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DOPO CINQUE GIORNI di mobilità a Praga

Difficile se non impossibile fare paragoni fra situazioni storicamente e urbanisticamente troppo distanti e diverse tra loro. Ma forse è doveroso ispirarsi se non copiare, possibilmente bene, da chi ha fatto decisamente meglio, e da tanto tempo.

Praga, 21 agosto 2023. Cinque giorni da turista a Praga (1,3 milioni di abitanti), con la necessità/opportunità di muoversi in lungo e in largo per visitare la città, e ti accorgi che il trasporto pubblico è ECCEZIONALE (gratis per me che sono over 65). Parlo in particolare della rete tranviaria, che si estende per oltre 140 km ed è articolata in oltre 20 linee diurne e una decina notturne, che trasportano complessivamente ogni anno oltre 360 milioni di passeggeri (per chi vuole, il web è ricco di notizie sul sistema TRAM a Praga).

Io voglio invece fare qualche considerazione su quanto visto e vissuto da turista e quindi cliente del servizio, con sguardo attento e curioso a quello che gira intorno al semplice, si fa per dire, mezzo di trasporto. Intanto di tipi di tram ce ne sono diversi, dai più datati ai più moderni, ma tutti vanno sulle stesse rotaie, da ben oltre un secolo, e questo la dice lunga sulla lungimiranza di una scelta di mobilità che nel tempo si è rivelata più che vincente, sia dal punto di vista economico che ambientale.

Al di là della possibilità di avere, in diverse fermate, il count down dell’arrivo del mezzo (opzione che si è aggiunta nell’era digitale, come anche il display interno ad ogni singolo mezzo e l’annuncio audio), la frequenza delle corse è quella tipica di una metropolitana (di cui Praga è ovviamente dotata). La distanza massima che ho percorso è stata di 3,5 km in linea d’aria, per capirci da Via Muzii all’Aurum, passando per C.so V. Emanuele, Via Marconi e via L. D’Annunzio. Fare avanti e indietro mi ha fatto vedere e capire alcuni aspetti strutturali della mobilità.

Cominciamo dagli spazi dedicati alle pensiline: quelle che sono sui marciapiedi sono inglobate in questi, particolarmente generosi, mentre le altre dislocate all’interno della carreggiata hanno una piattaforma in grado di ospitare la sosta di mezzi lunghi almeno 30 metri, quelli storici, fino a arrivare a 70 per quelli moderni, con una larghezza di minimo 3 metri, ma anche 4 e oltre, con sedute, tettoia e totem informativo. Ho visto un discreto numero di biciclette e monopattini, con una segnaletica orizzontale e verticale dedicata che ne prevede diffusamente il transito (c’è un discreto sistema di sharing mobility a flusso libero), ma ho notato in modo evidente poche auto, comunque ammesse al passaggio, e i relativi parcheggi, tanto da interrogarmi sulla poca consistenza del traffico.

Ad uno sguardo d’insieme quello che ho percepito, senza conoscere i numeri della zona da me frequentata e non considerando il sistema metropolitano sotterraneo, è stato un massiccio e intenso uso di tram, ma anche bus, un discreto numero di bici e monopattini con corsie dedicate (numerose case avanzate), e poche auto, seppur in promiscuità con il tram, e pochi parcheggi. Tutto questo l’ho riscontrato lungo i 5 km di tracciati percorsi (considerate le curve), assolutamente residenziali e commerciali, massicciamente frequentati dagli utenti, residenti e turisti, tutti a piedi.

Ho immaginato l’identica organizzazione tranviaria dalle mie parti: lungo la Nazionale Adriatica nord, Viale Bovio, C.so V. Emanuele, Via Marconi, fin oltre la Pineta Dannunziana, allargandosi a nord e a sud con Montesilvano e Francavilla, e a ovest, ovviamente, verso Chieti. I marciapiedi si ampliano, come anche lo spazio per le bici, recuperando quello tolto ai parcheggi.

Le auto possono transitare ma non possono superare il tram (bus) né possono parcheggiare lungo le vie, perché i marciapiedi prendono il loro posto, e quindi solo nelle vie laterali. Stessa linea tranviaria sul lungomare nord e sud, e di rinforzo lungo il lato ovest della città. L’ex tracciato ferroviario si consolida come un parco lineare verde per eccellenza. Dopo cinque giorni a Praga, la piramide della mobilità è chiara e mi sembra tutto così facile.

Giancarlo Odoardi – Ri-media.net Direttore Editoriale – Web Content Editor

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