sotto insieme, esposti quindi a situazioni atmosferiche e di stabilità diverse, non essendo più al riparo come nella situazione antecedente. Per fare un banale esempio, nelle gare ciclistiche chi sta nella pancia del gruppo praticamente non pedala avendo pochissima aria che “fendere”, mentre i primi fanno una fatica estrema, essendo esposti al vento che fa resistenza: questi fanno il lavoro sporco per tutti gli altri dietro, ed ecco perché si danno spesso il cambio.

Ebbene, lungo il camminamento ciclo-pedonale interno alla Riserva Dannunziana, via Antonelli, stanno venendo giù col tempo gli alberi più prossimi alla stradina: uno, proprio ieri e supponiamo per questioni di sicurezza, è stato abbattuto. Sicché ora sono altri alberi a diventare esterni, e forse subiranno la stessa sorte, fino al consumo dell’intera formazione, erosa di questo passo albero dopo albero. Così accadrà anche nel tratto dove è stato realizzato il Pendolo, dove una lunga alberata di Pini è stata rimossa per costruire l’asse stradale, facendo diventare un fronte interno il nuovo lembo del bosco (con i danni dell’incendio che poi aggravano il tutto).

A questi problemi il PAN, il Piano di Assetto Naturalistico, dovrebbe rispondere, programmando un piano di difesa e di azioni, attuato dai previsti enti gestionali, come il Comitato di Gestione e la sua Direzione. Ma a Pescara questi Enti, dopo oltre 20 anni dall’Istituzione della Riserva, ancora non vengono formati, per quanto siano previsti per legge e per questo continuamente richiesti dalla Associazioni del Coordinamento Salviamo gli Alberi di Pescara

Il risultato è quello che vediamo oggi: si abbattono solo gli alberi, andando verso la direzione di un progressivo e costante depauperamento della nostra ricchezza arborea.

Stesso paradigma purtroppo avviene in città: la mancanza del Piano del Verde si manifesta nell’unica azione conosciuta, quella dell’abbattimento, spesso d’urgenza e non valutabile, come è avvenuto nei giorni scorsi, addirittura a Ferragosto, che ha visto un pino maestoso di via Solferino sparire per mano dei Vigili del Fuoco chiamati pare dai residenti.

Gli organi gestionali e di programmazione non sono accessori, perché in assenza abbiamo sempre l’azione puntiforme, il caso per caso, il rincorrere gli eventi.

Se vogliamo fermare questo dissanguamento del nostro verde, dalla Riserva alla Città, la direzione da seguire è quella della programmazione, della gestione, dei tavoli condivisi e dei piani interdisciplinari.

Coordinamento Salviamo gli Alberi di Pescara

Archeoclub d’Italia sede di Pescara – Italia Nostra sezione “Lucia Gorgoni” di Pescara -Gruppo Unitario Foreste Italiane – G.U.F.I.- Associazione Mila Donnambiente – Le Majellane – Coordinamento Nazionale per gli Alberi e il Paesaggio (CO.N.AL.PA), Comitato Strada Parco Bene Comune- Comitato Oltre il Gazebo No Filovia -Associazione Italiana Architettura del Paesaggio sezione Lazio Abruzzo Molise Sardegna (AIAPP LAMS)- La Gallina Caminante  – Saline.Marina.PP1 di Montesilvano –L’Albero bello – FIAB Pescarabici – Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta- Touring Club Italiano – Club di territorio di Pescara




ALL’APPARIR DEL VERO …

PoliticaInseime.com, 23 agosto 2023. Sarà stato forse per l’ambito in cui si svolge l’evento se degli sprazzi di verità sono emersi al Meeting di Cl di Rimini con gli interventi, prima, del Ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, e, poi, del collega Raffaele Fitto. A leggere in controluce le loro dichiarazioni non si può non essere preoccupati. A conferma di quel che si diceva qualche giorno fa del rintocco della campana che Ernest Hemingway invitava sempre a non sottovalutare. E bisogna, per questo, davvero ringraziare due ministri così importanti della compagine Meloni. Anche se, tra le loro file, stanno certamente smuovendo i solidi convincimenti dei soliti inebriati di ideologia i quali, poi, finiscono per accusare gli altri di ideologismo.

I numeri e la situazione concreta non ammettono repliche. E questo può spiegare i silenzi di Giorgia Meloni stretta com’è tra la dura realtà delle cose e un’armata con cui ha vinto le elezioni, ma non andando oltre, nei contenuti e nei metodi,  quella bolla in cui è oramai ridotta la politica in generale. E la destra non ne è proprio immune, ma oggi governa. E al momento del dunque vedremo se l’inebriazione e il continuo richiamarsi ad una vittoria assicurata sulla base del voto effettivo di meno del cinquanta per cento degli italiani serviranno a qualcosa. Cioè a governare.

E governare è sì paragonabile all’Otto volante, come la Meloni dice nella solita intervista senza contraddittorio rilasciata in solitaria ad un settimanale. Anche se lo dice come se il governare da Palazzo Chigi fosse cosa iniziata per la prima volta nella storia il 22 settembre del 2022, quando lei ci s’insidiò.

Governare non è autocelebrarsi e autocompiacersi per quel che si ascolta la sera dai telegiornali, ovviamente sfornati  più che da veri giornalisti, cioè  quelli del contraddittorio e dell’analisi, da autentici gazzettieri che raccontano una storia dell’Italia e degli italiani tutta diversa da quella vera.

Così, continua a riproporsi il quesito: la Presidente del consiglio sta con i ministri che saggiamente lanciano grida d’allarme o con la retorica di quelli, e lei ne ha tanti accanto, che pensano ad un regime da mettere in piedi a dispetto di tante cose, a partire dall’Europa? O pensa solo alla chimera del rovesciamento degli equilibri europei?

La realtà cogente è quella dell’Europa cui Fitto fa riferimento, consapevole di quanto sia assolutamente necessario raggiungere un accordo con Bruxelles. Perché l’Italia non può permettersi altro: pena il ritorno a quelle che chiama le vecchie regole. Quelle su cui per anni hanno insistito un Nord Europa e centro orientale pieni zeppi, pure, di tante amiche ed amici sia di Giorgia Meloni, sia di Matteo Salvini, fortunatamente ridimensionati dal cosiddetto “accordo Ursula”, per l’esistenza del quale il quale l’Italia dovrebbe ringraziare il cielo. E basti riferirsi al periodo  della pandemia Covid, al varo del Next Generation Europe e il conseguente Pnrr.

Continuiamo ad essere la democrazia europea più afflitta da debiti. Abbiamo appena saputo che pure la Meloni non è venuta meno alla tradizione di far crescere il debito pubblico. E, così, anche con lei, dopo quasi un anno di governo, siamo riusciti a battere i record precedenti in termini di crescita dei nostri debiti.

Sappiamo dei ritardi con il Pnrr e dell’incapacità strutturale a programmare e a realizzare. Così, siamo costretti solo a sperare che il resto dell’Europa continui ad aspettarci, e ad accettare modifiche su modifiche del Pnrr, perché, alla fine, è anche l’Europa ad avere interesse che l’Italia aumenti la propria quota di Pil. Poi, certo, scopriremo tra qualche anno, ma noi ovviamente continuiamo a sperare che non sarà così, che la gran mole di finanziamenti in ballo non si riveleranno il volano atteso come moltiplicatore in campo di infrastrutture, investimenti ed occupazione. Ma di questo ne parleremo a suo tempo.

Intanto, che il Governo si decida a darsi una linea coerente e spieghi davvero agli italiani che cosa sta facendo e quel che, invece, non potrà fare. Uscendo, finalmente, dall’attendismo e dall’indeterminatezza. Sapendo che non possiamo continuare con questa storia dei cinque anni della durata della legislatura perché il cambio di passo serve adesso. E il primo gesto da fare dovrebbe essere quello di riconoscere che ci si è troppo spinti nel garantire cose che non possono proprio essere realizzate e che è necessario cambiare completamente la nostra spesa per puntare sull’innovazione . Sarebbe un fatto di grande valenza di cultura politica, invece di continuare con ritornelli destinati a misurarsi di ciò che giunge con l’apparir del vero.




ALTA TENSIONE IN CARCERE

Devastata sezione detentiva. Protesta la polizia penitenziaria

Vasto, 22 agosto 2022. Ancora una volta follia e violenza nel carcere di Vasto per la folle protesta di un detenuto e torna a protestare con veemenza il personale della Polizia Penitenziaria, per una situazione esplosiva che era stata preannunciata ai vertici dell’Amministrazione penitenziaria nazionale e regionale ma rispetto alla quale nessun provvedimento era stato assunto.

Ricostruisce l’accaduto Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE: “Un internato, che ieri era già andato in Pronto Soccorso per un forte stato di agitazione ed ha creato non poche criticità al personale di scorta, stamattina ha iniziato con il distruggere tutta il reparto ASM rompendo telecamere, fili elettrici e tutto quello che era presente fino ad incendiare il materasso. Fatto uscire dal reparto dopo essersi sottratto alla vigilanza del personale, si è impossessato di un estintore che ha usato contro due poliziotti, rinchiudendone uno nella cucina. Una volta che il collega è riuscito ad uscire, il ristretto era fuori ad aspettarlo con in mano l’estintore che ha aperto, svotandoglielo addosso. Solo con intervento di altri poliziotti, si è riusciti ad immobilizzare l’uomo”.

Ferma la denuncia del SAPPE: “Si tratta di eventi già ampiamente preannunciati dal SAPPE per la mancanza di personale e di una struttura inadeguata alla vita penitenziaria: chiediamo un sopralluogo tecnico da parte del PRAP e una visita ispettiva da parte dell’ASL per valutarne l’idoneità sotto il profilo dell’igiene e della sicurezza dei luoghi di lavoro”. 

Per Capece, che esprime solidarietà e vicinanza ai poliziotti di Vasto, quel che serve sono “interventi urgenti e strutturali che restituiscano la giusta legalità al circuito penitenziario intervenendo in primis sul regime custodiale aperto. Servono poliziotti e regole d’ingaggio chiare, tecnologia e formazione per chi sta in prima linea nelle Sezioni, strumenti di difesa e contrasto delle violenze”.




ACCRESCERE IL BENESSERE negli ambiti della vita

Scade l’otto settembre il Bando di Erogazioni della Fondazione Pescarabruzzo

Pescara, 22 agosto 2023. La Fondazione Pescarabruzzo, nell’ambito dei propri fini istituzionali ed in aggiunta alle attività proprie, sostiene anche per l’anno 2024 iniziative di soggetti terzi, da realizzare prevalentemente nel territorio della Provincia di Pescara.

I campi di interesse del bando abbracciano la maggior parte delle aree di coesione sociale: dalla cultura, all’arte, all’istruzione, fino alla ricerca scientifica, alla salute pubblica e alla promozione dello sviluppo economico locale, per un totale di € 500.000 destinati ai più stimolanti e innovativi progetti di associazioni ed enti del territorio pescarese, dove la Fondazione opera con costanza da oltre trent’anni.

L’avviso pubblico si inserisce nelle attività annuali statutarie che la Pescarabruzzo offre alla comunità al fine di accrescere il benessere della popolazione in tutti gli ambiti della vita. Tante sono state le iniziative sostenute che hanno caratterizzato il 2023 per capacità di coinvolgere, interessare e alimentare la cultura, la socialità e la conoscenza del territorio. Tra queste, la Fondazione Pescarabruzzo ha sostenuto Terra Autentica, l’importante progetto turistico integrato, nato per tutelare, raccontare e anche per conservare l’identità, il patrimonio e la storia delle comunità della Provincia di Pescara. Sono protagonisti dell’iniziativa non soltanto le circa 30 istituzioni comunali ma anche una serie di enti e istituzioni regionali e nazionali, tra le quali anche enti no profit e le numerose Pro Loco.

Il Bando per il sostegno ai progetti del 2024 scade dunque venerdì 8 settembre. L’avviso completo e la modulistica sono disponibili sul sito web: www.fondazionepescarabruzzo.it.

La richiesta dovrà essere compilata e inviata all’indirizzo di posta elettronica bandi.pescarabruzzo@pec.it. È consentita la consegna a mano esclusivamente il giorno venerdì 8 settembre 2023, dalle ore 9:00 alle ore 13:00, presso la sede della Fondazione Pescarabruzzo, in Corso Umberto I n. 83 a Pescara.

In foto: un’escursione da Villa Celiera al Monte Bertona




STORIA DELL’ARCANGELO GABRIELE

Il nome Gabriele sembra essere composto dalle parole ebraiche gebher: uomo, e ‘El: Dio. Dunque, significa Uomo di Dio, o Forza di Dio … Praticamente tutte le missioni e le manifestazioni di quest’Arcangelo sono strettamente connesse alla venuta del Messia. La più accurata profezia riguardante il tempo della venuta di Cristo fu fatta da San Gabriele al profeta Daniele.

di don Marcello Stanzione

DentroSalerno, 22 Agosto 2023. Immediatamente prima della venuta di Cristo incontriamo l’Arcangelo Gabriele nel Tempio di Gerusalemme, che annuncia a Zaccaria la nascita di un figlio, Giovanni Battista, il precursore di Cristo: “Io sono Gabriele, che sto al cospetto di Dio, e sono stato mandato a parlarti e a portarti questo lieto annunzio.”

Il più importante e sicuramente il più gioioso messaggio commissionato ad un Angelo fin dalle origini dei tempi, fu quello portato dall’Arcangelo Gabriele alla Vergine Maria, in cui le annuncia l’incarnazione del Verbo di Dio e la nascita di Cristo, il Salvatore dell’umanità, chiedendo il suo consenso ai piani divini di salvezza. La semplicità e la grandezza celestiale di questo messaggio, raccontato a noi da colei che era l’unica testimone della buona notizia di Gabriele, dovrebbe essere letto interamente per capire la sublime e delicata missione di Gabriele nell’opera della redenzione umana.

È la prima volta che un Principe della corte del cielo si manifesta ad una creatura, una giovane donna, con una deferenza e un rispetto tale come un principe dovrebbe mostrare alla sua regina. La discesa dell’angelo sulla terra segnava l’alba di un nuovo giorno, l’inizio di un nuovo patto, il compimento delle promesse di Dio al suo popolo: “L’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazareth, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe, e la vergine si chiamava Maria.”.

Saggezza celestiale, tatto ed abilità sono evidenti nella conversazione di Gabriele con la Vergine Maria: “L’angelo essendo entrato le disse: Ti saluto o piena di grazia, il Signore è con te.” Gabriele deve dominare la reazione di sorpresa di Maria, dovuta sia alla sua apparizione sia al suo speciale “modo di salutare”. Egli deve preparare e disporre la sua pura mente verginale all’idea della maternità, e ottenere il suo consenso a diventare la madre del Figlio di Dio. Gabriele assolve nobilmente il suo compito: “Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio.” Egli la chiama con il suo nome, proprio per infonderle fiducia e per mostrare affetto e sollecitudine nel suo turbamento. Il grande messaggio dell’Incarnazione le viene presentato come un decreto dell’Altissimo, predetto secoli prima dai profeti, e annunciato adesso a lei come un evento imminente che dipende dal suo consenso: “Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine”.

A queste parole dell’Angelo, divenne chiaro a Maria che il suo bambino doveva essere il Messia promesso, il Figlio di Davide. Ma ella non comprendeva come conciliare il suo voto di verginità con la maternità promessa, allora chiese: “Come potrà accadere, io non conosco uomo.” La risposta di Gabriele mostra che Dio rispetta il voto di verginità di Maria e dunque vuole renderla madre senza un padre umano, ma in modo unico e miracoloso: “Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te scenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo.”

Come ultima parola di incoraggiamento e, allo stesso tempo, un’informazione molto gratificante, l’Arcangelo Gabriele rivela a Maria che la sua anziana e sterile cugina Elisabetta è incinta ed è al suo sesto mese di gravidanza. Questo argomento finale viene affrontato per “provare che niente è impossibile a Dio.”

Maria, ferma nella sua profonda umiltà, rispose: “Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto.” Questa risposta era il consenso di Maria, un consenso atteso per cieli e per terre. L’Arcangelo Gabriele partì da Maria per portare a tutti gli angeli la gloriosa notizia dell’Incarnazione del Verbo.

Sembra molto probabile che Gabriele, l’Arcangelo dell’Annunciazione, ricevette un compito speciale di custodia della Santa Famiglia di Nazareth. Egli fu probabilmente l’Angelo che portò “la buona notizia della grande gioia” ai pastori “che erano di guardia di notte al loro gregge,” la notte in cui nacque Cristo dalla Vergine Maria in Betlemme. Notiamo, in questa occasione, la stessa procedura utilizzata prima per calmare la paura e la sorpresa, come lo era stato nel caso dell’Annunciazione a Maria: “Non abbiate paura poiché io vi annuncio una buona novella di grande gioia… Oggi è nato per voi il Salvatore, il Cristo Signore, nella città di Davide.” Chi altri poteva essere il messaggero di una tale buona notizia, se non colui che lo aveva promesso per mezzo del profeta Daniele, e portato l’annuncio a Maria, l’Arcangelo Gabriele?

Dopo aver annunciato il gioioso messaggio, l’Arcangelo viene circondato immediatamente da una moltitudine di schiere celesti, che cantano, per la prima volta, il cantico della celeste Gerusalemme. Era opportuno che fosse l’Arcangelo della Redenzione ad intonare il cantico della redenzione umana: “Improvvisamente si formò attorno all’Angelo una moltitudine di schiere celesti, che lodavano Dio, e dicevano: “Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà.”

I compiti di Gabriele verso il Messia non terminano con la sua nascita. Gabriele fu probabilmente l’Angelo che “apparve in sogno a Giuseppe”, dapprima a Betlemme quando lo avvisò dicendogli: “Alzati, prendi con te il bambino e sua madre, e fuggi in Egitto e resta là finché non ti avvertirò, perché Erode sta cercando il bambino per ucciderlo”. Dopo la morte di Erode, l’Angelo riapparve di nuovo a san Giuseppe in Egitto, per dirgli di riportare il bambino e sua madre nella terra d’Israele.

Gabriele che è la “Forza di Dio “deve essere stato l’angelo menzionato da San Luca, nel suo racconto dell’agonia di Cristo nell’Orto del Getsemani: “E gli apparve un angelo dal cielo a confortarlo”. Era giusto che l’Angelo che aveva assistito all’agonia del Signore, e che aveva annunciato la sua venuta, sia nell’Antico che nel Nuovo Testamento, dovesse essere anche il primo ad annunciare al mondo la sua Resurrezione, il suo trionfo sul peccato e la morte il mattino di Pasqua: “Un angelo del Signore sceso dal cielo si accostò, rotolò la pietra e si pose a sedere su di essa. Il suo aspetto era come la folgore e il suo vestito bianco come la neve.”

È molto probabile che San Paolo si riferisca all’Arcangelo Gabriele quando parla della seconda venuta di Cristo alla fine del mondo, quando la battaglia di San Michele contro Satana terminerà, e quando non ci sarà più bisogno di tutti i rimedi fisici e spirituali di San Raffaele. Sembra che dei tre Arcangeli biblici a noi noti, San Gabriele sia l’unico che, con voce potente, chiamerà la morte alla vita e al giudizio: “Il Signore stesso, a un ordine, alla voce dell’arcangelo e al suono della tromba di Dio, discenderà dal cielo; e i morti in Cristo risorgeranno.” La voce dell’Arcangelo e il suono della tromba di Dio sembrano essere la stessa cosa, avendo lo scopo di trasmettere il divino comando ai morti di risorgere di nuovo, con il potere dell’Onnipotente Dio. La resurrezione dei “morti che sono in Cristo” è la conseguenza, la raccolta dei frutti della Redenzione. Gabriele, che favoriva il lungo soggiorno della vita dell’uomo sulla terra, preparando l’uomo al lavoro della Redenzione per mezzo del Messia, sembrerebbe essere anche il primo tra gli angeli inviati per radunare gli eletti, dai quattro angoli della terra.

PREGHIERA A SAN GABRIELE

O glorioso Arcangelo San Gabriele, io condivido la gioia che provasti nel recarti quale celeste Messaggero a Maria, ammiro il rispetto con cui ti presentasti a Lei, la devozione con cui La salutasti, l’amore con cui, primo fra gli Angeli, adorasti il Verbo Incarnato nel suo seno e ti prego di ottenermi di ripetere con gli stessi tuoi sentimenti il saluto che allora rivolgesti a Maria e di offrire con lo stesso amore gli ossequi che allora presentasti al Verbo fatto Uomo, con la recita del Santo Rosario e dell’Angelus Domini. Amen.

ORAZIONE A SAN GABRIELE

PROTETTORE DELLE TECNICHE AUDIOVISIVE

(Beato GIACOMO ALBERIONE)

O Padre celeste, ti ringrazio per aver scelto tra gli angeli San Gabriele a portare l’annunzio dell’Incarnazione e Redenzione dell’umanità. Maria accolse con fede l’annunzio, ed il tuo Figlio s’incarnò e, morendo sulla croce, redense tutti gli uomini.

La maggior parte di essi però non ha ancora ricevuto il messaggio della salvezza e vive nelle tenebre.

San Gabriele, protettore delle tecniche audiovisive, cinema, radio e televisione, supplica il Maestro Gesù perché con questi potenti mezzi la Chiesa possa, al più presto, predicare la verità divina da credere ed indicare la via da seguire.

Che questi doni di Dio servano all’elevazione e alla salvezza di tutti.

Che mai queste tecniche siano adoperate per l’errore e la rovina delle anime!

Che ogni uomo accolga docilmente il messaggio di Gesù Cristo.

San Gabriele, prega per noi e per l’apostolato delle tecniche audiovisive. Amen.




LAURA MARZI VINCE IL PREMIO John Fante Opera Prima 2023

È Laura Marzi con il romanzo “La materia alternativa” edito da Mondadori a vincere il Premio John Fante Opera Prima 2023.

Torricella Peligna, 21 agosto 2023. La cerimonia di annuncio e di premiazione si è svolta domenica 20 agosto 2023 a Torricella Peligna durante la XVIII edizione del Festival John Fante, conclusosi ieri e diretto da Giovanna Di Lello, alla presenza del Sindaco di Torricella Peligna Carmine Ficca e di Victoria Fante Cohen, figlia del grande scrittore, che hanno consegnato il riconoscimento, e dei membri della Giuria tecnica Maria Ida Gaeta (presidente), Maria Rosaria La Morgia e Mario Cimini, che insieme agli altri giurati Masolino D’Amico, Claudia Durastanti e Nadia Terranova hanno selezionato i tre libri finalisti di quest’anno: oltre al libro vincitore, “Divorzio di velluto” di Jana Karšaiová (Feltrinelli) e “La Fuga di Anna” di Mattia Corrente (Sellerio).

“La materia alternativa di Laura Marzi, Mondadori, vince il premio John Fante Opera Prima 2023. È un romanzo che per istinto del racconto, riconoscibilità della voce narrante e soprattutto capacità di aggirare la retorica che attanaglia il rapporto tra generazioni, si distingue come un’opera prima con una personalità già molto definita. La Marzi sa raccontare in maniera originale ed espressiva, per certi aspetti originale, le relazioni umane nel mondo della scuola. La giovane protagonista, molto fantianamente, si appropria delle strane ore di “materia alternativa”, dello spazio di libertà di questa “zona franca” per riempirla di contenuti con cui tentare un dialogo autentico, di verità, con i ragazzi di cui vuole fare emergere pensieri ed idee. Un libro sul mondo della scuola ed un ritratto anticonvenzionale e intelligente di una giovane donna oggi.” ha dichiarato Maria Ida Gaeta, Presidente della giuria dei letterati Premio John Fante Opera Prima.

Le targhe ai finalisti sono state consegnate dal consigliere comunale Nicola Di Pietrantonio, dal vicesindaco del comune francese di Annemasse Louiza Lounis, con cui Torricella Peligna ha un patto di amicizia, e dalla direttrice del Festival Giovanna Di Lello.

Menzione Speciale della giuria è andata al libro “Come d’aria” di Ada D’Adamo, vincitore del Premio Strega 2023 (Elliot Edizioni). A ritirare la targa consegnata dal consigliere comunale con delega alla cultura Loredana Piccirelli, il marito della scrittrice scomparsa Alfredo Favi. La serata è stata condotta dal giornalista Carlo Paris, le letture sono state a cura dell’attrice Susanna Costaglione.

Premiata nella prima parte del Festival, anche la scrittrice libica Najwa Bin Shatwan, vincitrice del Premio John Fante alla carriera Vini Contesa 2023, decretata dalla giuria tecnica composta da membri di L&Gend, gruppo di ricerca dell’Università Gabriele d’Annunzio di Pescara/Chieti, con la seguente motivazione: “Per aver diffuso, attraverso le sue opere, una letteratura che ha affrontato temi universali quali le discriminazioni razziali e di genere, ricorrendo a un linguaggio ora altamente simbolico ora diretto. I personaggi dei romanzi, racconti e opere teatrali di Najwa Bin Shatwan, uomini e donne, pur muovendosi in contesti diversi, si fanno interpreti di quell’anelito universale che è il desiderio di libertà e di uguaglianza”.

Il Premio John Fante opera prima cinema, nato quest’anno in via del tutto sperimentale, in collaborazione con la casa di produzione Superotto Film Production, e che seleziona un romanzo d’esordio opzionabile per il grande schermo tra quelli partecipanti, è andato a “Divorzio di velluto” di Jana Karšaiová (Feltrinelli) con la seguente motivazione: “Un premio sperimentale che vorremmo consolidare negli anni, insieme alla casa di produzione Superotto film production. Opzioneremo l’opera della scrittrice Jana Karšaiová per svilupparne una sceneggiatura. Il suo romanzo mostra una particolare affinità stilistica per la scrittura visiva che permette ai lettori di immedesimarsi nei soggetti ed essere trasportati a Bratislava e a Praga. Potrebbe rappresentare una piacevolissima sorpresa per il pubblico al cinema.” ha dichiarato la direttrice artistica Giovanna Di Lello.

Hanno consegnato il premio il Sindaco Carmine Ficca e Victoria Fante Cohen. La giuria è composta dal regista Stefano Odoardi, il produttore Roberto Bessi, l’attrice e scrittrice Daniela Poggi, lo studioso di cinema Matteo Cacco e la direttrice del John Fante Festival Giovanna Di Lello.

La XVIII edizione del John Fante Festival ha celebrato quest’anno i 40 anni dalla morte di John Fante, svolgendosi per l’occasione in due momenti, dal 28 al 30 luglio e dal 19 al 20 agosto, e raddoppiando così gli appuntamenti a Torricella Peligna.




LA PROMOZIONE DELLA CULTURA SILONIANA

Premio internazionale Ignazio Silone continua a stupire  

Pescina, 21 agosto 2023. A due giorni dall’inizio di questa intensa XXVI Ed. del “Premio Internazionale IS”, i focus sulla storia e le tradizioni locali, culturali, sociali ed enogastronomiche di eccellenze, nei luoghi d’incanto del “Rifugio Silone”, con progetti identitari come “RecuperArti”, sono stati posti all’Assessore regionale per la Cultura ed il Turismo Daniele D’Amario.

Domenica 20 si è aperta la fase di analisi e critica, animata dal vitalissimo “Centro Studi Ignazio Silone”, accanto alla poliedrica rivista “Tempo Presente”, sempre più attenta alla valorizzazione del pensiero del grande intellettuale del ‘900, nel nuovo contesto del “Parco Letterario IS”, con tutta la rete abruzzese, dedicata ai veri giganti della letteratura, filosofia e poesia d’ogni tempo.

I temi cruciali ed attualissimi delle politiche migratorie sono stati scandagliati su ogni aspetto della loro genesi e delle dinamiche in corso, che hanno trasformato l’Italia, e la stessa Marsica dei “cafoni siloniani”: da terra dell’esodo migratorio, a luogo d’accoglienza, pur se non sempre di piena integrazione.

Tutto questo dopo la completa relazione introduttiva della Prof.ssa Carmen Bizzarri, con i contributi critici del Direttore di Tempo Presente, Alberto Aghemo, del Prof Sandro Valletta, con la voce dialettica dello stesso Consiglio Regionale dell’Abruzzo, con i Consiglieri Americo Di Benedetto e Massimo Verrecchia, che in particolare ha annunciato un DDL per sostenere la designazione di Pescina, finalista a Capitale della Cultura 2025, come vincitrice per l’Abruzzo.

Al Presidente della Commissione Politiche Europee, Simone Angelosante è toccata la chiusura dei lavori, con un vivace confronto tra le diverse tesi migratorie: “si con l’accoglienza umanitaria, di matrice cristiana, ma governata da regole e flussi programmati dei migranti”. L’Abruzzo all’Estero è oramai pari a quello attuale, dopo quasi un secolo e mezzo d’emigrazione nel mondo, è un concetto base per la presentazione della storia leggendaria di Vincent Massari di Radici Edizioni, nel libro di Alessio De Stefano, con Liliana Biondi del “Centro Studi IS” ed il Direttore editoriale di “Abruzzo nel Mondo”, Antonio Bini a confronto con l’autore: Vincent Massari, nato negli Abruzzi fine ‘800, divenuto da sindacalista, giornalista, editore e poi politico Senatore dello Stato del Colorado, fino alla sua scomparsa nel 1976, pubblicò a puntate, tra il 1934-36 il romanzo Fontamara, per i nostri emigranti “dal vero”, riportati nei drammi della loro terra d’origine. Hanno portato i saluti, altresì, l’Assessore alla Cultura di Pescina, Antonio Odorisio ed il Cram, con Franco Santellocco Gargano. Ospiti d’eccezione il Vicepresidente del Consiglio Regionale d’Abruzzo, Roberto Santangelo ed il  Senatore abruzzese, Michele Fina, interessati a valorizzare ulteriormente la figura siloniana, dopo questa edizione di prestigio, che ha unito i temi emblematici dell’emigrazione, con il tramonto di una società agropastorale della transumanza, durata secoli, hanno attenzionato anche la  presentazione di “Elvira la Tintora” e la “Mostra sulla Transumanza”, presso Palazzo “Palladini-Biondi”.

Al termine della serata il Concerto “L’Abruzzo, La Marsica, Pescina, Silone….I Suoni della Transumanza”, con gli artisti dell’Associazione M.Lucci. Tante le storie, che proseguono  per il “Premio Internazionale IS”, dedicata alla programmazione ed al coordinamento dei vari strumenti di promozione culturale di Pescina, con l’Abruzzo, nel dinamico circuito dei Parchi Letterari internazionali e regionali: tra gli ospiti anche alcuni dei finalisti Capitale della Cultura 2025, come il sindaco Luca Profili, della Città di Bagnoregio (VT).

La formazione del pensiero critico siloniano, da ricolgere specie alle nuove generazioni, è stata raccolta, dopo un’analisi, nel libro “Una Manciata di Storie” grazie al giornalista Rai Gianni Maritati. C’è un filo rosso che continuerà ad unire trama letteraria ed espressione teatrale in serata con la prima di “USCITA DI SICUREZZA, LA PENA DEL RITORNO. RIPENSARE IL PROGRESSO”, di e con il Maestro Gabriele Ciaccia, del Teatro dei Colori.

Attesa per la chiusura di martedì 22 agosto: al mattino la sentita commemorazione sulla tomba dello scrittore e la presentazione del teatro itinerante “P’LL VIE FI CASTEJE”, degli studenti dell’Istituto Comprensivo Fontamara, poi la presentazione, presso la “Casa Museo IS”, del progetto “Ciber Silone”, sostenuto dalla Fondazione Terzo Pilastro Internazionale, di Roma.

La CERIMONIA DI PREMIAZIONE DELLA XXVI EDIZIONE DEL PREMIO, moderata da Luca Di Nicola) prevede l’assegnazione del Primo Riconoscimento al Prof. Avv. Emmanuele F.M. Emanuele, Mecenate e grande Filantropo siloniano, alla presenza di tutte le Autorità locali, provinciali, regionali e nazionali.

Essi conferiranno altresì il Premio per la migliore Tesi di Laurea della Dott.ssa Elena Colombo, accanto alle sette Menzioni Speciali ad Associazioni ed a personalità, che si sono espresse nei vari campi sui temi siloniani della libertà, uguaglianza e diritti universali, a difesa sempre degli “ultimi”, dei soggetti più deboli e indifesi.

Lo spettacolo di chiusura vedrà sul palco il regista ed attore Giobbe Covatta, che con la sua “LA DIVINA COMMEDIOLA”, toccherà il cuore, dedicandola ai bambini, proprio con la sua esperienza di Ambasciatore Amref in Africa e Testimonial di “Save The Children” nel mondo. Appuntamento poi alla sessione invernale con il Premio IS, prevista per il 16 dicembre , con le scuole, sempre sui temi siloniani della Giustizia e della Legalità, anch’essi di piena attualità.