Pescara, 30 aprile 2022 –
Certi e importanti nonché costosi progetti sono possibili solo grazie alla disponibilità di risorse finanziarie, spesso e volentieri garantite da istituti bancari.
Questi sovente sono i soggetti che determinano la riuscita di una impresa, nel breve e nel lungo termine. Una delle cose che le banche temono di più è l’insolvenza, che può presentarsi inattesa sulla lunga distanza, e si fa di tutto per evitarla, anche modificando o forzando certi mercati, magari contrastando anche l’efficienza dei processi innovativi.
Tanto premesso, si apprende dagli organi locali di informazione che la Banca Europea ha aperto una linea di credito a favore dell’Amministrazione comunale di Pescara per un importo di quasi 60 milioni di € di cui 15.000,00 € per la realizzazione di un impianto di produzione di biogas dai rifiuti organici (metà del costo complessivo sarà messo a gara). L’impianto, alla cui pratica sta lavorando da tempo Ambiente spa, la partecipata comunale di igiene urbana, avrebbe una capacità gestionale di 50.000 t/anno.
Il Comune di Pescara, secondo ISPRA (dati forniti dal comune), produce ogni anno 12 mila tonnellate anno di organico: il che significa che per soddisfare al massimo le capacità dell’impianto sono necessari altre 38 mila tonnellate di rifiuti organici, che possono essere prodotti da un bacino di almeno 280 mila abitanti, più del doppio del Comune di Pescara, corrispondenti complessivamente a 174 mila utenze (famiglie, dati ISTAT), ovvero un terzo dell’intera Regione Abruzzo.
L’impianto sarà in grado di produrre 4 milioni di mc di gas metano, utile a soddisfare le esigenze annuali di circa 2.800 famiglie. Per consentire questa resa è però necessario che oltre 170 mila famiglie conferiscano il proprio rifiuto organico, pagando le spese di trasporto e il conferimento. Quest’ultimo importo è necessario all’impianto per rientrare nelle spese di investimento.
In altre parole, solo l’1,6% dei conferenti potrebbe ipoteticamente usufruire dell’energia prodotta dal sistema, mentre il 98,4 dovrà continuare a rifornirsi dal mercato ordinario. Il compost prodotto trattando il digestato, scarto del processo di degestione anaerobica, dovrebbe essere di 14.000 t/anno, utile a fertilizzare da 500 a 1.000 ettari di terreno (il Fucino si estende per 14.000 ettari).
L’identico ragionamento potrebbe essere replicato per l’Italia intera: su 60 milioni di abitanti, e per una impiantistica capace di gestire oltre 6 milioni anno di t di organico, si avrebbe una produzione di 600 milioni di mc di gas, in grado di soddisfare le esigenze energetiche annuali di 420 mila famiglie, mentre a far funzionare gli impianti servono i conferimenti di oltre 25 milioni di utenze, che devono pagare sia per il trasporto che per conferire l’organico.
Afferma il Consorzio Italiano Biogas (CIB): “In Italia sono operativi circa 1.500 impianti di biogas, di cui 1.200 in ambito agricolo (quindi non FORSU!). Potenzialmente il nostro Paese potrebbe produrre al 2030 fino a 8,5 miliardi di metri cubi di biometano, pari a circa il 12-13% dell’attuale fabbisogno annuo di gas naturale“. A fare due conti, quella produzione di biogas, se dovesse venire da FORSU, corrisponderebbe a 365 milioni di abitanti equivalenti, cioè mezza Europa! Ci saranno tutte queste persone in Italia al 2030? Sicuramente no, ma l’equivalenza potrà essere trovata nei campi agricoli dedicati o in allevamenti industriali. Non bisogna poi dimenticare che gli impianti di biogas usufruiscono\ degli incentivi statali sulle fonti rinnovabili (ma bruciare una risorsa significa perderla per sempre).
Curiosamente il biogas è molto sostenuto anche dal PNRR (in cui è subentrato solo in una seconda versione) e dal nuovo Piano Nazionale Gestione Rifiuti (PNGR), attualmente in fase di VAS e soggetto a numerose critiche (alla stregua del gas naturale e del nucleare nella tassonomia europea sulla sostenibilità).
Giancarlo Odoardi
Consiglio Direttivo Nazionale Associazione Italiana Compostaggio – AIC
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