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LA  PERONOSPORA

Animali danneggiatori delle campagne

Pubblicato alla pagina n. 121 del Bollettino Trimestrale ASTRA

[Tradizioni Popolari Abruzzesi. Anno III Numero 8 (luglio- agosto- settembre) 1975]

Nel Volume I° di «Miti. leggende e superstizioni dell’Abruzzo» pagine: 23-37 , G. Pansa fa la seguente osservazione: «Potrebbero allegarsi numerosi esempi di pratiche superstiziose intese allo scongiuro contro gli animali danneggiatori delle campagne. Essi ripetonsi invariabilmente in quasi tutti i paesi dell’Abruzzo … Nella provincia di Chieti e di Aquila ebbe un tempo grande rinomanza l’acqua di San Bartolomeo. Alla grotta del Santo, sulla Maiella, traevano a frotte i contadini per raccoglierla e spargerla sulle vigne, a fine di scongiurare la peronospora››.

Anche il Finamore ha dedicato a questa pratica superstiziosa dei contadini di Caramanico Terme, Sant’Eufemia a Maiella e Roccacaramanico una pagina ironica dal titolo «Un nuovo rimedio contro la peronospora degli Abruzzi» .

Senonché la tradizione popolare si è vendicata dei due folkloristi abruzzesi.

Ad un esame mineralogico effettuato nel 1930 dal Prof. Bilancioni dell’Università di Roma, l’acqua rivelò un’alta percentuale di zolfo e pertanto costituiva effettivamente un rimedio contro la peronospora.

La credenza popolare non ha fatto altro che attribuire al Santo alcune proprietà chimiche intrinseche all’acqua della grotta.

Credo allora che la conclusione sia solo questa: più è grande l’orizzonte che la mente umana scruta, più perde quest’ultima il contatto con la realtà delle piccole cose.

Franco Cercone

[1] Sulmona. 1924, Stab. Tip. Angeletti.

[1] Arch. per lo studio delle trad. popol. ital.”, diretto da S. Salomone Marino e G. Pitrè, vol. IX, pag. 437, Palermo, 1890, Ciausen Ed.

Ingresso alla Grotta di San Bartolomeo

Alla sinistra dell’entrata, un muro, la cui sommità è crollata, si tratta della parete in muratura di una grossa cisterna, che sfrutta un anfratto della grotta.  È un serbatoio di notevoli dimensioni e può contenere fino a 800 litri di acqua piovana, che scendendo sulla parete rocciosa esterna arrivava ad un foro praticato sul muro della grotta e da lì, per mezzo di un canale in terracotta (oggi scomparso) riempiva la cisterna.

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