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STÉFANO: IL GRANDE TEATRO D’AUTORE ARGENTINO

Per il secondo appuntamento del contemporaneo. Inedita ed eccezionale versione in italiano, firmata dal regista Stefano Angelucci Marino, per il capolavoro di Armando Discepolo

Lanciano, 21 febbraio 2024. Visionario, comico e tragico allo stesso tempo, in una sola parola grottesco: questo è Stéfano, il classico dei classici del grande Teatro argentino, in scena sabato 24 febbraio, alle ore 21, al Teatro Comunale Fedele Fenaroli di Lanciano (CH). Nato nel 1930 dalla penna del drammaturgo di origini italiane Armando Discepolo, Stéfano costituisce il secondo appuntamento della Stagione 2023/2024 del Teatro Contemporaneo, promossa e organizzata dal Comune, che si avvale del patrocinio della Regione Abruzzo e del Ministero della Cultura, e la cui direzione artistica è affidata agli attori e registi Rossella Gesini e Stefano Angelucci Marino.

Protagonista di una fortunata tournée in Argentina nello scorso mese di dicembre, lo spettacolo è una produzione del Teatro Stabile d’Abruzzo, in collaborazione con il Teatro Abeliano di Bari e con il Teatro del Sangro. La regia è a firma dello stesso Angelucci Marino che, insieme a Vito Signorile, Tina Tempesta, Rossella Gesini e Paolo Del Peschio, compare anche tra gli interpreti (prenotazione obbligatoria al numero 340-9775471). Prima dello spettacolo, ed è questa la grande novità di tutti gli appuntamenti del Contemporaneo di quest’anno, una sorpresa speciale sarà riservata al pubblico in sala.

La storia di Stéfano è quella di un musicista professionista, diplomato al Conservatorio di Napoli, che insegue il suo “sogno americano”, e della sua famiglia, trasferitasi con lui in Argentina come tanti connazionali di inizio Novecento. Alla realizzazione, alla fama, al successo, agognati dal protagonista, Discepolo oppone la caduta, il fallimento di un desiderio, lo smacco che apre uno squarcio su una serie di interrogativi e quesiti quantomai attuali, tra i quali campeggia la lacerante contrapposizione tra il rinunciare ai propri sogni e il tentare, invece, in barba ai capricci del destino e ai meccanismi spesso impietosi della società, di esaudirli.

Otto maschere antropomorfe del BRAT Teatro di Udine, che permettono la trasfigurazione, daranno vita ad altrettanti personaggi, appartenenti a generazioni diverse, tra i quali spesso s’accendono alcuni conflitti familiari. La scenografia di Tibò Gilbert e i costumi di Luisa Nicolucci contraddistinguono l’inedita ed eccezionale versione nazionale di Stéfano, mai tradotto sinora nella nostra lingua, che si affida a un codice espressivo nato dalle suggestioni create dai murales e dai “bamboloni” della Boca, il celebre barrio porteño caratterizzato da una forte impronta italiana, e all’uso di dialoghi semplici, diretti e scarni.

Angelucci Marino e Rossella Gesini proseguono nel solco di una linea programmatica, che s’è fatta negli anni una loro particolare impronta: narrare, senza retorica e luoghi comuni, la storia degli emigranti, degli italiani “senza patria” divisi nel cuore, nella lingua, nella cultura.

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