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CICLABILE e il 10% dei parcheggi auto alle bici

Via Benedetto Croce io la vedo così: marciapiedi più larghi, alberi, cespugli, stalli bici e ciclovie al posto dei parcheggi, che vanno sensibilmente ridimensionati.

Pescara, 13 aprile 2023. Parecchi anni fa, all’ex componente dell’Assemblea costituente della Repubblica italiana e molto più altro, venne intitolata la via di collegamento tra Via Pepe a Via  Vespucci: 850 metri per una larghezza di circa 12 di carreggiata, di cui 4 dedicati ai parcheggi lineari, lato monte e lato mare, e 8 al transito automobilistico, 4 per corsia. Esiste una doppia alberata stradale, costituita essenzialmente da un centinaio di individui tra lecci e pini, piantati all’epoca su una immaginaria linea di divisione dei parcheggi dai marciapiedi, questi ultimi poi ricavati nell’area residuale della strada. Oggi restano camminamenti a destra e sinistra, a volte in trincea, tra i palazzi e il cordolo della striscia alberata, in parte ricoperta di masselli di calcestruzzo tranne che in corrispondenza delle rimanenti aiuole, spesso prive di vegetazione, e alcune volte  ingombri di rifiuti, in corrispondenza dei cassonetti stradali.

A transitarci, soprattutto a piedi, spesso risalta agli occhi una curiosa quanto diffusa  e emblematica immagine, quella di biciclette attaccate (maritate, dico io, come le viti) agli alberi, e soprattutto ai pali della segnaletica o a qualunque altro elemento di ancoraggio.

Indecoroso, potrebbe dire qualcuno, ma inevitabile, visto che di rastrelliere non ne esistono, se non in numero poco significativo e distribuite con un criterio forse oggi non rispondente alle necessità (che poi passino come normali circa 300 auto in sosta lungo la strada, più molte altre in seconda fila, è una faccenda che andrebbe sociologicamente indagata).

Da questo stuolo di bici, insieme a quelle che transitano un po’ incerte  lungo la via, arriva un segnale ben chiaro: per loro c’è bisogno di spazio, tanto, che potrebbe essere recuperato da quello dato in eccesso, cioè in modo sbilanciato, ad altri veicoli.

Il ragionamento che segue si rifà a due norme non recenti: la prima, la L. 366/98, che impone ai soggetti proprietari di strade di realizzare spazi ciclabili in occasione di lavori straordinari (e si può agevolmente dire che quelli fatti e da concludere su questa via lo siano); la seconda, la L.R. 8/2013 sulla mobilità ciclistica, impone di garantire uno spazio del 10%  alle bici in caso di realizzazione di parcheggi pubblici (art. 5, comma 3: “(…) una quota non inferiore al 10% dei posti auto previsti, adeguatamente attrezzata, è riservata al parcheggio di biciclette”).

Quindi, se prendessimo gli 850 metri per lato della via (per 2 fanno 1.700 m), considerato che in tale spazio, eliminati gli ingombri di traverse e quant’altro, ci entrano 300 auto, il 10% di questo spazio potrebbe essere dedicato alle bici. Si tratta di 30 posti auto, uno ogni 50 metri (ovvero ogni 9 auto), che diventano posti bici che possono verosimilmente ospitare 300 mezzi a due ruote. I parcheggi per le auto diminuirebbero solo del 10%, e il maggiore spazio per le bici potrebbe riservare sorprese, costituendo esso stesso un incentivo all’utilizzo delle due ruote.

Si tratta ovviamente di un calcolo matematico, che andrebbe rivisitato in ragione dei punti di maggiore attrattività commerciale, o di altro tipo, presenti lungo l’asse stradale. E se le bici risultassero tante, come sembra già oggi, andrebbe invocata anche l’altra norma, che obbliga alla realizzazione di ciclovie urbane.

Se non si vuole relegare Via Benedetto Croce a funzioni del passato, non più al passo con i tempi della nuova viabilità urbana, potrebbe essere utile soffermarsi a riflettere, con la cittadinanza, magari proprio con l’utenza di quella via, su dette sollecitazioni.

Giancarlo Odoardi

Ri-media.net. Direttore Editoriale – Web Content Editor

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